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UN PASSO INDIETRO PER FARNE UNO AVANTI.
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Messaggi di Novembre 2017
Post n°1470 pubblicato il 30 Novembre 2017 da lascrivana
Ogni mattina si alza, beve il suo caffè e indossa gli indumenti da lavoro; spia il cielo tra le persiane socchiuse, e si sfrega le mani per riscaldarle. Esce dalla porta di casa, e scivola silenzioso in giardino. Smarrito si guarda intorno alla ricerca di qualcosa da fare. Sposta un ramo, raccoglie qualche ciottolo, e guarda il cellulare; sul display non compare la telefonata attesa, e nemmeno nella messaggeria trova la notizia rincuorante. Rimette in tasca il telefono e ritorna in casa; cammina su e giù, e svogliato aspetta l’ora di pranzo. Quando poi arriva la sera, l’inquietudine ha lasciato il posto alla stanchezza. Ogni giorno, anche se sembra uguale agli altri, impara una lezione nuova. Vive sensazioni che deve elaborare per poter comprendere il perché dei suoi sacrifici; anni di duro lavoro, costruendo giorno, per giorno la fortuna d’altri. Le tasse pagate non gli hanno restituito nemmeno gli ammortizzatori sociali. Ha visto scemare il suo sogno regalando energia e maestria. Sa che come lui ce n’è sono tanti. E così, mentre il governo si riempie la bocca di grossi paroloni, promettendo risanamenti e continuando a regalare pensioni d’oro a chi non ha mai conosciuto la vera forza del lavoro, questi uomini aspettano con ansia la rinascita delle attività. Sono le piccole imprese, ma anche le grandi sfortunate aziende, ad aver pagato il prezzo più salato della crisi. Non sarebbe dovuto andare in questo modo; queste ditte dovevano essere sostenute, poiché a suo tempo avevano sfamato famiglie.
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Post n°1468 pubblicato il 28 Novembre 2017 da lascrivana
Nel corso della vita ho imparato, che a dare molto sono sempre le persone che hanno poco. Leggendo una notizia su un blog di libero, ho avuto ancora una volta conferma di questa idea maturata nel tempo. La vicenda racconta di una donna che viaggiando di notte con la macchina, a un certo punto della strada si ferma a causa di mancanza di carburante. Non avendo soldi per provvedere al rifornimento, ha la fortuna d’incontrare un clochard che si aggira nei dintorni. Quel pover’uomo non esita un istante a tirar fuori dalla tasca gli unici 20 euro per riempirle una tanica di benzina. Il gesto generoso del clochard smuove l’animo sensibile della donna, che il giorno dopo non esita un istante a prendersi cura dei disagi del clochard, promuovendo persino una campagna di solidarietà in suo favore. Potete leggere la notizia al completo sul link postato sotto. La stessa cosa vale anche per il tempo che si ha da dedicare a chi ha bisogno; è più facile trovare una persona sovraccarica d’impegni ad aiutare un bisognoso, che una che ha del tempo da vendere. Si passa tanto tempo in palestra, in piscina, a frequentare scuole di ballo, ma nemmeno un secondo ad accudire i genitori anziani. A volte basterebbe una semplice telefonata, o una capatina quotidiana per farli felici. Avari del tempo hanno dimenticato i sacrifici che un genitore ha fatto per metterli al mondo e mantenerli. Ai loro figli insegnano che prima di tutto vengono i loro bisogni egoistici, e poi, se rimane del tempo quello dei familiari che hanno bisogno di assistenza. Magari non ho molti soldi per aiutare il prossimo, ma nel mio piccolo cerco di garantire la serenità a chi mi è possibile. Non confesso le mie azioni per averne una gratificazione personale; bensì per manifestare il mio dissenso verso l’indifferenza per i propri simili. Non credo alla storia di chi non ha tempo da dedicare ai genitori malati, o a fare del bene; poiché nonostante i miei impegni familiari, e lavorativi, ho cercato di sistemare le cose in modo che possa gestire anche questa delicata situazione. Ringrazio tutti coloro che in questo percorso mi stanno dando una mano; anche un piccolo gesto è importante per chi ha bisogno. Sarebbe bello se tutti potessero finire i loro giorni circondati dall’affetto filiale; accuditi con lo stesso amore e sacrificio, che a sua volta un tempo hanno dato.
