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Messaggi di Ottobre 2013

 

E lontano lontano nel mondo.1°

Post n°222 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da lontano.lontano
Foto di lontano.lontano

Ho una sensazione, una percezione, quel qualcosa che si avverte senza poter dare una spiegazione, quando lì il pensiero si ferma e, come bloccato, non riesce ad andare oltre.
Un gomitolo di pensieri col bandolo nascosto, volutamente reso introvabile come per un sadico, perverso piacere.
E'un ragionamento irragionevole che mi gira nella mente, una riflessione che più è elaborata e più si espande, che si fortifica nella convinzione non provata, nell'irrazionalità istintiva, in quella zona inesplorata dell'intuizione, libera da ogni condizionamento.
Ma la vita che stiamo vivendo, è reale o è tutta una finzione?
Quanto c'è di virtuale, di programmato, di falso, in una situazione che ci sembra vera?
Questo quesito gira e rigira nella mia mente e la porta verso un orizzonte che non approda mai nella terraferma del concetto certificato, nel pensiero finito.
Comprendo la complessità dell'argomento e comprendo pure lo scetticismo che lo stesso può destare, così come comprendo la facile ironia del primo momento ma, non c'è molto da ridere se si vanno ad analizzare tutte le relazioni esistenti all'interno del mio ragionamento.
Divido il mondo in due parti, da una parte la natura o tutto ciò che prescinde dall'uomo, ciò che ha un funzionamento autonomo, dall'altra, tutto ciò che è frutto dell'elaborazione umana e delle regole che l'uomo si è date.
La prima sezione è certamente vera, avverto che una montagna non può essere diversa da com'è una montagna, che il fragore del tuono e la saetta che lo precede sono incontaminati da sempre, che la pioggia scroscia da un cielo imbronciato e la neve imbianca la terra da quando la terra è la terra.
Non c'è discussione su questo, le regole della natura son quelle e non potrebbero essere diverse ma, si può dire la stessa cosa della parte che vede l'uomo inventarsele?
No, non è la stessa cosa, l'uomo le regole le concepisce, non le trova già scolpite indelebilmente nella pietra del tempo, le modella a suo piacimento, come mai, farebbe la marea che cede al volere della luna.
E se le regole che l'uomo si dà sono solo dei miseri tentativi, andati a vuoto, di perfezione, come, le suddette, possono dar luogo ad una vita vera e reale?
E se queste regole, queste norme di procedura, queste convenzioni, questi assetti di convivenza che vengono accettati dalla comunità fossero disattesi e sostituiti con altri, potremmo dire di vivere la stessa identica esistenza?
Non mi pare proprio, ed è esattamente per questo che a me appare una vita virtuale se virtuali sono le norme che la regolano.
Per rendere ancora più accessibile il mio pensiero, mi aiuterò con il seguente esempio.
Tutti ricorderete il programma televisivo “Scherzi a parte”, per coloro che non lo hanno mai visto, aggiungo che si trattava di una finta situazione che vedeva vittima un personaggio noto.
Uno scherzo di cattivo gusto che veniva escogitato e montato ad arte, una situazione irreale che però veniva subita in modo reale dal malcapitato di turno.
Lo spettacolo terminava con il disagio, e perché no, anche la sofferenza di chi subiva tale situazione, che, solamente dopo questo amaro passaggio, poteva riprendersi nell'ormai insperato annuncio:
E'stato tutto uno scherzo......... “Sei su scherzi a parte”.
Ebbene, io ho la sensazione che da un momento all'altro possa succederci la stessa cosa; vedo cose troppo senza senso per essere vere, avverto una macchinazione che supera persino quella scenica del programma televisivo.
Non possono essere vere certe cose, sono così assurde che possono essere spacciate per realtà solo perché è noto che la realtà superi la fantasia.
Ma, tornando a quel programma, se al personaggio in questione non venisse svelato il trucco, penserebbe di vivere nella realtà e non nella finzione televisiva, come non accettare l'idea che tutto ciò stia capitando pure a noi?
Qualcuno potrà obiettare che, se viviamo inconsapevolmente nel virtuale, quello stesso virtuale è per noi la vita reale, per cui non esiste una vita diversa da quella vera.
