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« Celebrazionirisvegli osannanti »

leggerezza ....

Post n°2028 pubblicato il 23 Marzo 2015 da ossimora
 

Dalle  "lezioni Americane "  I. Calvino 




Dedicherò la prima conferenza all'opposizione leggerezza-peso, e sosterrò le ragioni della leggerezza. 

Questo non vuol dire che io consideri le ragioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso d'aver più cose da dire. 

Dopo quarant'anni che scrivo fiction, dopo aver esplorato varie strade e compiuto esperimenti diversi, è venuta l'ora che io cerchi una definizione complessiva per il mio lavoro; proporrei questa: la mia operazione è stata il più delle volte una sottrazione di peso; ho cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ho cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio. 

In questa conferenza cercherò di spiegare - a me stesso e a voi - perché sono stato portato a considerare la leggerezza un valore anziché un difetto; quali sono gli esempi tra le opere del passato in cui riconosco il mio ideale di leggerezza; conte situo questo valore nel presente e come lo proietto nel futuro. [...] 
Oggi ogni ramo della scienza sembra ci voglia dimostrare che il mondo si regge su entità sottilissime: come i messaggi del DNA, gli impulsi dei neuroni, i quarks, i neutrini vaganti nello spazio dall'inizio dei tempi... 
Poi, l'informatica.
 E' vero che il software non potrebbe esercitare i poteri della sua leggerezza se non mediante la pesantezza del hardware; ma è il software che comanda, che agisce sul mondo esterno e sulle macchine, le quali esistono solo in funzione del software, si evolvono in modo d'elaborare programmi sempre più complessi. 

La seconda rivoluzione industriale non si presenta come la prima con immagini schiaccianti quali presse di laminatoi o colate d'acciaio, ma come i bits d'un flusso d'informazione che corre sui circuiti sotto forma d'impulsi elettronici. Le macchine di ferro ci sono sempre, ma obbediscono ai bits senza peso.
 E' legittimo estrapolare dal discorso delle scienze un'immagine del mondo che corrisponda ai miei desideri? 
Se l'operazione che sto tentando mi attrae, è perché sento che essa potrebbe riannodarsi a un filo molto antico nella storia della poesia.
 Il De rerum natura di Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero.
 Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili.

 E' il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi.
 La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci. Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani. La poesia dell'invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo.
 Questa polverizzazione della realtà s'estende anche agli aspetti visibili, ed è là che eccelle la qualità poetica di Lucrezio: i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (II, 114-124); le minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l'onda mollemente spinge sulla bibula barena, sulla sabbia che s'imbeve (II, 374-376); le ragnatele che ci avvolgono senza che noi ce ne accorgiamo mentre camminiamo (III, 381-390). [...
] La gravità senza peso di cui ho parlato a proposito di Cavalcanti riaffiora nell'epoca di Cervantes e di Shakespeare: è quella speciale connessione tra melanconia e umorismo, che e stata studiata in Saturn and Melancholy da Klibansky, Panofsky, Saxl. 
Come la melanconia è la tristezza diventata leggera, cosi lo humour è il comico che ha perso la pesantezza corporea (quella dimensione della carnalità umana che pur fa grandi Boccaccio e Rabelais) e mette in dubbio l'io e il mondo e tutta la rete di relazioni che li costituiscono.
 Melanconia e humour mescolati e inseparabili caratterizzano l'accento del Principe di Danimarca che abbiamo imparato a riconoscere in tutti o quasi i drammi shakespeariani sulle labbra dei tanti avatars del personaggio Amleto. 

Uno di essi, Jaques in As You Like It, cosi definisce la melanconia (atto IV, scena I):

.. è la mia peculiare malinconia
composta da elementi diversi, quintessenza
di varie sostanze, e più precisamente di
tante differenti esperienze di viaggi
durante i quali quel perpetuo ruminare mi
ha sprofondato in una capricciosissima
tristezza.

Non è una melanconia compatta e opaca, dunque, ma un velo di particelle minutissime d'umori e sensazioni, un pulviscolo d'atomi come tutto ciò che costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose.


 
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Commenti al Post:
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 23/03/15 alle 16:49 via WEB
Sono valide entrambe:-) la leggerezza ed il peso, a cui dedico il plurale femminile (chi l'ha detto, che sul plurale debba prevalere il maschile? - ok, la lingua? cambiamola!). GRAZIE, Antonia. Calvino è un Maestro... per me, piccina e lentissima sua lettrice. E TU Mitica, preziosa e di un'intelligenza rara, BLOGGHER UTILISSIMA, e altruista. Leggo, da te. C'è solo da imparare, e nella vita, mai si smette :-) Ti abbraccio forte. Roby
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 23/03/15 alle 21:44 via WEB
Forse non c'entra nulla con il tuo post, Antonia, ma mi sono venute in mente due cose. La prima "l'insostenibile leggerezza dell'essere", (M. Kundera), il libro, che mi ha molto colpito. E un'altra ancora. Che io cerco la leggerezza di una normalità della mia vita, che mi è preclusa, nonostante l'autismo. Ci pensavo proprio prima, mentre cercavo di tenere a bada Matteo. Magari non c'entra nulla. E se stona con tutto il resto, puoi togliere questo mio commento. Sorrido :-) la colpa è tua. R.
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 25/03/15 alle 00:18 via WEB
figurati se mi metto a censurare qualsivoglia commento , non esiste ...e poi ognuno di noi cerca leggerezza , non sempre riuscendo ..naturale. Bacioni
(Rispondi)
 
 
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 29/03/15 alle 00:14 via WEB
:-)
(Rispondi)
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 23/03/15 alle 19:06 via WEB
E' la caratteristica base della commedia all'italiana.. quella di Monicelli o Risi o Zampa, ma anche di alcune commedie con Totò e delle opere di Eduardo. Un mix fra leggerezza e serietà, che le ha fatte grandi.
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angiolhgt
angiolhgt il 23/03/15 alle 20:08 via WEB
lucrezio sulla sica di epicuro, sulla scia di democrito l'atomista...che ci aveva azzeccato...ma anche il rasoio di occam..semplificare sino all'essenza come in certe filosofie orientali. la malinconia è soffice e rare-fatta della materia delle nuvole
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 25/03/15 alle 00:19 via WEB
pulviscolo d'atomi come tutto ciò che costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose....e vado dritta dritta allo scaffale dove troverò "le lezioni americane" , dopo questo assaggio in rete è ora di rileggerlo!
(Rispondi)
 
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 26/03/15 alle 16:02 via WEB
L'arte. La secca legge dell'arte è questa: "Ne quid nimis", niente più del necessario. Tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta, è contrario all'esistenza della bellezza. J. Ortega Y Gasset (filosofo spagnolo. 1883-1955)
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 25/03/15 alle 00:33 via WEB
«Tu vai pazza per le parole, vero? Vero che vai pazza per le parole?. Mi dai l’idea di essere una che va pazza per le parole. Nel senso che le prendi terribilmente sul serio, tipo come se fossero un bisturi o una motosega che rischia di tagliarti con la stessa facilità con cui taglia gli alberi». David Foster Wallace, “La scopa del sistema”
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Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 29/03/15 alle 00:18 via WEB
prestamelo:-)
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