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Turismo macabro.

Post n°193 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

In tema col periodo della commemorazione dei defunti, che da momento di malinconico ricordo è diventata festa commerciale e carnevalata fuori stagione, grazie alla colonizzazione della quale è vittima il nostro Paese, siamo costretti anche a subire la mancanza di rispetto verso chi la lasciato questa terra in maniera più eclatante.
I morti privati che son diventati morti pubblici, tutte quelle persone che fino al momento del trapasso avevano vissuto nell’ombra, e per i quali dopo la morte invece, si sono accesi i riflettori che hanno regalata loro un’involontaria notorietà della quale nulla sapranno.
E’ uno dei tanti paradossi della vita, non esistere da vivi ed esistere solo dopo la morte è il controsenso logico di una civiltà basata sul sensazionalismo e la visibilità mediatica.
Famosi quando non si è più perché non importa nulla della persona, ma molto importa della di lei vita privata, importa il pettegolezzo, la curiosità malata e pruriginosa, con quella voglia saccente di giudicare e sentenziare sulla moralità altrui.
Strade chiuse al traffico e limitazioni di accesso sui percorsi che conducono ai luoghi e persino alle abitazioni che sono state teatro di fatti di sangue, per non permettere alla macabra imbecillità di farsi fotografare con larghi sorrisi beoti e saluti con la manina.
Non riesco a giustificare simili fatti se non con una crisi personale profonda degli interpreti degli stessi, persone che devono presenziare a tutti i costi, per rendersi conto di esistere, per fare il percorso inverso delle vittime.
Uscire dalla quotidianità, dal non essere, per entrare nella realtà della finzione perché oggi nulla è più reale della finzione, per esser personaggi mentre ancora si è in vita, stando lì nella realtà diventata irrealtà di chi non è più.
Che misera cosa! Che nessuno abbia la faccia tanto tosta da mischiarla con la pietà, con la partecipazione commossa e la solidarietà nel momento del dolore perché son tesi che non hanno alcuna veridicità.
Son patologie psicologiche, crisi di identità, e soprattutto lavaggi cerebrali dai quali menti deboli non hanno saputo prender le dovute distanze.
Programmi televisivi schifosi che cavalcano la cronaca nera per avere ascolti elevati, che come avvoltoi vogliono la preda a tutti i costi, e non si venga ipocritamente a parlare di informazione e di giornalismo perché se è questo il giornalismo è meglio che queste persone si cerchino un lavoro vero.
Ogni volta che analizzo questa società son sempre più sconfortato, vedo cervelli all’ammasso, ipocrisia, falsità, voglia di successo e di apparire, non importa come, basta emergere e la colpa è di chi mostra una vita finta spacciandola per vera.
E molti, troppi, ci credono, fanno chilometri per andare dove si rappresenta la parodia della realtà, dove ormai questa è tragicamente finita mentre è cominciata la farsa del dolore e della ricerca della verità.

 
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