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Messaggi di Giugno 2015

 

Cose che mi piacciono.

Post n°2046 pubblicato il 26 Giugno 2015 da ossimora
 


...appunti progressivi

 



Andare nel mio boschetto e stupirmi ogni anno dei bucaneve, degli anemoni e delle primule. Ritrovare vecchie fotografie , credute smarrite, dentro i libri. Accendere candele profumate accanto a me , soprattutto al gelsomino , ma non solo. Le querce secolari. Il cassetto delle sciarpe e dei foulard. L’acqua trasparente nei fiumi. Ascoltare le vecchie canzoni francesi . L’attenzione. Sputare i noccioli delle ciliegie lontano .Nessun orario. Il micio che si avvicina per le coccole . Scoprire un nuovo autore che scrive molto bene . La cioccolata amara . Passare dalla serietà al sorriso grazie ai bambini . Le coppie affiatate che parlano all’unisono . Lo yogurt coi mirtilli , la mela e i cereali al mattino. Andare per mostre. Il gomasio. Via dalla pazza folla . I ruscelli a primavera .La poesia.  La confusione “piena “ di un’amica . L’ordine maniacale di un’amica. Il Mercoledì. Sbirciare la web cam sull’oceano a Biarritz . Fare incetta di immagini . Gli asparagi . I calendari senza santi. Le mostre di pittura .Il sugo coi piselli. Sorridere di nulla. Essere chiamata Filiberta . Spostare casette nei giochini scemi. Camminare con il vento in faccia.I pensieri per mia mamma . Le collane di pietre dure. Il silenzio della notte. La gentilezza ovunque e comunque . L’insalata di campo. Le foto di mia figlia, i suoi vestiti, il suo profumo, tutto di lei . La mia pressa per i fiori. Infilare i pantaloni dell’anno prima e trovarli larghi.  Picasso .La cannella nell’orzo. I miei LP. I vivai. Dormire nelle ore più strane. I capelli appena lavati . Chi arrossisce .Le scarpe comode. La pelle abbronzata. Ridurre l’osso della pesca all’osso .I fiori estivi. Le risposte perfette. Cantare da sola in macchina. Reincontrare vecchi amici e rinvangare …per poco però. I carciofi . Fare programmi per cambiarli totalmente . I profumi dolci e preziosi. Dormire al mattino . I giardini antichi. La fiducia accordata alla leggera.Il tour de France . .....

.


Continua...

 
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Metà di Giugno.

Post n°2045 pubblicato il 16 Giugno 2015 da ossimora
 


Urge riscrivere  e riscrivere , devo/voglio.

Sto perdendo le parole che rischiano di diventare se inespresse , almeno in parte ,   minestroni intersecati di pensieri non sempre vigorosi e limpidi , voglio vederle sfilare , cercarle , giocarci ed elaborarle, recuperane il sottile , profondo piacere .

Non posso che forzare un po’ la mano , adesso nulla viene fluido e spontaneo, almeno mi sembra .

Il lungo periodo di impegno pressante ; un po’ di stress di troppo , un cupio dissolvi ormai privo degli entusiasmi dell’inizio progetto . 

Alla fine facevo fatica a “fare il minimo “ , nel senso di controllare impegni e seguire cose avviate  nel prosaico /patetico tentativo di  non stancarmi troppo .

Ora è finito , libro stampato , presentato , mostra fotografica fatta e già smontata ; scuola chiusa ( neanche un giorno di permesso preso , come mi ero messa in testa ...stoica ...nè raffreddori , nè mal di gola mi hanno fermato e questo va bene ), restano un paio di incombenze e poi…

Non è piacevole sentire la stanchezza in maniera profonda e diffusa, quasi un malessere , preoccupante o meglio irritante , non accettato o accettato  con  un senso di rabbia  che va ad incrementare la stanchezza stessa in un  molle circuito vizioso .

Adesso sto incominciando a riposarmi…ricomincio a leggere ciò che desidero leggere , a tirar tardi perché la sveglia non incombe , a riprendermi il gusto di scordare gli orari : oggi mi sono alzata alle nove ,lungo sciabattamento con apertura posta , colazione , innaffiamento fiori .

