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poesie prose e testi di L@ur@

 

UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

Per chi volesse leggere la storia"Un passo indietro per farne uno avanti" sin dalle prime pagine;basta cliccare sui link.

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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.

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Messaggi di Dicembre 2015

Io ci sarò.

Post n°1106 pubblicato il 31 Dicembre 2015 da lascrivana

Il papavero giallo

Io ci sarò

Con entusiasmo, passione e tanta allegria

Con la mia vena artistica e la mia sfrenata fantasia

Quando vi sentireti soli e abbandonati

e quando penserete di sentirvi meno amati

Ci sarò

Per ricordarvi che l'amore più vero

E quello che sgorga da un amico sincero

E che non sempre chi vive lontano

è impossibilitato dal darci una mano

Ci sarò

Ogni qualvolta sentirete il bisogno

di regalarvi la gioia di un sogno

 di una pia illusione dettata dall'immaginazione

che rende più sopportabile ogni triste situazione.

Ci sarò

Ogni qualvolta leggerete i miei pensieri

Ci sarò oggi, domani come ci sono stata ieri

immortalata dalla mia stessa creatività

che mi regala il dono dell'ubiquità.

Laura


Buon Anno!

Auguri, affinché il 2016 sia glorioso per tutti!

 

 

 
 
 

Concerto per tre. 6

Post n°1105 pubblicato il 30 Dicembre 2015 da lascrivana

Per un breve istante Luke temette di svenire. Il vapore, causato dal continuo scroscio dell'acqua calda, aveva invaso il bagno, rendendo la stanza molto simile a una sauna. Ma la sua reazione non si fece attendere. In un paio di balzi, raggiunse il rubinetto e lo girò con un colpo secco, quindi si chinò accanto a Luciana. Con estrema cautela, le mise una mano sotto la nuca e le osservò il volto, impressionante tanto era pallido, per non parlare delle labbra, che avevano già assunto un sinistro colorito bluastro. Cercando di fare il più delicatamente possibile, appoggiò l'orecchio al torace della ragazza trattenendo egli stesso il respiro.

Appena udibile, rallentato, ma c'era, il battito ebbe il potere di riscuoterlo completamente. Dopo essersi tolto la maglietta, ne strappò un lembo trasformandolo in una specie di laccio emostatico, quindi lo legò stretto sopra la ferita al polso. Un istante dopo, afferrò il cellulare e chiamò i soccorsi.

 

 

No, non si tratta del solito sogno. Non c'è nessuno alle mie calcagna, così come non vedo alcuna luce in fondo al tunnel, per il semplice fatto che non mi trovo in un tunnel. Ho freddo, ma allo stesso tempo anche caldo, come può essere, che sia impazzita e m'avessero rinchiusa in qualche istituto?

No, il posto in cui mi trovo non ha l'aspetto di un manicomio, piuttosto di un albergo a ore in disuso, ecco, forse il paragone calza meglio. Solo che la hall sembra essere stata attraversata da un ciclone ed è deserta, e il bancone della reception distrutto da quelli che sembrano colpi d'ascia. E infatti eccola li, appoggiata a una sedia, una delle poche ancora in piedi. Grande, col manico in legno chiaro e la lama lucente, affilata e sporca di....sangue?

Avvicinandomi, stupisco me stessa. Ho sempre avuto una vera e propria fobia per le armi, di qualsiasi genere. Ma, per uno strano motivo che non mi so' spiegare, con l'ascia è diverso, l'ascia mi attira. L'afferro con decisione con entrambe le mani, ma non sarebbe stato necessario, è leggera come una piuma, e quello che mi era sembrato sangue lo è, non ci sono dubbi. Però è ancora fresco, come se il corpo dal quale è fuoriuscito fosse ancora li, nelle vicinanze. Però io non vedo nessuno, solo sedie e tavoli rovesciati, bottiglie rotte, carte da gioco sparse sul pavimento, un braccio tranciato all'altezza del gomito, un...un braccio tranciato?!

D'istinto, punto l'ascia in avanti e faccio qualche passo. Vorrei chiedere se per caso ci fosse qualcuno, se non fosse che risulterebbe ridicolo persino a me stessa. Così sto zitta e avanzo, con la mia arma dal peso piuma ben stretta tra le mani. Quando raggiungo il braccio, mi accorgo subito che si tratta di quello di una donna. Liscio e sottile, senza peli, e sopratutto con una serie di anelli, uno per ciascun dito, tranne il pollice. Ed è quel particolare a farmi rivoltare lo stomaco, non tanto l'orrendo squarcio con i brandelli di carne penzolanti. Non so' per quale arcano motivo lo faccio, però abbasso l'ascia e cerco di spostarlo, come se questo gesto potesse cancellarlo dalla mia vista. E qua la mia sanità mentale subisce un vero e proprio attentato. Come una bacchetta magica, l'ascia sembra ridare vita al braccio che, con un movimento repentino, balza dal terreno e mi afferra la gola.

