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« Messaggio #641Messaggio #643 »

Post N° 642

Post n°642 pubblicato il 14 Settembre 2006 da ossimora
 

L’importante è aver le natiche al posto della faccia”

(Frankie Hi-Nrg)

                             

Sapete quale è l’ultima beffa?

Case costruite su terreni vincolati, in aree definite patrimonio dell’umanità, e poi vendute con il marchio Unesco come valore aggiunto.

Senza vergogna…»
[
Giovanni Puglisi, Presidente della Commissione italiana per l’Unesco. La Repubblica 13/09/06]


 Ed una vera beffa sono stati i condoni che si sono susseguiti in questi anni ,anzi proprio  una porcata.

Questa cosa della cementificazione assurda e del degrado di luoghi bellissimi (EX) mi fa infuriare ogni volta che sono in giro .

Non capisco le teorie di capannoni vuoti ,in attesa di essere affittati che costeggiano le statali;le centinaia di recidences balneari utilizzati massimo due mesi;le periferie anche delle città medie e piccole gonfiate a dismisura .

E poi i nostri bellissimi centri storici sempre più gremiti di botteguzze cariche di oscenità più o meno artigianali,di pacchianate e fast food .

Sono stata a S.Gemignano tempo fa (anch'essa giustamente patrimonio Unesco)...un Luna Park...!;secondo me gran parte delle persone che si aggiravano sgranocchiandosi una pizza e acquistando ceramiche e collanine avrebbero potuto trovarsi a S.Marino;Gradara ;Assisi (Venezia forse no ...per il mare...)indistintamente e temo che non se ne sarebbero resi conto.

Non è un discorso spocchioso ed elitario,anzi , credo che  investire nella valorizzazione dell'arte (e non del commercio e del turismo tout court e basta)proteggendo i centri storici dal degrado e dalla banalizzazione,fermando il cemento per il cemento sia essenziale per tutti ,per i bambini che rischiano di abituarsi al fatto di vedere soltanto in "parchi tematici miniaturizzati"quei centri storici bellissimi ma ormai impraticabili ed infernali. Per tutti noi che dobbiamo sottoporci a veri tour de force ai parcheggi per ritrovarci  poi impossibilitati di godere della bellezza camuffata da consumo e che perdiamo progressivamente il piacere del sapore dei luoghi .

Non ci posso pensare al nostro bel paese ridotto ad una immensa colata di cemento piena di bottegai e di SUV (Stupid Unuseful Vehicle).

                                     

 
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>> Messaggio N. 948 su puff.....puff.....
Ricevuto in data 15/09/06 @ 15:18
le parole mi stanno strettoline come scarpette da ballerino di due numeri troppo piccole. allora ... (continua)
 
Commenti al Post:
ossimora
ossimora il 14/09/06 alle 23:09 via WEB
la cafonaggine però dovrebbe essere contrastata con le leggi sopratutto quando diveta abuso Lecos enon deperiscono anzi possono anche migliorare se non si affossano!
(Rispondi)
 
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 14/09/06 alle 23:22 via WEB
Beh, sul deperimento mi riferivo in particolare ai manufatti, edifici e centri storici e via discorrendo. La loro resistenza al tempo è anche funzione della tecnica costruttiva. Ed a questo proposito, quando mi capita di viaggiare su certe strade, realizzate solo pochi anni fa (a volte meno di dieci), che sono diventate tutte a onde, penso a quanto più importanti consideravano le strade i Romani. Per il resto, penso anche che al giorno d'oggi ci sia da un lato un eccessiva tendenza al recupero del passato. Una cosa a cui in quello stesso passato non si pensava. Non so se sia mai esistita un'epoca in cui gli uomini si preoccupavano di conservare così come ora le tracce del proprio passato. Le tracce di qualsiasi tipo. Al punto di dimenticarsi quasi di lasciarne per il futuro. A meno che la nostra civiltà non abbia niente da lasciare, ma questo non lo penso. Non credo che la tendenza ed il desiderio di conservazione delle tracce del passato sia una reazione alla "opposta" tendenza al degrado ed alla distruzione (in cui va inserita l'edilizia abusiva). Credo piuttosto che entrambe siano, ognuna per conto suo, espressioni di un'epoca decadente.
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 14/09/06 alle 23:48 via WEB
mon dieu oggi sei la terza persona che parla di decadenza ..tu anzi con toni un pò più possibilisti ,altri certi che siamo ineluttabilemente a due passi da un medioevo prossimo venturo.Beh certo ,girando e vedendo le periferie la teoria che noi non abbiamo nulla da lasciare mi sembra tragicamente verosimile .Quando ho fatto il mio giro in Puglia ho visitato Molfetta e TRANI,c'ero stata molto tempo fa e ricordavo un centro storico vivace ma totalmente in decadenza con le mura nere ,le basiliche fatiscenti,adesso la parte storica sta diventando bellissma e semivuota e una enorme periferia caotica e senza personalità cinge i paesi.COS A ABBIAMO NOI DA LASCIARE?
(Rispondi)
 