In linea teorica è un ragionamento esatto ma non tiene presente la vera essenza dell'uomo, del suo destino e della troppo vistosa, irragionevole, acclarata falsità di questa presunta vita reale.
Non tiene nemmeno conto del fatto che, ad ognuno di noi, come al mal capitato di “Scherzi a parte”, alla fine della puntata potrebbe essere svelato il trucco e, anche se ciò non avvenisse, potremmo negare o potremmo garantire di non essere stati vittime di un raggiro solo perché non ce ne siamo accorti?
Per chi crede nell'immortalità dell'anima, in una vita successiva a questa, non dovrebbe sfuggire tale possibilità, il trucco sarà svelato certamente, per chi non crede, sarà un buon motivo per rifletterci già da ora.
A questo punto devo però, fare chiarezza su una definizione, affinché si possa ben comprendere il mio ragionamento e la mia presunta, lucida follia.
Quando parlo di uomo intendo l'umanità intera, intendo la specie umana che si evolve con le ere e le esperienze, intendo la quasi totalità degli abitanti terrestri.
Da qui in avanti però, aggiungerò una specie umana che è identica a quella di cui sopra ma con dei requisiti specifici completamente opposti che definirò: Razza dominante.
La razza dominante è la risposta alla domanda che vi sarete posti leggendo fin qui: Ma chi saranno mai coloro che ci fanno vivere una vita virtuale?
Si, i Dominanti, quegli uomini che sugli uomini vogliono speculare, quelli che vogliono trarre profitti e benefici sulla pelle dei loro simili, quelli che sono convinti di godere di un diritto divino che li rende superiori al resto dell'umanità.
E'a causa di ciò che la vita reale diventa una vita truccata, l'idea di una divinità superiore e il desiderio di sostituirsi ad essa, il desiderio di potere di pochi contrapposto all'aspirazione ad un'esistenza libera e felice di tutti gli altri.
L'eterno dualismo incarnato nella mente umana; il divino e la schiavitù.
Nei secoli, i Dominanti si sono arrogati questo diritto, con le buone o con le cattive, con la forza, la prepotenza e la violenza o, come avviene oggi, con la bugia, occulta o palese, con la mistificazione della realtà, con l'inganno travestito da buonismo, approfittando della nostra incomprensibile ingenuità.
Come non pensare ad una vita finta quando la stessa è telecomandata da altri?
Come non comprendere che si possono avere sensazioni, emozioni, gioie o sofferenze anche per cose che in realtà non esistono?
Essì, perché son queste le perplessità che ci assalgono allorquando riflettiamo sulla nostra esistenza, sulla qualità e sulla vivibilità di essa.
Ma è capitato a tutti piangere sognando, è successo a tutti avere incubi onirici o, più semplicemente, avvertire suggestioni struggenti guardando un film.
Ma il film non è solo finzione e i sogni non finiscono all'alba?
Penso che anche le cose negative, pur con tutte le immani difficoltà che un'elaborazione richiede, si possano alla fine accettare ma, solo se sono la conseguenza di un destino, a suo modo leale, di un destino che ha nella casualità e non nella maligna collaborazione altrui, la sua prerogativa.
Non è accettabile invece l'infelicità indotta, la sofferenza dispensata con cinismo e malvagità, non è accettabile l'annullamento della dignità umana, nulla è accettabile ma tutto invece accettiamo.
E tutto supinamente tolleriamo, tutto subiamo perché siamo intimamente schiavi, è nel nostro DNA tale condizione, e alla genetica, come al destino, è impossibile sottrarsi.
Viviamo nell'infelicità, nell'eterna insoddisfazione e non ci chiediamo neppure più perché, o se lo facciamo, ci diamo delle risposte che non vanno oltre la confusione.
Non riusciamo a vedere ciò che è lì, bene in mostra sotto i nostri occhi, non riusciamo a vedere ciò che è tutto troppo semplice per essere creduto, e non ci crediamo perché i Dominanti ci hanno ammaestrati a credere ciecamente a ciò che dicono loro e non riusciamo ad affrancarci e pensare ciò che una mente che funziona autonomamente penserebbe.
Ma è sensato, logico, normale, vivere una vita finta per colpa di invenzioni perverse?
