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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Settembre 2015

Vite interrotte la notte di capodanno: parte seconda

Post n°1060 pubblicato il 29 Settembre 2015 da lascrivana

 

Spinta più che altro dalla curiosità, mi ritrovai a sfogliare velocemente le pagine del libro. Miriam Solerti era stata una donna d’altri tempi, con una mentalità e una cultura diversa, nulla di trascendentale. Una vita tranquilla, normale, tanto da rendere la lettura noiosa. Ragion per cui, saltando numerosi capitoli, passai direttamente alle ultime pagine. Giunta all’epilogo, la mia attenzione fu catturata dall’inizio dello stesso.

 

“Era una fredda notte di fine anno. Finalmente avremmo detto addio al 2299”

Un brivido freddo mi percorse da capo a piedi, più leggevo e più l’ansia saliva. Quando arrivai alla fine, fui scossa da un violento tremito e mi venne voglia di vomitare.

Miriam Solerti era scomparsa la notte di capodanno senza lasciare tracce dietro di se. Scossa da un atroce presentimento, avvertii un grosso peso sullo stomaco, le gambe si fecero molli e aprii la bocca in cerca d'ossigeno. La consapevolezza di trovarmi in una stanza senza finestre, aumentò a dismisura la mia ansia. Tutto si fece nero e mi resi conto che stavo per svenire. Quando mi risvegliai, mi trovavo in un bagno di sudore. Sentii me stessa chiamare a gran voce mia madre, ma non ci fu risposta. Mi guardai attorno, e la tremenda realtà mi colpì con la violenza di un uragano. Travolta nuovamente dal panico, realizzai che non si trattava di un incubo. Colta da vere e proprie crisi isteriche, mi ritrovai a graffiare la fredda e dura parete di pietra fino a farmi uscire il sangue da sotto le unghie. Il mio era un pianto senza lacrime, a stento riconobbi il disperato grido disumano che saliva dalla mia gola. Un suono che sembrava uscire direttamente dall'inferno, attraverso le viscere attanagliate dall’ansia. Il tempo trascorreva inesorabile, o forse no. Iniziai a sudare freddo, e la stanchezza per le forti emozioni vissute cominciò a farsi sentire. Mi accasciai sulla poltrona con le braccia penzolanti e, come un automa, osservai le gocce di sangue che scivolavano dalle mie dita. Con estrema precisione, simili a inchiostro rosso, si depositarono sul libro che avevo appena sfogliato.

Una di esse, come a voler sfuggire dalle altre, si soffermò su un volto che faceva da sfondo alla copertina di un altro libro. Si tracciò sotto l’occhio proprio come una lacrima. Come in trance, raccolsi il piccolo volume per dargli un’occhiata. Non feci caso al titolo, quasi sapessi già che si trattava di un'altra biografia simile alla prima. Aprendolo all'ultima pagina, trattenni il respiro e lessi:

 

“Era una fredda notte di fine anno, finalmente avremmo salutato il 2399”

 

-Mio Dio, si tratta di una coincidenza o questo accade ogni cento anni da secoli, ormai?- esclamai nello spazio ristretto.

 

Ignorando il terrore, presi dei libri a caso e iniziai a dare una rapida occhiata. Sfortunatamente era come immaginavo, la sparizione delle donne avveniva ogni notte di fine secolo. Mi guardai disperatamente intorno.

Ora sarebbe toccato a me, anch'io sarei finita su un libro! Dovevo fare qualcosa, non volevo essere l'involontaria protagonista di quella maledetta saga! Presi un profondo respiro, cercando di calmarmi e valutare il da farsi. Se volevo uscire da quella situazione, avrei dovuto usare l’astuzia e la razionalità. Giunsi così alla conclusione che, per poterlo fare, era necessario leggessi tutti quei libri. Solo in quel modo, avrei potuto scoprire che cosa avevo in comune con le protagoniste precedenti. Per prima cosa, dovevo entrare nella testa dello scrittore psicopatico. Invano cercai su ogni libro il nome dell’autore ma, invariabilmente, m'imbattevo nella stessa dicitura: anonimo. Forse lo poteva essere per gli altri, ma non per me. La sua mano stava scrivendo la storia della mia vita per aggiungerla alle sue saghe, ed io avrei fatto il possibile per scoprirlo! Mi misi seduta e iniziai a leggere il primo libro che mi era capitato tra le mani “Miriam Solerti” Se volevo saperne di più, mi sarei dovuta dare da fare, e in fretta anche. Ero certa che, la via d’uscita, si trovava proprio in quelle biografie.

Danio e Laura.

 
 
 

Vite interrotte la notte di capodanno

Post n°1059 pubblicato il 28 Settembre 2015 da lascrivana

 

Allo scoccare della mezzanotte, avremmo dato ufficialmente il benvenuto al trentesimo secolo. Vestita di tutto punto, con tanto di nastri e lustrini, mi avviai al centro della sala. Per salutare il vecchio anno, era stato esposto un grosso tubo cilindrico e trasparente collegato con un computer, sarebbe servito per la riproduzione di un falò virtuale. A ognuno di noi, era stato richiesto d'inviare al sistema delle immagini di eventi che ci avevano particolarmente sconvolto negli ultimi decenni, in modo di poterli vedere bruciare insieme a quelli di tutti gli altri. Io non avevo molto da portare al rogo. La mia vita, sino ad ora, era trascorsa tranquilla e serena. Certo, qualche lutto in famiglia c’era pure stato, ma si trattava di qualche avo che aveva ormai compiuto i centocinquanta anni. Guardai il mio vecchio e secolare orologio, erano le ventitré e cinquanta. Non potei fare a meno di pensare a quando, la mia trisavola, l'aveva ricevuto in dono da suo marito. A quei tempi, doveva rappresentare qualcosa di veramente prezioso. Ora aveva solo un valore sentimentale, ma ormai ce lo tramandavamo da generazioni. La cassa dell’orologio, incastonata in un pesante bracciale d’acciaio, era impreziosita dai diamanti che ne risaltavano la circonferenza. Il design era piuttosto semplice, e si poteva tranquillamente abbinare a qualsiasi capo senza che questo apparisse pesante e sfarzoso.

