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« Il furto della Felicità.Eurodittatura. »

La leggenda di Valentino.

Post n°316 pubblicato il 14 Febbraio 2017 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Valentino era un uomo che viveva in un piccolo borgo, uno dei tanti di non importa dove.
Forse, dire che viveva è un po' un'esagerato, diciamo, piuttosto, che sopravviveva ad una vita che di vita aveva poco.
Lavorava, ma non ci interessa il posto e ancor meno cosa facesse, visto che ogni lavoro, se è vissuto come unico modo per sostentarsi, null'altro è che un lavoro.
Non era felice perché la giusta, possibile, felicità gli era stata negata da un mondo inventato appositamente per negargliela.
Non lo sapeva ma, intimamente, lo percepiva, senza aver però il tempo di approfondire una tale riflessione.
Già, il tempo, quel tempo che gli stava volando via, rapito dalle preoccupazioni, dagli adempimenti, dai continui sacrifici che gli venivano richiesti.
Non poteva vivere così ma ci provava lo stesso, sapeva che ogni mattino che vedeva la luce e poteva scendere dal letto non era una cosa scontata ma un miracolo.
Lo sapeva bene, e se lo ripeteva ogni giorno, ma la lotta con l'opprimente realtà era sempre più dura.
Sapeva anche che, ogni cosa negativa succeda, ha sempre origine da una cosa positiva: l'esistenza in vita; solo a condizione di esser vivi qualcosa può accaderci, tutto giusto, tutto logico ma, lui era vivo per davvero?
Un giorno qualcosa cambiò, le cose che apprezzava, i pensieri positivi del mattino, diventarono una pesante conferma, prese atto, in un momento, che tali verità non erano solo filosofia spicciola, non erano soltanto un richiamo per arrivare a sera in maniera più decente.
Venne ricoverato e sottoposto a lunghi esami medici.
Apparentemente non stava male, non aveva mai avuto alcun segnale dal suo corpo, esser colpito dalla malattia più che affliggerlo nel dolore, lo aveva stupito.
Valentino sapeva che, dal momento in cui i medici gli avrebbero diagnosticata una patologia, sarebbe diventato un “ammalato certificato”.
Funziona così, non sei ammalato fino a quando te lo certificano, la tua mente, da quel momento se ne convince perché non si permette di dubitare della scienza.
In quei giorni di forzato riposo si mise a riflettere su tutti i pensieri che il tempo negato aveva solo abbozzati, cercò di capire e di dare qualche risposta alle tante domande che vagavano dentro di se.
Intanto gli esami clinici davano i loro esiti, i medici non gli nascosero nulla, perché la pietà delle parole, sarebbe diventata menzogna sotto i colpi della cruda realtà.
Valentino, si trovò così davanti ad un bivio, arrendersi all'esistente o combatterlo, anche negandolo.
Il tempo della riflessione, gli aveva permesso di capire che la sua vita, come quella di noi tutti, era stata manipolata, aveva capito che le troppe invenzioni sbagliate, le troppe menzogne, i troppi problemi creati da menti perverse gli avevano scippata la felicità e, adesso, gli stavano portando via pure il tempo per sperare di ottenerla.
Se è tutto falso, se è tutto inventato, se è tutto irreale, allora anche la mia malattia è irreale” pensava, "e se anche le cause, fossero irreali, devo andarmene per cause irreali”?
Ripensò a tutto il suo tempo; contò gli anni, i mesi, i giorni e le ore vissute per se stesso e tutti gli altri vissuti nelle angosce procurate.
Si rese conto che parole comprensibili come: amore, carezze, sorrisi, dolcezza e serenità erano state cancellate e sostituite con parole incomprensibili e indecenti come: fiscal compact, spending review, spread, qualitative easing, …... pura follia.
No! disse a se stesso, “Adesso basta, la mia vita, già che è destino che cambi, cambierà, ma a modo mio”
Prese dentro di se la decisione: si sarebbe fatto dimettere anche contro la volontà dei medici.
In fondo, era la prima volta che faceva una scelta per se, e non, come sempre aveva fatto, tenendo più in considerazione le esigenze altrui che le proprie.
La comunicò anche ad una persona a lui cara, ma qui non posso dirvi nulla di più perché di questa storia non sono a conoscenza.
Valentino tornò a casa, con una grinta, una rabbia positiva che gli urlava dentro, con una voglia che mai aveva percepita, di iniziare una vita e non di finirla, di rinascere e non di morire.
Sentì una spinta sconosciuta che lo portava a scrivere, un'esigenza mai provata, la curiosità di vedere i suoi pensieri, automaticamente, trasformarsi in parole che, ogni volta si stupiva di leggere.
Non capiva di chi fossero quei concetti, quelle riflessioni, quelle teorie fuori dal comune ma era certo che fossero una strada da seguire, l'unica strada che dovesse seguire.
Si licenziò dal lavoro, vendette la casa di proprietà, seguì quel sogno che era nascosto dentro di se, appagò finalmente, quella voglia di sognare che, per troppo tempo, una società inumana aveva, impietosamente, zittita.
Se ne andarono lontani, lui e la sua compagna, in un posto fatto di natura e di cose semplici, una piccola casa di pietra, in cui vivere una vita vera dopo aver, “non vissuto” una vita finta.
Si ho detto vivere, non mi sono sbagliato, perché Valentino visse, contro ogni logica medica, contro ogni nefasta previsione, contro qualcosa di già scritto ma che, sempre, si rifiutò di leggere.
La sua mente aveva vinto il male perché del male si era liberata, con l'assoluta convinzione che, la stessa, così, come può far ammalare, nello stesso modo, può far guarire, con la sua ferrea volontà di non arrendersi a nulla, nemmeno ad un destino pensato irreversibile.
Oggi è il suo onomastico ma Valentino coi santi non c'entra nulla, è soltanto un uomo che si potrebbe definire, semplicisticamente, “normale”, ma a mio parere una persona così, mai sarà una persona “normale” ma sempre sarà una persona “speciale”.
Penserete ora che questa storia sia soltanto una favola, una leggenda ma, se vi capiterà di andare in un bosco, in uno di quei posti che fanno parte solo dei vostri sogni e vedrete una piccola casa di pietra con del fumo che esce dal camino, beh è possibile che quella sia la felicità di Valentino.

 

 
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