Ho usato volutamente l'aggettivo “normale” perché intendo proprio “nella norma” ossia qualcosa che sta nella logicità della stessa e non la travalica e la distorce nell'insensatezza e nella più sfacciata follia.
Per non rimanere nel vago, vediamo come una cosa senza alcun valore intrinseco possa rendere schiavo l'uomo e, conseguentemente, sia in grado di impedirgli un'esistenza degna di questo nome; il denaro.
Il denaro è il mezzo, che è stato escogitato per rendere più agevoli gli scambi, che si sostituisce al baratto e ne decreta la fine.
Come spesso accade, un'idea semplice e pulita viene riveduta e corretta ad esclusivo vantaggio di personaggi senza scrupoli e senza ritegno.
L'idea è puerile e astutamente geniale, il denaro, in pratica, non ha alcun valore, è solo il mezzo per scambiare dei beni, senza di essi non avrebbe significato, il colpo di genio consiste nell'attribuirgli un valore proprio e successivamente produrlo come se fosse un bene commerciabile.
Da quel momento i soldi non sono più il mezzo ma il fine, tutto si ribalta e, da un'economia semplice ma onesta, il mondo, passa ad un sistema che arricchisce le caste non produttive e parassitarie.
Riflettiamo su questo cruciale passaggio; il denaro è l'unità di misura del valore di una merce o di un oggetto, conseguentemente è l'esistenza del bene stesso che lo garantisce.
Se, per esempio, possiedo mille lire, so che le potrò scambiare con un qualcosa che mi necessita del valore equivalente.
A quel punto però, si sarebbero dovute immagazzinare le merci stesse quali copertura per l'emissione di una moneta o di una banconota e tutto ciò non brillava per praticità, per cui, venne adottato il sistema detto della “parità aurea”.
Semplicemente, si trattava di questo; quale garanzia, venne scelto un bene di grande facilità d'uso e di alto valore economico, per cui accettato da tutti e da tutti riconosciuto: L'oro.
Teoricamente, fino a quarant'anni fa, io avrei potuto scambiare le mie mille lire con un bene, oppure, con una quantità d'oro corrispondente.
Oggi, tale eventualità, non è più possibile perché l'emissione della moneta non è legata alla quantità d'oro effettivamente posseduta nei forzieri ma solo ad una riserva accantonata dalla banca stessa.
Tutto ciò sarebbe anche accettabile se, e sottolineo se, la Banca d'Italia fosse ancora l'istituto dello Stato italiano e, per estensione, di noi tutti, per cui l'intero ammontare della moneta circolante sarebbe ancora di proprietà del cittadino italiano.
Purtroppo non è così, la Banca d'Italia è un Istituto privato, non è la zecca o la stamperia dello Stato ma la stamperia di sé stessa, anzi per la precisione, una delle stamperie europee da quando anche da noi circola la maledizione dell'Euro.
E, visto che la banconota non rappresenta più il corrispondente di una quantità d'oro, il suo valore è zero, quasi come il suo costo ma, per convenzione, noi tutti la facciamo valere quanto indica nominalmente.
Secondo voi, la differenza tra il costo effettivo della banconota (carta filigranata, inchiostri e spese varie) e il valore nominale è una ricchezza dello Stato (noi tutti) o della congrega delle banche emittenti?
E se, ai suoi albori, la moneta era del cittadino perché garantiva il possesso di un suo bene e, successivamente, in regime aureo, perché rappresentava il valore di una quantità d'oro effettivamente accantonata, o anche solo per un passaggio di mano, perché mai oggi la moneta appartiene a banche che l'hanno prodotta dal nulla?

 
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E lontano lontano nel mondo.2°

Post n°223 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

La moneta deve tornare di proprietà del popolo ed emessa in suo nome perché è il popolo stesso che per convezione sociale la accetta. 
Se tutto non fosse parte di una finzione, sarebbe normale farci prestare una cosa di nostra proprietà?
Invece accade, spudoratamente accade, corredata dal sorriso ironico e la faccia tosta di chi, sempre più spesso, chiamato a rispondere di questa truffa, lascia cadere le istanze nel vuoto.
Quando in qualche programma televisivo o su internet, vedete quel visualizzatore che indica una cifra spaventosamente alta, che gira instancabilmente e fa crescere quella somma, in maniera direttamente proporzionale alla vostra ansia, sappiate che quel debito che indica, in realtà, dovrebbe essere un credito.
