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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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Messaggi di Febbraio 2015

 

aforismando

Post n°2020 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da ossimora
 


"La debolezza è sublime, la forza spregevole.

Quando un uomo nasce, è debole ed elastico.

Quando muore è forte e rigido.

Quando un albero cresce, è flessibile e tenero;

quando diviene secco e duro, esso muore.

La durezza e la forza sono le compagne della morte.

La flessibilità e la debolezza esprimono la freschezza della vita.

Perciò chi è indurito non vincerà." Lao-Tze. 

 

Saudek Saudkova



Più che elogio del debolismo, un elogio dell'adesione al

divenire, come direbbe il filosofo.

Si sa che ogni età ha i suoi dilemmi, si tratta solo di seguire la

via della rigidità o quella dell'adattamento.

 

 
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scorpioncini

Post n°2019 pubblicato il 21 Febbraio 2015 da ossimora
 


LA RANA E LO SCORPIONE


"Una rana stava serenamente sguazzando in un fiume quando ad una sponda si avvicinò uno scorpione. "Devo passare dall'altra parte" disse"ma non so come fare, io non so nuotare e se provo affogherò. Tu potresti aiutarmi trasportandomi sul tuo dorso, te ne sarei molto grato". La rana perplessa rispose: "Ma se io ti lascio salire sul mio dorso tu potresti pungermi ed uccidermi!". Lo scorpione rassicurò la rana: "Non ti preoccupare, perchè dovrei farlo, se ti pungessi morirei anch'io perchè affogheremmo entrambi nel fondo". La rana si sentì rassicurata dalle spiegazioni dello scorpione e lo fece salire. Quando furono a metà del fiume,lo scorpione punse la rana. La rana stupita dal gesto dello scorpione mentre stava affondando insieme a lui trovò la forza di chiedergli: "Ma perchè l'hai fatto adesso moriremo entrambi?" Lo scorpione rispose 

"Non ho potuto farne a meno, questa è la mia natura".


Sono giorni che un po’ mi diverto ,( con i bambini)  un po’ mi interrogo sui significati che si possono attribuire a questa favola e su quanto di questa possa essere utilizzato ,  per discutere di noi,di umanità.

 Esiste la”natura” o il carattere e se si  , in quale misura e che peso ha sulla nostra storia , sulle scelte , sui sentimenti e le reazioni , sulla nostra propensione alla felicità , al rimuginamento ,all’allegria ed a tutto il resto?

 Penso a due   film che mi hanno affascinato : “l’enigma di Kaspar Hauser “di Herzog e “L’enfant sauvage “di Truffault ; nel primo Kaspar segregato dalla nascita , ed abbastanza incapace di evolvere così come i suoi maestri avrebbero voluto , quando muore viene “analizzato “ e la società rassicurata inquanto sembra che lui soffrisse di una qualche malattia mentale . 

Invece il ragazzo selvaggio che scappa per andare ad omaggiare alla luna infine accetta l’educazione soprattutto perché il suo educatore procede con piedi di piombo e sensibilità. (Rousseau docet)

Davvero lo scorpione è così scemo da lasciarsi morire perché  quella è la sua natura ?

Questa cosa si registra anche  fra le persone , son fatto così, infondo è la mia natura , il carattere non si cambia , ho imparato a convivere con la mia essenza, tutte frasi che si sentono spessissimo .

Continuiamo  a farci  del male per l’incapacità di cambiare , tutto qui, è semplice  e la natura c’entra poco , siamo noi che disabituati e scoordinati nel fare esercizio di conoscenza , crescita  , meditazione e volontà siamo esattamente come lo scorpione. 

Un maestro indiano definiva   "doppio idiota "colui che  non lavora costantemente  sulle proprie nevrosi (la natura!),  dal   se stesso già  raggiunto a quello in evoluzione permanente  ,  per di più facendone un vanto...io sono così !

 
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Carnem Levare

Post n°2018 pubblicato il 15 Febbraio 2015 da ossimora
 


Oggi guardando le foto di una festa di Carnevale , molto”stilosa” svoltasi ieri sera,  ripensavo .

Quando ero piccina ; diciamo alle elementari ,il Carnevale era : una festa a scuola , una in parrocchia e magari una al “CircolinoTifernate” che già da allora aveva la sala degli specchi , ovviamente  più fatiscente di oggi ,  adibita alle feste .