 
 
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 15/09/06 alle 00:03 via WEB
Le parole? Tutto questo fa comunque evoluzione. Noi siamo un'evoluzione. Le evoluzioni passano anche per periodi oscuri (e non dico che quello attuale debba divenirlo, o debba divenirlo più che ora). Le persone splendide dentro sono sempre esistite, anche nei periodi di decadenza delle civiltà. Ci si potrebbe domandare che cosa ce ne facciamo, noi, di questa evoluzione. Ma è un po' come domandarsi perché esistiamo. In mancanza di risposta, limitiamoci ad esistere, tanto ci viene da solo.
(Rispondi) (Vedi gli altri 5 commenti )
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 15/09/06 alle 00:07 via WEB
le parole?Ieri un mio amico sosteneva che tutto è già stato detto già dai tempi della Grecia e di Roma e che visto che in noi in 200 anni abbiamo inquinato,devastato,corrotto (anche le parole )in modo ineluttabile siamo alla fine.Certo limitiamoci ad esistere spesso come io sempr edi più faccio imbozzolandoci per non vedere tropppo.BuonanotteMi bruciano gli occhi
(Rispondi)
 
 
 
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 15/09/06 alle 00:17 via WEB
Non sono d'accordo col tuo amico. Tutto sarà già stato detto, ma ha bisogno di essere ri-detto con parole nuove, che aprono a nuove comprensioni. Ad ogni modo, se non so per quale motivo esistiamo, se non so per quale motivo evolviamo, non so nemmeno a quale risultato tendiamo. Ma me lo domando anche quando guardo alle formiche o ad altre forme di vita. Che senso ha la vita di un'ape regina? Mi basta il mio senso nel mio piccolo, se non ne afferro uno più grande. Qualcuno si dedica all'assistenza degli anziani. Il suo scopo nel piccolo è quello. Quale sia nel grande non lo sa, magari, ma che importa? Le cellule di cui siamo composti non possono "vedere" lo scopo superiore che noi siamo. Potrebbero, al massimo, vedere il loro, al loro livello.
(Rispondi)
 
 
 
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 15/09/06 alle 00:19 via WEB
'notte...
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 15/09/06 alle 10:37 via WEB
vedi caro ranilli,il problema non è tanto di perdita di Senso individuale ma di un reale deterioramento tutto "materiale"non è in discussione la singola vita dell'uomo ma una diffusa mancanza di senso del sociale e del collettivo non disgiunta da una bella porzione di ignoranza
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 16/09/06 alle 14:16 via WEB
Hai assolutamente ragione sulla mancanza di senso sociale e del collettivo. È per il senso del collettivo che i romani costruivano strade migliori delle nostre. Loro pensavano a Roma (il collettivo, ciò che va oltre la misera esistenza del singolo), questi di oggi pensano alle proprie tasche. Ma il senso del collettivo esiste tuttora. La differenza è che al tempo dei romani ce l'avevano coloro che comandavano, mentre ora ce l'hanno coloro che stanno sotto. La tv ci propina simona ventura con le sue scemenze (tra l'altro domenica scorsa, zappando dopo la replica del motogp, ho visto che aveva luciano moggi come ospite a quelli che il calcio, il che mi ha fatto spegnere la tv ipso facto), ma sono sempre più quelli che la tv la guardano sempre meno. Proprio per lo schifo. E così anche lì il mezzo è in mano ai cafoni, ma non significa che esiste solo la cafonaggine. Piuttosto la cafonaggine è al potere, nella stanza dei bottoni, sui cartelloni, rutilante. Ma c'è anche dell'altro, quantunque più silenzioso, da cui aspettarsi il germe di un cambiamento. Che non si sa quando viene (né, per principio, se), ma che ci può far guardare con relativismo anche ad un tempo decadente. Bacyo
(Rispondi)
 
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