Nessuno di noi ha un debito dalla nascita, come fraudolentemente vogliono farci credere, il debito tanto sbandierato non esiste e, dovrebbe essere ristretto nelle patrie galere chi, si appropria indebitamente del denaro per poi prestarlo ad uno Stato ad interessi da usura.
Ci sarebbe però il modo per affrancarsi da tutto ciò; usare del denaro alternativo.
Poiché la moneta è solo il mezzo per trasferire dei beni se, per ipotesi, i cittadini di ogni singola regione decidessero di riconoscere ed accettare una moneta locale, in Italia potrebbero circolare venti monete diverse.
Tutto questo in linea teorica perché lo Stato centrale tassa i cittadini e il pagamento degli odiati balzelli deve essere effettuato nella moneta che lo stesso indica.
Già le tasse, il metodo antico per rendere l'uomo, schiavo, il metodo inaccettabile come inaccettabili sono tutti i metodi coercitivi aggravati dall'intima perfidia e dalla manifesta iniquità.
Come accettare, di dover pagare delle tasse per poter usufruire dei beni della terra, intesa come pianeta che, in quanto tale, non è patrimonio privato ma patrimonio di tutti?
Non è irreale esigere imposte relative a beni confiscati alla comunità a fronte di supposti diritti divini?
Attiene alla vita reale o è uno scherzo, pagare per abbeverare un cavallo ad una fontana o per passare per una strada o su di un ponte o, per pescare pesci o rane oppure per raccogliere un po' di legna o ancora, per raccogliere ghiande o carrube?
Avete mai notato che, qui da noi in Liguria, molti palazzi antichi mostrano sulle loro facciate delle finestre dipinte, delle finestre finte? Vi siete mai chiesti perché?
La ragione è questa: Nel 1799 il governo francese costrinse il popolo della Repubblica Ligure a pagare una tassa per la luce e l'aria che entravano in casa, in pratica, un balzello per ogni finestra presente nel proprio appartamento.
E' chiaro che, i proprietari, per non essere così pesantemente tartassati, dovettero escogitare lo stratagemma di murare le finestre esistenti e dipingerle finte sulle facciate.
Si dice che le tasse si chiamino “imposte” proprio perché legate a questo aneddoto, infatti, imposte sono anche definite le persiane o gli scuri.
Tasse sui caminetti, sugli stivali, sulle barbe e persino per gli uomini celibi, tasse di ieri e tasse di oggi, sempre tasse, perché l'uomo deve essere sempre schiavo di qualcosa e un padrone deve sempre averlo.
Un tempo un re o un imperatore, un feudatario o un signorotto, oggi governi nazionali ma ancor più governi, banche, istituzioni di vario genere stranieri ma la situazione non cambia; dominanti da una parte e dominati dall'altra.
Una tassa sul valore aggiunto di beni e servizi, una tassa per avere un documento di idoneità alla guida che, come tutti i documenti che identificano una persona, non dovrebbero essere a nostro carico, visto che noi sappiamo chi siamo ma sono utili solo a chi ce li chiede, marche da bollo, pedaggi autostradali per autostrade che da anni hanno ammortizzati i loro costi.
Tassa sul possesso del televisore che così è ritassato un'altra volta dopo l'imposta sul valore, tasse universitarie e per poter circolare con l'auto o la moto, tasse di successione, tariffe ed esborsi continui.
Mille modi, forse illegali ma assimilati col tempo, per racimolare soldi, come, ad esempio, delle semplici strisce segnate per terra che delimitano lo spazio per parcheggiare (dietro pagamento) l'auto.
E da qui nasce una riflessione; se tali strisce son segnate su una piazza, e la piazza è di tutti, quindi anche mia, perché devo versare una tariffa ad un ente che non ne detiene l'esclusiva proprietà?
La terra è di tutti, e la piazza pure, tanto che, se io mi azzardassi ad occuparne, a qualsiasi titolo, uno spazio uguale a quello delimitato dalle strisce blu, verrei arrestato a fronte della mia occupazione.
