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Post n°1064 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da ossimora
 

New York celebra la cultura italiana con “Pier Paolo Pasolini - Poeta delle Ceneri” la retrospettiva dedicata al grande autore italiano che si preannuncia come una delle manifestazioni autunnali più interessanti della Grande Mela. Nei mesi di novembre e dicembre infatti  numerosi centri culturali newyorkesi ospiteranno questo grande evento che rende omaggio a Pasolini in tutta la sua complessità.

Ho visto alcune immagini di questa mostra a New York ,lontano e  sono andata a riguardarmi il mio coccolato  “Album Pasolini”,un bell’oscar Mondadori cartonato ,monografico  sul poeta di “Petrolio”.

Pasolini amava conservare le vecchie foto fra le pagine dei manoscritti ,le mescolava ad appunti ,quaderni ,foto di scena dei film,annotazioni, partite a pallone con gli amici ,testi in prosa,lettere ,favole.

Questo libro cerca di riordinarne un po’ ,non cronologicamente ,a sprazzi, a macchia d’olio .

Semplici immagini  di intimità a fianco di testi sconcertanti  per la loro attualità e preziosi per la qualità della prosa e per la forza di certe invettive così  lungimiranti sulla politica e la cultura nostrana da suonare al presente.

E le  Poesie,in friulano ,in italiano  che Caproni per primo valorizzò ed amò.

Mi piace tanto questo libro ,proprio perché si sviluppa come un album,un libro “indiziario” si può  definire.

 Le foto di lui a pochi mesi ,i suoi familiari,quelle assieme a sua madre che tanto gli assomiglia ed alla quale /per la quale tanto ha scritto ,quelle al mare ,a Casarsa a  Roma,per le strade e le baracche  e in ferie  con la Callas, la Magnani,la Betti , la Mangano,con Totò,Moravia ,Davoli ed i ragazzi di  di strada ,i compagni della politica rispetto ai quali era troppo singolare e troppo avanti per poter assomigliare .

 Fu anche insegnante Pierpaolo :

”Ricordo le prime ore di scuola ,così’ soffuse di un acre e quasi languido senso di verginità,in cui io già cominciavo a manovrare con astuzia il mio candido entusiasmo .facendo della “emozione”qualcosa come un figura retorica di nuova specie ,con cui minare il mio discorso di pause ,di riverenze, di esclamativi segreti. Ne lievitava un pacato tono di scandalo,di rivelazione ,che delimitava nei ragazzi uno stato di curiosità per quel che dicevo. La mia emozione si comunicava assieme all’ambiguo sapore dell’ironia e delle deduzioni stringenti.”(!!!non è un copiaincolla,l'ho battuto furiosamente)

 I suoi lineamenti scavati ,illuminati da quegli occhi furibondi,dal sorriso indagatore e dall’eloquio tagliente,   sempre senza peli sulla lingua ,sempre .

L’intellettuale di estrazione borghese ha un grande interesse per la trasgressione ma una incapacità profonda a viverla;lui no ,mai .

Fino alla morte ,violenta ,forse non chiara .

 
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ossimora
ossimora il 11/12/07 alle 15:34 via WEB
Io mi sono sempre opposto al PCI con dedizione, aspettandomi una risposta alle mie obiezioni. Così da procedere dialetticamente! Questa risposta non è mai venuta: una polemica fraterna è stata scambiata per una polemica blasfema". In un'intervista a Enzo Biagi (1971), che gli chiedeva quali fossero le obiezioni da rivolgere ai comunisti, Pasolini rispose: "Le ho sempre fatte: un eccesso di burocrazia, e l'avere permesso, all'interno del partito, atteggiamenti che sono borghesi: un certo perbenismo, un certo moralismo. Però continuo a votare per loro" [...] "Il mio atteggiamento è di adesione al Pci, perché voto comunista da quando ero ragazzo, dal tempo dei partigiani, sono stato dalla loro parte, benché non iscritto, sono un indipendente di sinistra e la mia posizione adesso è una posizione abbastanza personale, devo dire, perché non sono decisamente nel Partito comunista, benché lo appoggi nei momenti, insomma, di lotta, di emergenza" […]. La posizione di Berlinguer e Salinari era condivisa, allora, dalla maggior parte dell’opinione pubblica di sinistra. Nel 1975, anno della morte di Pasolini, nella realtà fortemente mutata, in un’Italia che aveva conosciuto le contestazioni del ‘68 e i profondi cambiamenti nel costume, Giovanni Berlinguer tornò sulle proprie posizioni e nella riedizione del saggio Borgate di Roma [Editori Riuniti, Roma 1975] che aveva scritto con Piero Della Seta nel 1960 prese le distanze dal giudizio di condanna ammettendo l’unilateralità del proprio punto di vista. […] Pasolini era stato espulso dal PCI, prima degli anni ‘50, a causa della sua omosessualità. In seguito però, e nonostante la morte del fratello ucciso dalle brigate titine durante la Resistenza, Pasolini non mostrò mai rancore verso il partito. Tornando alle borgate, erano realtà isolate dal mondo, senza servizi o scuole; erano state costruite per volontà del duce, per espellere i poveri dal centro della città. Intanto il Partito Comunista e il Partito Socialista intervenivano nelle borgate, lavorando e lottando con i giovani per migliorarne le condizioni di vita. Nel 1975, quando fu pubblicata una nuova edizione di Borgate di Roma le condizioni di vita erano già molto cambiate: il boom-economico aveva raggiunto anche le borgate, automobili, elettrodomestici, televisione. E insieme si perdeva il senso della vita collettiva, la solidarietà che un tempo legava gli abitanti delle borgate e sopraggiungeva quell’omologazione che Pasolini per primo aveva diagnosticato" [G. Berlinguer]. Sono state dette delle imprecisioni ;questo è ciò che è successo.L'espulsione daòl PCI è di prima degli anni 50 . .
 
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