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« Messaggio #435Messaggio #438 »

Post N° 437

Post n°437 pubblicato il 06 Aprile 2006 da ossimora
 


L'altra sera il “minestrone degli esteri “,il sedicente democratico Gianfranco Fini,ha citato il denaro speso dalla regione Umbria per la promozione del jazz negli Stai Uniti.

Fini ,ancora una volta ha perso una buona occasione per tacere,capisco bene che abbia il dente avvelenato con la presidente M.R. Lorenzetti ,

che ha superato alle regionali il candidato della CDL …non con qualche zero virgola ma con 25 punti

circa in più ma bastava che almeno si informasse,sapesse il valore (non voglio dire culturale perché temo sia tempo perso)ma squisitamente economico,il denaro investito infatti in larga parte viene da aziende(circa una sessantina) del territorio interessate alla promozione della manifestazione e dell’Umbria in genere come terra votata al turismo.Non credo che le aziende si divertano a sprecare denaro…anzi…

New York, 23 Marzo
Conferenza Stampa di presentazione di “Umbria "Italia NATURAL GENIUS”

“L’Umbria è jazz, ma non solo. Dietro quella che è la sua manifestazione musicale più famosa, nota ormai a livello internazionale, c’è infatti un mondo di cultura, arte, ambiente, gastronomia e prodotti tipici, ma soprattutto un modo di vivere, una civiltà del viver bene, che può ben rappresentare il suo marchio, la sua immagine in un mercato ormai globalizzato.”
Può essere questo il resoconto della conferenza stampa svoltasi a New York, il 23 Marzo, presso l’Istituto Italiano di Cultura, che ha illustrato il programma dell’iniziativa che si svolgerà fino al 2 aprile secondo un fitto calendario di eventi.
Alla presentazione sono intervenuti, tra gli altri, Renzo Arbore, presidente dell’Associazione Umbria Jazz e Carlo
Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz.
“A New York – sottolinea Renzo Arbore – una città che è stata per noi, quando eravamo giovani amanti del jazz, una sorta di mito irraggiungibile, portiamo oggi il meglio del jazz italiano. Per noi è motivo di orgoglio perché ormai la scuola italiana è la seconda al mondo. E questo è tanto più bello perché ad un jazz di eccellenza accompagniamo in questa iniziativa tutte le altre eccellenze che sono il vanto dell’Umbria.
 


