Creato da: lontano.lontano il 22/01/2008
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Messaggi di Febbraio 2012

 

La catena.

Post n°211 pubblicato il 19 Febbraio 2012 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Mi trovo spesso a parlare della vita, e mi chiedo il perché, in fondo, che c’è da dire di un qualcosa che ci scorre

addosso in maniera quasi automatica ed involontaria?

Anche il cuore è un muscolo involontario, che parliamo a fare del cuore?
La sua struttura può interessare un amante della cardiologia o, al limite, possiamo farlo quando il discorso è strettamente collegato ad un fatto specifico, altrimenti che ne parliamo a fare?

Possiamo parlare di cose di cuore, dei tumulti del cuore ma, come potete notare, son discorsi che prescindono l’organo meccanico, così è per la vita, possiamo trattare dei fatti che accadono nella vita, delle situazioni che essa determinano, ma della vita in senso filosofico, forse, diventa pure inutile parlarne.

Invece a me piace perché trovo molto più da dire quando c’è poco da dire che quando c’è troppo da dire e parlare della vita di tutti i giorni diventa banale mentre diventa interessante parlare di una vita che potrebbe essere tutta un’altra vita.

Essì perché, la vita che stiamo vivendo, avrebbe potuto essere una vita completamente diversa se soltanto avessimo cambiata anche una sola scelta fatta in  un dato momento.

Immaginate che la vita sia una catena fatta di anelli di misura diversa.

Gli anelli più grandi sono i momenti delle scelte importanti che potremmo chiamare “Scelte base”, quelli più piccoli sono i periodi di tempo comuni, quelli vissuti in maniera, diciamo, normale o automatica.

Devo precisare che il mio ragionamento è valido per le persone che hanno raggiunta un’esperienza di vita importante o un periodo di vissuto che abbia imposta almeno una Scelta base, altrimenti è inutile proseguire.

Ebbene, io sostengo che, cambiando un anello “Scelta base” della nostra catena, cambierebbe tutta la catena da quel momento in poi.

Per essere ancora più chiaro, chiamerò:
A il periodo di catena prima della Scelta Base.

B l’anello Scelta Base

C il periodo dopo l’anello B

Ne deriva che la nostra esistenza vista oggi sia la catena AC ovvero una sequenza che riteniamo logica e naturale, lo svolgimento della nostra vita.

Proviamo invece ad immaginare di sostituire l’anello B con l’anello X ovvero una scelta totalmente diversa da quella fatta realmente.

Non è difficile osservare che la catena A rimane inalterata ma cambia la parte da B a C che diventerebbe XY.

Quindi la catena originata sarebbe AY

E’ ovvio che questo giochetto si possa fare a solo a posteriori, solo ora possiamo analizzare la nostra vita, solo dopo che si sia compiuto possiamo dare un giudizio sul nostro destino.

Ma dopo tante formulette che non facilitano la lettura proviamo a fare un ragionamento molto più pratico ed un esempio che meglio ancora chiarirà il mio pensiero.

Io nel periodo del militare ho girato un po’ in Campania poi son stato destinato a Torino, qui lavoravo presso il comando militare in qualità di telescriventista, mi piaceva e quel tipo di vita non era per nulla malvagia.

Un tenente del distretto di Genova, anch’esso della Regione Nord Ovest, un giorno salì a Torino per cercare personale per destinare li, non so come venni fuori io.

Mi parlò ed io accettai con entusiasmo, a Torino stavo bene ma, Genova è a 30 min. di treno da casa, ero a casa, sarei stato ogni giorno a casa.

Il giorno dopo salutai i commilitoni del Centro perché in pomeriggio sarei partito assieme a lui, avevo quasi gli zaini pronti quando, non ho mai capito bene il perché, il Tenente, scusandosi con me mi annunciava che sarei dovuto rimanere.

Per mia natura prendo le avversità con rassegnazione ma l’amarezza figlia dell’illusione è sempre grande, lo fu per me e per i miei genitori che si erano già illusi molto più di me.

L’anello rimase quello B e non diventò X neppure quando, poche settimane prima del congedo, i superiori in grado mi chiesero se pensassi di prolungare la ferma militare.

Ecco, quella fu una delle decisioni che avrebbero cambiata la mia vita, oggi chissà dove sarei e che farei se avessi messo il mio autografo sui fogli matricolari.

