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Post n°221 pubblicato il 18 Febbraio 2013 da lontano.lontano
Pensate ad un uomo che rimane vittima di un incidente, i suoi impegni giornalieri vengono stravolti e cambiano improvvisamente. Viene trasportato al pronto soccorso dove è curato, ed è assistito da un’infermiera coi capelli del colore del grano e gli occhi scuri e profondi. Quegli occhi si incontrano coi suoi e, senza parole, per dei momenti infiniti, non si staccano, non si vogliono staccare e, in silenzio hanno già deciso che non si staccheranno. Quell’incontro sarebbe potuto avvenire se uno avesse fatta un’altra strada o se l’altra avesse avuto un turno di lavoro diverso? Certo che no, ma questo attiene al caso, al destino e non al libero arbitrio ma i due, ora si trovano davanti ad una scelta. In questo momento si decide del loro futuro ma anche di quello di tutte le altre persone che avranno a che fare con loro da questo momento in poi. E’ probabile che nessuno di voi ci abbia mai pensato, provate a farlo ora, provate ad osservare la vostra vita fin qui vissuta, provate a sostituire un “si” con un “no” oppure a concretizzare un “se” e vi renderete conto che, forse, non sareste neppure qui a leggermi, ammesso che io oggi potessi esser qui a scrivervi. Non mi trovo nella situazione dei personaggi cinematografici che tornano indietro nel tempo e, facendo questo, riescono a determinare l’andamento della loro vita da quel momento in poi, io ho davanti solo la mia immagine da ragazzino, il ricordo animato di me, e i ricordi anche se un po’ confusi dal tempo, non modificano gli eventi. Non posso modificare nulla, e dico non posso e non, non vorrei, perché lo vorrei eccome, ma non mi è, e non mi sarebbe possibile, neppure cambiare una virgola di ciò che ho fatto, perché anche una sola virgola aggiunta o eliminata muterebbe l’intero corso della mia storia. Ed anche per questo motivo dobbiamo estirpare dalla nostra mente tutti quei sensi di colpa che ci logorano la mente e l’anima, non ha senso averli perché non ha senso stare male due volte, perché non ha senso questa maledetta visione di colpa e peccato che ci hanno inculcata. Che sia poi il tempo ad emettere un giudizio sulla bontà o meno della scelta fatta è del tutto irrilevante perché è troppo facile parlare a posteriori, perché è troppo facile puntare sul vincitore a gara conclusa. Sono dell’avviso che conti solo il presente perché il passato non esiste più, se non nella nostra memoria, mentre del futuro non possiamo avere la certezza della sua esistenza. Ora è presente, tra un secondo sarà passato ed il prossimo secondo sarà futuro, ciò dimostra che dobbiamo vivere nel momento in cui viviamo, aspettare a farlo domani è inutile quanto rimpiangere oggi di non averlo fatto ieri. Ciò che affermo penso sia innegabile ma è innegabile per le nostre conoscenze attuali, per la nostra realtà conosciuta e non per quella che potrebbe esistere a nostra insaputa. Supponiamo che esista una dimensione sconosciuta, che risponda ad una legge naturale, innaturale per le nostre esperienze attuali, un qualcosa che non so definire e che, per farmi capire da tutti, definirò in maniera accessibile, macchina del tempo. Bene, se esiste la macchina del tempo, posso ipotizzare che con essa, ci si possa spostare su e giù per lo stesso e per lo spazio, nel passato che fu e nel futuro che sarà. Ipotizziamo ora, che io sia già morto almeno una volta, morto un giorno di un anno indefinito, e sia rinato, esattamente come certificato all’anagrafe. Ebbene, se accettiamo il teorema dell’esistenza della macchina del tempo, perché dovrei dare per scontato che io sia nato, per forza, in un mio futuro? Potrei esser morto, ieri, oggi magari, o domani, e poi, essere ritornato in una nuova vita, cinquantasette anni fa, esser nato, quindi, nel mio passato. E se diamo per vera questa mia tesi, oggi, io sto vivendo in un tempo già trascorso, e non, come tutti diamo per certo, in un tempo a me successivo. In breve, se un individuo muore nel 2013, essendo il tempo, percorribile per tutto il suo corso, e non solo in proiezione futura, è lecito pensare che si possa ritornare anche ad epoche precedenti. Forse ho lasciato la mia vita nel 2019 o nel 2099, in un anno a caso, ciò che mi chiedo è perché sia rinato proprio nel 1956. Se potessi scegliere, io vorrei vivere nell’epoca dei cavalieri e delle castellane, quel segmento di civiltà e di storia che si mescola con la magia, col mito e la leggenda. Castelli, cavalli al galoppo, duelli, e capelli biondi di donne angelo, il fuoco che arde nei camini ed una natura ancora incontaminata. Perché allora non vivo lì ora? Propendo più per la seconda ipotesi, l’idea di una libera scelta, mi lascia alquanto perplesso, esser liberi totalmente, penso che sia solo una meravigliosa illusione. Io, e tutti voi, potremmo essere, come una stella già morta ma che crediamo ancora esistente, solo perché la sua luce sta ancora viaggiando verso i nostri occhi. Possiamo escludere che la terra sia già disabitata, priva del genere umano, forse causa di una catastrofe naturale, forse a causa di una guerra atomica o chissà per cos’altro ancora? E’ solo fantascienza pensare che si possa vivere pur essendo già morti? Non è follia pensarlo, anche perché di resurrezione e nuova vita, non ne parlo di certo io per primo, che effettivamente esista una connessione, tra le dottrine religiose e la “macchina del