 
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TerzaPaginaPress
TerzaPaginaPress il 06/04/06 alle 12:42 via WEB
Appartamento. La metafora è nota: "un blog è un appartamento: comportati, entrando, come ti comporteresti entrando in casa d'altri." Molti non apprezzano: c'è chi ha suggerito "una piazza", che ha parlato di "terra comune". Io resto dell'idea che un blog sia proprio un appartamento. Privato. Aperto alle visite. C’è una festa, forse. Il proprietario, se mette spazi a disposizione, si dimostra ospitale. E' socievole. Non approfittarne. Non fumare a casa di non fumatori. Non bestemmiare a casa di credenti. Non portare dischi di Britney Spears a casa mia. Adeguati all'andazzo. Se l'andazzo non ti piace, vai altrove. Nessuno ti obbliga a entrare, men che meno a restare. Vuoi dare una festa diversa? Fai pure. Preferisci un arredamento rococò? Prego. Non andare a dettare ritmi, tempi e stili nei salotti altrui. Neanche nei cucinotti e nei cessi. B come Buona fede. Parti sempre da un principio di buona fede. Chi scrive è in buona fede; perché mai non dovrebbe esserlo? Avrà le sue ragioni per aver scritto quel che ha scritto, e saranno delle buone ragioni. Non è un pericoloso terrorista, un agente della CIA, un lunatico millantatore, una prezzolata canaglia, un demente esibizionista. Non domandare curriculum vitae, non pretendere garanzie di credibilità. Non fare l’inquisitore. Non giocare a fare Torquemada. Osserva le scritture, piuttosto. Prendi tempo. Se ti convinci di essere davanti a un giullare accentratore e bugiardo, cambia aria. Perché dovresti sprecare del tempo a leggere vaccate? Perché mai dovresti lasciare commenti sul blog di copertura di un agente del Kgb? O è uno spreco di tempo ed energie, o è pericoloso. C come Contesto. Il post parla di patate lesse con la maionese. Lo so anch'io che la maionese è francese: non è una buona ragione per commentare illustrandoci le caratteristiche della Senna. Lo so anch'io che le patate fritte sono in vendita da Mc Donald's: non è una buona ragione per commentare spiegando all'autore quali e quante logiche ti hanno convinto a combattere l'imperialismo gastronomico a stelle e strisce. Si parlava solo di patate con la maionese. Stai in tema: in topic. Se vai off topic (accade), scusati. Se vai off topic più di una volta la settimana domanda che problema hai al tuo analista. Ne avrai certamente uno. Non credere neanche per un minuto a quelli che ti dicono: il fuori tema è creativo. Fattele sul tuo blog, le divagazioni artistiche. Se proprio non riesci a trattenerti: la mail. Usa la mail. "Caro X, leggendo il tuo post sulle patate lesse con la maionese, mi è stranamente venuta in mente la Senna e mi sovviene anche che l'imperialismo gastronomico americano...". Sarai cestinato nel 75% dei casi, è bene che tu lo sappia. D come Desistere. Se la mozzarella non è fresca, desisti. Non accanirti, non incaponirti, non ti intestardire come un ciuco. Se l'autore ha letto Catullo e si è rotto le palle, si è rotto le palle. Hai 5 minuti di tempo per scrivere un commento e illustrargli le virtù di Catullo. Se non vuole comprenderle, lascia perdere. Non è che non ti sei spiegato bene. Non è che non è chiaro. E' proprio che la pensa così. Arrenditi. Aria, basta, smammare, sciò. Non sei incaricato di salvare il mondo né il buon nome di Catullo a tutti i costi. Sei di quelli a cui piace impuntarsi e incalzare? Tipo quelli che dal '98 la menano con l'innocenza del popolo serbo? Benissimo, ti comprendo e compiango. Hai tutto il tuo blog a disposizione per reiterare, replicare e riproporre ogni mattina alle 7. Reitera, ribadisci e ripeti finché ti pare. A casa tua. E come Estensione. Buona parte della gente che scrive un weblog è gente curiosa. E' gente avida di informazioni e materiale, di storie, di passaggi, di connessioni. E' gente che scrive di cammelli pezzati perché ha un forte interesse per i cammelli pezzati e gradisce molto condividere il proprio interesse, e ancor di più gradisce poterlo ampliare. Estendi ed estenditi, sviluppa, amplia: hai informazioni? Hai informazioni in più? Hai informazioni diverse? Hai link? Suggerimenti di lettura? Bibliografie? Suggestioni? Consigli? Dalli. Saranno molto apprezzati. F come Fucking manual. Nel linguaggio hacker, RTFM è un modo garbato di dirti che hai fatto una domanda imbecille. "Leggi il fottuto manuale", prima di chiedermi come mai la tua porta USB non fa quello che dovrebbe fare in teoria. In caso di commento, RTFM diventa: usa il dannato web. Non mi chiedere dov'è nato Josip Broz, non mi chiedere che editore ha pubblicato il libro di Limonov e quanto