Posso sbizzarrirmi su ogni ipotesi plausibile, su ciò che avrebbe potuto essere e non è stato e, forse, questo attiene molto all’immaginazione, la cosa certa ed ineluttabile è che di certo non vivrei la situazione che vivo, non sarebbe neppure da scartare il fatto che forse potrei anche non essere più in vita.
Certo, cambiando una scelta cambia il resto dell’esistenza, provate ad osservare la vostra fin qui vissuta, provate a sostituire un “si” con un “no” oppure a concretizzare un “se” e vi renderete conto che, forse, non sareste neppure qui a leggermi, ammesso che io oggi potessi esser qui a scrivervi.

 
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Il treno di Laura.

Post n°212 pubblicato il 29 Febbraio 2012 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Ricevo e pubblico da Laura questi suoi pensieri.

Ciao parli spesso della morte nei tuoi racconti.
il treno che tu indichi sarà il treno della vita?
La vita è come un viaggio in treno: Spesso si sale e si scende, ci sono incidenti, a qualche fermata ci sono delle sorprese piacevoli e a qualcun'altra profonda tristezza.
Quando nasciamo e saliamo sul treno, incontriamo persone, in cui crediamo, che ci accompagneranno durante buona parte del nostro viaggio: i nostri genitori.
Capita spesso che loro scendano in una stazione prima di noi lasciandoci un grande vuoto in termini di amore e affetto, senza più la loro amicizia e compagnia.
Ma altre persone salgono sul treno; e qualcuna sarà per noi molto importante, sono i nostri fratelli e sorelle, i nostri amici e tutte le persone meravigliose che amiamo, e qualcuna di queste persone che sale, considera il viaggio come una breve passeggiata.
Altri trovano, invece, una grande tristezza nel loro viaggio.
E poi ci sono altri ancora, sul treno, sempre presenti e sempre pronti ad aiutare coloro che ne hanno bisogno, qualcuno lascia, quando scende, una nostalgia perenne...
Ci sorprende che qualcuno dei passeggeri, a cui vogliamo più bene, si segga in un altro vagone e che in questo frangente ci faccia fare il viaggio da soli.
Allora facciamo in modo di trovarlo spingendoci alla sua ricerca negli altri vagoni del treno.
Purtroppo, qualche volta, non possiamo accomodarci al suo fianco, perché il posto vicino è già occupato.
Così è il viaggio: pieno di sfide, sogni, fantasie, speranze e addii...
Cerchiamo di compiere il ns. viaggio nel miglior modo possibile.
Il grande mistero del viaggio è che non sappiamo quando scenderemo definitivamente, e tantomeno quando i nostri compagni di viaggio lo faranno; neanche colei (o colui) che sta seduta (o) proprio vicino a noi.
Mettiamocela tutta per lasciare, quando scendiamo, un posto vuoto, che trasmetta nostalgia e bei ricordi in coloro che proseguono il loro viaggio.
A tutti coloro, che fanno parte del "mio treno" auguro... BUON VIAGGIO!