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Post n°1467 pubblicato il 27 Novembre 2017 da lascrivana
Ho riconosciuto subito quello sguardo; per un attimo il tempo si è tuffato in quelle iridi azzurre catapultandomi nei ricordi d'infanzia. I suoi occhi: due sfere splendenti che sfavillano riflettendosi nel cristallo dei decori dell’albero di Natale e nelle lucine intermittenti. E’ un bimbo che ancora non sa che per molti questa festa è consumismo, per altri, quelli più religiosi, rappresenta la nascita del Cristo; e per altri ancora è solo una festa noiosa. Lui catturato da quella girandola di luci, di palline glitterate, e di stelle luminose, non sa cosa rappresenti; sa solo che gli piace quell’atmosfera magica che si crea intorno all’albero di Natale … e gli piace così tanto da non volerne staccare lo sguardo. Il Natale ha conquistato anche quel cucciolo d’uomo che ben presto imparerà che è una ricorrenza annuale, e che sarà accompagnata da tanti magici racconti. Conoscerà la storia Babbo Natale e quella di Gesù bambino; scriverà la letterina e s’ingozzerà di torroni; mangerà il panettone, e se gli va bene potrà partecipare alla preparazione dei dolci tradizionali tramandati da più generazioni. Mi piace il Natale … ed è stato bello intravedere in quello sguardo innocente lo stesso incanto.
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Post n°1466 pubblicato il 25 Novembre 2017 da lascrivana
Donna del passato con il capo chino e il grembiule immacolato Donna servile e riverente Illibata e vergine per il futuro pretendente Donna del presente Sicura di se e indipendente Donna bambina, docile e innamorata che per una carezza accetta anche d’esser bastonata da un uomo frustrato e iracondo che con un pugno pensa di esser il padrone del mondo Donna fragile, percorsa e incatenata da delinquenti viziosi che l’hanno minacciata di essere una madre viziosa e snaturata e che per questo deve essere picchiata Uomini orgogliosi che non accettano il tradimento e che per malata passione si danno il tormento infliggendo la morte come meritata punizione alla donna che ha ceduto a lusinghe e tentazioni Nulla giustifica delitti e soppressioni nemmeno le più incoscienti provocazioni di una donna che crede nelle sue buone ragioni Sono uomini malati, irrazionali e dipendenti da una collera smoderata che non conosce impedimenti Donna del passato, donna del presente che non chiede altro di essere trattata umanamente Donna che sbaglia e che è a conoscenza che ogni scelta ha la sua conseguenza che non corrisponde di certo alla pena sentenziata da una mente violenta, feroce e arrabbiata.
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Post n°1465 pubblicato il 24 Novembre 2017 da lascrivana
Ogni cosa ha il suo tempo; ed elaborare le sconfitte si prende anche quello suo. Una volta valutato i pro e i contro, ci si deve rimboccare le maniche e cercare di trovare una soluzione il più in fretta possibile. Ricordo che da piccola, saltare da un tetto all’altro era un gioco facile: l’incoscienza mi dava la possibilità di osare. Crescendo, e valutando tutte le possibili ripercussioni, è diventato difficile saltare pure due gradini. A fatica ci si volge verso una nuova meta; e nonostante l’entusiasmo si ha più paura del nuovo, dell’incerto … così ci armiamo di forza e coraggio e ci convinciamo, che com’è andata male la prima volta, la seconda potrebbe pure andare bene. In effetti, non sta scritto da nessuna parte che le cose non possano migliorare. Ci sono cambiamenti che, anche se non sono personali, ugualmente ti coinvolgono emotivamente . E oggi devo dire che, rispetto a ieri, mi sento più ottimista e combattiva; speriamo di riuscire a trasmettere la stessa grinta a chiunque stia per intraprendere una nuova direzione.
Certe scelte, per quanto dolorose possano essere, arriva un momento che non possono essere più rimandate; soprattutto se gli sforzi compiuti non hanno raggiunto un minimo di appagamento personale. |
Post n°1464 pubblicato il 21 Novembre 2017 da lascrivana
Quel sottile dispiacere che accompagna una storia che finisce uno splendido sogno che dietro le porte del tempo svanisce Ricordi com’era bello quando tutto era iniziato? Quando a un florido futuro insieme avete brindato? E ora che tutte le illusioni che il vortice del male ha risucchiato rimane la ricchezza di quello che nel frattempo avete imparato Non serve a nulla darsi per sconfitto significherebbe buttare al vento il vero profitto Quello che la vita duramente ha insegnato ha un valore che nessuno ha mai calcolato Poiché anche quel che perdi si può recuperare se avrai il coraggio di non lasciarti andare.