Io cerco di urlare, ma la stretta è talmente forte che le mie corde vocali si rifiutano di fare il loro dovere. Sento le gambe farsi molli, per poi cedere di colpo sotto la spinta del braccio. Perdo l'equilibrio e cado all'indietro, picchiando la testa con violenza sul pavimento. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, mentre il braccio, inesorabile, sembra voler finire il proprio orrendo lavoro. Quando ormai il buio si sta impossessando della mia mente, e un sibilo acuto cerca di perforarmi i timpani, un'ombra si staglia sopra di me e il mio aggressore. Ha un volto che conosco, anche se le lacrime m'impediscono di metterlo bene a fuoco. Cerco ancora d'urlare, ma dalle mie labbra esce solo un suono flebile e roco. L'ombra si muove lentamente, ma si muove. Chinandosi, artiglia il braccio con entrambe le mani e lo strappa letteralmente dalla mia gola. Immediata, l'aria ricomincia a circolare riempiendo i miei polmoni ormai in riserva.

Dopo averlo adagiato a terra, raccoglie l'ascia e, con un colpo ben assestato, divide la mano dal moncherino che ancora la sosteneva.

Non è ancora il momento”

Poi così com'era apparsa, l'ombra svanisce tra i detriti. Vengo assalita da una stanchezza improvvisa, come se il braccio, ghermendomi, mi avesse privato di qualsiasi forza. Chiusi gli occhi e mi lascio andare...Luke.

 

 

 

Luke fu svegliato di soprassalto. Si era addormentato su una delle sedie di plastica della sala d'attesa, e aveva tutto il corpo indolenzito. Una giovane infermiera, sorridendo, lo toccò su una spalla.

-La sua amica è fuori pericolo, ma ha perso molto sangue. Vada a casa a riposare, potrà vederla domani-

Sulle prime non comprese appieno ciò che la ragazza gli stava dicendo, quindi se lo fece ripetere.

-Se la caverà...- proseguì questa con pazienza.

-Ma è molto debole e deve riposare, e a giudicare dal suo stato anche lei, torni domani- quindi se ne andò.

Una volta all'esterno, l'aria fredda lo svegliò del tutto. Luciana se la sarebbe cavata, solo questo importava ora. Per il resto ci sarebbe stato tempo, ma non troppo.

Danio e Laura

 
 
 

Concerto per tre. 5

Post n°1104 pubblicato il 28 Dicembre 2015 da lascrivana

Le prime luci dell'alba mostrarono i contorni di una città fredda e tetra. Nemmeno il tenue pallore dei raggi del sole, che si specchiavano sui vetri delle finestre, riusciva a dar calore al suo cuore gelido.

Luciana, gli occhi fissi nel vuoto, si era chiusa in un sordo dolore. Il senso di solitudine, lo stesso che l'aveva assalita una volta che aveva scoperto Luke a letto con Marisol, non solo non l'aveva lasciata anzi, si era accentuato. Oltre a quello, avvertiva ancora sul collo il respiro di quel porco di Simon, e nelle narici l'odore nauseabondo del suo sesso, un odore che non avrebbe mai più dimenticato. Colta da una nausea improvvisa, urlò a Luke di fermarsi. Fece appena in tempo ad aprire lo sportello, e la bile gialla e vischiosa le riempì la gola col suo sapore acre e amaro. Pulendosi le labbra con la manica del cappotto, ebbe modo di notare il volto cadaverico di Luke, spaventato e incredulo di fronte a ciò che stava vedendo.

E il ragazzo, era veramente spaventato e confuso. Non era da Luciana rimanere muta per ore, tanto meno rifiutare ostinatamente di parlargli. Oltre a non aver risposto a nessuna delle sue domande, quando le aveva chiesto se per caso fosse stato Simon a ridurla in quel modo, la ragazza aveva reagito in modo spropositato.

-Zitto...te ne devi stare zitto!- aveva sibilato.

Una volta giunti a casa, si era rinchiusa in bagno e si era liberata degli abiti. L'acqua bollente della doccia non riuscì tuttavia a levarle di dosso l'odore di Simon anzi, sembrava quasi che più si sfregasse, più aumentasse d'intensità, come se oltre il corpo le avesse invaso la mente. Senza forze, si lasciò scivolare a terra e si prese la testa tra le mani. Un sordo pulsare le forava i timpani, e sembrava voler farle scoppiare il cervello da un momento all'altro. Scossa da violenti singhiozzi, si convinse che l'unica maniera per far sparire quella puzza devastante fosse farla finita. Uscì dalla doccia senza chiudere il rubinetto, quindi aprì l'armadietto che solitamente usava Luke. La sua collezione di rasoi era li, ordinatamente sistemata sui vari ripiani a seconda delle misure e del valore. Ne prese uno di quelli più antichi, del tipo che si apriva a serramanico, quindi tornò sotto il getto dell'acqua.