Un paio di giri per scadenze tassifore (odiose file , odiosissime tasse) , mangiato alle due e mezza ...la comida frugal ...ed eccomi qui .

Non ho fatto che metà delle cose che mi ero programmata ma per oggi va bene così . Decompressione .

 
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chibo /un'analisi

Post n°2044 pubblicato il 02 Giugno 2015 da ossimora
 






 Al netto del solito diluvio di dichiarazioni, spesso vaneggianti, e di interpretazioni del tutto infondate di numeri che, in quanto tali, alla fine più di tanto non possono essere relativizzati e quindi sminuiti nel tentativo di piegarli alle diverse cause, alcune considerazioni paiono essere evidenti.
Destra senza centro: per quanto Toti si sia subito affannato a dichiarare che non si presterà ad una lettura della sua vittoria in termini di numero di voti portati alla coalizione dai singoli schieramenti che la compongono, è innegabile che in Liguria, come nelle altre sei regioni in cui si è votato, il risultato lo abbia fatto Salvini insieme alla Meloni, mentre Forza Italia è in preda ad un inarrestabile deflusso di voti. Dunque, sparisce il centro e si afferma la destra, una destra marcatamente antieuropeista, xenofoba, populista e nazionalista che ha fatto una campagna elettorale  urlata e becera, volta ad amplificare ed addirittura sollecitare il malpancismo generico e le paure sociali senza portare, sia chiaro, alcuna risposta concreta in termini di progetto politico. 
Il che paga sul momento, ma pone interrogativi sul medio e lungo periodo, soprattutto pensando alle prossime elezioni politiche dove, con la nuova legge elettorale, non ci saranno colazioni ma liste singole.
Dunque, il problema a destra è chiaro e di non facile soluzione, perchè stando così le cose, con Forza Italia in dissolvimento, la lista unica dovrebbe giocoforza prevedere Salvini candidato premier e tutti gli altri dietro a lui. Difficile però immaginare una tale dissoluzione del fu centrodestra in un'unica formazione di destra che non ha nulla di moderato e che invece, per avere almeno una chance di vittoria, dovrebbe avere la capacità di attrarre i milioni di voti persi da Forza Italia. Da questo punto di vista, politicamente parlando, la difficoltà più grande sta tutta a destra, e per quanto Salvini oggi faccia il gradasso, affermando di essere l'unica alternativa a Renzi, in realtà con i numeri che ha raccolto a livello nazionale deve prima vedersela con i Cinquestelle, che potrebbero anche andare al ballottaggio alle politiche, ma prima ancora deve riuscire a trovare una formula - ad oggi francamente inimmaginabile - per tenere insieme tutte le forze della sua parte.
La questione è spinosa: se annacqua il suo messaggio, per tentare di rendersi gradito all'elettorato moderato, Salvini rischia di perdere terreno a destra, ma se continua a spingere sul pedale del più becero populismo, resta fermo ai numeri di oggi ed oltre non va. Trovare la quadratura del cerchio è dunque il suo vero e gravoso compito, a dimostrazione che quando si spinge sugli estremi poi è difficile tornare indietro e recuperare credibilità su un terreno meno incline alle urla e più sensibile alle proposte argomentate.