Laura |
Post n°1463 pubblicato il 16 Novembre 2017 da lascrivana
Ho visto cose che voi uomini non potete immaginare cose che in altri tempi avevano la capacità di farti sognare Ricorreva l’estate di San Martino dove si diceva che in ogni botte maturava il vino E così che il pallido sole di un caldo giorno di Novembre iniziava a rallegrar le cantine rifornite a Settembre Uomini seduti al calor del camino Mangiucchiavano olive nere annaffiate col vino con pane secco che aveva perso il suo odore mentre il formaggio stagionato aveva elaborato il sapore Le mani annerite dal duro lavoro impreziositi con orgoglio solo dalla fede d’oro tagliavano e affettavano, condivano e imboccavano quello che dalla campagna generosa ricavavano Erano uomini umili, onesti e con sani valori che non avrebbero mai scambiato con gli odierni tesori beni accumulati con inganno e sfrontatezza rubati alla povera gente per la propria ricchezza Egoisti prepotenti, idioti e nullafacenti che credono di essere furbi perché hanno vinto sul debole perdente Erano altri tempi quelli in cui il vero uomo poteva contare sull’amore della famiglia e quello che il lavoro nei campi gli poteva dare.
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Post n°1462 pubblicato il 08 Novembre 2017 da lascrivana
Vita che restituisce non è solo il titolo di un racconto, bensì un desiderio insito in ognuno di noi; anche se le nostre azioni sono spinte da un amore gratuito e infinito, spesso e volentieri ci aspettiamo gratitudine. Non sempre i nostri sentimenti sono ricambiate e le nostre azioni gratificate; nonostante non ci aspettiamo nulla, capita di cadere nello sconforto dell’ingiustizia alla fine. Ognuno di noi ha un modo personale di reagire alle sconfitte; io prima che diventassero tali, li ho relegati in un sogno. Nei miei sogni si vince sempre, e ogni volta si esce più forti e speranzosi di prima. Nel racconto è evidenziato l’atteggiamento del gentiluomo che non si approfitta dello sguardo adorante della ragazzina: un adolescente che grazie al comportamento maturo dell’uomo ha potuto continuare a coltivare il suo sogno –non a caso, ha pensato spesso a lui nell’arco degli anni a venire-. Cosa le ha restituito la vita? Un uomo adulto che oggi dovrebbe essere il suo insegnante. Un uomo che continuerà ad adorare, poiché a suo tempo, ha dimostrato di essere all’altezza di essere chiamato tale. Ecco ciò che chiediamo alla vita; che ci restituisca la dignità umana perduta.
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Post n°1461 pubblicato il 05 Novembre 2017 da lascrivana
Il tempo era passato velocemente, e Viola si ritrovò a inseguire tenacemente il sogno della sua vita di diventare una famosa musicista. Dopo aver frequentato il conservatorio, decise di prendere in privato lezioni di piano. Aveva preso appuntamento con il maestro Savuto tramite la sua segretaria; era stato un concertista , e grande amico di suo padre a consigliarle le sue lezioni. Prima di raggiungere l’atrio dell’elegante edificio che si trovava in una delle vie più in della città, fu colta da un’ansia ingiustificata; il cuore le martellava forte in petto, mentre le ginocchia sembravano piegarsi a ogni suo passo. Decise di salire le scale, piuttosto che prendere l’ascensore e arrivare al quarto piano velocemente, senza nemmeno avere il tempo di riprendersi da quella ridicola e inopportuna sensazione. Arrivata a destinazione, si sentì anche sollevata nel poter dare una spiegazione plausibile alla sua agitazione. L’uomo che la aspettava sulla soglia dell’appartamento del maestro Savuto aveva stampato in viso un’espressione divertita, mentre osserva la snella e attraente figura di Viola che saliva affannata dalle scale. Lo sguardo timido e imbarazzato di Viola, incontrò quello profondo ed enigmatico dell’uomo … uno sguardo che nonostante il tempo passato non aveva mai dimenticato. -Buongiorno Viola … ti stavo aspettando. Comunque, se ti fosse sfuggito, volevo informarti che questo edificio è dotato di ascensore; magari lo puoi usare la prossima volta che ti ricapiterà di tornare-. Visibilmente imbarazzata per l’acuta osservazione, cercò di rendere il suo tono il più disinvolto possibile, quando dopo averlo salutato di rimando, si giustificò dicendo che preferiva fare le scale, piuttosto che servirsi dell’ascensore. -Un po’ di sano