 Ricordo trombette , lingue delle donne , urla , grida e corse sguaiate e senza molto senso se non quello  di correre ed estenuarsi felici di essere in compagnia , manciate di coriandoli in bocca , cumuli di stelle filanti da appallottolare e mescolare all’aranciata ,qualche castagnola  , il tutto condito di miele e musica , quella sempre uguale, la samba e tutto lo stock adatto ai trenini. Quando tornavo a casa e mi cambiavo , una scia di coriandoli riempiva la casa  lasciando per giorni quegli effimeri pezzetti di bolgia. Ho in mente netto il profumo di quei pomeriggi , polvere /  sudore  /dolciastro.

Poi i “veglioni” quelli veri ,quasi da grandi ,  al Teatro comunale pure lui mezzo distrutto ( allora) , un vero scempio.  Nei palchi si accalcavano comitive festanti che si rimpinzavano di qualsiasi cosa e coppiette  ben appartate , ( se aprivo una porta e mi trovavo scene osè mi mortificavo tanto ! ) quattro ordini di palchetti come gironi danteschi 

…faticavo ad avere  il permesso dai miei ma dato che insubordinati si nasce…

In questa fase le prime cotte monotematiche. Vere fissazioni; una per volta  a periodi anche abbastanza lunghi e se non vedevo l’oggetto del mio acerbo desiderio ero di cattivo umore, di più lo ero se l’oggetto in questione era con altre ed invece che trionfo , che gioia elettrizzante se avevo ballato con lui , un enorme senso di appagamento proporzionato soltanto alla insignificanza  assoluta della cosa !

Poi il Carnevale è diventato soprattutto quello da vivere con i bambini ; sia nell’ambito della scuola sia con mia figlia . Ciccicocco in giro per il quartiere, mascherate da animatrice …e sempre i girotondi e le sambe , più fastido per i coriandoli ( sopratutto in bocca …) e la gioia dolceamara di rivedersi negli occhi dei piccini , negli stessi gesti e comportamenti immutati.

Adesso…il distacco è quasi  totale , a scuola automatismi rodati si ripetono come per le altre feste comandate ; un lieve senso di liberazione nello strafottersene bellamente senza un’ombra di rimpianto.

Però…oggi , in tutta pace da relax  ho letto “Carnevale in giallo “ , così quasi per "devozione" ;  brevi racconti ambientati tutti proprio a Carnevale di alcuni dei miei giallisti preferiti ( su tutti il Malvaldi e i suoi esilaranti vecchietti del "Bar Lume") ( neofita lettrice di gialli me li divoro con gustino…). 

 
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ip ip

Post n°2017 pubblicato il 12 Febbraio 2015 da ossimora
 


Una delle canzoni che amo di più , di Jacques  Brel

ma amata  anche in questa italianissima versione/ cover di Battiato ,

qui  con  le immagini di Wyeth

mancano pochi minuti alla mezzanotte ,

faccio il conto alla rovescia ...per te

Cin Cin 

 

 

 

 
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Que'est-ce on a fait au Bon Dieu?

Post n°2016 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da ossimora
 




Mi è ripresa la voglia di cinema . E’ un po’ laborioso per me ma in queste ultime settimane sto riuscendo a vincere una certa pigrizia ed andare spesso. Ieri l’altro ho visto una “commedia brillante “ ; francese . (Quella italiana, celebratissima ,  è sempre sul punto di rinascere ma dato che si basava in primis su mostri di bravura quali Gasmann , Tognazzi , Manfredi e Comencini e Steno , aspetta eredi che da tempo si auto dissolvono da soli in modo naturale …)

I francesi , con “ Al nord “ e “quasi amici” hanno ultimamente sbancato in mezza Europa ed oltre ; ed anche l’ultimo film che ho visto (Non sposate le mie figlie ,titolo italiano , titolo originale “Que'est-ce on a fait au Bon Dieu?” … meglio non commentare la traduzione e/o libera interpretazione !) sta collezionando un buon successo di pubblico . 

Voglia di relax (?!) forse.

Sembra che affrontare temi attuali , lievemente , sia la cifra di questa nuova commedia tutta francese ; direi che non si tratta tanto di parlare di razzismi , handicap ; il tema di fondo di tutte queste commedie è comunque “ giocare e sorridere o ridere apertamente del luogo comune , non mi sembra possibile parlare d'altro .” Tutto qui il positivo di questo film e di questo approccio , acclarare che il luogo comune tanto diffuso ed obsoleto , la facile generalizzazione, risponde sempre meno e sempre peggio alle complessità .

La trama comica/ paradossale spiazza e con una certa delicatezza prova a far riflettere ; niente di speciale certo , leggerino e nemmeno troppo coraggioso , un fuoco di fila di battute al limite del corretto politicamente , si ride e sorride , lieto fine e bon.