Improvvisamente, fui colta da una strana sensazione. Fu come se qualcuno, da qualche parte, mi stesse spiando. Voltandomi per dare un’occhiata, non scorsi nulla di strano. Tutti sembravano intenti a parlare e mangiucchiare qualche dolcetto. La musica assordante copriva il suono delle voci, e per un attimo mi sembrò che intonassero tutti lo stesso motivetto che era solito canticchiare mia madre

-Il tempo passa, la vita vola, e se non ti decidi di scegliere rimarrai da sola -

Già, mia madre, lei e la sua mania di volermi sposare a tutti i costi! E’ vero che ero ormai giunta alla soglia dei quaranta, però non mi sentivo ancora pronta per convolare a nozze con chicchessia solo per farla felice! In fondo, a casa stavo bene, e non mi mancava di certo l’affetto. Anche se ero figlia unica, godevo ancora delle attenzioni degli zii settantenni e delle cugine che, a loro volta, avevano allietato la famiglia con la nascita dei loro figlioletti. La nostra famiglia soleva riunirsi spesso, e anche questa sera c’eravamo proprio tutti.

Diedi un’occhiata in fondo alla sala. Con un po' d'invidia, ammirai la scioltezza della mia bisnonna mentre si muoveva a ritmo di una vecchia tarantella. Suo marito, poco distante, batteva le mani sorridendo. Erano insieme da più di un secolo, ed erano ancora innamorati e felici. Sono certa che quel birbante di mio nonno, ogni tanto qualche scappatella l’avrà fatta a suo tempo. Ma mia nonna, donna di vecchio stampo, sembrava non averci fatto molto caso, lo adorava.

Come poco prima, un’ondata di gelo mi colpì alla schiena. Mi girai di scatto, cercando di capire se avevano aperto qualche porta. Nulla di tutto ciò. Ancora una volta, la sensazione d'essere osservata mi mise a disagio, provai un fastidioso malessere.

 

Spaventata, guardai ancora una volta l’orologio. Le lancette erano ferme alle ventitré. Alzai gli occhi stravolta, mentre tutta la stanza si oscurava e si tramutava in uno gelido e stretto abitacolo. I muri di pietra, ricordavano quelli delle vecchie cantine, mentre il calendario appeso al muro era fermo sulla pagina del Dicembre 2300!

-Mio Dio! Settecento anni addietro. Cosa mi sta succedendo? Dove sono?- esclamai ad alta voce.

La mia domanda risuonò stridula nel silenzio della stanza. Sconvolta, e con l’ansia che mi attanagliava lo stomaco, mi guardai intorno in cerca di una via d’uscita. Ma nulla mi fece pensare che ci fosse. Dietro l'imponente libreria, che prendeva tutta la parete, poteva magari esserci una porta. Che cosa ci facesse poi una libreria in quel piccolo ripostiglio era tutto un mistero. D'altronde, cosa poteva mai esserci di normale in quella situazione? Mi sentivo come se qualcuno, proveniente dal passato, mi avesse rapito. La stanza era illuminata da una luce al neon e, alle mie spalle, era sistemata una comoda poltrona in velluto damascato. Appariva invitante, come se qualcuno l'avesse sistemata apposta per me.

-Si sbagliano di grosso se pensano che io stia qui buona a leggere senza far nulla per uscire da questa prigione!- dissi per farmi forza.

Estrassi tutti i libri dal mobile per cercare di vedere se, dietro, ci potesse essere un’apertura. Cercai persino di spostare il pesante mobile, inutilmente. Sembrava fosse cementato nel muro di pietra.

Avvilita, mi accasciai sulla poltrona. Con lo sguardo, passai in rassegna tutti quei di libri sparsi sul pavimento. Ad un certo punto, fui attratta dall’immagine di copertina che raffigurava una giovane donna. Presi il libro tra le mani e lessi il titolo:

 

“Miriam Solerti” Una vita interrotta la notte di capodanno.

 

Un brivido di terrore mi percorse da capo a piedi. Ebbi la netta sensazione che, io e quella donna, avessimo qualcosa in comune.

Danio e Laura 

 
 
 

Aida : fine

Post n°1058 pubblicato il 25 Settembre 2015 da lascrivana

 

Giulia era morta.

Impossibile, inaccettabile, assurdo.

Appoggiato alla porta della cantina, Michele cercò di ricacciare indietro le lacrime. In parte era colpa sua, di questo ne era perfettamente consapevole. Se non fosse intervenuto, se solo fosse riuscito a tenere a bada il proprio carattere impulsivo, forse sarebbe ancora viva.

Ma non era accaduto, anzi, era avvenuto l'esatto opposto.

E il tutto era successo solo poco tempo prima.

 

Una volta arrivato alla residenza, aveva oltrepassato il giardino per poi raggiungere l'ingresso vero e proprio.

Ma, mentre stava per bussare, si era fermato di colpo. Voci concitate, provenienti dall'interno, l'avevano trattenuto. Sgattaiolando verso una vicina finestra, si era accucciato e aveva sbirciato attraverso le persiane.

E il suo cuore aveva mancato di un battito.

Davanti a Giulia, rannicchiata sul divano, un uomo la stava fissando intensamente. Nella mano destra reggeva una pistola, e sembrava intenzionato a usarla.

Michele non ci aveva pensato due volte. Con un balzo, aveva scavalcato il davanzale ed era piombato nella stanza.

Giulia l'aveva guardato spalancando gli occhi mentre l'uomo, voltandosi di scatto, aveva puntato l'arma nella sua direzione.

Non aveva nemmeno sentito partire il colpo. Solo un lampo, il bruciore alla tempia e l'impatto con lo stomaco di Marco.

Erano finiti al suolo, rotolando e ansimando come due forsennati. Nonostante la differenza d'età, Marco era molto forte e sembrava non voler mollare la presa.

Afferrandogli il polso, Michele aveva cercato disperatamente di costringerlo a lasciare l'arma ma, nel brusco movimento che ne era seguito, il secondo colpo era esploso con un fragore assordante.

Forse fu il gemito, o forse fu quell'attimo sospeso tra l'odore acre della polvere da sparo. Fatto sta che entrambi, ancora avvinghiati, si erano voltati verso il divano.

Giulia aveva la bocca spalancata mentre un filo di sangue, colandole lungo la guancia, le aveva macchiato il bordo superiore del vestito.

Michele aveva avvertito una scossa percorrergli tutto il corpo. Senza nemmeno guardare, aveva sferrato una violentissima gomitata verso il volto di Marco.

Quest'ultimo, urlando di dolore, si era portato le mani al naso fratturato e aveva finalmente mollato la pistola.

Michele se n'era impossessato immediatamente e, senza alcuna esitazione, aveva scaricato tutti i colpi sul corpo dell'uomo a terra.

Non ricordava quanto tempo era rimasto ad osservare il corpo senza vita di Giulia.

Quando aveva recuperato la facoltà di pensare con calma, si era reso conto che nessuno, tanto meno la polizia, gli avrebbe mai creduto.

Si era intrufolato come un ladro, e l'avrebbero trovato con due cadaveri e una pistola fumante ancora in mano.

