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Post n°223 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

La moneta deve tornare di proprietà del popolo ed emessa in suo nome perché è il popolo stesso che per convezione sociale la accetta. 
Se tutto non fosse parte di una finzione, sarebbe normale farci prestare una cosa di nostra proprietà?
Invece accade, spudoratamente accade, corredata dal sorriso ironico e la faccia tosta di chi, sempre più spesso, chiamato a rispondere di questa truffa, lascia cadere le istanze nel vuoto.
Quando in qualche programma televisivo o su internet, vedete quel visualizzatore che indica una cifra spaventosamente alta, che gira instancabilmente e fa crescere quella somma, in maniera direttamente proporzionale alla vostra ansia, sappiate che quel debito che indica, in realtà, dovrebbe essere un credito.
Nessuno di noi ha un debito dalla nascita, come fraudolentemente vogliono farci credere, il debito tanto sbandierato non esiste e, dovrebbe essere ristretto nelle patrie galere chi, si appropria indebitamente del denaro per poi prestarlo ad uno Stato ad interessi da usura.
Ci sarebbe però il modo per affrancarsi da tutto ciò; usare del denaro alternativo.
Poiché la moneta è solo il mezzo per trasferire dei beni se, per ipotesi, i cittadini di ogni singola regione decidessero di riconoscere ed accettare una moneta locale, in Italia potrebbero circolare venti monete diverse.
Tutto questo in linea teorica perché lo Stato centrale tassa i cittadini e il pagamento degli odiati balzelli deve essere effettuato nella moneta che lo stesso indica.
Già le tasse, il metodo antico per rendere l'uomo, schiavo, il metodo inaccettabile come inaccettabili sono tutti i metodi coercitivi aggravati dall'intima perfidia e dalla manifesta iniquità.
Come accettare, di dover pagare delle tasse per poter usufruire dei beni della terra, intesa come pianeta che, in quanto tale, non è patrimonio privato ma patrimonio di tutti?
Non è irreale esigere imposte relative a beni confiscati alla comunità a fronte di supposti diritti divini?
Attiene alla vita reale o è uno scherzo, pagare per abbeverare un cavallo ad una fontana o per passare per una strada o su di un ponte o, per pescare pesci o rane oppure per raccogliere un po' di legna o ancora, per raccogliere ghiande o carrube?
Avete mai notato che, qui da noi in Liguria, molti palazzi antichi mostrano sulle loro facciate delle finestre dipinte, delle finestre finte? Vi siete mai chiesti perché?
La ragione è questa: Nel 1799 il governo francese costrinse il popolo della Repubblica Ligure a pagare una tassa per la luce e l'aria che entravano in casa, in pratica, un balzello per ogni finestra presente nel proprio appartamento.
E' chiaro che, i proprietari, per non essere così pesantemente tartassati, dovettero escogitare lo stratagemma di murare le finestre esistenti e dipingerle finte sulle facciate.
Si dice che le tasse si chiamino “imposte” proprio perché legate a questo aneddoto, infatti, imposte sono anche definite le persiane o gli scuri.
Tasse sui caminetti, sugli stivali, sulle barbe e persino per gli uomini celibi, tasse di ieri e tasse di oggi, sempre tasse, perché l'uomo deve essere sempre schiavo di qualcosa e un padrone deve sempre averlo.
Un tempo un re o un imperatore, un feudatario o un signorotto, oggi governi nazionali ma ancor più governi, banche, istituzioni di vario genere stranieri ma la situazione non cambia; dominanti da una parte e dominati dall'altra.
Una tassa sul valore aggiunto di beni e servizi, una tassa per avere un documento di idoneità alla guida che, come tutti i documenti che identificano una persona, non dovrebbero essere a nostro carico, visto che noi sappiamo chi siamo ma sono utili solo a chi ce li chiede, marche da bollo, pedaggi autostradali per autostrade che da anni hanno ammortizzati i loro costi.
Tassa sul possesso del televisore che così è ritassato un'altra volta dopo l'imposta sul valore, tasse universitarie e per poter circolare con l'auto o la moto, tasse di successione, tariffe ed esborsi continui.