Improvvisamente il pianto cessò, lasciando il posto a una fredda determinazione che non avrebbe mai creduto di possedere. Allungando il braccio, poté distinguere chiaramente le vene, bluastre e pulsanti sulla pelle bianca e umida. Con mano ferma, avvicinò la lama al polso e prese un respiro profondo. Un istante dopo, l'acqua sul piano doccia dapprima si colorò di rosa, per tramutarsi ben presto in un rosso cremisi acceso. Luciana non si accorse del rasoio che, lentamente, le scivolava di mano. La vista le si annebbiò, mentre uno strano senso di pace la pervase dolcemente. Chiudendo gli occhi, le ultime immagini che vide furono quelle di sua madre che, dal fondo di un tunnel, la chiamava a se.

 

Luke sembrava un'anima in pena. Il comportamento di Luciana l'aveva lasciato di sasso, non l'aveva mai vista in quello stato. Era sin troppo lampante che, a casa di Simon, qualcosa di terribile era accaduto, e pensava anche di sapere di cosa si trattava. Ma senza la sua conferma, correre da lui e pestarlo a morte poteva essere un rischio. Ma c'era anche qualcos'altro che aveva intuito nelle sue parole. Possibile che l'avesse visto con Marisol? Quell'attimo di debolezza lo stava angosciando in maniera innaturale. Non aveva affatto desiderato andare a letto con lei, non l'amava e non avrebbe mai pensato a una relazione stabile. Solo in quel momento si accorse di quanto amasse Luciana, di quante volte avrebbe voluto rivelarglielo senza mai averne realmente il coraggio. Un amore che andava al di la del solo sesso, anche se entrambi ne avevano ricevuto soddisfazione.

Impaziente, si avvicinò al bagno e appoggiò l'orecchio contro la porta. Lo scroscio dell'acqua lo rassicurò e poi, senza pensarci, girò la maniglia, ma la porta rimase chiusa. Reprimendo a fatica la voglia di bussare, tornò sui suoi passi rimuginando sul da farsi. Ecco cosa avrebbe fatto. Sarebbe uscito e le avrebbe comprato cornetti caldi e un cappuccino. Si trattava di poco, ma per il momento gli sembrava la cosa giusta da fare.

Quando tornò, una mezz'ora più tardi, si meravigliò di non trovarla ne in sala ne tanto meno in camera da letto. Avvicinandosi nuovamente al bagno, un brivido di paura gli percorse la spina dorsale. La porta era ancora irrimediabilmente chiusa, mentre lo scroscio dell'acqua gli giunse attutito ma chiaro. In preda al panico, cominciò a tempestare il legno di pugni, chiamandola a gran voce. Non ottenendo risposta, prese una breve rincorsa sfondandola al primo tentativo. Ansante e col cuore che batteva a mille, si fermò inorridito dinanzi alla scena che gli si parò davanti. Appoggiata alla parete della doccia, Luciana teneva le braccia in grembo, mentre il sangue colava lentamente nello scarico.

Danio e Laura

 

 
 
 

Concerto per tre. 4

Post n°1103 pubblicato il 25 Dicembre 2015 da lascrivana

Non l'aveva mai considerata sotto quel punto di vista ma ora, vedendola distesa sul divano, avvertì qualcosa fremere dentro di se. Luciana non rappresentava di certo il suo ideale femminile, ciononostante, o forse proprio per quello, il desiderio di farla sua cresceva ogni minuto che passava.

Abituato a seni prorompenti e a labbra tumide e sempre vogliose, rimase incantato dinanzi alla figura semplice ma altrettanto affascinante della ragazza. Nel sonno, il volto le si era rilassato e aveva ripreso colore, mentre il respiro era tornato regolare. Avvicinandosi il più possibile, scostò lentamente la leggera coperta che la ricopriva, fissando il torace alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro. I piccoli seni, simili a quelli di un'adolescente, spuntavano invitanti dalla maglia color fucsia che indossava e la gonna, risalita oltre le ginocchia, lasciava intravedere le cosce lisce e ben tornite.

Lei si mosse appena, socchiuse gli occhi e lo fissò.

-Ciao- disse Simon con il tono più suadente e seducente che possedeva.

Luciana sbatté le palpebre diverse volte quindi, con un brusco movimento, si mise a sedere.

-Ci...ciao...perché mi fissi a quel modo...io...io...-

Portandosi l'indice al naso, le fece segno di tacere.

-Vieni, di la starai più comoda- disse afferrandola per un braccio.

Ancora frastornata e mezza addormentata, Luciana si lasciò condurre senza opporre resistenza. In breve, raggiunsero la stanza da letto e Simon aprì la porta cedendole il passo.

-Non è ancora l'alba, qualche ora di sonno non potrà farti che bene- disse con un sorriso che alla ragazza non piacque per niente. Arretrando di un passo, lo costrinse a lasciarle il braccio.

-Ti...ti ringrazio per l'ospitalità, ma credo che adesso tornerò a casa, Luke sarà preoccupato-

A quelle parole, il volto di Simon subì una trasformazione così repentina tanto da obbligare Luciana a fare un altro passo indietro.