No, non avrebbe chiamato i poliziotti. Ma qualcosa doveva fare.

E quel qualcosa era fuggire, il più lontano possibile.

Ma, per prima cosa, avrebbe dovuto nascondere i corpi. Aida e lo zio Ovidio infatti, sarebbero tornati prima o poi.

Così, aveva afferrato Marco per le ascelle e l'aveva trascinato in cantina. Una delle botti era vuota e, seppur a fatica, era riuscito a toglierne il coperchio e gettarvi dentro il corpo.

Tornando di sopra, si era chiesto dove occultare Giulia. Non se la sentiva di riservarle lo stesso trattamento di Marco. Ecco, l'avrebbe portata ugualmente in cantina, ma l'avrebbe nascosta in quella fessura che aveva notato prima.

Non ne aveva avuto il tempo.

I passi e le voci provenienti dall'esterno l'avevano bloccato sul posto. Preso dal panico, non aveva potuto far altro che lasciare Giulia dove si trovava, tornare sui suoi passi e richiudersi la porta della cantina alle spalle.

 

Appoggiato alla porta della cantina, si alzò a fatica. Oltre ad aver perso la nozione del tempo, la tensione l'aveva svuotato e privato di forze.

I poliziotti se n'erano di certo andati, ma Ovidio e Aida si erano ritirati oppure, sconvolti da quella tragedia, si trovavano ancora nel salone?

Con estrema cautela, aprì la porta e uscì. Il corridoio era buio, solo una luce filtrava da una porta socchiusa, quella che dava nel salone. Avvicinandosi lentamente, la raggiunse e si appiattì contro la parete. Le voci gli giunsero nitide, si mise in ascolto.

 

-Hai mentito, dunque. Sapevi della tresca tra Giulia e Marco ancor prima che io te lo rivelassi!-

Ritta in mezzo al salone, Aida trattenne a stento l'ira.

Ovidio aveva appena finito di parlare e, passandosi le mani sul viso, annuì lentamente.

-Non sei stata l'unica ad averli sorpresi. Ma dopo averti ritrovata, non potevo rischiare di perderti, perdonami Aida-

La donna iniziò a camminare per la stanza, aprendo e chiudendo i pugni in continuazione. Dopo un tempo che a Ovidio parve interminabile, gli si portò finalmente dinanzi.

-Ho sfidato mio marito per te. Nonostante questo, hai lasciato che la tua unica nipote si abbandonasse ai suoi schifosi pruriti-

Ovidio fece per dire qualcosa, ma Aida non gliene diede il tempo.

-Sapevate tutto uno dell'altro, e solo la tua malattia ti ha impedito di portarmi a letto molto prima. Ci avete trattato come merce di scambio, e questo non posso tollerarlo. Mi fai schifo, Ovidio, vattene immediatamente da casa mia!-

Impietrito, Ovidio si alzò e la fissò intensamente.

-No, Aida, non è come pensi, e comunque non ti permetterò di rovinare tutto-

Senza pensarci due volte, l'afferrò per le braccia sbattendola con violenza sul divano.

-Avrei voluto che accadesse diversamente, ma non mi lasci altra scelta, ho aspettato anche fin troppo!- disse slacciandosi la cintura.

Aida spalancò la bocca ma Ovidio, in un istante, le fu sopra travolgendola col proprio peso.

Terrorizzata, sentì le sue mani intrufolarsi frenetiche sotto la gonna, era bloccata.

 

Nel momento stesso che lo sparo rimbombò nella stanza, il corpo di Ovidio s'irrigidì e s'inarcò. Un rivolo di sangue gli fuoriuscì dall'angolo delle labbra mentre gli occhi, spalancati all'inverosimile, sembravano volessero uscire dalle orbite. Subito dopo, rotolò giù dal divano e rimase immobile.

Lorda del suo sangue, Aida lo fissò inorridita, quindi alzò lo sguardo.

Dopo aver gettato la pistola sul pavimento, Michele si avvicinò al divano lasciandosi cadere sulle ginocchia.

-Ora Giulia è vendicata del tutto, chiami pure la polizia, signora-

Danio e Laura

 

 
 
 

Aida 11

Post n°1057 pubblicato il 22 Settembre 2015 da lascrivana

 

Lasciò trascorrere ancora una mezz'ora prima d'azzardare a muoversi. Nascosto tra la parete, ed una delle enormi botti di vino, quel nascondiglio era stato anche la sua salvezza.

Dentro una di esse, il cadavere di Marco sarebbe marcito per l'eternità.

Uscendo da quella scomoda posizione si diede un'occhiata intorno, quindi si tolse la polvere dagli abiti. Sperando che i poliziotti se ne fossero andati, salì la rampa di scale e appoggiò un orecchio alla porta. Uno di loro era sceso diverso tempo prima, ne aveva udito chiaramente i passi. Trattenendo il fiato, aveva atteso che se ne andasse, cosa che era avvenuta dopo pochi minuti.

Al di la della porta non si udiva nulla. Decise altresì di attendere ancora un poco prima d'azzardarsi a uscire. Nel frattempo, con le dita, si tastò la ferita alla tempia. Era stato solo un colpo di striscio e, per fortuna, aveva smesso di sanguinare. Ma il dolore persisteva, rammentandogli ciò che era successo in quelle ore.

 

 

Michele aveva ventitré anni e, da qualche mese, intratteneva una relazione tribolata con Giulia. L'amava. L'amava con tutta la forza del suo cuore e un entusiasmo che aumentava ogni giorno trascorso insieme.

Eppure, nonostante lei fosse gentile ed educata, c'era qualcosa che la tratteneva.

-Scusami, Michele. Ti voglio bene, ma non devi avere fretta, siamo ancora così giovani- era solita ripetere quando erano soli.

Ed egli aveva aspettato, sino a quella mattina.

Deciso a risolvere la questione una volte per tutte, di buon ora si era recato presso la sua abitazione.

E li, non appena aveva varcato il cancello che dava sul giardino, aveva capito che c'era qualcosa che non quadrava. La porta d'ingresso, in legno massiccio, era aperta per metà. Avvicinandosi con cautela, aveva messo dentro la testa.

-Giulia?- aveva chiamato. Nessuna risposta.

Dopo cinque minuti di perlustrazione, si era reso conto che la casa era deserta.

E fu proprio mentre stava per andarsene che lo vide.

Il foglietto, sgualcito, giaceva vicino a una gamba del tavolo.

Chinandosi a raccoglierlo, l'aveva spiegato e si era messo a leggere.