Mille modi, forse illegali ma assimilati col tempo, per racimolare soldi, come, ad esempio, delle semplici strisce segnate per terra che delimitano lo spazio per parcheggiare (dietro pagamento) l'auto.
E da qui nasce una riflessione; se tali strisce son segnate su una piazza, e la piazza è di tutti, quindi anche mia, perché devo versare una tariffa ad un ente che non ne detiene l'esclusiva proprietà?
La terra è di tutti, e la piazza pure, tanto che, se io mi azzardassi ad occuparne, a qualsiasi titolo, uno spazio uguale a quello delimitato dalle strisce blu, verrei arrestato a fronte della mia occupazione.
Vogliamo poi continuare con follie diffuse che fanno della nostra vita uno scherzo di cattivo gusto e non quella vita vera e reale che potrebbe essere?
Parliamo allora del petrolio e del suo derivato, la benzina, due prodotti che da molti lustri avrebbero dovuto essere soppiantati da altri con costo vicino allo zero e certamente ad impatto inquinante nullo.
I motori, è stato ampiamente dimostrato, che possano essere alimentati ad acqua, anche quella salata del mare o per induzione elettrostatica o elettromagnetica, ma continuano ad andare a benzina.
Stranamente, ma non tanto, tali scoperte non hanno avuto un riscontro che andasse al di là di quello sperimentale, per cui i costi di petrolio, gas e super, continuano a divorare le nostre buste paga ma, sono utili per produrre un reddito statale tramite le accise.
A causa di tutto ciò, noi dominati andiamo ad elemosinare presso le banche il prestito di soldi che sono nostri e non loro e, qualora ci venga accordato, dovremo inventarci il modo per restituirli aumentati di un esoso interesse, ben sapendo che in tal modo, stiamo mettendo la testa nel cappio con l'aggiunta dell'umiliazione di essere anche costretti a ringraziare il boia.
E con quei soldi che hanno l'amaro profumo del raggiro, scontare la nostra schiavitù e la mancanza del coraggio necessario per ribellarci, continuando a chinare il capo e subire ogni tipo di angheria.
Tutto ciò mi rattrista perché son certo che l'uomo non sia nato per fare una fine simile, perché oltre a non essere giusto non è neppure logico.
Ci son voluti nove mesi affinché si realizzasse una macchina perfetta, pensate solamente alla complessità dell'occhio, al meraviglioso assemblaggio di ogni elemento, al più piccolo particolare allineato, calibrato, posizionato come neppure il più sofisticato elaboratore potrebbe fare, ebbene, come ipotizzare che tanta grandezza sia destinata ad una fine così ingloriosa?
No, non è possibile, non può che essere tutto virtuale, non può essere questo ciò a cui tutti aspiriamo, e quello che stiamo vivendo è solo il perverso risultato del nostro troppo tollerare.
Basterebbe risvegliare le nostre coscienze, il nostro intelletto, noi stessi, da questo torpore mentale che, come per un malvagio sortilegio ci ha contaminati tutti.
Basterebbe essere, per una volta, solidali e coraggiosamente, unirci per urlare alla razza padrona che le regole che ci impone non le rispettiamo più e che saremo noi, da questo momento, a scriverne delle nuove e più umane.
Il mondo così come è stato concepito finora ha dato risultati fallimentari; guerre, schiavitù, carestia e morte, qualcosa che può far ricordare i cavalieri dell'apocalisse, qualcosa che va sostituito affinché l'uomo possa riappropriarsi della propria dignità di uomo.
La nostra testardaggine, unita all'ignorante presunzione, la nostra paura del cambiamento, ci portano a credere che il nostro modo di vivere sia l'unico possibile, che non possa esistere per l'umanità, una maniera diversa di stare assieme.
“E' sempre stato così!”, “Si è sempre fatto così!”
Ecco cosa rispondono i miei simili quando faccio notare loro l'attuale abnorme situazione, mentre il loro sguardo si perde nella nebbia della distrazione.