Vogliamo poi continuare con follie diffuse che fanno della nostra vita uno scherzo di cattivo gusto e non quella vita vera e reale che potrebbe essere?
Parliamo allora del petrolio e del suo derivato, la benzina, due prodotti che da molti lustri avrebbero dovuto essere soppiantati da altri con costo vicino allo zero e certamente ad impatto inquinante nullo.
I motori, è stato ampiamente dimostrato, che possano essere alimentati ad acqua, anche quella salata del mare o per induzione elettrostatica o elettromagnetica, ma continuano ad andare a benzina.
Stranamente, ma non tanto, tali scoperte non hanno avuto un riscontro che andasse al di là di quello sperimentale, per cui i costi di petrolio, gas e super, continuano a divorare le nostre buste paga ma, sono utili per produrre un reddito statale tramite le accise.
A causa di tutto ciò, noi dominati andiamo ad elemosinare presso le banche il prestito di soldi che sono nostri e non loro e, qualora ci venga accordato, dovremo inventarci il modo per restituirli aumentati di un esoso interesse, ben sapendo che in tal modo, stiamo mettendo la testa nel cappio con l'aggiunta dell'umiliazione di essere anche costretti a ringraziare il boia.
E con quei soldi che hanno l'amaro profumo del raggiro, scontare la nostra schiavitù e la mancanza del coraggio necessario per ribellarci, continuando a chinare il capo e subire ogni tipo di angheria.
Tutto ciò mi rattrista perché son certo che l'uomo non sia nato per fare una fine simile, perché oltre a non essere giusto non è neppure logico.
Ci son voluti nove mesi affinché si realizzasse una macchina perfetta, pensate solamente alla complessità dell'occhio, al meraviglioso assemblaggio di ogni elemento, al più piccolo particolare allineato, calibrato, posizionato come neppure il più sofisticato elaboratore potrebbe fare, ebbene, come ipotizzare che tanta grandezza sia destinata ad una fine così ingloriosa?
No, non è possibile, non può che essere tutto virtuale, non può essere questo ciò a cui tutti aspiriamo, e quello che stiamo vivendo è solo il perverso risultato del nostro troppo tollerare.
Basterebbe risvegliare le nostre coscienze, il nostro intelletto, noi stessi, da questo torpore mentale che, come per un malvagio sortilegio ci ha contaminati tutti.
Basterebbe essere, per una volta, solidali e coraggiosamente, unirci per urlare alla razza padrona che le regole che ci impone non le rispettiamo più e che saremo noi, da questo momento, a scriverne delle nuove e più umane.
Il mondo così come è stato concepito finora ha dato risultati fallimentari; guerre, schiavitù, carestia e morte, qualcosa che può far ricordare i cavalieri dell'apocalisse, qualcosa che va sostituito affinché l'uomo possa riappropriarsi della propria dignità di uomo.
La nostra testardaggine, unita all'ignorante presunzione, la nostra paura del cambiamento, ci portano a credere che il nostro modo di vivere sia l'unico possibile, che non possa esistere per l'umanità, una maniera diversa di stare assieme.
“E' sempre stato così!”, “Si è sempre fatto così!”
Ecco cosa rispondono i miei simili quando faccio notare loro l'attuale abnorme situazione, mentre il loro sguardo si perde nella nebbia della distrazione.
Nessuno comprende e nessuno vuole nemmeno fare lo sforzo per comprendere che le rivoluzioni si fanno prima col pensiero e poi con l'azione.
Provo molta tristezza quando mi viene manifestata questa chiusura, la vivo come una resa, come una porta chiusa in faccia, non a me personalmente, ma ad un futuro migliore ed all'autonomo pensiero.
So bene che tutto ciò è il frutto della massiccia campagna di massificazione sociale messa in atto dalla classe dominante, so bene che la menzogna, specialmente se ammansita dai mezzi di comunicazione che, hanno per noi il crisma dell'infallibilità, se ripetuta all'infinito, diventa l'indiscutibile verità, tuttavia, non riesco a capacitarmi lo stesso.
E' triste affrontare questo argomento con persone che reputo anche intelligenti ma che fanno ogni sforzo per non usare questa dote.
E' triste ascoltare da loro, ragionamenti omologati al sistema, e dal sistema, ritornelli ripetuti a memoria come remissivi discepoli indottrinati.