Laura ha ragione, mi capita spesso di parlare della morte ed è obbligatorio, a parer mio, se si deve parlare della vita.
Non può esistere l’una senza l’altra, non esiste una cosa senza il suo opposto, non importa trovare il termine esatto per indicarlo, non serve studiarci, basta aggiungere un “non” davanti.
La vita, o meglio, le domande sulla vita, mi affascinano perché mi rendo conto che è da li che si deve partire per riuscire a viverla in maniera degna.
Laura usa la metafora del treno per spiegarla; la vita è un viaggio su un treno affollato che vola verso una destinazione precisa con fermate e ripartenze che porteranno ad altre fermate con le conseguenti ripartenze.
Con persone che salgono di continuo e altre che scendono per non risalire, fino a che pure noi scenderemo in una stazione sconosciuta.
Ed è così, ma non può esser solo così, non ci si può sedere annoiati al proprio posto, magari addormentandoci cullati dal dondolio del vagone, ingannando non il tempo, ma, ingannando noi stessi e la nostra essenza.
Ma ci sarà pure una spiegazione al fatto che ci troviamo qui; ma è possibile che sta benedetta vita sia solo l’anticamera della morte?
Ecco, una cosa indiscutibile l’abbiamo capita; venendo al mondo abbiamo la certezza della morte, ma neppure questo dato certo ci fa riflettere su tutto ciò che sta tra questi due punti cardine.
Domandandoci perché viviamo o per meglio dire “non” viviamo forse ci avviciniamo, con delle risposte confuse,
ad un tentativo di senso che la nostra esistenza dovrebbe avere.
Ma viviamo per chi?              Per i genitori? E chi è orfano?
Per i figli? E chi non ne ha?
Per un amore? E chi non lo trova?      Ma poi è eticamente corretto venire al mondo per qualcuno?
Ed è moralmente giusto e razionalmente sensato vivere per qualcosa?
Cosa poi?       Per il benessere economico, la fama, il potere, il successo, e tutti coloro che a queste cose non arrivano non dovrebbero vivere?
Si riflette sempre poco e si prendono delle frasi fatte, quasi sempre banali e, nella migliore delle ipotesi incomplete, per verità assolute: Dare la vita ad un figlio è letteralmente corretto ma poi traslarlo verso un “dare la propria vita per un figlio/a o per i figli” è scorretto in tutti i sensi.
Si dona una vita, una nuova vita non si dona la propria, è questo il passaggio cruciale, che valore avrebbe dare una vita in cambio di un’altra?
Immaginate se tutti, generazione dopo generazione, facessero così; nessuno mai vivrebbe una propria vita ma, una vita all’ombra di qualcun altro, i nostri genitori per noi e noi per i nostri figli che a loro volta lo faranno per i loro e via così per l’eternità.
No, noi viviamo per noi stessi, è un’occasione, forse l’unica occasione, e viene data ad ognuno di noi che siamo qui come è stata data a tutti quelli che ci hanno preceduti, un’occasione data singolarmente, soggettivamente.
Vivere per noi stessi è comprendere il valore della vita, è capire che l’unica cosa che conta è proprio questo, approfittare di questo spazio temporale che ci viene concesso, si dalla fortuna ma, ma che molto dipende dalla nostra capacità di costruircela.
Non possiamo demandare ad altri il suo svolgimento, non possiamo incolpare gli altri per non saperla vivere, è anche troppo comodo farlo ma è soprattutto è cosa che non porta a niente.
“Non vivo bene per un amore sbagliato”, “Non vivo perché il mio lavoro mi crea un malessere psicologico”, capisco che siano problemi reali e concreti ma, noi non siamo nati né per quell’amore né tantomeno, per quel lavoro.
Ma non siamo abituati a pensare così, per cui subiamo, risolviamo i problemi economici facendo sacrifici, ci arrabattiamo in mille modi per tirare avanti ma tutto ciò non è altro che quell’assopimento sul treno in attesa della nostra fermata.
Ma a cosa serve dirlo?      Possiamo fare altrimenti?
Esiste un’alternativa?
Forse potrebbe esser utile anche solo dirlo, potrebbe aiutarci sapere che questo non è il nostro destino e ciò potrebbe darci  il coraggio di cambiare la sorte se solo prendessimo atto dell’inganno della stessa.
Siamo immersi nella paura e ci accontentiamo di tutto, abbiamo il terrore di perdere ciò che abbiamo, ma in realtà, cosa abbiamo?
Una situazione familiare che sta in piedi per comodità, un lavoro che odiamo ma ci dà da mangiare e da pagare le tasse, del tempo libero per recuperare le energie per lavorare il giorno seguente, la possibilità di curarci quando non ne possiamo più e poi?
E’ tutto qui quello che abbiamo?
E' diverso il martedi dal venerdi?   E quanti martedi e venerdi e tutti gli altri giorni abbiamo sprecati nella quotidianità del niente?
Penso spesso a mio padre che se n’è andato ormai da cinque anni, devo ringraziarlo per avermi dato molto, per avermi permesso di vivere una situazione che definirei tranquilla ma mi amareggia il pensiero della sua vita.
Che vita ha vissuto per darmi una vita migliore della sua?
Quanti momenti ha dedicato a se stesso? e oltre ai sacrifici che cosa gli è rimasto?
Una vita di lavoro, ha lavorato per gli altri, anche per me, ma per lui che cosa ha fatto?
Se voglio illudermi, se voglio crearmi un alibi, se voglio credere al lieto fine della favola, posso anche pensare che in fondo fosse felice così ma, quanta crudeltà si nasconde nelle favole prima che arrivi il lieto fine.
E come lui, quante altre persone, anche noi stessi, hanno capovolto e stiamo capovolgendo le priorità, senza neppure farci caso, dando per scontato che sia normale.
Tutto viene prima della vita, provate a concentrarvi un attimo, oggi, avete pensato di più alla rata condominiale o alla bolletta del gas o ad una delle tante rotture di balle o al fatto di esser vivi in questa giornata che profuma già di primavera?
Non rispondete a me perché non ho dubbi ma, rispondete a voi stessi e a quella parte che si nasconde in voi così bene che non siete ancora riusciti a trovare.
Come dice Laura, parlo della morte, ci penso un attimo ogni giorno per non dimenticare che per ora ho la vita, la mia vita, che bella o brutta che sia è solo mia, infatti io non ne posso fare a meno, mentre tutti gli altri, anche chi mi vuole più bene, certamente si.

 
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