Creato da: lontano.lontano il 22/01/2008
la poesia, la musica ed il loro contrario.

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« Solarità.La lingua italiana »

Skrivere con la K.

Post n°162 pubblicato il 15 Marzo 2009 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Proseguendo nello squallore e con lo squallore non può mancare la moda mania di scrivere la "c" dura con la K.
E' un fenomeno deprecabile perchè non ha alcun valore intrinseco, solo un vezzo che dà la misura esatta di una massa, informe e plasmata dall'ignoranza e dal cattivo
gusto.
Non sò se il fenomeno derivi dal bisogno di velocizzare ed avere a
disposizione un numero maggiore di lettere per scrivere un sms o se ci siano motivazioni diverse, magari l'imbecillità.
Io che provengo da una scuola nella quale si insegnava la stenografia, precisamente
ho studiato il sistema Meschini, non rabbrividisco all'idea di una scrittura rapida ma solo se limitata al cellulare.
Scrivere sullo schermo del telefonino "xké" o altre
abbreviazioni e sigle lo faccio pure io perchè sono convenzioni di un linguaggio specialistico che è comprensibile agli utenti, e permette di elaborare con più parole un concetto.
Altra cosa è vederlo scritto in un panorama diverso dal mondo
della telefonia, qui è solo la manifestazione di una sottocultura fine a se stessa che non fa'altro che accrescere un'ignoranza sempre più dilagante.
Si dirà che è un modo gergale del mondo dei giovani, al quale tutto si perdona e tutto
fà diventare lecito, ma perchè tutto deve esser sacrificato in nome di questa gioventù che ama distruggere ma ben poco costruire?
Le rivoluzioni si fanno col pensiero, con i ragionamenti, con le idee e i sogni, non serve
cambiare l'uso millenario di consonanti se le stesse sono messe una in fila all'altra senza riuscire ad elaborare un ragionamento compiuto.
I giovani di oggi non amano l'impegno, la proposizione di una filosofia che porti ad
una vera innovazione, si limitano a esternazioni insensate e di cattivo gusto, adagiati su una vita piatta fatta solo di agi e vizi.
E' particolarmente odioso l'uso della K come connotazione negativa, come disprezzo
e rancore, una kasa diventa così un lager ed un kuore un infame organo umano.
Apparire a qualunque costo, distinguersi anche per cose e situazioni poco gradevoli
sembra lo scopo di questa società allo sbando che sostituendo la c con la k pensa di apparire aperta al nuovo, magari ad una forma artistica o ad un nuovo status sociale.
Oggi per distinguersi ed esser diversi veramente basta far le cose corrette, scrivere l'italiano in maniera umana, anche ignorando le regole grammaticali e le forme verbali, basta usare la musicalità della lingua.
Personalmente non conosco ogni regola ma sento come suona la frase, sento il suono che nasconde l'errore e la bellezza tutta musicale della frase esatta.
Far
seguire un verbo di opinione da un congiuntivo è musica non grammatica, "penso che è" stona mentre un "penso che sia" è una melodia straordinaria.
Se parlo ai
medici e racconto di averlo fatto  dicendo "gli ho parlato" o "ci ho parlato" anzichè "ho parlato loro"autorizzo il mio interlocutore a pensare che avrebbero fatto bene a ricoverarmi, già che ero lì.
Avallare ogni errore adducendo che l'italiano non debba essere statico ma debba
evolversi in un'ibrida lingua parlata è un non ragionamento che fà pena e provare compassione per il proprio autore.
Io spero di usare un italiano accettabile anche se son conscio di farlo, in qualche occasione, in un modo caratteristico mio.
Per esempio, usando gli aggettivi possessivi, preferisco adoperare "proprio" a "suo".
Le frasi "a ciascuno il suo" o"ciascuno a suo modo" secondo me non suonano bene e le cambio come detto, in contrasto con Sciascia o Pirandello, ma loro non hanno ancora protestato.
Così come mi piace mettere al plurale i verbi, a seconda del soggetto, "le parole che ho scritte" anzichè " le parole che ho scritto".
Sbaglierò forse si o forse no non sò cosa diranno di tali errori i grandi linguisti, ma son certo di sbagliare molto meno di chi sta svilendo la nostra lingua con le k e altre nefandezze.

 
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