costa. Ci vogliono dieci secondi dieci per saperlo. Non sono Wikipedia. Non sono Ibs. Non sono Google. Google e Wikipedia e Ibs esistono anche senza di me. Soprattutto senza di me. G come Gratis. E come Grazie. Hai mai pensato che tutto quello che stai leggendo è gratuito? Che c’è un fessacchiotto che tutti i giorni, per ragioni che a te non sono note, armato di virtù che tu ignori e orribilmente sfigurato da difetti di cui tu non sai nulla, si mette a raccontarti qualcosa? Ti sta permettendo di leggere gratis i suoi appunti, le sue riflessioni, le sue menate, le informazioni che ha raccolto, le sue storie: che siano Altissima Narrativa o puttanate solenni. Lo sta facendo senza beccarci un centesimo. Quasi sempre spende qualcosa per farlo: come minimo, tempo. Spesso ci mette anche qualche soldino di tasca sua. Non dare per scontato che debba andare così. E’ Internet a farlo andare così. Apprezza questa gratuità. E se ti viene da pensare: “Certamente avrà il suo tornaconto”, torna al punto B. Buona fede, ragazzo, è la parola dell’anno. Del decennio. Del secolo, forse. Impara a dire: grazie. “Grazie per averlo scritto” è un commento sempre gradito. H come HHHHHH. Ogni volta che stai per digitare qualsiasi lemma somigli a: “stronzo”, premi forte il polpastrello sulla H della tastiera. HHHH, hhhhh, HHHHhhhH, HHHhH. Non insultare nessuno a muso duro. Cerca di comprendere la differenza che passa fra dire "tutti i pinguini sono cretini" in un contesto preciso, e dire "tua madre ha il deretano dilatato" fuor di contesto. Se la differenza può sfuggirti, tasto H. Se mai ti è capitato di lasciare un commento in cui hai augurato a qualcuno di morire ammazzato, fatti curare. Sul serio. Non sarà la H a salvarti. Non sarà la H a salvarci da te. I come Ipocrisia. Teoria (diffusa) del paraculo: se ti dico che sei un imbecille e ci metto l'emoticon, la scampo. Sei una monumentale testa di cazzo ;), e via con la strizzatina d'occhio. Ipocrita. La faccina non sdogana un bel niente. Gli emoticon servono, con misura, per dare un tono a quello che non ha un tono implicito. "Cretino" è esplicito, nel caso ti sfuggisse il concetto. Non seminare insulti farciti di faccine, e non sperare che un sorrisone :D ti salvi dall'aver scritto una castroneria. L come Link. Per nessuna ragione al mondo, neanche se sei Beckett o Einstein, lascerai un commento insignificante per segnalare il tuo blog. Se lo fai, sei uno spot pubblicitario ambulante nel mezzo di un buon film: sei imbarazzante e molesto. So anch'io che è importante farsi conoscere. Non pretendo sobrietà assoluta. Soltanto, cerca di essere intelligente: aspetta un post che tratti un argomento che ti è familiare e sul quale hai qualcosa di arguto da dire, e dillo. Il tuo link verrà notato, e non tu non passerei per un piazzista. Al contrario, non farti problemi a segnalare, nei commenti o con un trackback, un tuo post a tema. La rete è fatta di questo: rimandi, relazioni, richiami, ampliamenti, collegamenti. Se hai scritto qualcosa che ha attinenza, dillo, e dillo in pubblico. M come Mani d'Oro Stritolate e Gelide. L’avevo già detto in “Quelli che il blog”. Mi preme ribadirlo. Io non so cosa porti certa gente a scegliersi nick e nom de plume demenziali e di 150 caratteri. Io non so come riesco a rispondere a mail cominciando con, “Caro Stritolate Mani d’Oro, e Gelide”, non so come faccio, mi viene da ridere mentre me lo chiedo. Se sei ancora in tempo, scegliti un nick che abbia una sua logica. Babsi farà schifo ma è un nome diffuso. E' come Barbie, Bapsi, Bambi. Anche Pinkie, Johnny, Dood, Merlo, Zot e Hot vanno benissimo. Già HotDog crea problemi: Caro HotDog,.. Tu capisci che non mi è facile parlare di te o menzionarti se ti firmi 636.757 Brillanti Uova di Pasqua? La brevità, ad esempio, è un dono: Zu è Zu. Dio lo benedica. Ci vuole un attimo: Zu, a proposito del tuo commento. Grazie, Zu. Ciao, Zu. Se non è breve, sappi che si tenderà ad abbreviare contro la tua volontà: Strelnik diventa Strel', Mirumir diventa Miru. A meno che tu non voglia essere chiamato Strito o 63, opta per qualcosa di più sensato. Possibilmente senza significati ambigui: rischi di mettere in imbarazzo qualcuno. Io amo lo slang. Lo slang è lingua viva. Io odio le lingue morte, il perbenismo. Ma una cosa è scrivere “puttana troia” in un testo, un'altra è spiegare al professor Giulietti, ornitologo di chiara fama che spesso commenta chez moi, che la mia amica “PuttanaTroia” ha fatto un’interessante osservazione. Evita nomignoli ingestibili: transitano spesso dalla rete alla realtà. Dopo aver traumatizzato un barista dicendo ad alta voce “Adesso chiedo al