 

Ho deciso di ospitare Ovidio nella nostra residenza estiva per la convalescenza. Ha bisogno di cure e di tranquillità, ed io sono in grado di dargliele entrambe. Mi sono accorta troppo tardi d'aver scelto l'uomo sbagliato, ma sono ancora in tempo a rimediare. Ti pregherei di evitare qualsiasi scenata e, sopratutto, di tenerti lontano da noi.

Aida.

Aveva riletto il messaggio ancora un paio di volte, quindi l'aveva appoggiato sul tavolo. E aveva rammentato.

In passato, Giulia gli aveva parlato degli amici dello zio, Aida e Marco. Così come della residenza estiva che, Giulia stessa, frequentava abitualmente.

Che si fosse trovata la? Non era affatto intenzionato ad attendere oltre, e la residenza si trovava a meno di un'ora di strada.

 

 

 

Giulia si trovava seduta sul divano. Di fronte a lei, Marco passeggiava nervosamente avanti e indietro, le mani allacciate dietro la schiena.

-Devi credermi, Marco. Non ne sapevo nulla!- disse accorata. Il braccio le doleva ancora, tanta era stata la foga con cui l'aveva afferrata in casa propria. Avevano viaggiato in silenzio, e lei non aveva osato far domande. Una volta giunti sul posto, avevano però trovato la casa deserta. Nonostante il brutto tempo, probabilmente si trovavano alla spiaggia. Ma non sarebbe andato a cercarli, li avrebbero attesi li, per la resa dei conti.

-Quel maledetto! Avevamo fatto un patto!- proruppe rabbiosamente Marco.

Giulia avrebbe voluto ribattere. Avrebbe voluto ricordargli che anche lui l'aveva infranto, andando a letto con lei. Ma restò in silenzio, non voleva aggravare le cose.

Quando tornò a voltarsi verso di lei, nella sua mano destra era comparsa una pistola. Istintivamente, Giulia si era rannicchiata ancor più sul divano.

-Non temere, non ho intenzione di usarla contro di te. Ma la farò pagare a entrambi. Poi ce ne andremo, lontani da tutto e da tutti-

Il tono aveva fatto rabbrividire Giulia. Quel pazzo aveva intenzione di uccidere lo zio, e lei non poteva farci nulla.

Danio e Laura.

 
 
 

Aida 10

Post n°1056 pubblicato il 20 Settembre 2015 da lascrivana

 

L'ispettore, un uomo alto e segaligno, misurò la stanza a grandi passi e nel più assoluto silenzio. Il corpo di Giulia era appena stato portato via e Ovidio e Aida, seduti uno accanto all'altra sul divano, fissavano entrambi il pavimento. Ovidio, i capelli arruffati, continuava a scuotere la testa mentre Aida, pallida da far paura, sembrava dover svenire nuovamente da un momento all'altro.

-Signor Strani...- disse improvvisamente l'ispettore -...quindi lei mi conferma che la vittima è sua nipote, Giulia Poretti-

Ovidio annuì impercettibilmente.

-L'unica figlia di mia sorella Maria. Scomparve diversi anni fa, assieme al marito, in un incidente di montagna. Giulia era ancora minorenne così me ne presi cura io, ero l'unico parente rimasto- disse con la voce rotta dall'emozione.

-Capisco che non è proprio il momento adatto, ma sua nipote è stata assassinata con un colpo d'arma da fuoco in piena fronte. Sono costretto a rivolgerle alcune domande, spero possa comprendere-

Dopo un istante d'esitazione, Ovidio alzò il capo e fissò il poliziotto negli occhi.

-E' stato Marco, non ho nessun dubbio. Ha voluto farcela pagare- Aida ebbe un sussulto sentendo il nome del marito.

-Calma, calma...- intervenne l'ispettore -Prima di lanciare delle accuse ben precise, vorrei venire a conoscenza dei fatti e delle persone. Chi sarebbe questo Marco?-

Aida e Ovidio si scambiarono uno sguardo, quindi la donna si alzò. Le gambe la reggevano a malapena, ma riuscì ugualmente a fare alcuni passi in direzione dell'ispettore.

-Marco Farris è mio marito, ispettore. E questa, come le ho già detto prima, è la nostra tenuta estiva-

Lanciando un'occhiata a Ovidio, il poliziotto tossì con discrezione.

-Quindi il signor Strani sarebbe...- lasciando la frase in sospeso.

Ovidio esplose. Alzandosi di colpo, si avvicinò ai due con fare minaccioso.

-Siamo amanti, si! C'è forse qualche legge che lo vieta?- ruggì rabbioso.

Nonostante non si trattasse di tutta la verità, in fondo non erano ancora stati a letto assieme, Aida provò uno slancio d'affetto verso di lui. L'ispettore non si scompose più di tanto, era abituato a quegli scatti subito dopo una tragedia.

-Non c'è alcuna legge, in effetti. Ma mi dovrebbe spiegare perché è così certo che l'omicida possa essere il signor Farris- disse calmo.

Ovidio prese un lungo respiro prima di rispondere.

-Io e Aida ci amiamo, ispettore. Nonostante ci conosciamo da moltissimi anni, solo dopo il mio ricovero in ospedale abbiamo riscoperto la passione-

In breve, raccontò al poliziotto tutte le varie fasi della loro storia. Sino alla decisione della donna d'ospitarlo per la riabilitazione.

-Ma non si tratta solo di questo. Marco ha sedotto mia nipote, assillandola sino a farla cadere ai suoi piedi. E dopo aver ottenuto ciò che voleva, l'ha ammazzata senza pietà!-

Portandosi le mani al volto, scoppiò in un pianto disperato sin troppo a lungo trattenuto.Aida gli si fece accanto afferrandolo per un braccio mentre l'ispettore, opportunamente, lasciò trascorrere qualche minuto. Quando i singhiozzi di Ovidio si furono placati, pregò entrambi di tornare a sedersi.

-Ovidio ha detto la verità, ispettore. Io stessa, del tutto all'oscuro, li ho sorpresi in atteggiamenti intimi- disse Aida.

Il poliziotto si grattò il mento, pensieroso.

-Quindi, secondo lei, il signor Farris avrebbe agito per vendetta-

Aida fece per replicare, ma Ovidio la precedette.

-Io e lui siamo stati molto amici, in passato. E ci siamo coperti a vicenda, svariate volte-

A quelle parole, Aida abbassò la testa ma lui, prontamente, le prese la mano.

-Ci eravamo scambiati una promessa però, e cioè che nessuno dei due avrebbe mai insidiato le donne dell'altro. E tutto è andato bene per anni, fino a quando Giulia non è diventata donna, una splendida donna- deglutì prima di proseguire.