-Luke, sempre Luke. Quel pivello non potrà mai darti ciò che posso offrirti io!-sbraitò, mentre una vena iniziò a pulsargli sul collo.

-Se siete arrivati dove siete, lo dovete solo a me! Hai capito stronzetta!?-

Sempre più spaventata, la ragazza non riuscì a replicare, e fece esattamente il contrario di quello che avrebbe dovuto. Voltandosi di scatto, cominciò a correre lungo il corridoio con l'intenzione di lasciare al più presto quella casa. In due balzi, Simon la raggiunse e l'afferrò per i capelli trascinandola all'indietro. Gli occhi le si riempirono di lacrime, sia per il dolore che per la paura di ciò che stava per accaderle. Sbattendola con violenza sul pavimento, le alzò la gonna sino alla vita e nel contempo armeggiò con la cerniera dei pantaloni.

-Avresti potuto evitare tutto questo, maledetta stronza! Ma visto che fai la schizzinosa, non meriti nemmeno che ti porti a letto!-

Terrorizzata, cercò di opporre una pur minima resistenza ma Simon, con un violento colpo al volto, la tramortì all'istante. Una nebbia gelatinosa le offuscò lo sguardo, ma non tanto da impedirle di sentire i movimenti dell'uomo che, con estrema brutalità, le strappò le mutandine per poi penetrarla con inaudita ferocia. Il tempo si fermò, amplificando quei terribili minuti in un'odissea senza fine. Quando tutto terminò, Simon si rimise in piedi e la guardò con un sorriso perverso.

-Ne ho scopate di meglio, non sei nulla di che- disse riallacciandosi i pantaloni.

-Adesso rivestiti e tornatene pure dal tuo Luke, ti voglio fuori di casa entro cinque minuti- detto questo, tornò in salone come se nulla fosse accaduto.

 

L'aria fredda la colpì immediata, ma era ben poca cosa a confronto del gelo che sentiva dentro. Il dolore alla mandibola si stava attenuando, ma sapeva che l'affronto subito avrebbe bruciato ancora per molto tempo. Per un istante, valutò se fosse stato il caso di correre alla polizia e denunciare quel pazzo ma, ripensandoci, cos'avrebbe potuto dire?

Sa, agente, sono andata di mia spontanea volontà a casa sua. Poi, davanti alle sue avance, mi sono rifiutata e lui mi ha violentata, per poi lasciarmi andare come nulla fosse”

Con ogni probabilità, il poliziotto l'avrebbe guardata alzando un sopracciglio.

Ne è proprio certa, signorina?”

No, non sarebbe stata una buona idea.

In quel momento, dei fari in lontananza l'abbagliarono tanto che fu costretta a schermarsi gli occhi con il braccio. Subito dopo, un'automobile le si fermò accanto.

-Luciana!- urlò Luke scendendo dall'abitacolo e correndole incontro.

Sollievo, disgusto, voglia di piangere. Tutti sentimenti che l'aggredirono con violenza alla vista del suo miglior amico.

-Luciana, cos'è successo, sei sconvolta!-

Senza rispondere, salì dalla parte del passeggero e richiuse lo sportello.

-Portami a casa- disse con un filo di voce.

Danio e Laura

 
 
 

Le poesie che mi hanno fatto innamorare del Natale.

Post n°1102 pubblicato il 23 Dicembre 2015 da lascrivana

La Notte Santa”, poesia di Guido Gozzano

“La Notte Santa”, poesia di Guido Gozzano

dic 24, 2014

La Notte Santa

 

 

Notte di Natale

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!

Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.

Presso quell’osteria potremo riposare,

ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

 

Il campanile scocca

lentamente le sei.

 

- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?

Un po’ di posto per me e per Giuseppe?

- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;

son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.

 

Il campanile scocca

lentamente le sette.

 

Notte Santa di Natale

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?

Mia moglie più non regge ed io son così rotto!

- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:

Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.

 

Il campanile scocca

lentamente le otto.

 

- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno

avete per dormire? Non ci mandate altrove!

- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno

d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

 

Il campanile scocca

lentamente le nove.

 

- Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!

Pensate in quale stato e quanta strada feci!

- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.

Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

 

La Notte Santa

Il campanile scocca

lentamente le dieci.

 

- Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?

Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?

L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame

non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

 

Il campanile scocca

le undici lentamente.

 

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?

- Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!

Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…

Maria già trascolora, divinamente affranta…

 

La Notte Santa

Il campanile scocca

La Mezzanotte Santa.

GIOVANNI PASCOLI - Le ciaramelle

 

Udii tra il sonno le ciaramelle,
ho udito un suono di ninne nanne.
Ci sono in cielo tutte le stelle,
ci sono i lumi nelle capanne.

Sono venute dai monti oscuri
le ciaramelle senza dir niente;
hanno destata ne' suoi tuguri
tutta la buona povera gente.

Ognuno è sorto dal suo giaciglio;
accende il lume sotto la trave;
sanno quei lumi d'ombra e sbadiglio,
di cauti passi, di voce grave.

Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe.

Nel cielo azzurro tutte le stelle
paion restare come in attesa;
ed ecco alzare le ciaramelle
il loro dolce suono di chiesa;

suono di chiesa, suono di chiostro,
suono di casa, suono di culla,
suono di mamma, suono del nostro
dolce e passato pianger di nulla.

O ciaramelle degli anni primi,
d'avanti il giorno, d'avanti il vero,
or che le stelle son là sublimi,
conscie del nostro breve mistero;

che non ancora si pensa al pane,
che non ancora s'accende il fuoco;
prima del grido delle campane
fateci dunque piangere un poco.

Non più di nulla, sì di qualcosa,
di tante cose! Ma il cuor lo vuole,
quel pianto grande che poi riposa,
quel gran dolore che poi non duole;

sopra le nuove pene sue vere
vuol quei singulti senza ragione:
sul suo martòro, sul suo piacere,
vuol quelle antiche lagrime buone!

 
 
 

Buon Natale!

Post n°1101 pubblicato il 23 Dicembre 2015 da lascrivana


E'


Natale

anche oggi

come ieri, come domani

è

Natale per tutti coloro che sanno amare

desideraresognare giocare, ballare,pregare

e cantare

è

Natale ovunque ci sia un messia un anima pia, uno

spirito credente

è

Natale per tutti i commercianti, tra le corsie degli ospedali

e nelle caserme

é

Natale per i poveri e per i ricchi, per i lavoratori e per gli oziosi

per i belli e per i brutti.

In poche parole


è

Natale per tutti !

Au

gu

ri

da

Laura


 

 

 
 
 

Concerto per tre. 3

Post n°1100 pubblicato il 20 Dicembre 2015 da lascrivana

Aveva vagato per la città tutta la notte. Pub, ristoranti, locali, niente. Luciana sembrava scomparsa. Alzandosi il bavero del cappotto, Luke iniziò ad avere paura. Non era mai stata via così a lungo, specialmente senza avvertirlo o almeno avvisarlo con un sms. L'unica cosa che sapeva, era che nel pomeriggio sarebbe dovuta andare a trovare la madre, ricoverata in ospedale. Ma, a quell'ora, gli orari per le visite parenti erano terminati, sarebbe stato inutile recarsi la.

Fu lo squillo del cellulare a distoglierlo da quei pensieri. Con le mani tremanti per l'ansia, lo prese dalla tasca e guardò subito il display. Simon...che diavolo voleva a quell'ora? Attese un istante prima di rispondere. Da qualche parte, nel suo cervello, qualcosa gli diceva che quella telefonata aveva a che fare con la scomparsa di Luciana.

-Si?- rispose infine.

Dall'altra parte, la voce autoritaria di Simon lo costrinse ad allontanare il cellulare dall'orecchio.

-Ciao, Luke. Volevo solo avvisarti che Luciana è da me e sta bene, quindi non preoccuparti e vai pure a dormire-

Luke faticò non poco ad assimilare quelle parole. Improvvisamente rabbrividì, e non solo per il freddo intenso.

-E cosa ci fa a casa tua? Le è successo qualcosa?-

Simon non esitò a rispondere, e lo fece in modo secco.

-Ti ho già detto che non è nulla di grave, ne riparliamo domani, buonanotte-quindi interruppe la comunicazione.

Anche se parzialmente sollevato, Luke non poté evitarsi di provare un senso di fastidio. Perché Luciana si era rivolta a Simon e non a lui? Che avesse sospettato qualcosa?

Talmente preso da quei pensieri, non si era nemmeno accorto di essere tornato ormai a casa. Al suo rientro, Marisol gli andò incontro e cercò d'abbracciarlo. Seccato, Luke la scansò e andò a sedersi direttamente sul divano.

-Luciana è a casa di Simon- disse laconico.

Sospirando di sollievo, Marisol gli si sedette accanto pur rimanendo a una certa distanza.

-Meno male, avevo temuto il peggio da quando mi hai detto che non l'aveva mai fatto-

Luke si girò di scatto, il volto arrossato dalla rabbia e dall'impotenza.

-Meno male un cazzo!- le urlò in faccia.

-Perché è andata da lui? Si è sempre confidata con me, che cavolo le è passato per la testa!-

Un leggero sorriso prese forma sulle labbra di Marisol.

-Dai Luke, non fare l'ingenuo. Conosciamo entrambi Simon, cosa vuoi che ci faccia una donna di notte in casa sua?-

Quell'allusione lo fece imbestialire ancor di più.

-Vattene, ho bisogno di restare solo- disse con un tono che non ammetteva repliche.