Cadavere se il cappuccino lo vuole col cacao o senza”, ho deciso che, anche contro la sua volontà, in pubblico lo avrei chiamato Ste. N come Nobel. Sei convinto che lo vincerai. Va bene. Te lo auguro. Ce lo auguriamo. Un blogger Nobel e un blogger Pontefice nobiliterebbero la categoria, li attendiamo fiduciosi. Ma per nessuna ragione verrai a dirmi “tu non sai chi sono io”. Non fa scompisciare dalle risate già a leggerla? Tu non sai chi sono io. Tu non sai quanto sono bravo io. Io sono più bravo di. Io sono il più bravo. Io sono intelligente. Io sono intelligentissimo, il più intelligente. Se hai mai scritto una roba del genere nei commenti di qualcuno, occhio alla traiettoria di volo, e alla velocità: dietro l’angolo, in genere, c’è un muro. Non renderti ridicolo: se devi vincere il Nobel lo vincerai senza fare il fanfarone. Figuriamoci se devono eleggerti papa. E la O non sarà “ora pro nobis”. O come Oh, no! Sebbene l’intera comunità si sia industriata per spiegare più volte il concetto, anche con disegni e parabole, il commentatore che - non vedendo apparire il suo commento - clicca il tasto publish tre volte resta vivo e in buona salute. Per quanto lento e impallato possa essere un server, se clicchi tre volte prima o poi appariranno tre commenti identici. Se venti commentatori cliccassero tre volte avremmo 60 commenti. Se 80 commentatori cliccassero 3 volte avremmo 240 commenti. Se 120 commentatori cliccassero tre volte… No, nessuno ha voglia di leggere 3 tue opinioni identiche. Men che meno di cancellarne due. Spiazzaci: clicca una sola volta e aspetta. Credimi: non sarà il tuo commento pubblicato prima a rimettere in sesto le sorti del pianeta nei prossimi 25 minuti. Non c’è niente di peggio che tu possa fare, dopo aver cliccato publish tre volte, che aggiungere un quarto commento che dice: Oh, no! Scusa, non so cosa è successo. Lo sai benissimo, cosa è successo. P come Proselitismo. Un blog è un appartamento. Un appartamento in genere ha un citofono. Nessuno compra un appartamento sperando che i testimoni di Geova suonino ogni domenica mattina il citofono. Sei vegetariano? Non fumi? Credi in Dio? Non credi in Dio? Fumi? Mangi mucche? Crude? Grigliate? Buon pro ti faccia. Non tentare per nessuna ragione di indottrinare nessuno nello spazio commenti di un blog. No, nemmeno se sei convinto che sia questione di vita o di morte. Menzione d’onore per il cafone commentatore non fumatore che avvisa il blogger fumatore che gli verrà un cancro. Ognuno di noi ne ha incontrato uno. Sarebbe bello potergli spiegare quanto è stato sinceramente detestato. Q come Quantità. Qualche giorno fa ho udito una proposta: limitare i commenti: uno a testa, uno al giorno. Tecnicamente è quasi impossibile, però l’idea è attraente. Se hai qualcosa da dire, fai come se avessi soltanto 10 minuti e un proiettile (metaforico, imbecille) a disposizione: sii chiaro, sintetico, organizza un discorso, dì la tua e vola via libero. Torna il giorno dopo. Un blog non è un forum. Sono rarissimi i casi in cui un blog può forumizzarsi: e sono solo ed esclusivamente per decisione del legittimo proprietario. Da Mirumir succede spesso. A lei piace. A me no. Bada alla qualità di quello che dici, non a quante volte lo dici. Non vinci niente se riesci a commentare su 18 blog diversi entro le 19. Non è un videogame. Se per cinque giorni filati hai lasciato più di 20 commenti, fermati e domandati se hai una vita decente. Non ce l’hai? Va benissimo: non capita a tutti di avere una vita decente. Alcuni non ce l'hanno neanche indecente. Potresti aprire un tuo blog, però, e dedicartici anima e corpo. Ce l'hai già? Raddoppia il numero dei post. Tripilicalo. Fatti prescrivere del Lexotan. Funziona. Garantisco personalmente. R come Reinvenzione della ruota. Un blog è una roba in progress. Io mi rendo conto che non puoi passare la tua vita a leggere i miei archivi. Nel caso, TypePad non ha neanche una funzione "cerca" che potrebbe aiutarti, lo so. Però un blog è una roba in progress, quindi - se mi interessano i cammelli pezzati, può darsi che nel novembre del 2004 e nel marzo del 2005 e persino nel gennaio del 2003 e nel settembre del 2002 io abbia già scritto altre cose sui cammelli pezzati. Non mi chiedere perché ho omesso di dire che sono quadrupedi. Non mi rifare le stesse domande che mi hanno già fatto in quindici negli ultimi sei mesi. Non mi costringere a reinventare la ruota ogni mattina: non sarò mai Pininfarina, ma non costringermi a restare nel paleolitico medio. Fammi evolvere. Fammi uscire dal ghetto della didascalia a tutti i costi. Facciamo un patto: chiedi pure perché non ho spiegato