-Era ormai diventata il suo chiodo fisso, temo, deve averla tormentata di continuo. Se solo me ne avesse parlato, sarebbe ancora viva! Purtroppo, ne sono venuto a conoscenza pochi giorni fa quando Aida, come le ha appena detto, li ha sorpresi nel giardino di casa. Il fatto che mi abbia invitato per la convalescenza, dev'essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E ha ucciso mia nipote solo per punirci-

L'ispettore annuì, quindi si schiarì la voce.

-Diramerò immediatamente i connotati di suo marito, signora. Nel frattempo, vi pregherei di restare a disposizione. Potrei aver ancora bisogno di voi, nell'immediato-

Una volta rimasti soli, nessuno dei due riuscì a dire una parola per parecchio tempo. Fu ancora una volta Aida, con un filo di voce, a rompere il silenzio.

-Ho paura, Ovidio. Marco dev'essere assolutamente impazzito per aver fatto questo. Cosa credi che farà, ora?-

L'uomo le prese la mano e la guardò fissa negli occhi.

-E' un assassino, Aida. Se la polizia non riuscirà ad arrestarlo, temo che le prossime vittime saremo noi-

Danio e Laura.

 

 
 
 

Aida 9

Post n°1055 pubblicato il 16 Settembre 2015 da lascrivana

 

Giulia si aggirò per le stanze come un'anima in pena. La notte appena trascorsa era stata travolgente, e Marco si era dimostrato un amante esperto e focoso. Ma aveva esattamente il doppio dei suoi anni, e ciò la rendeva dubbiosa sul futuro. I giovani della sua età le apparivano come insulsi bambocci nei suoi confronti, ma aveva anche paura. Quanto sarebbe durata quella tresca? Come avrebbe reagito lo zio?

Il solo pensiero la rabbuiò ancor più del dovuto. Cocciuto come solo lui poteva essere, le aveva vietato di andarlo ad accogliere fuori dall'ospedale.

“Me la so' cavare ancora, da solo. Non ho bisogno di nessun aiuto”

E lei, remissiva come sempre, non aveva saputo ribattere. In fondo, voleva bene a quell'uomo burbero ma altrettanto dolce quando si trattava di fare conquiste.

Incapace di restarsene chiusa in quelle quattro mura, decise di uscire a fare quattro passi. Era convinta che l'aria fredda l'avrebbe aiutata a superare quel momento di crisi. Indossato un lungo mantello con stola di volpe, si diresse verso la porta.

Che si spalancò di colpo.

Marco fece irruzione con la forza di un uragano. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, mentre una vena gli pulsava vivida sul collo. Spaventata, Giulia non trovò nemmeno la forza di una domanda anzi, portandosi le mani alla bocca, arretrò con gli occhi spalancati.

-Quel maledetto!- sbraitò puntandole il dito contro.

-E tu lo sapevi, lurida puttanella!-

Giulia scosse la testa, era sconcertata.

-Io...io...Marco...ma che...che stai dicendo!- riuscì a malapena a balbettare.

Lui parve non averla nemmeno udita. Afferrandola per un braccio, glielo torse violentemente dietro la schiena. Il dolore fu lancinante e tremendo. Calde lacrime le rigarono il volto mentre, annaspando, cercò di divincolarsi.

-Ma hanno fatto male i loro conti!- proseguì l'uomo spingendola contro la parete.

Giulia non l'aveva mai visto così, sembrava impazzito.

 

 

Nonostante il freddo, Aida e Ovidio sembrava non avessero nessuna fretta di lasciare la spiaggia. Un pallido sole, sbucando dalle nuvole, avevo reso l'aria più tiepida.

-Ora però rientriamo- disse d'un tratto Aida -Il medico è stato chiaro, e io voglio che ti riprenda al più presto-

Cingendola ancora una volta a se, Ovidio la baciò con trasporto.

-Mi tratti come un vecchio, ma ti adoro e hai ragione. Ma che ne dici di pranzare fuori? In fondo alla spiaggia, c'è quella locanda simpatica e discreta- disse dopo averla lasciata.

Percorsero il centinaio di metri che li separava dal posto mano nella mano, ognuno immerso nei propri pensieri.

-Pensavo di essere stato sempre troppo duro con Giulia, ma con tuo marito non me lo sarei mai aspettato!- disse Ovidio rompendo il silenzio.

Aida si fermò e gli strinse forte le mani.

-Tua nipote è maggiorenne, non deve rendere conto di nulla a nessuno. E conosco sin troppo bene Marco, l'avrà assillata sino allo spasimo e alla fine...-

Non riuscì a terminare la frase. Nonostante la sicurezza che stava dimostrando, il pensiero del marito tra le sue braccia le dava ancora fastidio. Non si trattava di gelosia, da tempo non amava più Marco. Piuttosto, le rodeva il fatto che ormai la trattasse come una donna finita. Ovidio le sorrise e, mostrando d'aver capito, riprese il cammino.

 

Il pranzo fu ottimo, e la conversazione spaziò su vari argomenti. Il proprietario della locanda, conoscendo bene Aida, alzò un sopracciglio vedendola arrivare con Ovidio. Ma durò solo lo spazio di un istante. Discreto e professionale, prese le ordinazioni e si ritirò in cucina.

Si fermarono sino a pomeriggio inoltrato, quando ormai le prime ombre della sera iniziarono ad avere la meglio sulla pallida luce del giorno.

Quando giunsero a casa il buio era già sceso e Aida, soffocando un gemito, spinse il cancello che si aprì senza difficoltà.

-Avevo chiuso a chiave!- esclamò guardando Ovidio.

Senza esitare, l'uomo la spinse da parte e si precipitò verso l'ingresso vero e proprio. La porta, in legno massiccio, appariva socchiusa.

-Stai indietro!- disse senza voltarsi.

Non sarebbe stato necessario. Paralizzata dal terrore, Aida annuì meccanicamente.

Prima d'entrare, Ovidio afferrò il bastone che, solitamente, usava per le sue passeggiate e che lasciava sempre sulla veranda.

Furono attimi interminabili, durante i quali Aida non osò parlare ne muoversi.

L'urlo la fece sobbalzare. Un gemito terribile e prolungato che le gelò il sangue nelle vene.

Ridestandosi da quella sorta di trance, si lanciò verso la porta.

Ciò che si presentò dinanzi ai suoi occhi, avrebbe per sempre segnato la propria esistenza. Ritto in mezzo al salone, le braccia rilasciate lungo i fianchi e scosso da profondi singhiozzi, Ovidio fissava un corpo steso a terra.

Aida gli si portò al fianco e, poggiandogli una mano sulla schiena, guardò nella stessa direzione.

