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Colloquio con Dio.

Post n°279 pubblicato il 15 Marzo 2016 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Buongiorno Dio.
Ciao, a cosa devo l'onore di questa conversazione con te?
Beh, potrei risponderti parafrasando Tenco: “Perché, non avevo niente da fare”.
Credimi però che non lo dico in maniera irriguardosa ma solo per sottolineare come sia difficile pensare, in questa frenetica vita.
Ed è anche raro rivolger a te il pensiero, quando di te non si ha bisogno, o si pensa di non averne.
E tu, hai mai avuto bisogno di me?
Voglio essere molto franco in questa nostra conversazione evitandoti moti di piaggeria e la timidezza ossequiosa di chi si trova al tuo cospetto; mi auguro che lo apprezzerai.
Per cui ti dico che ho avuto bisogno di te e, probabilmente, la mia fragilità mi costringerà ad invocarti ancora ma, sappi, che l'ho fatto per disperazione, chissà mai che dopo aver parlato assieme possa rivedere la mia posizione.
Apprezzo molto la franchezza e l'assenza di ipocrisia, ma spiegati meglio!
Sai, quando vedi che tutto è perduto, quando sei morto ancora prima di morire, quando non ti rimane che attaccarti all'unica speranza rimasta, lo fai, non per fede ma per mancanza di alternative.
Quello che conta è il risultato, no?
Esattamente, ecco perché io penso che tu sia imprescindibile, penso che tu abbia un ruolo, indipendentemente persino dalla tua esistenza, come ti ho detto, e parlo per me, tu sei l'ultima speranza, non la prima, come ti avvertono coloro che dalla fede sono stati toccati.
Non può sfuggirti, pertanto, come, in questo caso, sia molto più importante l'ultimo piuttosto che il primo.
Da quanto dici, tu non hai fede in me!.
Ti sei mai chiesto cosa sia la fede?
La fede è credere a prescindere, un sentimento smisurato che va oltre la logica razionale, un atto assoluto che non ammette repliche, che non ammette domande e che non vuole risposte; se io ragionassi in tal senso, pensi che sarei qui a porti quesiti e cercare di capire?
E poi non ti pare offensivo credere tanto per farlo, senza dare una motivazione interiormente valida?
E tu, tramite questo nostro colloquio, vuoi giungere ad averla o cosa ti proponi?
Voglio semplicemente capire se ci sei e chi sei?
Semplicemente vero? Non ti pare di farla un po' troppo facile?
Ma, dimmi, tu cosa sai, o cosa pensi di me?
So quello che mi hanno insegnato, da bambino, al catechismo: Sei quello che ci ha creati; l'Essere perfettissimo, Creatore e Signore del cielo e della terra.
L’Immenso che è in cielo terra e in ogni luogo.
Quello che penso? Che non sono più un bambino...
Per cui?
Per cui, a mio modo di vedere, una parte di quello che mi hanno insegnato è vera e l'altra no.
Tu ci hai creati ma non hai creato né il cielo, né la terra, né il cosmo, ne' lo spazio infinito nulla di tutto quello che va oltre il mio pensiero e la mia immaginazione.
Tu non sei terrestre, non so proprio da dove tu provenga, sei venuto sulla terra e ci hai creati, giusto, ma il verbo creare è vago, se avessero aggiunto “geneticamente” o “in laboratorio”, forse, sarebbe stato tutto molto più chiaro.
E quando uno come te arriva sulla terra scendendo da un'astronave, tra raggi di luce splendente, vestito di una tuta brillante, per i poveri astanti che vestono ancora pelli di animali, altro non può esser che un dio.
E tu da quel giorno sei un dio, non il solo Dio, in ogni cultura e ad ogni latitudine, fin dall'alba del mondo si parla di te... di quelli come te.
Ma c'è qualcosa che non torna nell'affermazione successiva; non puoi esser l'essere perfettissimo creatore del cielo e della terra.
Ragiona, se tu hai creati noi e aggiungiamoci pure, tutti gli altri esseri viventi degli altri pianeti, delle altre galassie e di tutti gli altri posti che il nostro pensiero può manco raggiungere; chi mai avrà creato te i mondi suddetti?
Chi è l'artefice vero della creazione di quel tutto e di quel niente infinito?
Quel vuoto che si perde nell'eterno senza neppure una logica, senza una fine ed un fine, senza nulla, nel nulla?
Allora il vero dio non sei tu, è la natura, è la polvere di vita che vaga nel tempo e nello spazio, è la chimica associata alla fisica, è quel mistero irrisolto ed irrisolvibile; fammi capire una volta per tutte.
Vediamo se riesco nell'impresa... fare capire te, penso sia una delle mie opere più difficili.
E poi dicono che Dio sia amore... se tanto mi da tanto...
Dai non prendertela stavo solo scherzando... Ascolta e rifletti tu stavolta.
Per parlare con me che hai dovuto fare?
Non mi hai telefonato, non mi hai contattato tramite un messaggio in posta, non mi hai certo trovato su uno di quei programmi sociali che imperversano in rete.
Ti è bastato guardarti dentro, io sono dentro di te, tu sei sempre connesso con me perché io faccio parte di te.
Io sono tutto quello che non sai spiegarti e magari anche quello che nel dubbio ti spieghi, io sono quella parte che irrazionalmente c'è e che razionalmente non cogli, io sono un'idea, un'ipotesi, una possibilità e una speranza.
Che ti frega di come sono? Essere stato creato a mia immagine e somiglianza non ti dice nulla?
Se, non importa come, ti ho generato sono dio, tu sei dio come me!
C'è del divino in te, tu sei divino e non lo sai, cerchi Dio e Dio sei tu.
Tu mi hai trovato nel momento stesso in cui mi hai cercato, che vuoi di più, che vuoi di più comodo e veloce?
Lo so che non sarai soddisfatto delle mie risposte, che vorresti prove concrete, ammissioni e tesi inoppugnabili ma, preferisco lasciarti libero di pensare, di credere, o non credere a me o a chi si permette di parlare di me e per me.
Questo è quello che ti lascio oggi; ti lascio la libertà, non t'impongo nulla, ti invito soltanto a non fartela rubare perchè, in fondo, è quello che, dandoti la vita, 
ho voluto per te.
Ora predisponi il tuo animo alla serenità, conta quella, poi, che sia io a dartela o la mia assenza, poco importa, l'essenziale è che tu la raggiunga.
Non so che dirti, mi lasci senza parole, non so neppure come salutarti e ringraziarti.
Non preoccuparti, mi basta un "ciao" che è quello che ora dico a te.

Va bene … ti ringrazio, ciao.

 
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