Pd senza sinistra: di segno opposto, e quindi speculare, la situazione a sinistra, dove il Pd si conferma comunque il partito trainante, mentre la sinistra alla sua sinistra, dove si è presentata, ha raccolto numeri buoni solo a fare danni, non certo a vincere, con buona pace di Civati che vede praterie dove invece ci sono solo sentieri sempre più stretti per coltivare livori personali, rese dei conti interne e rendite di posizione sempre più esigue. Significativo in questo senso il 6,28% raccolto in Toscana dalla lista della "vera sinistra" che pure prometteva sfracelli a discapito del Pd.
Ma una lettura critica ed analitica di questo risultato va fatta, ed è tutta interna alle scelte del Pd, da cui ci si aspettava, con buona ragione,  candidature che marcassero  con evidenza il rinnovamento della classe dirigente sui territori invece della riproposizione di volti e nomi provenienti dalle precedenti legislature oppure, come nel caso della Moretti in Veneto, il frutto di un calcolo sbagliato fatto sull'esito del voto alle europee di un anno fa.
Ora, sarebbe ridicolo - anche se in queste ore è un luogo comune ampiamente abusato - negare l'evidenza dei numeri; in dodici mesi, in due tornate di elezioni regionali, il Pd si è aggiudicato dieci regioni su dodici, e giova ricordare che invece si partiva da una situazione di sei a testa, con buona pace della Ditta delle non vittorie, quindi la segreteria di Renzi, da questo punto di vista, può essere senza dubbio considerata vincente.
Ma è fuor di dubbio che il rinnovamento sui territori è ancora un progetto da costruire e da realizzare, mentre, per contro, giunge un messaggio forte e chiaro dagli elettori, ovvero che le rendite di posizione non pagano più, che le candidature nate per consuetudine, appartenenza e cooptazione hanno fatto il loro tempo e non sono più garanzia di successo, anzi, al contrario, suscitano insofferenza nel loro manifestare continuità con il passato e producono sconfitte che lasciano il segno. Il caso della Paita, in Liguria, ma anche la faticosissima riconferma della Marini, in Umbria, sono segnali nettissimi e non ignorabili della necessità di lavorare molto ed in profondità sulla costruzione di una nuova classe dirigente.

M5S: ha fatto una campagna elettorale lasciando a casa Grillo, segno che la batosta di un anno fa alle europee ha lasciato il segno e, forse, ha anche insegnato qualcosa in termini di mera condotta politica sul campo. Resta però un dato di fatto: gli argomenti usati dai grillini, a cominciare dal cavallo di battaglia del reddito di cittadinanza, dati in pasto agli elettori senza fornire alcun dato certo su eventuali coperture finanziarie di tali operazioni, hanno il fiato corto e le gambe ancora più corte, come insegnano le loro esperienze di governo locale, dove sono stati sconfessati proprio sui temi che li avevano fatti vincere, un caso per tutti la storia dell'inceneritore a Parma. Dunque, questa fase apparentemente più matura del movimento - che peraltro in Parlamento continua a dire di no a tutto, tenendo congelati da due anni i propri voti - dovrà dare tangibili riscontri di una accresciuta consapevolezza politica per nutrire ambizioni di governo, e giova ricordare a quelli che oggi cantano vittoria che, in tutta evidenza, non esiste una regione governata dal M5S, dunque la vittoria per ora è da rimandarsi ad un futuro che, forse, potrebbe persino vederli al ballottaggio, se a destra non si creasse una lista unitaria, ma difficilmente li premierebbe in termini di effettiva credibilità come forza di governo.
Astensionismo: le ultime tornate elettorali hanno evidenziato che anche in Italia, sia pure con molto ritardo rispetto alle altre democrazie occidentali, si è manifestata una grande mobilità dei flussi elettorali. Il voto identitario che ha caratterizzato la Prima Repubblica, la contrapposizione tribale della Seconda Repubblica, sono finiti lasciando cumuli di macerie sotto forma di disaffezione ai partiti e di patente mancanza di credibilità della politica agli occhi degli elettori. 

In questo quadro, due cose risultano palesemente ridicole: che i rappresentanti delle passate stagioni ancora in attività siano quelli che alzano i lamenti più alti sul dato astensionistico, invece di fare mea culpa e riconoscere le proprie gravissime responsabilità nell'aver creato questa frattura con gli elettori; che si ignori l'astensionismo quando fa comodo - tipo esaltare Podemos senza dire che in Spagna ha votato il 49% degli aventi diritto - e lo si agiti come spettro di una crisi della democrazia quando invece si tratta di coprire le proprie responsabilità nell'averlo creato. 

Anche da questi espedienti di piccolissimo cabotaggio passa il giudizio di una classe politica fallimentare da cui i cittadini, non votandola, prendono le distanze.

 
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