Giulia aveva gli occhi aperti e la pelle, da sempre rosea, aveva assunto il colore dell'avorio.

Al centro della fronte, un foro non più grande di una monetina sembrava disegnato ad arte.

Aida sentì le gambe farsi molli e, dopo un istante, stramazzò al suolo.

Laura e Danio

 

 
 
 

Aida 8

Post n°1054 pubblicato il 14 Settembre 2015 da lascrivana

 

In quella fredda mattina d’inverno, il mare appariva scuro e minaccioso. Le onde, alte e spumeggianti, s'infrangevano violente sulla battigia spruzzando l’acqua sin quasi a metà della spiaggia. Prima di finire inzuppato, Ovidio si allontanò di qualche metro, non riuscendo a staccare gli occhi dal fascino misterioso del mare in tempesta. In parte, l'impetuosità della natura gli ricordava il suo carattere focoso e impulsivo, capace di lasciarsi trascinare dall’ira fino ad arrivare a gesti inconsulti. Immediato, il ricordo di ciò che accadde quella notte in ospedale lo investì con la stessa forza delle onde.

Il tempestivo arrivo di un'infermiera, aveva impedito che si macchiasse del più orribile dei delitti, l'omicidio. Pur sconvolto dalla rabbia, era riuscito in parte a giustificare ciò che stava facendo. Accusando Maria, aveva convinto l'ignara infermiera d'essere egli stesso vittima di un'aggressione. E la povera domestica, dinanzi alla sua veemenza, non aveva osato smentirlo. Ovidio era ben conosciuto nell'alta società, ed aveva numerose amicizie altolocate, chi le avrebbe mai creduto?

Così, aveva chiuso gli occhi e si era inginocchiata, chiedendo clemenza e pregandolo di non denunciarla. Vedendolo tentennare, gli aveva assicurato che sarebbe scomparsa per sempre dalla sua vita, che mai più l'avrebbe rivista. Ovidio aveva acconsentito, consapevole che la ragazza avrebbe sicuramente mantenuto la promessa.

 

E ora si trovava li, nella residenza estiva di Aida. Vero che aveva promesso a Marco che non avrebbe mai messo le mani su sua moglie, ma era altrettanto vero che era stato lui per primo a rompere il patto andando a letto con sua nipote. Quando Aida gliel'aveva confidato, non aveva stentato a crederci. Giulia l'aveva profondamente deluso. Pur essendo a conoscenza della sua indole, non si era comportata molto diversamente dalle numerose prostitute che egli stesso aveva frequentato, e il confronto con Aida gli era venuto spontaneo. Marco era stato uno stupido. Era solo colpa sua se la moglie, sfidandolo, aveva deciso di abbandonare il tetto coniugale per seguirlo e prendersi cura di lui.

Guardandola scendere per il sentiero che portava alla spiaggia, non poté fare a meno di ringraziare quella benedetta malattia che l’aveva spronata a prendere quella decisione. Al suo incedere, ebbe tutto il tempo di ammirarne la delicata e fine bellezza che, nonostante l'età, non accennava a sfiorire. Con un sorriso, Aida sollevò il viso per depositargli un casto bacio sulla guancia, sgridandolo per essere uscito di casa in quella gelida mattina di Dicembre. Ovidio la tacitò posandole due dita sulle labbra morbide e rosee, mentre i suoi occhi la scrutarono avidi da cima a fondo. In particolare, indugiarono a lungo sul seno a malapena coperto dalla candida camiciola che indossava sotto l’elegante vestito di velluto melange. Lo stretto corpino infatti, non faceva altro che esporlo generosamente ai suoi occhi. Imbarazzata, Aida cercò di chiudersi i lembi del mantello, ma prontamente Ovidio fermò il gesto con una mano, mentre l’altro braccio scivolava rapido intorno alla sua vita per stringerla a se. La passione, da troppo tempo trattenuta, sfociò come un fiume in piena travolgendoli entrambi. Stravolti da quel turbine di emozioni, si baciarono lungamente prima di distendersi sulla spiaggia. Per Ovidio, era ancora troppo presto per trarre piacere ma, con la sua esperienza, poteva sempre trovare il modo di soddisfare lei. Aida, sulle prime restia, lasciò che le sue mani s’intrufolassero avide sotto la lunga gonna.

 

Infuriato, Marco appallottolò il foglio e lo scagliò a terra con violenza. Quella lurida sgualdrina, come aveva potuto? E Ovidio poi, maledetto bugiardo! Stravolto dalla rabbia salì in camera e, da un nascondiglio segreto celato nell'armadio, prese la rivoltella che da sempre custodiva gelosamente. Esperto tiratore, la teneva sempre oliata ed efficiente.

Non avrebbe permesso un simile smacco. Tutto avrebbe sopportato, ma diventare lo zimbello della città lo faceva letteralmente impazzire. L'avrebbero pagata cara, ma non si sarebbe sporcato le mani con loro. Uscendo di casa, si diresse senza indugi verso l'abitazione di Giulia.

Danio e Laura

 

 

 
 
 

Aida 7

Post n°1053 pubblicato il 13 Settembre 2015 da lascrivana

 

-Chi sei...cosa vuoi!- esclamò Ovidio mettendosi a sedere sul letto.

L'ombra si avvicinò e, ancor prima che l'uomo potesse fare qualcosa, si tolse il cappuccio da sopra la testa.

-Ma...ma cosa ci fai tu qui?-

Sbalordito e incredulo, Ovidio puntò i propri occhi in quelli della donna.

-Voglio solo sapere, signore. Non avevo il coraggio di venire durante il giorno. Ma ho paura, e ho sentito cose orribili sulla vostra malattia. Vi prego, ditemi che non mi accadrà nulla!-

Ovidio impiegò qualche istante per capire. Quindi, esplose in una fragorosa risata.

-Stupida servetta da quattro soldi, cosa credi che ti possa accadere? Hai solo usato la bocca, e male tra l'altro, quale sciagura vuoi che ti colga?- disse sprezzante.

Nonostante il parziale sollievo, Maria non poté fare a meno di sentirsi offesa per quel tono duro e accusatorio.

-Ma a voi piaceva anzi, continuavate a esortarmi a proseguire, perché dite queste cose?-

Ovidio si alzò, stupito dalla sfrontatezza della ragazza.

-Ma come ti permetti? Non ho certo bisogno dei servizi di una sgualdrina per le mie esigenze. Se sei venuta con l'intenzione di estorcermi del denaro, ti avverto che ho amici molto potenti nelle autorità, potresti pentirtene amaramente!-

Maria non indietreggiò, per nulla intimorita da quello scoppio d'ira. Come molte altre donne, era stata inizialmente conquistata dal suo aspetto fisico e dal modo di fare mirato e studiato. Ma, una volta tra le lenzuola, si era rivelato un'autentica delusione, a prescindere dalla malattia.