Nessuno comprende e nessuno vuole nemmeno fare lo sforzo per comprendere che le rivoluzioni si fanno prima col pensiero e poi con l'azione.
Provo molta tristezza quando mi viene manifestata questa chiusura, la vivo come una resa, come una porta chiusa in faccia, non a me personalmente, ma ad un futuro migliore ed all'autonomo pensiero.
So bene che tutto ciò è il frutto della massiccia campagna di massificazione sociale messa in atto dalla classe dominante, so bene che la menzogna, specialmente se ammansita dai mezzi di comunicazione che, hanno per noi il crisma dell'infallibilità, se ripetuta all'infinito, diventa l'indiscutibile verità, tuttavia, non riesco a capacitarmi lo stesso.
E' triste affrontare questo argomento con persone che reputo anche intelligenti ma che fanno ogni sforzo per non usare questa dote.
E' triste ascoltare da loro, ragionamenti omologati al sistema, e dal sistema, ritornelli ripetuti a memoria come remissivi discepoli indottrinati.
E' amaro accertare che nessuno capisca che il loro agire è stato preordinato, che fa parte della strategia che la classe dominante ha messa a punto per tacitare sul nascere l'opposizione.
Le persone come noi, quelle stesse persone che dovrebbero essere al nostro fianco contro la tirannia, ne diventano il primo ed insormontabile baluardo.
Se le mie visioni sono fonte di ilarità e non ho alcuna speranza di attenzione, le mie parole non saranno mai motivo di riflessione e non faranno mai scaturire neppure il minimo dubbio di un'esistenza vissuta fuori dal logico e dal sensato.
In questo modo nulla potrà essere cambiato e mai nulla cambierà e, secondo voi a chi gioverà questo stato di cose, a quelli come noi o a quelli come loro?
In un mondo vero sarebbe, come minimo, preso a pernacchie chi afferma che due grattacieli colpiti da due aerei si siano polverizzati a causa dell'impatto, e non io che invece son convinto che sia una versione fasulla dei fatti.
La stessa fine avrebbero fatta tutti coloro i quali asseriscono che un aereo passeggeri possa colpire il Pentagono infilandosi, e completamente sparire al suo interno, in un foro di entrata delle misure di un missile.
E oltre alla pernacchie, che fare a chi sostiene la bontà della nuova economia e delle politiche economiche che hanno ridotto alla fame milioni di persone e al suicidio un numero di vittime che viene taciuto perché troppo ingombrante?
E cosa? A chi ritiene un fatto normale che tutte le nazioni siano tenute sotto scacco da alcune agenzie specializzate che danno di loro una valutazione e forniscono giudizi sul rischio solvibilità delle stesse?
O ancora, a chi non si scandalizza venendo a conoscenza dell'esistenza di certi personaggi che incassano pensioni milionarie o di tutti i dirigenti che hanno uno stipendio mensile che è superiore alla somma delle buste paga di tutti i dipendenti delle ditte che dirigono?
Per vent'anni nel nostro Paese un argomento unico ha accentrata su di sé l'attenzione dei cittadini: Berlusconi, vent'anni persi a parlare del nulla e soprattutto a non accorgersi di nulla.
Non accorgersi, non capire, non ipotizzare nemmeno che l'intera situazione stava nascondendo il vero problema che stava colpendo il nostro Paese.
Ad un Paese che da sempre si appassiona ai dualismi, che parteggia per Coppi o Bartali, che si divide su Mazzola o Rivera o su Bruneri o Canella non è difficile cancellare la politica autentica sostituendola con la farsa dell'essere pro o contro il padrone di Mediaset.
In vent'anni, in televisione, come minimo, abbiamo ascoltati dibattiti, discussioni, teatrini politici per almeno 36 mila ore, quanti minuti sono stati utilizzati per essere informati circa i trattati di Maastricht o di Lisbona o cosa cela l'acronimo MES?
Nemmeno uno, solo silenzio, il silenzio complice di una classe politica asservita ed impegnata solamente a mantenere e se è possibile, a rafforzare i propri privilegi.

 
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