Una volta che Marisol se ne fu andata, sfogò la propria rabbia prendendo a calci il divano e tutto ciò che trovava sulla sua strada. Il pensiero di Luciana tra le braccia di quello sporco sanguisuga lo faceva star male, non era possibile, non ci credeva. E poi anche lei lo odiava, non avrebbe mai acconsentito a un rapporto consenziente a meno che...a meno che quel porco non l'avesse ricattata. Se così fosse stato, l'avrebbe ammazzato senza pensarci nemmeno per un secondo, Luciana era quanto di più caro avesse al mondo. Non gli restava che una sola cosa da fare, e l'avrebbe fatta in quello stesso momento. Rimettendosi il cappotto, prese le chiavi della macchina e uscì come una furia. L'abitazione di Simon distava una decina di chilometri, ci sarebbe arrivato prima dell'alba.

Danio e Laura

 
 
 

Concerto per tre. 2

Post n°1099 pubblicato il 19 Dicembre 2015 da lascrivana

Marisol aveva conquistato tutti con la sua bellezza e la voce calda e melodiosa, ma anche lei e Luke stavano ottenendo molti consensi da parte del pubblico. Nonostante questo, Luciana non poteva evitarsi di provare una sorta di gelosia nei confronti di Marisol. E non tanto per il discorso artistico, le sue doti canore non erano messe in discussione, quanto per l'approccio che aveva avuto con Luke.

Lei e Luke erano cresciuti insieme, condividevano molto del loro tempo libero e a volte anche di più. E sempre insieme avevano fatto le loro prime esperienze, compreso il sesso. All'inizio l'avevano fatto quasi per gioco, esplorandosi a vicenda e punzecchiandosi in continuazione. Poi era avvenuto. Improvviso, prorompente, un'esplosione di sensi e vigore giovanile che li aveva travolti. Da allora, nessuno dei due aveva mai sentito il bisogno di cercare in altre direzioni, eppure non si erano mai sentiti una coppia vera e propria. Ma l'arrivo di Marisol aveva cambiato qualcosa, di questo Luciana ne era pienamente consapevole. Spesso, si ritrovava a spiarli di nascosto, cosa di cui se ne vergognava molto, ma era più forte di lei, non poteva farci nulla. E bastava un piccolo sfioramento, una mano sulle spalle o sui fianchi, per farle salire il sangue alla testa. La gelosia è una brutta bestia, e lei meglio di altri lo sapeva bene, eccome se lo sapeva. Suo padre, geloso sino alla follia, aveva costretto sua madre a cacciarlo di casa per le sue continue scenate. E Luke le era stato vicino in quel particolare momento della sua vita promettendole a più riprese che mai si sarebbe comportato in quel modo. Ma il peggio doveva ancora arrivare.

La goccia che fece traboccare il vaso capitò una sera di qualche tempo prima. Al suo rientro a casa dopo aver fatto visita alla madre ricoverata in ospedale, trovò Marisol e Luke a letto insieme. Sorprenderli nello stesso letto dove lei e Luke avevano fatto l'amore per tanto tempo, fu una coltellata in pieno petto, sentì il mondo crollarle addosso.

Erano talmente presi e avvinghiati in un unico corpo, che non si accorsero nemmeno della sua presenza. Vincendo l'impulso di saltare su quel letto e fare una strage, Luciana scivolò via così com'era arrivata, silenziosamente.

Una volta all'esterno, il vento gelido le sferzò il volto scompigliandole i lunghi capelli biondi che svolazzarono inquieti. Le lacrime iniziarono a rigarle le guance sino a depositarsi sulle labbra socchiuse, lacrime calde che bruciavano maledettamente.

I suoi occhi, di un caldo nocciola, incrociarono quelli scuri e freddi di Simon. Se lo trovò dinanzi all'improvviso, e non avrebbe potuto fare nulla per evitarlo. Ed era anche l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto incontrare quella sera, ma ormai era troppo tardi per sfuggirgli.

-Ciao, Luciana. Che ci fai in giro con questo freddo? Non vorrai prenderti una broncopolmonite, vero?-

Sconvolta da ciò che aveva appena visto, avrebbe voluto rispondergli che si, avrebbe voluto ammalarsi, morire e non vedere più nessuno di loro. Che importava a lui di quello che stava provando? A lui interessava solo una cosa: guadagnare sulla loro pelle. Sentì di odiarlo con tutte le sue forze, avrebbe voluto che se ne andasse subito.

Simone, da parte sua, cercò di controllarsi. Avere trovato Luciana fuori al freddo, con solo un leggero cardigan addosso, lo aveva fatto uscire fuori di testa. Pensò subito a quanto ne avrebbero risentito i suoi guadagni qualora, quella piccola incosciente, avesse preso l'influenza. Dallo sguardo vuoto e dal suo viso contratto dalla sofferenza però, immaginò che forse le era successo qualcosa che l'aveva sconvolta, a tal punto da uscire di casa in quelle condizioni. Quando le si rivolse nuovamente, il suo tono di voce era diventato più dolce e comprensivo.