-Non voglio certo del denaro da voi...- rispose piccata -...ma una cosa ve la prometto. Farò di tutto affinché non prendiate in giro la signora Aida!-

Il volto di Ovidio divenne paonazzo. Non riusciva a credere che quella impudente potesse arrivare a tanto.

-Come...come osi nominare chi ti da il pane per vivere, dovresti vergognarti!- urlò quasi.

Rimettendosi il cappuccio, Maria si avvicinò alla porta.

-Per vostra informazione, la signora mi ha licenziato proprio stamattina. Ma non le serbo rancore. Come me, ha creduto e crede ancora nelle vostre false promesse, ma farò di tutto affinché possa cambiare idea-

Ovidio avvertì una scossa percorrergli la spina dorsale. In un istante, si rese conto che quella maledetta avrebbe potuto rovinare i suoi piani. Ancor prima che la donna potesse richiudersi la porta alle spalle, fiondò giù dal letto e la raggiunse. Pur essendo ancora debole, non ebbe alcuna difficoltà a cingerla per la gola.

Maria si dimenò come una forsennata, cercando disperatamente di liberarsi dalla stretta. Tentò di urlare ma, a causa della pressione sulla carotide, dalla sua bocca uscì solamente un verso stridulo e gracchiante.

Il buio divenne ancor più buio, mentre il battito del suo cuore le esplose nelle orecchie come un tuono.

*****

 

Marco rientrò molto tardi quella sera. Sul volto, aveva ancora ben impressa la soddisfazione per il pomeriggio appena trascorso. Finalmente, dopo lungo penare, era riuscito nel suo intento. Giulia non era più una ragazzina e, con la scusa dell'assenza dello zio, aveva subito ceduto alla sua corte serrata e asfissiante. Non che si aspettasse molto. Sarebbe sempre stata un'ottima compagnia, una donna giovane e vogliosa in grado di esaltare il suo ego di maschio ancora in perfetta forma.

E poi c'era Aida, la moglie devota, la madre dei suoi figli. Agli occhi della società, avrebbero dovuto sempre apparire come una coppia affiatata, lontana da scandali e dicerie.

Poco importava che lei, da sempre, fosse infatuata di Ovidio. Per un tacito accordo, i due uomini avevano stabilito che nessuno dei due avrebbe oltrepassato certi limiti. Eppure, lui l'aveva appena fatto anche se Giulia, in fin dei conti, non era l'amante di Ovidio.

Rientrando in casa, fu accolto da un silenzio totale. Era ormai troppo tardi per qualsiasi discussione, quindi si diresse senza indugi verso la propria camera. Ma, attraversando il salone, una busta appoggiata sopra il tavolo attirò la sua attenzione.

“Per Marco” vi era scritto semplicemente sopra.

Un campanello d'allarme gli risuonò nella testa. Freneticamente, strappò il bordo e iniziò a leggere.

Danio e Laura

 
 
 

Aida 6

Post n°1052 pubblicato il 10 Settembre 2015 da lascrivana

 

Rinchiusa nella propria stanza, Aida si rigirò nervosamente nel grande letto matrimoniale.

Nemmeno il ticchettio della pioggia che batteva ritmicamente sui vetri riuscì a calmarla. Il pensiero del marito a letto con la giovane Giulia l'aveva infastidita più che offesa, anche se poche ore prima li avrebbe ammazzati volentieri entrambi. La sera precedente infatti, pur non essendo riuscita a parlare con Ovidio aveva però ricevuto buone notizie dal chirurgo che l'aveva operato. Recatasi presso la sua abitazione con l'intenzione d'informare la nipote, si era però trovata dinanzi a una sgradita sorpresa. Non appena aveva oltrepassato il cancello, aveva infatti dovuto nascondersi dietro uno dei grandi alberi del giardino.

Pensando di non essere visti, Giulia e Marco stavano amoreggiando seduti sopra una delle numerose panchine. Una visione che le aveva provocato un’ondata di disgusto e di rabbia. Furibonda, aveva lasciato silenziosamente l’abitazione prima che i due si accorgessero della sua presenza. Marco aveva oltrepassato ogni limite di decenza, si sentiva umiliata come non mai. No, questa volta non gliela avrebbe fatta proprio passare liscia, gli avrebbe reso pan per focaccia. Anche se, al momento, colui che avrebbe dovuto aiutarla era fuori combattimento. Alzandosi dal letto, si recò in cucina e si versò un bicchiere d'acqua.

Il chirurgo era stato chiaro. Per guarire in modo ottimale, Ovidio avrebbe avuto bisogno di una convalescenza tranquilla e serena. Inizialmente, Aida aveva pensato di ospitarlo nella residenza estiva, naturalmente assieme a Giulia.

Ma dopo aver assistito a quella scena ripugnante, decise che avrebbe invitato solo Ovidio, e al diavolo anche Marco. Che si provasse a fare qualsiasi obiezione!

Col bicchiere in mano, si avvicinò alla finestra e scostò le tende.

Il cielo, completamente ricoperto da nuvole nere e minacciose, sembrava andare di pari passo col proprio stato d'animo. Non aveva nessuna voglia di trascorrere la giornata da sola. Così, dopo una breve colazione, prese un libro dalla biblioteca e si recò di nuovo in ospedale con l'intenzione di far compagnia a Ovidio.

Per l'occasione, aveva indossato un elegante abito grigio perla che, grazie al suo fisico asciutto, le dava un aspetto austero e regale.

Attraversando i corridoi dell'ospedale, salutò con cortesia infermieri e pazienti che, di volta in volta, incrociava.

Arrivata davanti alla stanza occupata da Ovidio, ebbe un istante di esitazione.

Diversamente dal solito, la porta era socchiusa. Avvicinandosi ulteriormente, riconobbe la voce del chirurgo.

-Caro signor Strani, lei si deve ritenere un uomo molto fortunato. L'operazione è riuscita perfettamente, e le possibilità di avere rapporti intimi non sono precluse. Però, se posso permettermi, le darei un consiglio. La sua fama di dongiovanni è ben nota per cui, in futuro, faccia molta attenzione con chi si accompagna-

A quelle parole, Ovidio parve rabbuiarsi. Ma fu solo un istante fugace. Sorridendo, fissò il medico con decisione.

-Credo d'aver imparato la lezione, dottore. E poi, credo di essermi innamorato alla follia di una donna-

Il chirurgo sorrise a sua volta e, dopo un istante, lasciò la stanza.