come bruca un cammello pezzato. Non ti offendere, però, se ti passo un link e ti dico: tutto qui. Vai, istruisciti e torna. S come Sintesi. Se ti accorgi che il tuo commento è di tremila caratteri spazi inclusi, non credi sia giunta l'ora di considerare l'eventualità di trasformarlo in un post autonomo sul tuo blog e passarmi il link? T come Torquato Tasso. Tu sei convinto di essere Torquato Tasso. Va bene. O Napoleone, o Gesù Cristo. Va bene. Purtroppo succede. Sei convinto, quindi ci sei; oppure vuoi convincere noi, e ci fai. Ti piace far credere a tutti che tu sia Torquato Tasso. Non voglio investigare sulle oscure ragioni psicologiche che ti spingono a tanto. La privacy: sei paranoico. I giochi di ruolo: sei ludico. Matrix: sei scemo ma futurista. La realtà separata: troppo peyote. Sarai stufo di essere Mario Rossi: ti capisco. Da piccolo volevi essere Superman. (Io volevo fare Oriana Fallaci, figurati.) La rete si divide, mi pare, fra gente che è com'è, ed è così anche all'Esselunga, e gente che no. E' una faccenda complessa su cui spiriti dotati e molto più intelligenti di me hanno scritto trattati pesantissimi tipo "Identità e maschera nel tormento del postmodernismo". Non contesto nulla: non riesco neanche a leggere le prefazioni. E' solo che io già faccio fatica a essere proprio Babsi Jones. Mi ci vorrebbero due vite per essere tutta Babsi Jones. In New Jersey dicono: what you see is what you get. Probabile lo dicano anche in Arkansas. Più o meno come dire: io sono vera. Se racconto balle, sono piccole balle. Posso omettere qualcosina per questioni di decenza. Posso spostare a Belgrado una scena svoltasi a Ćuprija perché non mi ricordo se si scrive con la Ć o con la Č. In linea di massima, what you read is what you get. Se l'ho scritto, è vero. Se non è vero, lo dico. Se commenti, fai in modo che sia altrettanto vero. Se hai deciso di giocare al tuo gioco di ruolo, non coinvolgermi. Non ti mettere nei miei commenti a recitare una parte: non è un palcoscenico, è un blog. Me ne accorgo, che racconti un sacco di palle, non credere. E ci resto male. Non barare. Non ne vale la pena. Una cosa: è decisamente di cattivo gusto usare una mail fasulla. Registrati un bel sonofinto@gmail.com e usa quella. Controllala, ogni tanto. Magari qualcuno ha deciso di raccontare proprio a te una storia vera. U come Uno, mille, centomila. Quel bel post che stai per commentare è stato scritto da me. Io sono una, il Mago Otelma ancora un blog non ce l'ha. Quando scrivo, a volte penso al Lettore Ideale. Il Lettore Ideale è una roba che tutti gli scrittori prima o poi trovano. E' uno che nell'immaginario leggerà e apprezzerà moltissimo, coglierà tutte le sfumature, sorriderà soddisfatto. Certe volte il mio Lettore Ideale è Vojislav Koštunica. Certe altre è il mio portinaio. Quando scrivo "tu", per favore, non commentare credendo che io stessi parlando proprio con te. Non mi dire che non sei mai stato eletto presidente di uno Stato balcanico: lo so. Non diventare paranoico: tu non sei sempre tu. Tu è qualcuno. A volte il Lettore Ideale diventa Lettore Generico: mille lettori, un gruppo, una gang, una posse, una categoria. Sto parlando con gli abitanti del Burkina Faso. Tutti. E' importante. Non ti mettere in mezzo. Non mi dire che tu non vivi in Burkina Faso: lo so. Non diventare paranoico, reprise. Voi non include sempre te. E' faticoso dover spiegare nei commenti che quel "voi" non includeva Maria, Genoveffa, Carmelo e Elvis Presley. Facciamo un po' di fatica per uno. Io cerco di spiegarti chi sono i voi, tu non ti buttare a pesce in qualsiasi voi io predisponga. V come Verità. Non esiste. La Verità Assoluta, non esiste. Fattene una ragione. Davvero. Se è possibile, non fartela ad alta voce nei miei commenti. Z come Zeit. Tempo. Time. Vrijeme. време. Internet è una strana macchina: succhia e memorizza. La cache di Google è un massacro psichiatrico. C'è persino Web Archive. Quello che stai per scrivere in questi commenti resterà. Ci sono altissime probabilità che resti. Se hai figli, avrai dei nipoti. Non scrivere nulla che possa farti sembrare un imbecille davanti ai nipoti e ai posteri o, per lo meno, provaci. E' un bell'esecizio di immaginazione. Infine, non fare niente che getti nel panico il tuo gatto. E' la prima regola che tengo a mente quando lascio un commento. Fallo anche tu: prenditi un gatto e osserva il suo panico mentre tu commenti. Non appena il gatto dice hrt!, che è l'unica parola di senso compiuto (in serbocroato) che un gatto possa dire, fermati. Previeni il suo panico. E il mio. BabsiJones
 
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