movimento non guasta-. Nonostante gli sforzi per celare la sua emozione, la voce tremante tradì il suo reale stato d’animo. Dopo averla fatta accomodare in un piccolo ingresso, la invitò a seguirlo in un grande salone elegantemente arredato. Lo stile classico del mobilio ben si accostava con i quadri d’autore appesi alla parete; mentre larghi tappeti persiani erano situati ai piedi dei vari divani che si trovavano sparsi per la stanza. Un grande tavolo in noce scura, circondato da 12 sedie in pelle chiara, dominava il centro del salone; mentre il pianoforte si trovava vicino alla grande finestra che si affacciava proprio nel centro cittadino. Dopo le formali presentazioni la invitò a sedersi in uno dei salottini vicino all’elegante camino. Viola guardava esterrefatta l’uomo innanzi a se: non avrebbe mai immaginato nemmeno nei suoi sogni, che il maestro Savuto non fosse altro che il misterioso ciclista incontrato al bar quell’unico giorno in cui aveva saltato la scuola. Anche se erano passati molti anni, quel bel viso non l’aveva dimenticato; era certa che fosse lui. Con gesti goffi si sistemò una ciocca di capelli color miele dietro l’orecchio, si sentiva ancora più stupida di quando lui chinandosi quasi a sfiorarle il viso, gli aveva dolcemente sussurrato che era ancora presto per loro due.
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Post n°1460 pubblicato il 02 Novembre 2017 da lascrivana
Seduta a un tavolino del bar con lo sguardo fisso in un punto indefinito, Viola si tormentava una ciocca di capelli color oro domandosi come avrebbe potuto giustificare l'assenza da scuola, con professori e genitori. Entrare in classe quella calda mattina di Novembre le era sembrato un vero e proprio sacrilegio;il viale alberato che costeggiavano l'ingresso dell'istituto statale di scuola media "Giuseppe Garibaldi"; aveva un che di suggestivo ... di magico. Le foglie ingiallite cadevano dagli alberi, formando ai suoi piedi una coltre spessa come un tappeto colorato di arancio, rosso e verde. Aveva sempre amato i colori autunnali, e gli uccellini che cinguettavano in lontananza, sembrava proprio che la chiamassero a fare una gita nel parco. Ignara del tempo che passava, seguì l'istinto e s'inoltrò nella fitta radura che sbucava a pochi passi da scuola; bastava semplicemente svoltare l'angolo per trovarsi immersi nella spettacolare natura che offrivano le colline del piccolo paesello che ospitava l'edificio; mentre la sua casa si trovava a pochi chilometri di distanza, proprio al centro del piccolo comune di Sant'Anastasio situato ai piedi del monte. Dopo aver girovagato tra gli odorosi Pini le fronde semispoglie dei Larici, decise di andare al bar e consumare una cioccolata calda, cosciente che si era fatto ormai troppo tardi per entrare a scuola. Paolo, il ragazzo del bar, le servì la tazza fumante azzardando un timido sorriso; un penoso tentativo di attaccar bottone, visto che lo sguardo assente di Viola avrebbe scoraggiato chiunque. Non aveva ancora portato la tazza di calda cioccolata alle labbra, quando da una moto dalla lucida cromatura, scese un gran bel pezzo di ragazzo. Il casco nascondeva gran parte del viso, ma non i suoi occhi scuri e penetranti; bastò che le desse una semplice occhiata perché Viola si sciogliesse come miele. Incapace di distogliere lo sguardo dall'aitante figura fasciata in una tuta da motociclista, ne seguì affascinata ogni singolo movimento. Ne ammirò la classe indiscussa mentre si toglieva il casco dalla testa, mentre con l'altra mano si sistemava il lungo ciuffo scuro, mostrando un'ampia fronte con le ciglia folte e ben disegnate. A guardarlo bene poi tanto ragazzo non era; la sua espressione adulta non lasciava dubbi alla sua età; doveva averne almeno una trentina. L'uomo, attratto dallo sguardo di Viola come una calamita, si avvicinò e chinandosi le disse con voce sorridente e sensuale : -E' ancora presto per noi due ragazzina ... facciamo passare ancora qualche annetto, e poi finalmente potremo realizzare un sogno-. Nel corso degli anni a venire, Viola ripensò spesso alla strana frase di quell'uomo. Qualcosa le suonava strano, anche se all'epoca aveva abbassato lo sguardo diventando paonazza in viso rendendosi conto che lui si era accorto del suo sguardo insistente. Laura
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