Aida si era sentita avvampare ascoltando le ultime parole di Ovidio. Ma di che donna stava parlando? Possibile si trattasse di lei?

Combattuta tra gelosia e desiderio, entrò e si richiuse la porta alle spalle.

-Ciao, come stai?- chiese con un tono informale che non sfuggì all'uomo disteso sul letto.

-Cosa succede, Aida. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Lo so, avrei dovuto parlarti prima della mia malattia. Ma avevo paura di perderti, perdonami-

Pian piano, Aida sentì la rabbia sciogliersi come neve al sole. Il pensiero di ciò che aveva fatto con Maria svanì all'istante.

-No, Ovidio...- rispose con dolcezza -...anzi, vorrei dirti una cosa- Tornando verso casa, Aida organizzò mentalmente i preparativi per la partenza. Sperò con tutto il cuore che Marco non fosse ancora rientrato, non voleva affrontarlo. Gli avrebbe lasciato due righe, tanto si meritava.

 

 

Era ormai sera e Ovidio, dopo aver cenato, fece due passi in corridoio. Si sentiva rinfrancato dopo la conversazione con Aida. Aveva aspettato sin troppo tempo prima di dichiararle il suo amore. L'indomani sarebbe stato dimesso, e la prospettiva di passare la convalescenza con lei lo entusiasmava. Non provava nessun rimorso nei confronti di Marco. Avevano condiviso molte avventure insieme, e appunto perché erano amici si era sempre tenuto lontano da sua moglie. Ma, da quando aveva intuito le sue mire nei confronti di Giulia, aveva iniziato a odiarlo. Ed era di quello che voleva parlargli prima di essere colpito dal malore.

Dopo la passeggiata, tornò in camera e si mise a letto.

Era buio pesto quando, di colpo, sbarrò gli occhi. Un'ombra, ingigantita dalla piccola lama di luce proveniente dalla finestra, incombeva su di lui con fare minaccioso.

Danio e Laura

 
 
 

Aida 5

Post n°1051 pubblicato il 09 Settembre 2015 da lascrivana

Sprofondata sul divano, Aida pianse tutte le lacrime che aveva. Che direzione avrebbe preso ora la sua vita? Aver rivisto Ovidio le aveva provocato una forte emozione, una sensazione che credeva ormai sopita. Ma ciò che l'angustiava più di tutto, era stato scoprire la natura della sua malattia. Dove l'aveva contratta? Avrebbe ancora potuto far felice una donna? Tutti pensieri che, all'improvviso, furono interrotti dall'arrivo di suo marito.

-Notizie dall'ospedale?- chiese con noncuranza Marco. Aida s'infuriò. In fondo, Ovidio era anche amico suo, come poteva essere così insensibile? Rossa in viso, si alzò e gli si parò dinanzi, le mani strette a pugno sino a farsi dolere le nocche.

-Ha rischiato di morire, e tu sai solo chiedere se ci sono notizie! Cos'hai al posto del cuore, una pietra?-

Marco non si scompose più di tanto. Afferrata la pipa dal taschino, se l'accese con movimenti lenti e studiati.

-Non capisco questo tuo fervore, cara. Mi tieni forse all'oscuro di qualcosa?- sul suo volto, era comparsa un'espressione interrogativa e divertita al tempo stesso.

Era il colmo!

Sempre più arrabbiata, Aida rimase senza parole. Che proprio da lui, libertino convinto e dei più dissoluti venisse una predica no, non poteva accettarlo!

-Non ho certo nulla da nasconderti...- rispose con la voce incrinata -...ma non avrei mai pensato che te ne potessi infischiare così di un tuo amico!-

Sospirando, Marco si alzò e si diresse verso l'ingresso. Afferrati cappotto e cappello, li indossò e mise una mano sulla maniglia.

-Stai pure tranquilla, Ovidio si riprenderà presto, ne ha passate di peggiori. Tornerò quando ti sarai calmata, e ti consiglio di farlo al più presto- prima di richiudersi la porta alle spalle.

Una volta rimasta sola, Aida ripensò alle parole e al sorrisetto enigmatico del marito. Possibile che Ovidio gli avesse detto qualcosa? Che quel giorno sulla spiaggia non fosse più solo un loro segreto? Stentava a credere una cosa simile, eppure...

-Mi scusi, signora...-

Talmente presa da quei pensieri, sussultò al suono della voce.

Ritta sulla porta della cucina, Maria sembrava indecisa se entrare o meno. Ancora infuriata con Marco, l'aggredì in malo modo.

-Che cosa c'è! Ti avviso che è una brutta giornata, spero sia qualcosa d'importante!-

Colpita da quel tono duro e deciso, la domestica si portò le mani al volto per poi scoppiare in un pianto dirotto.


-Sei solo una ragazzina viziosa e senza morale. Puoi andare di sopra e radunare le tue cose, in questa casa non sei più gradita-

Maria aprì la bocca per dire qualcosa ma desistette quasi subito e, a testa bassa, lasciò il salone.

Rimasta ancora una volta sola, Aida pensò di sentirsi male. Prima il litigio con Marco e ora...ora quella sgualdrinella che le aveva appena confessato un rapporto con Ovidio!

-Non si è trattato di un rapporto completo, signora...- le aveva confessato tra le lacrime -...lui...lui sembrava non essere in grado e...e allora ho provato con la bocca...io...io...-

Aida l'aveva fermata con un gesto, non voleva sapere altro. Poco importava che quella stupida sapesse che ci voleva ben altro per essere contagiate. Che si tenesse la paura, se lo meritava!

E Ovidio, come aveva potuto? Con una ragazzina poi!

Sempre più nervosa e dubbiosa, decise di recarsi nuovamente in ospedale. Doveva parlare con Ovidio, che i medici lo volessero o meno.

 

Appena uscito di casa, Marco si fregò le mani soddisfatto. Quello stupido di Ovidio si era tirato la zappa sui piedi col suo vizio di correre appresso a qualsiasi sottana.

Il pensiero di sua nipote Giulia, sola nel grande appartamento appena acquistato, lo eccitò a dismisura.

Senza la protezione dello zio, la ragazza sarebbe caduta facilmente nelle sue mani. Aveva tentato invano innumerevoli avances durante l'estate appena trascorsa, ma era stato tutto inutile. Ovidio era come un'ombra, e la cosa era sfumata ancora prima di nascere.

E Aida poi. Il sorriso si trasformò in una risata talmente sguaiata che, alcuni passanti, si voltarono a guardarlo. Che fosse cotta di quel vecchio porco non era certo un segreto. Ma il dongiovanni era praticamente fuori uso, che ci provasse ora a portarsela a letto!

Danio e Laura

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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