E' amaro accertare che nessuno capisca che il loro agire è stato preordinato, che fa parte della strategia che la classe dominante ha messa a punto per tacitare sul nascere l'opposizione.
Le persone come noi, quelle stesse persone che dovrebbero essere al nostro fianco contro la tirannia, ne diventano il primo ed insormontabile baluardo.
Se le mie visioni sono fonte di ilarità e non ho alcuna speranza di attenzione, le mie parole non saranno mai motivo di riflessione e non faranno mai scaturire neppure il minimo dubbio di un'esistenza vissuta fuori dal logico e dal sensato.
In questo modo nulla potrà essere cambiato e mai nulla cambierà e, secondo voi a chi gioverà questo stato di cose, a quelli come noi o a quelli come loro?
In un mondo vero sarebbe, come minimo, preso a pernacchie chi afferma che due grattacieli colpiti da due aerei si siano polverizzati a causa dell'impatto, e non io che invece son convinto che sia una versione fasulla dei fatti.
La stessa fine avrebbero fatta tutti coloro i quali asseriscono che un aereo passeggeri possa colpire il Pentagono infilandosi, e completamente sparire al suo interno, in un foro di entrata delle misure di un missile.
E oltre alla pernacchie, che fare a chi sostiene la bontà della nuova economia e delle politiche economiche che hanno ridotto alla fame milioni di persone e al suicidio un numero di vittime che viene taciuto perché troppo ingombrante?
E cosa? A chi ritiene un fatto normale che tutte le nazioni siano tenute sotto scacco da alcune agenzie specializzate che danno di loro una valutazione e forniscono giudizi sul rischio solvibilità delle stesse?
O ancora, a chi non si scandalizza venendo a conoscenza dell'esistenza di certi personaggi che incassano pensioni milionarie o di tutti i dirigenti che hanno uno stipendio mensile che è superiore alla somma delle buste paga di tutti i dipendenti delle ditte che dirigono?
Per vent'anni nel nostro Paese un argomento unico ha accentrata su di sé l'attenzione dei cittadini: Berlusconi, vent'anni persi a parlare del nulla e soprattutto a non accorgersi di nulla.
Non accorgersi, non capire, non ipotizzare nemmeno che l'intera situazione stava nascondendo il vero problema che stava colpendo il nostro Paese.
Ad un Paese che da sempre si appassiona ai dualismi, che parteggia per Coppi o Bartali, che si divide su Mazzola o Rivera o su Bruneri o Canella non è difficile cancellare la politica autentica sostituendola con la farsa dell'essere pro o contro il padrone di Mediaset.
In vent'anni, in televisione, come minimo, abbiamo ascoltati dibattiti, discussioni, teatrini politici per almeno 36 mila ore, quanti minuti sono stati utilizzati per essere informati circa i trattati di Maastricht o di Lisbona o cosa cela l'acronimo MES?
Nemmeno uno, solo silenzio, il silenzio complice di una classe politica asservita ed impegnata solamente a mantenere e se è possibile, a rafforzare i propri privilegi.

 
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E lontano lontano nel mondo.3°

Post n°224 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

A nostra insaputa vengono pertanto istituiti il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e la Banca centrale europea (BCE).
Il SEBC è un’organizzazione, formata dalla BCE e dalle banche centrali nazionali dei paesi dell’Unione europea, che ha il compito di emettere la moneta unica (euro) e di gestire la politica monetaria comune.
In questa maniera ci siamo risvegliati un giorno, spogliati della sovranità monetaria e della nostra autonomia decisionale anche in materia economica.
Col trattato di Lisbona ci inguaiamo ulteriormente perché questo documento, redatto in maniera criptata e impossibile da potersi decifrare, è la risposta in 2800 pagine, contenenti migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere, alla bocciatura della Costituzione europea respinta con un referendum popolare svoltosi in Francia e in Olanda.
L'Italia ha ceduto la propria sovranità in materia legislativa, economica, monetaria, salute e difesa ad organi (Commissione e Consiglio dei Ministri) composti da burocrati mai stati eletti dal popolo.
Il solo organo eletto dai cittadini, Parlamento Europeo, non avrà, nei fatti, alcun potere per cui totalmente inutile.
