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la poesia, la musica ed il loro contrario.

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Aldilą e .... aldiqua (articolo semiserio)

Post n°184 pubblicato il 07 Novembre 2009 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Cosa vorrei per il mio futuro?
Non il futuro prossimo ma quello lontano lontano, quello definitivo, quello finale, quello senza una speranza di presente.
Per rispondere dovrei prima sapere tra cosa scegliere, senza opzioni mi rimane difficile, ma chi è in grado di propormele, chi può sapere con certezza ciò che ci accadrà quando saremo nel mondo dei più?
Per non complicarmi troppo le cose prenderò in considerazione le seguenti tre alternative:
1) L’aldilà non esiste.
2) L’aldilà è il Paradiso sperato.
3) L’aldilà è un momento di sosta in attesa della reincarnazione.
La prima mi lascia abbastanza indifferente, se nulla esiste, neppure io esisto più, è finito tutto con la farsa della vita, è finito il periodo legato alla coscienza dopo il quale c’è solo il grande sonno.
La prospettiva di dormire per sempre non mi dispiace neppure,
dormire è sempre stata per me un’esigenza primaria, ci son momenti che crollo, che non riesco a tenere gli occhi aperti,  e devo stendermi subito per non trovarmi steso a terra.
Ripensandoci questo è parzialmente vero perché mi è pure capitato di addormentarmi in piedi, persino in una situazione abbastanza delicata.                               La posso raccontare per divagare un po’ e perché coperto dall’anonimato di un nome virtuale.
Ero militare a Torino, era una notte di freddo intenso e chiarori di neve, e montavo di guardia nel cortile della caserma.
Ero reduce da una giornata di lavoro del mio servizio normale, e la guardia notturna non era certo un compito riposante.
Come detto, faceva freddo, io imbaccuccato con tutto ciò che la mimetica poteva contenere giravo su e giù per il perimetro assegnatomi.
Sotto il porticato che percorrevo, tra i vari magazzini e locali c’era pure il vano caldaia, dalle cui griglie d’areazione veniva fuori un alito d’aria tiepida che rimetteva al mondo.
Mi soffermai li sotto mentre il sonno stava prendendo il sopravvento e non bastava il fucile che imbracciavo a farlo indietreggiare.
Appoggiato al muro, con il tepore di quel finto vento estivo, mi addormentai per qualche tempo, non so quanto, senza vacillare, senza scossoni, come un palo piantato a terra.
Mi svegliai poi da solo, senza che nessuno si accorgesse di nulla, senza ispezioni di capoposto o ufficiale di picchetto, senza
che durante la mia assenza la caserma venisse assalita.
Come può quindi sconvolgermi la prospettiva di una notte eterna di sonno?                          Se invece l’aldilà fosse una mia permanenza in Paradiso, beh non sarebbe una sistemazione sgradita, sempreché si tratti del mio Paradiso.                         Essì perché qui ci si deve intendere, ciò che è il luogo di beatitudine per uno mica è detto che possa esserlo anche per qualcun altro. 
Il Paradiso dovrebbe esser personalizzato,
o almeno diviso per tipologie o sezioni pressappoco come Dante ci ha descritto nel suo inferno.
Per fare degli esempi, dovrebbe esistere la sezione dedicata agli amanti dei viaggi e della natura con sottosezioni dedicate a montagna o mare, stagioni ecc.
Che Paradiso sarebbe se uno che ama il caldo dei tropici fosse destinato in alta montagna in una baita semisepolta di neve riscaldato da un semplice camino?
E che umore avrebbe chi desiderandolo fosse invece trasferito su una lussuosissima nave da crociera che solca mari lontani e magari soffrisse pure il mare come nessuno?
E che regno di felicità sarebbe se fosse fatta un po’ di confusione circa il modo di intendere la vita (eterna)?
Un idealista mischiato ad uno senza valori, uno mite con un violento, un prepotente con uno tollerante e così via.
Questo è un articolo molto meno serio di altri e lo scrivo tanto per scherzare un po’, per sdrammatizzare, per dire qualche amenità viste le poche certezze.                           La terza ipotesi è quella che non mi fa ridere per nulla e anzi mi crea disagio al solo pensarci. 
Il dovermi eventualmente reincarnare e dunque rivivere più vite non mi piace affatto, son troppo abituato a me stesso per riabituarmi ad un altro me, ho impiegato anni per conoscermi e dovermi riscoprire ripartendo da zero non mi trova concorde.
Comprendo che il fatto che io sia d’accordo oppure no sia del tutto irrilevante ma penso che abbia tutte le ragioni per un corposo giramento di palle.
Si obietterà che reincarnandomi non avrei memoria di questa vita, vero, ma perché allora tanta fatica per nulla, anni buttati per poi ricominciare da zero?
Tutto ciò sembra avallare la mia teoria, per cui la vita è tutta uno scherzo, si vive per burla, intanto poi è tutto da rifare, ciò che si fa e ciò che si è viene azzerato dal segnale di tempo scaduto.
Un grande rimpasto alla fine, all’insegna del chissenefrega, del chi ha dato…… ha dato, ributtàti nella mischia per andare a sgomitare di nuovo e di nuovo per nulla.
E no, ma non ci penso neanche, ma non se ne parla neppure, ma che si credono?                                     Burattini fino ad un certo punto, la vita, o la non vita, dovrebbe esser solo nostra, vi sembra giusto che ci sbattano di qua e di là e noi zitti, pazienti ad accettare  supinamente decisioni irrevocabili?
Non mi ci vedo proprio in una situazione che potrebbe essere all’opposto del mio essere, diventare un tagliagole, o magari un magistrato corrotto, o un’interprete di quelle musiche che più odio o perchè no, uno che parla di new economy pensando al week end, ma dai!  Ma cerchiamo di essere seri.
E poi se non fossi uomo, che trauma avrei ad esser costretto a rivivere nelle sembianze di un  topo o di una bella topa?
Ma non è accettabile, non ci son ragioni da ascoltare, e se qualcuno mi dirà che se io ora mi piaccio per come sono è perché non sono a conoscenza di chi fossi prima, posso rispondere che per una volta mi è andata bene, ma proprio perché mi è andata bene una volta mi sembra poco prudente rischiare una seconda.

 
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