tempo” è altamente suggestivo. Chissà se la verità è nella fantasia, chissà se la realtà è davvero così reale, una cosa è certa però, la vita, qualunque essa sia non riusciamo a viverla degnamente, invece di essere una grande occasione da sfruttare è un peso difficile da sopportare. Qualcuno si è mai chiesto perché succeda tutto ciò, e soprattutto perché, alla logica idea di un radicale cambiamento, si risponda sempre che ciò sia impossibile? Le pietre preziose, diventano tali perché sono rarissime e l’unica legge economica che, a mio parere abbia un fondamento, recita che se un bene è scarsamente disponibile il suo valore aumenta. Ma chi attribuisce l’importanza e, conseguentemente il valore di tale bene? Il consumatore finale, verrebbe da pensare, ma se ci riflettiamo un momento ci accorgiamo che non è proprio così automatico. L’entità economica del bene e la sua fruizione, sono determinati dal produttore stesso e solo indirettamente dal bisogno del compratore. Sono bellissimi quei colori e quei giochi di luce incredibili che le gemme creano ma, ci nutrono i diamanti, ci tolgono la sete se siamo assetati, sono un bene irrinunciabile come l’acqua o possiamo vivere anche senza possederle? Ricordate i film in bianco e nero degli anni 30’? Perché le industrie del tabacco pagavano affinché i miti cinematografici fossero da emulare, anche e soprattutto per quello. No, lo è per definizione ma il vacuo, l’inutile e, parlando di fumo persino il dannoso, è diventato oggi un bene irrinunciabile. Gli esempi da citare sarebbero innumerevoli, ed ogni volta la logica ed il buonsenso rimbalzano contro il muro di gomma di intoccabili interessi economici. La società in cui viviamo, il mondo ed il suo modo di intenderlo e di viverlo dovrebbero essere riformati su basi nuove, sulle cose concrete ma, contemporaneamente sul sogno, sulla ragione ma anche sull’utopia, sulla prosa ma anche sulla poesia. Se si vuole davvero giocare ad un gioco nuovo, ci vogliono regole nuove, non è possibile continuare ad adottare quelle vecchie che, tra l’altro, hanno fatto di un gioco il peggiore degli incubi. Vivere in maniera diversa, cambiare il mondo e ripensarlo secondo una concezione nuova, abbatterlo per poi ricostruirlo, di per sé, non sarebbe difficile come potremmo ipotizzare, la cosa quasi impossibile è rimuovere l’ostacolo personificato dal potere di coloro che a tale cambiamento si oppongono. Il potere economico di pochi che non se ne vogliono privare, una casta che ha costruiti i propri privilegi sulla sofferenza dei popoli, individui che, con la forza della ricchezza, hanno instaurata una dittatura mondiale organizzata ed imbattibile. Sono stati bravi costoro, non hanno lasciato nulla al caso, sono persone preparatissime e senza scrupoli che hanno saputo creare una trappola mortale nella quale l’umanità è caduta senza neppure rendersene conto. Un passo alla volta nascosti nell’ombra, senza apparire, senza esistere ufficialmente, hanno dettate le loro regole economicide e ce le hanno fatte accettare spacciandole per la panacea per i nostri affanni. Corrompendo, mettendo a libro paga l’intera informazione e schiere di politici senza scrupoli, hanno cancellata la verità per sostituirla con le loro menzogne, trasformandola nel verbo divino al quale dobbiamo attenerci senza mai obiettare, pena la condanna per eresia. La cosa tragica è che facendo il lavaggio del cervello alle masse, cancellando le facoltà critiche e inibendo il pensiero libero e autonomo di esse, sono riusciti a far controllare le masse dalle masse stesse. Se io faccio questi ragionamenti, se espongo queste mie tesi anche a persone che ritengo fidate, persino da queste, ottengo delle frasi fatte, delle controteorie composte al massimo da tre parole, che partono in automatico dalla bocca senza neppure passare per il cervello. Pur essendo, i miei interlocutori, persone intelligenti, non riescono ad affrancarsi dall’indottrinamento di cui sono vittime e, come automi obbediscono a dei riflessi condizionati e alle sollecitazioni fatte loro pervenire dai sicari dei potenti. E così il cerchio si chiude, nati per essere schiavi e da schiavi morire. Sono persino stanco di pensare ma come fare a non pensare? Molte persone mi dicono di fare mille cose per non pensare, io riesco a fare a malapena una sola cosa fra mille pensieri. Si cerca di non pensare perché pensare è sofferenza, pensare è aver a che fare con i guai giornalieri, con il passato di rimpianti e col futuro di timori. Ma sfinire il cervello nel non pensiero non è una soluzione praticabile, meglio piuttosto imparare a pensare, elaborando una strategia che porti ad un'assoluzione di un passato ormai passato ed una consapevole presa di coscienza della non certezza del futuro. Meglio evadere nell'irrealtà reale che ci liberi, anche se momentaneamente, dalle ansie di una realtà irreale, meglio lasciarsi andare in un sogno che faccia nascere una speranza piuttosto che rimanere nell'incubo che la fa morire. Mi alzo dalla panchina e mi accorgo che queste ore passate qui non sono state un’allucinazione, non ho sognato, non ho visualizzato nulla di irreale, io bambino sono qui, in un involucro di cinquant’anni di più. Gli anni mi sono passati addosso, ma non sono riusciti ad invecchiare il bambino che è in me, come ora fa l’onda su questi piccoli scogli, ma non riesce a coprirli che per pochi secondi.
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