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« IncongruenzeD'amore si muore »

Voti e punizioni divine.

Post n°253 pubblicato il 06 Luglio 2015 da lontano.lontano
 

Recentemente, ho avuto modo di riflettere su due problematiche che ritenevo non facessero più parte del vivere moderno:
La punizione divina ed il voto, inteso come promessa religiosa.
La persona che mi ha parlato di questa situazione era profondamente scossa, dire disperata non è certo esagerare, perché era convinta che la morte di un congiunto, fosse la punizione divina per un di lei errato comportamento.
Non si dava pace perché si sentiva in colpa, con l'aggravio di ritenere tale punizione equa ed inevitabile; una specie di sindrome di Stoccolma elevata al divino.
A mio parere, tutto ha origine da una scorretta interpretazione e ad
un'immagine ambivalente che le hanno data di Dio.
Se una divinità a scelta, un santo, la Madonna o lo stesso Dio sono ritenuti l'essenza della bontà, e nella fattispecie, la madre o il padre di noi umani, come possono essere così severi da infliggere punizioni e castighi con tale sadica cattiveria?
E poi la contraddizione più grande; come ci si può affidare e chieder loro un gesto di pietà, di intercessione o della più grande bontà, a fronte di esempi contrari?
Nessuno proverebbe a chiedere una grazia o una qualsiasi cosa a chi manifesta solo in alcuni casi quell'amorevole benevolenza, chi si azzarderebbe a farlo se non confidasse, quantomeno, all'altrui indulgenza e comprensione?
Certo, sarebbe un'ulteriore idiozia paragonare Dio ad una macchinetta che dispensa bottigliette previa introduzione delle monete ma, ritenere accettabile che dispensi sofferenze gratis mi pare peggio ancora.
Tutto ciò si scontra con il pensare di persone di fede, lo contraddice e lo nega, se poi, peggioriamo ancora la sua posizione ammettendo che un dio addirittura può punire in maniera indiretta abbiamo toccato il fondo.
Io mi comporto male e, per rivalsa, viene punita una persona a me cara, colpire un innocente a fronte di una colpevolezza altrui è da vili, possibile che un praticante di fede possa appoggiare tale ipotesi?
Si è possibile, perché la fede va oltre la logica, e se qualcuno possiede tale virtù teologale non può essere critico perché sarebbe una contraddizione in termini; se si crede, si crede e basta, senza discussione.
E si crede anche nelle cose illogiche e palesemente sbagliate, diventando colpevoli solo perché un'interpretazione di una legge inesistente lo certificherebbe.
E, poiché non c'è limite al male, si peggiorano ulteriormente le cose con la speranza di porre rimedio ad un errore di fondo.
Si fa un voto, una promessa, un baratto, si tratta con la divinità la fine delle punizioni indirette a fronte di un sacrificio personale.
La cosa che fa ridere, qualora non ci fosse da piangere, è che il peccato, ritenuto tale dal reo non è affatto tale da meritare qualsivoglia punizione.
Ma questo è un aspetto che ritengo secondario, la cosa su cui mi vorrei soffermare è l'essenza di tale scambio.
Un voto religioso, a mio parere, non è valido a fronte di un momento difficile di colui che lo propone e, poiché un sacrificio è sempre esercitato in momenti di estremo bisogno o sofferenza, ne consegue che un voto non sia mai da ritenersi valido.
Se io, sotto tortura, confesso anche ciò che mai ho commesso, la mia confessione è valida?
Non mi pare proprio.
E' pur vero che una persona, apparentemente, è libera quando promette a Dio qualcosa ma, lo è solo apparentemente, lo sarebbe soltanto se la sua disperazione non si fosse impossessata di lei, e se tale criticità non portasse a fare e promettere qualunque cosa per uscire da quella situazione.
Peggio ancora poi, se tale voto riguardasse una persona terza, una che non c'entra nulla con la promessa di un sacrificio futuro ma che lo impegna in prima persona, nonostante la sua estraneità, a tutti gli effetti diventa debitore per un debito mai contratto.
Sempre a mio parere, tutto ciò mi suona come magia nera, come un rito pagano che mi fa visualizzare un altare insanguinato sul quale venivano effettuati i sacrifici umani.
Posso ammettere, al limite, gli ex voto, quei quadretti che sono esposti in prossimità dei Santi, per grazie ricevute, piccole cose come immaginette o altre regalie di poco conto.
A questo proposito, e per sorridere un attimo, senza arrivare ad essere blasfemo, ma se una persona porta un'ingessatura a fronte di una riuscita saldatura ossea, uno che guarisce da disfunzioni erettili, che mai porterà?
Detto ciò, a me pare che la fede serva per il solo fatto che, credere nella possibilità di riuscita di un problema o dall'uscita da un momento difficile sia sempre positivo, avere la fondata speranza anche in aiuto di qualsiasi natura, sia una possibilità da mettere in gioco, sempre che il gioco sia leale e che non rechi guai peggiori del male originario.

 
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misteropagano
misteropagano il 06/07/15 alle 20:28 via WEB
Sono "indottrinamenti" mal riusciti. una vera fede ha ben altre qualità, illimitate sia quando è amore sia dolore, e i riti pagani non sono solo di sangue, sono gli archetipi su cui fondiamo ancora quel poco che resta del nostro senso di umanità legata ai cicli della terra e del cielo e forse anche della comprensione stessa dell'uomo.
 
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