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Post n°314 pubblicato il 08 Febbraio 2017 da lontano.lontano
 

Non saprei dire se sia una cosa frequente o meno, ma mi è capitato, e sarà capitato anche a qualcuno di voi, di sentire accanto, o di trovarvi accanto, ad una persona in un certo momento della vostra vita.
Dico “sentire” perché non è detto che percepiate fino in fondo la presenza fisica, in quanto, nel caso di cui vorrei parlare, una vera fisicità, potrebbe anche risultare assente.
Detto così pare un indovinello, un piccolo enigma da risolvere ma, anche se difficile da spiegare, non è cosa tanto arcana quanto la premessa potrebbe far pensare.
Se riuscite a ripensare a qualche periodo, anche breve, in cui avete avuto un piccolo smarrimento, qualche granello di troppo nell'ingranaggio della vostra esistenza, è possibile che vi venga in mente qualche piccolo particolare relativo a qualcuno che sia entrato in contatto con voi, proprio in quel mentre.
Un contatto anche lieve, un contatto, in una prima lettura, insignificante ma che, ripensandolo adesso, percepite come una delle cose più significative della vostra storia.
Una persona che vi aiuta a cambiare la vostra esistenza, quasi senza avere il crisma della sua stessa esistenza.
Può esser chiunque, anche uno sconosciuto, persino un qualcuno che neppure avrete la possibilità di conoscere successivamente, un qualcuno che, per farmi capire in maniera razionale, devo definire in maniera del tutto irrazionale: Un “angelo”.
Quando succede questo, la spiegazione si divide in due scuole di pensiero, la prima, si rifà alla Divina Provvidenza, la seconda afferma che tutto sia dovuto, a quella parte del nostro corpo che ci permette di stare più comodamente seduti.
A me importa poco quale delle due prevalga, ciò che mi piace pensare, è che ciò accada, e mi interessa poco, anche sapere se, capitando a noi, si possa essere, nella fattispecie, i beneficiari o coloro che beneficio recano.
Probabilmente, ora vi verrà in mente un aneddoto, un piccolo particolare, una frase che, li per li, avete soltanto sentita ma che, successivamente, la vostra mente ha memorizzata e rielaborata.
Ricorderete una persona che vi è stata vicina e dopo un certo lasso di tempo è scomparsa dalla vostra vita, ricorderete come tale presenza vi abbia confortati in maniera tanto lieve da percepire tale conforto in maniera del tutto naturale.
Ci sono però anche dei casi in cui tale presenza è molto più costante, una presenza che avvertite in modo netto e marcato, una presenza che pensate sarà per sempre, una presenza che, invece, uscirà dalla vostra vita, nello stesso modo in cui vi è entrata.
Certo, questi sono momenti difficili da affrontare, difficili quanto difficile è stato il momento che quella persona vi ha aiutato a superare, ma quando arrivano non è possibile rinviarli.
Vi chiederete perché dopo un tale “aiuto” si debba sprofondare in uno smarrimento ancora peggiore; è una domanda logica che deve presupporre una risposta che una logica possa avere.
Ebbene, dobbiamo capire che tutto ciò, accade perché, quella persona che ci è stata vicina, o alla quale vicini siamo stati, diventa, o a nostra volta per lei diventiamo, semplicemente dei compagni di viaggio.
Devo rimarcare, e tener sempre presente, che noi possiamo svolgere entrambi i ruoli, così da non essere “vissuti” né da vittime, né da carnefici.
Chi viene in contatto con noi è una persona che deve fare un suo percorso di vita, un “suo” percorso, non un “nostro” percorso e neppure un futuro percorso insieme.
Motivo per il quale, quando la presenza finisce, significa che il percorso è giunto al termine, non è rilevante se la percezione temporale ci parla di breve o lunga durata.
Noi siamo “utili” talvolta “necessari” in un certo momento, non un attimo di meno e neppure un solo attimo di più.
Il compito che inconsciamente svolgiamo è un mandato a termine, non deve portare a termine l'intero percorso del soggetto interessato ma, soltanto quella frazione di percorso di nostra competenza.
Come sempre, vorrei chiarire il mio pensiero con questo esempio.
C'è una persona davanti al cancello di un giardino che da l'accesso ad una bellissima villa.
La persona in questione cerca la chiave o, se preferite, il telecomando per poterlo aprire.
Voi, non si sa perché né il per come, passate di li ed avete nelle tasche un telecomando che, per caso, avete rinvenuto in un posto molto distante da dove si trova la villa.
Visto l'affanno della persona, visto il panico che si è impossessato di lei, vi fermate e chiedete a cosa sia dovuto.
La stessa, vi dice del suo problema e, una volta stabilito il contatto cercate di esserle utile per quanto potete.
Le date conforto e, mentre ciò avviene, ricordate che in tasca avete, proprio un telecomando trovato per terra.
Lo provate, forse, non pensando minimamente possa esser quello giusto, ma visto che non ci sono molte altre possibilità, perché non sfidare la logica?
Premete il pulsante, una luce gialla si accende ed il cancello lentamente si apre.
Il vostro compito lo avete svolto in maniera inconscia ed insperata, il vostro compito è finito in quell'istante.
Non siete voi colui che deve accompagnare la persona oltre quel cancello, sarà lei che, una volta che le avrete permesso l'accesso dovrà incamminarsi nel giardino.
Sarà lei che entrerà nella villa, sarà lei che, eventualmente, troverà qualcun altro che potrà esserle d'aiuto ma, soprattutto, sarà lei a premere quello stesso pulsante, che prima voi avete premuto, per richiudere il cancello.
Vista così, da l'impressione di un addio, momento di estremo dolore, ma se la vediamo in maniera più razionale, scopriamo che invece è un momento di gioia per entrambi i protagonisti.
Chi era preda del panico e dello smarrimento ha ritrovata la serenità, chi ne è stato l'artefice proverà su di se tutta l'emozione e la felicità che consegue da tale atto.
Dobbiamo, pertanto, sempre tenere presente che un percorso è fatto di molteplici tappe, ognuno di noi può essere utile a portare a termine una tappa, la propria tappa di competenza che, probabilmente, vivrà come l'intero suo percorso ma che non dovrà mai pensarla come l'intero percorso altrui.

 
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Rispondi al commento:
lontano.lontano
lontano.lontano il 06/03/17 alle 01:56 via WEB
Ho sempre voluto credere che alcune leggende siano assoluta verità.Se però potessi farne diventare una, certamente vera, sceglierei proprio quelle del Ponte dell'arcobaleno, perché anch'io ho lasciati affetti che spero di ritrovare, proprio li, dall'altra parte di quel ponte che, a quel punto, sarà meno doloroso attraversare. Grazie per ciò che hai scritto.
 
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