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Morire da stupidi.

Post n°174 pubblicato il 10 Luglio 2009 da lontano.lontano
 

Ci son morti naturali, indipendenti dalla nostra volontà, e ci sono quelle volontarie, i suicidi a vario titolo, per i quali si deve avere rispetto, tra questi però ce ne sono diversi che non meritano né il rispetto e nemmeno alcuna pietà.

Non so se considerare il suicidio un atto eroico o una vigliaccheria, certo è che dietro a questo gesto si nasconda un malessere, una sofferenza tanto grande che chi la soffre cerca l’unico modo possibile per farla cessare.

Al suicidio si arriva per dolore e non per burla, per una tragedia e non per un gioco, per una disperazione esistenziale e non per una festa di piazza.

A Pamplona invece avviene proprio questo, per una demenziale usanza si arriva a suicidarsi col sorriso sulle labbra, tanto per far qualcosa, tanto per giocare con la morte.

Non riesco a comprendere come ancor oggi si possano permettere spettacoli tanto spregevoli, come possano essere calpestati i diritti degli animali, l’intelligenza e la ragione, in nome di un rituale che non avrebbe alcuna legittimità.

Non piango per queste morti, per queste che chiamano tragedie annunciate, tanto annunciate da non esser mai state evitate, non piango per chi pensa che intanto a lui mai potrebbe capitare.
E capita invece, perché è giusto che capiti, ci stà, fà parte del gioco e non si deve recriminare se ogni tanto la morte chiede un tributo in cambio di un divertimento.                   In Spagna succedono queste cose aberranti, la corrida è vissuta come una prova di coraggio, mentre altro non è che un saggio della vigliaccheria umana.

Un vile il torero che si misura con un animale già ferito, quasi esangue, forse pure ammansito da sostanze che ne compromettono le possibilità fisiche, che entra nell’arena già perdente designato, destinato a sacrificare la sua vita per far divertire spettatori assassini.

E non fa notizia se muore il toro, è normale che sia così, è nella logica delle cose, nessuno ne parla e nessuno lo dice, fà sensazione se a lasciarci la pelle è un uomo, perché non dovrebbe accadere, perché è fuori dalle regole di un gioco del quale si conosce già l’esito.

Non nascondo che in questa sfida io sia dalla parte del toro, il toro è un perdente perché si vuol farlo perdere, perché è costretto a una sfida impari alla quale mai vorrebbe partecipare, perché si bara affinchè perda, perché la ruota del destino deve girare solo dalla solita parte.

Io sono per il toro perché son con chi lotta pur sapendo di perdere, perchè  è lo sconfitto designato, perché non mi piacciono i vincenti sempre e comunque, perché incarna una fierezza ed un coraggio che all’uomo son totalmente sconosciuti.

E se talvolta si prende una rivincita non mi dispiace, dovrebbe capitare più spesso, perché questo è forse il solo modo per far cessare un crimine che da sempre viene messo sotto accusa e da sempre viene assolto.
                                    

 
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