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Rimettersi in discussione.

Post n°168 pubblicato il 19 Aprile 2009 da lontano.lontano
 

Ecco un altro modo di dire del momento, insopportabile nella sua altezzosa superflua proposizione.                     Mi chiedo chi possa usarlo per farsi capire e non solo per farsi notare. 
Rimettersi in discussione perché, se nel nostro agire quotidiano siamo modesti e rispettosi degli altri, consci della nostra fallibilità che è parte integrante della natura umana ma, cerchiamo, nel contempo, di metter tutto l’impegno possibile in ciò che facciamo?
Devo mettermi in discussione se sbaglio, sapendo di sbagliare, fregandomene delle conseguenze di questo mio agire, prendendo decisioni superficiali senza mai ascoltare le proposte ed il punto di vista di chi è parte in causa.                           
E’ un modo di dire che sa di casta benestante, di personaggi da filmati pubblicitari, di quell’umanità che vive in un mondo fatto di solo lussi e agi e nulla sa, o vuol sapere, del mondo che sta intorno.
E’ un modo di parlare antipatico, come tutto ciò che è detto per moda, concetti astratti che si susseguono che nulla fanno capire e nulla chiariscono.
Provate a pensare ad un lavoratore normale ed associatelo a quest’espressione, non è ridicolo che un fornaio si rimetta in discussione se ha tolto dal forno il pane un minuto dopo, o che lo faccia un muratore se ha messa troppa acqua impastando il cemento o un meccanico che ha dimenticato di cambiare le candele?
Ho commessi errori anch’io, come tutti, ma non ci penso neppure né a mettermi in discussione, né a rimettermi in discussione perché mi son sempre messo sotto esame, non ho mai avute certezze, ho sempre cercato di far la cosa migliore che potessi, in ogni frangente.
Non ho peccato di superficialità, di presunzione ed impegno e discutere di me stesso dopo aver discusso tanto con me stesso è tanto controproducente quanto ininfluente.
Ho dei rimpianti e ho qualche rimorso perché sempre e comunque avrei potuto fare di più, visto che tutto è migliorabile, ma nell’ottica del dopo, quando tutto diventa facile,
è nell’immediatezza della scelta che la cosa si complica.
Secondo me ci stanno veramente prendendo per la parte che è contenuta nelle nostre braghe, non c’è più rispetto per un fruitore televisivo o per un lettore di giornale, il nulla più totale è ciò che si vuole ed è ciò che stanno ottenendo, e noi indefinito gregge supinamente subiamo senza neppure rendercene conto.
Una sola volta concordo e approvo questo modo di dire, dovremmo veramente rimettere tutto in discussione quando si parla di questa maniera di pensare e di parlare che ormai abbiamo fatta nostra, di questo stile di vita al di fuori dei nostri mezzi, di questa affannosa rincorsa all’immagine che si concretizza nella superficialità, nell’insignificante, nel nulla.

 
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