-Scusami se sono stato così brusco, ma vederti così mi ha fatto uscire fuori dai gangheri. lo sai che ti voglio bene, e che ci tengo alla tua salute-



Luciana lo guardò dubbiosa, faceva una gran fatica a credere che fosse sincero. In ogni caso aveva ragione, solo in quel momento si accorse di non essere gelata solo dentro, ma anche fuori. Rabbrividendo, si strinse ancora di più nel suo leggero golfino, e di conseguenza accettò volentieri il cappotto che Simon si tolse dalle spalle per coprirla. Dopo di che, senza opporre resistenza, si lasciò condurre verso la sua auto parcheggiata poco distante.

Simon la portò nella sua lussuosa villa fuori città. Era la prima volta che varcava il cancello di casa sua, e non poté fare a meno di rimanere sbalordita davanti a quella costruzione imponente. L'edificio, dal design moderno, aveva larghe vetrate che davano sull'ampio giardino d'ingresso. Le aiuole, ben curate, facevano da cornice a un viale asfaltato di recente. Una volta all'interno, la magia di quella casa fantastica continuò, anzi, parve moltiplicarsi. Le decorazioni Natalizie, anch'esse dal design moderno, davano un tocco di calore al mobilio prevalentemente scuro. Tavolini di vetro, e divani di pelle bianca troneggiavano nel salone, circondando un cammino tubolare centrale, dove, da dietro un vetro circolare, s'intravedevano grossi ciocchi di legno e un fuoco che scoppiettava allegramente.

Dopo averla fatta accomodare vicino al camino, si diresse verso il mobile bar per versarle una dose abbondante di cognac.

-Mandalo giù in un sorso, ti aiuterà a riprendere subito calore-.

Obbedendo, lasciò che il liquido ambrato le scivolasse nello stomaco per poi incendiarle tutto l'apparato digerente, a cominciare dalla gola.

Simone sedette silenzioso al suo fianco, ma fremeva dalla voglia di chiederle le motivazioni che l'angustiavano. Qualcosa, senza stare a scervellarsi troppo, gli faceva pensare che aveva a che fare con Marisol e Luke.

-Su Luciana! Non hai voglia di raccontarmi cosa ti è accaduto? Magari posso darti una mano?- disse alla fine.

Vedendo che lei si ostinava a tacere, si fece sempre più pressante e insistente.

-Hai forse litigato con Luke e Marisol?-

Luciana lo guardò con un espressione torva, ben decisa a non aprir bocca. Spazientito, si alzò e si versò una dose di cognac, quindi riempì nuovamente il suo bicchiere, che Luciana vuotò ancora tutto d'un fiato.

L'alcool iniziò a fare il suo effetto, e la testa iniziava a girarle, ciò nonostante chiese ancora da bere. D'un tratto, la necessità di stordirsi sino a perdere il controllo sembrò essere la sua priorità.

Simon sembrava non aspettare altro e, con estrema calma, continuò a versarle da bere. Dopo infiniti bicchieri, e qualche pianto liberatorio, Luciana sciorinò tutta la storia della sua vita. Era la prima volta che lo faceva con uno sconosciuto, sino a quel momento, l'unico suo confidente era stato unicamente Luke.

Simon per tutto il tempo rimase impassibile, il suo volto non tradiva nessuna emozione. Fu solo quando Luciana raccontò di aver trovato Luke e Marisol a letto insieme, che cambiò espressione.

-Quella puttana non ha perso tempo, ma la pagherà cara!-

Nonostante fosse completamente sbronza, Luciana tremò di fronte a quella violenta reazione.

Danio e Laura

 
 
 

Gli anni che passano.

Post n°1098 pubblicato il 18 Dicembre 2015 da lascrivana

Gli anni passano per tutti; e io inizio a sentire la differenza tra quella che ero fino a qualche anno fa, e come mi sento oggi.

Ho scoperto che il cambiamento di età accende la fantasia; e da un punto di vista mentale si ritorna all'infanzia, quando seduta tra banchi di scuola sognavo a cosa avrei fatto da grande.

E ora è così che mi sento. Come se non sapessi più cosa fare di questo tempo che si stringe intorno a me.

Fino ad ora, tra sacrifici e sofferenze, ho reso la mia vita uno degli eventi più straordinari che potesse capitarmi.

Non ho mai abbandonato i giochi e le fantasie che mi hanno accompagnato sin dall'infanzia; non potrei farne a meno. Sono state pillole di vita che ho sempre tenuto a portata di mano.

Vedo le persone affanarsi e arrampicarsi sugli specchi perché non riescono ad accettare l'età che avanza. Fa paura anche a me! Solo che io cerco di affrontarla e di viverla come un evento unico e irripetibile; così come lo erano i miei sedici anni -la più bella età, a mio modesto parere-.

 

 

Per vivere bene l'età che avanza

ci vuole impegno e tanta costanza

E' arrivato il momento di sfornare una nuova ricetta

Bisogna procedere con cautela affinché risulti perfetta

Ho mescolato astuzia e piccantino

Ebbrezza e follia  con un bicchiere di buon vino

Per combattere la monotonia

ho messo molto zucchero nella sangria

Aceto bianco e cannella profumata

per condire un grigia giornata

E per finire la zuppa in bellezza

ho tritato malinconia e tristezza

con coriandolo e zafferano l'ho colorata

e a temperatura alta l'ho cucinata

ho filtrato tutti i sapori sgraditi

finche non sono sono rimaste solo tracce sbiadite

Il tempo conserva, il tempo rinnova

il tempo ti ricorda

che chi cerca, trova.