Tutto il potere, in tutte le materie sarà affare privato dei Dominanti, un colpo di stato, a prima vista, senza spargimento di sangue ma, come tutti sappiamo, molte esistenze verranno spazzate via a causa di ciò.
Per darvi un'idea del crimine commesso ai danni dei popoli non userò parole mie ma di alcuni protagonisti dell'abominevole progetto.
-L’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing:
IlTrattato è uguale alla Costituzione bocciata.
Soloil formato è differente, per evitare i referendum”
-Il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde:
I primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum.
La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori.
-Giuliano Amato: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile…
Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum”.
Se la gente fosse stata messa al corrente di tutto ciò, se i professionisti dell'informazione fossero persone libere e non al soldo dei potenti, se avessero fatto il loro dovere, sicuramente, avrebbero perso il loro posto di lavoro, ma almeno, non avrebbero persa la loro dignità.
E già che ci siamo, proviamo ad aprire gli occhi, anche se tardivamente, su cosa sia il MES, altrimenti detto “umoristicamente”: Fondo salva-stati.
Si tratta di un organismo finanziario internazionale con cui i Paesi aderenti, compresa l’Italia, dovranno negoziare scelte di politica nazionale, al fine di ottenere la liquidità necessaria per evitare il fallimento dello stato o delle sue banche.
In cambio dell’aiuto il MES potrà imporre agli stati debitori condizioni sui salari, sulle pensioni, privatizzazioni, nuove tasse, taglio dei servizi pubblici, in pratica, la cancellazione dello stato sociale e la svendita del Paese.
La prima cosa che farà sarà istituire un fondo di 700 miliardi di euro in cui ogni stato dovrà mettere la sua quota (per l’Italia circa 125 miliardi di euro).
Questa quota potrà essere aumentata quando verrà ritenuto necessario senza limite alcuno, e dovrà essere pagata entro sette giorni dalla richiesta e senza che nessuno Stato membro possa opporvisi.
Il MES sarà amministrato dai ministri delle finanze degli stati membri, chiamati governatori e le loro riunioni saranno presenziate da osservatori.
Il MES non pagherà tasse sui suoi profitti, non ci sarà alcuna trasparenza e tutti i suoi documenti saranno riservati, i suoi funzionari saranno immuni da qualunque provvedimento giudiziario in relazione agli atti da essi compiuti nell’esercizio delle proprie funzioni, tutti i beni e le proprietà saranno immuni da ogni forma di giurisdizione, da pignoramento derivanti da azioni esecutive, giudiziarie, amministrative o normative.
Inoltre uno stato membro non potrà uscire dal MES e, trovandosi in difficoltà non potrà rifiutare l’aiuto del MES.
Questa“dittatura o “organizzazione mafiosa”, chiamatela come volete, costringerà gli Stati a pagare i propri debiti verso gli altri Stati e le banche e non permetterà loro di fallire, né permetterà alle banche di fallire.
Per fare questo costringerà gli Stati a tagli e prelievi pesanti dalle tasche dei cittadini, provocando la contrazione e il collasso dell’economia degli stessi e l’avvio di un circolo vizioso che porterà a un massiccio trasferimento di ricchezza (saccheggio) e di sovranità al MES e agli organismi europei.
Così come è concepito, sembra che lo scopo del Meccanismo Europeo di Stabilità sia sostenere il mondo finanziario, salvaguardare i profitti del capitale e degli speculatori, scaricando il costo sui cittadini, e allo stesso tempo appropriarsi della sovranità degli Stati.
Ora, vorrei che qualcuno mi spiegasse come possa essere possibile, per uno Stato che è già con l'acqua alla gola, versare una cifra della quale, anche qualora fosse infinitamente inferiore, non può disporre.
Invece la deve obbligatoriamente trovare e, successivamente, una volta effettuato il versamento, chiedere un prestito che, l'ente prestatore, è ben consapevole non possa essere restituito, a maggior ragione se gravato degli interessi.
Non c'è qualcosa che non quadra in tutto questo?
Invece no, quadra tutto e perfettamente, non c'è nessuna anomalia, tutto è concepito proprio con lo scopo di far fallire lo Stato in questione e successivamente assumerne il pieno possesso.
