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Ovviologia

Post n°247 pubblicato il 14 Aprile 2015 da lontano.lontano
 

Ovviologia s. f. (iron. Scherz.)
La scienza dell’ovvietà, di ciò che è ovvio, banale
e scontato.
composto dall’agg. Ovvio con l’aggiunta del confisso -(o)logia.


Quando ho coniato questo neologismo, non immaginavo esistesse già; solo oggi mi accorgo, invece, della sua presenza sui vocabolari.
Le definizione che leggo, e che qui sopra ho riportata, non corrisponde però a quella che io intendevo darle e dalla quale mi dissocio.
Ovviologia è, per me:
La materia che prende in considerazione tutte le tematiche che hanno origine da situazioni ovvie e scontate, per analizzarle ed approfondirle, sotto l'aspetto sociale, politico, psicologico ed esistenziale.  -  Il ragionamento che, partendo dall'ovvietà, tende a trovare soluzioni plausibili e concrete, facendo risaltare, conseguentemente, il percorso di negazione delle stesse. - Esprime la fondatezza di un pensiero che viene negativamente ridimensionato e sminuito proprio perchè da situazioni ovvie prende origine. - Da non confondersi con “banale” che identifica un'azione priva della minima fantasia ed unicità, caratterizzata dall'assenza di un pensiero personale ma comodamente appiattito su considerazioni prefabbricate.

A questo punto, penso sia opportuno fornire qualche esempio a corredo di tali definizioni.
Vorrei rifarmi, pertanto, alla novella conosciuta come: “Il re nudo” che succintamente propongo.
In un reame, viveva un re vanitoso che amava vestirsi con abiti alla moda e costosissimi.
Di questa sua mania vennero a conoscenza due furbacchioni che, spacciandosi per grandi sarti, proposero a sua maestà un abito di altro pregio.
Finsero di cucirlo con fili dorati e pietre preziose e, dopo qualche giorno, si presentarono al castello per farlo indossare al sovrano.
Il vestito non esisteva ma, i due finti sarti, si comportarono come l'abito fosse nelle loro mani; fecero spogliare il re e lo rivestirono di quel nulla che dissero fosse il vestito.
Magnificando la loro opera, esaltarono le qualità fisiche del re che vestiva in maniera tanto perfetta e, quest'ultimo, che sapeva quanto caro avesse pagato un tal abito, per non essere sconfessato, si specchiò, compiacendosi di una tal magnificenza.
La corte intera non osò contraddire il re ma, al contrario, da tutti i componenti la stessa, si levarono commenti di meraviglia e, per sfoggiarlo in pubblico, insieme, scesero per le strade per una regale passeggiata.
Il popolo vedendo passare tale corteo, si comportò esattamente come la nobiltà, solo un bambino sulle spalle del genitore, vedendo il re vestito di nulla, candidamente esclamò: “Ma il re è nudo!”

Era ovvio a tutti che il re fosse nudo ma, tale ovvietà era celata, nascosta nell'ipocrisia che mostra solo ciò che vuol mostrare, solo e se, fa comodo.
Così come è ovvio che il denaro sia la causa della povertà, della discordia, della corruzione e di tutte le altre miserie che albergano nell'animo umano e sarebbe ovvio non usarlo, appurato che è ovvio che il denaro sia un'invenzione dell'uomo.
Ma, “ovviamente”, non verrà presa in considerazione un'”ovvia” reinvenzione della società mondiale, mentre è “ovvio” che chi la propone sia considerato un utopista da,“ovviamente”, non considerare.

 
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