 

Laura

 
 
 

Concerto per tre

Post n°1097 pubblicato il 16 Dicembre 2015 da lascrivana

Da sempre erano stati compagni di giochi, sin dalla primissima infanzia. Il suo nome era Luke, ma lei l'aveva sempre chiamato Lu, le piaceva troppo. La cosa divertente, era che lei si chiamava Luciana, e il loro passatempo preferito era quello di scambiarsi e inventarsi nomi strani. Naturalmente, dovevano sempre iniziare con le prime due lettere dei loro nomi, era una regola ferrea.

Finché, un giorno, non arrivò lei, Marisol. Bella, raggiante, intelligente e sensuale, non aveva faticato a conquistare entrambi col suo modo di fare. Ben presto, il duo inossidabile si trasformò in un trio, li si poteva vedere dappertutto, praticamente inseparabili. Un'altra cosa importante che li univa, come scoprirono più tardi, era la musica. E fu proprio Marisol a incoraggiare gli altri due in questo senso. Pur essendo tutti diplomati infatti, nessuno di loro aveva un'occupazione stabile. Luke si arrangiava con qualche lavoretto straordinario, mentre Luciana faceva la babysitter ai figli di alcune sue conoscenti. Ma la loro vera passione era la musica. Luke suonava la tastiera, e lo faceva anche bene, mentre Luciana adorava la chitarra e spesso, nella cantina del ragazzo, si trovavano e componevano pezzi.

-Mio padre è un militare in carriera...- disse loro davanti a una pizza.

-Probabilmente mi fermerò un paio d'anni in questa città, ma sono stanca di girare per tutto il paese, perché non formiamo un gruppo musicale?-

Sulle prime i due furono un po' dubbiosi. Entrambi, sapevano che il mondo della musica poteva rivelarsi infido e difficile, guadagnarsi da vivere solo con quel mestiere era una vera e propria sfida. Ma dovettero ricredersi quando, una sera, ascoltarono Marisol cantare. Aveva una voce calda, potente e melodiosa allo stesso tempo, rimasero incantati.

-Ho sempre cantato, sin da bambina- aveva detto arrossendo.

E fu così che, dopo qualche prova, decisero di chiedere a Sam, il proprietario di un pub dove si faceva musica dal vivo, se potevano esibirsi nel suo locale. L'uomo li aveva guardati dubbioso, poi aveva annuito.

-D'accordo, però niente compenso, gli affari non vanno benissimo-

Dopo aver ottenuto almeno qualche bibita e hot dog gratis, i tre si erano immersi nelle prove sino al sabato successivo, il giorno del debutto.

Fu un successo clamoroso. La voce di Marisol conquistò tutti, così come i virtuosismi musicali di Luke e Luciana. Con grande soddisfazione di Sam, il locale riacquistò ben presto la clientela perduta anzi, se ne aggiunse altra. E tra questa, una sera, fece la sua apparizione Simone, proprietario di diversi pub sparsi per tutto il paese. Durante una pausa, li avvicinò e si presentò.

-Ragazzi!- aveva esclamato con un gran sorriso.

-Ma dove siete rimasti nascosti sino a questo momento?-

In breve, aveva proposto loro un contratto che li impegnava a suonare esclusivamente nei locali di sua proprietà. Lusingati, i tre non avevano osato parlare di compenso, ma era stato lo stesso Simone a farlo.

-Lo so, non sembra tantissimo, ma siete solo all'inizio e dovete farvi un nome. Il successo arriverà, ne sono certo, e con esso anche i soldi, fidatevi di me!-

I ragazzi avevano accettato e, pieni d'entusiasmo, avevano iniziato l'avventura.

Un mese più tardi, nel proprio ufficio, Simone osservò i risultati delle ultime esibizioni e i relativi incassi. Sorridendo soddisfatto, si chiese quando quei tre si sarebbero presentati con la richiesta di un aumento. Non erano degli stupidi e, al di la dell'entusiasmo iniziale, avevano di certo notato i locali strapieni e il successo che stavano riscuotendo. D'altronde, il contratto che avevano stipulato parlava chiaro. Il titolare, cioè egli stesso, aveva il diritto di mantenere lo stesso stipendio sin quando lo riteneva opportuno. Inoltre, in caso di abbandono volontario da parte loro, avrebbero dovuto pagare una penale salatissima. Il contratto aveva la durata di tre anni, un tempo più che sufficiente per far soldi a palate.

Ho sempre detto che i contratti vanno letti fino in fondo” esclamò nella stanza vuota, dopodiché si versò una coppa di champagne.

Danio e Laura


 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lascrivana
Data di creazione: 19/09/2010
 
 

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