 
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numeretti insignificanti

Post n°2015 pubblicato il 04 Febbraio 2015 da ossimora
 



Dopo aver lavorato ai "numeretti" nel registro elettronico , sfranta e avvolta da senso di non senso  non posso che condividere questa cosa...

Una maestra, dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca:

“Non sono stata capace di dire no. No ai voti. Alla separazione dei bambini in base a quello che riescono a fare. A chiudere i bambini in un numero. Ad insegnare loro una matematica dell’essere, secondo la quale più il voto è alto più un bambino vale.
Il voto corrompe. 

Il voto divide.

 Il voto classifica. 

Il voto separa. 

Il voto è il più subdolo disintegratore di una comunità. 

Il voto cancella le storie, il cammino, lo sforzo e l’impegno del fare insieme.

 Il voto è brutale, premia e punisce, esalta ed umilia. 

Il voto sbaglia, nel momento che sancisce, inciampa nel variabile umano.

 Il voto dimentica da dove si viene. 

Il voto non è il volto.
I voti fanno star male chi li mette e chi li riceve. 

Creano ansia, confronti,successi e fallimenti. 

I voti distruggono il piacere di scoprire e di imparare,ognuno con i propri tempi facendo quel che può.

 I voti disturbano la crescita,l’autostima e la considerazione degli altri. 

I voti mietono vittime e creano presunzioni.
I voti non si danno ai bambini. 

In particolare a quelli che non ce la fanno.
La maestra lo sa bene, perciò è colpevole. Per non aver fatto obiezione di coscienza.”

Il“maestro” Manzi riportava nella scheda di valutazione di tutti gli studenti la stessa formula: 

Ha fatto quel che può, quel che non può non fa”.

 

 

 
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...

Post n°2014 pubblicato il 01 Febbraio 2015 da ossimora
 



I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l'omissione di lettere, parole o frasi di un testo riportato (Malagoli 1912 scriveva: «se indicano un'omissione di lettere in una parola, sono tanti i puntini quante le lettere che mancano»).

 

E questa qui è la definizione dell’Accademia della crusca , ovviamente non ci  offre che  una lettura formale, più che formale  dell’uso dei puntini di sospensione.

Una mia amica un giorno mi disse, convintissima :”diffida di chi usa troppi puntini di sospensione”, non fidarti, eh  addirittura… lì per lì ho malapena ascoltato questa battuta .

Evidentemente Simo aveva dato un senso “esistenziale /esperienziale/ personale alla cosa , posso capire ma  io sono più interessata al senso estetico , alla “scrittura” ed al suo esercizio.

 

Mi è tornata  però in mente sta frase , svolazzando fra i blog  ( per non parlare di FB).

 

C’è  proprio un sacco di gente che li usa , anzi in qualche caso sono l’unica cifra stilistica , lanciando frasi come dardi  , semiconduttori di tesi senza conclusioni , non  assertive quindi , si direbbe “testi aperti " , un’alluvione di …puntini di sospensione .

 La cosa può apparire strana: tutto sommato i puntini sono un po' la cenerentola tra i segni di punteggiatura. Si dovrebbe far ricorso ad essi assai di rado e ciò per un ottimo motivo: la scrittura è espressione, mentre i puntini sono un'elusione dell'espressione;uno si mette a scrivere per dire qualcosa, i puntini sono invece lo strumento del non dire, o peggio della sciatteria.

Si usano  quando vogliamo dire  che, oltre alla cosa della quale abbiamo appena parlato, ce ne sarebbero altre che non vogliamo perdere tempo ad enumerare; in questo caso i puntini sono un sostituto assai più elegante del sincopato e cacofonico "etc", o dell'arcaico e banale "e via discorrendo".

Oppure i puntini ci servono proprio per far intendere qualcosa che preferiamo tacere ma che il contesto del discorso, peraltro, rende evidente. O, ancora, questo segno è usato quando vuole mettere in luce una condizione di disagio, di imbarazzo o timore da parte di un personaggio, che vorrebbe parlare ma, ad un cero punto,preferisce tacere e allora. . .

Dunque i nostri puntini sono uno strumento utile ma quando abusato diventano davvero fastidiosi e spesso , sopratutto nei blog un ottimo motivo per interrompere la lettura stessa, il profluvio di puntini è quasi sempre preludio al nulla .

 Si  tratta  forse di una sorta di scorciatoia o fuga dalla difficoltà di esprimere uno stato d'animo, descrivere una situazione, analizzare una personalità?

Una rinuncia a misurarsi con la fatica di scrivere?

 Si scarta l’ostacolo?

Un pò come i bambini quando non sanno  ancora andare a capo bene e scrivono fino infondo infondo alla riga per non sbagliare?

 
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