Le regole concepite dai dominanti per l'uomo sono fatte proprio per causargli disperazione e raggiungere l'antico scopo .......... la schiavitù.
Ma senza andare troppo lontano, guardate la vostra vita, ascoltate la vostra voce di dentro quando sommessamente vi dice che non siete appagate, che non siete felici, che la vostra vita è inutile.
Siete certe che, in un mondo pensato diversamente, in un mondo vero e non drogato con metodi di convivenza inumani e di allucinante follia direste le stesse cose?
Certamente no, se domani, con un colpo di bacchetta magica si azzerasse tutto e si ricominciasse in un modo nuovo e diverso da questo, forse vi accorgereste che la vostra voce di dentro vi sussurrerebbe cose nuove e diverse.
Sarò pure un visionario ma la mia visione è quella di uno lontano lontano nel mondo, in questo mondo che non riconosco come vero.
Però da così lontano vedo le cose più lucidamente, esattamente come vi accadrebbe se guardaste un quadro da cinque metri e non col naso attaccato ad esso.
E posto che sia stato reso finto da una regia non divina ma umana, umanamente lo si potrebbe cambiare, senza ricorrere a bacchette magiche, senza far ricorso al sovrannaturale, solo con la modestia e l'intelligenza.
La modestia, innanzitutto, la dote che permette di rendersi conto che tutto ciò che è stato fatto finora era sbagliato e che se anche si sbaglia non è assolutamente obbligatorio continuare a sbagliare.
La modestia di ammettere che ci sono altri modi per vivere su questo mondo e si devono cercare, e se si dovesse sbagliare ancora, ricercando l'assetto migliore, riprovare e poi provare ancora fino a quando all'uomo potrà esser consentito di vivere in un mondo vero.
So che, a questo punto, il lettore penserà che sia facile a dirsi e chele mie parole, altro non sono che facili parole.
No, non sono facili parole, sarebbe molto più facile trovarne altre nel qualunquismo, nell'arrendevolezza o nel menefreghismo, queste, son parole difficili da dire perché, sempre, è difficile trovare parole o pensieri non omologati.
Però, per non lasciare queste parole nell'astratto delle buone intenzioni, proviamo a dar loro un senso di fantasiosa concretezza.
Si, saranno forse visioni fantastiche, o utopia o un semplice sogno ad occhi aperti, con la differenza che queste mie non mieteranno alcuna vittima mentre quelle degli “altri” troppe ne hanno causate e ne causeranno.
Tutti avrete sentito che la disoccupazione in Italia ha superato il 12%, e questo è un dato ottimistico perché non tiene conto dei lavoratori autonomi, ovvero di tutte quelle persone impegnate nelle piccole attività in proprio che giornalmente, a centinaia, tirano giù la serranda.
Ebbene, se il lavoro, scientificamente, è stato reso precario, se le aziende son prese alla gola dal fisco, se i piccoli imprenditori si tolgono la vita perché non più in grado di pagare i dipendenti, se il lavoro, per chi ce l'ha ancora, è un lavoro che si svolge perché non si trova altro e rende infelici.......... perché non ribaltare la situazione e non fare in modo che sia il lavoro a cercare noi?
Prima di addentrarci nel discorso, dobbiamo, però, fare uno sforzo mentale importante; azzerare tutte le nostre nozioni attuali, resettare quelli che crediamo dogmi imprescindibili e liberare la mente da convenzioni, retaggi e rapporti sociali ai quali siamo abituati da sempre.
In pratica, come se ci si trovasse all'improvviso nello stato di pre-morte, quella situazione nella quale tutto si rimodella e tutto diventa possibile.
Partiamo da un dato ovvio, il lavoro non manca, di lavoro ce n'è quanto se ne vuole, ce ne sarà sempre (siamo schiavi o no?) sono i soldi per pagare i lavoratori che mancano.
Ma come abbiamo dimostrato precedentemente, i soldi non sono che un mezzo per entrare in possesso di un bene, per cui possiamo affermare che i soldi non servono più se si può accedere ugualmente al bene in questione.
I beni sulla terra non scarseggiano, non ci sono invece, come succede per il lavoro, i soldi per averli; se si riescono a fornire direttamente ai lavoratori i beni di cui necessitano, il cerchio si chiude e i soldi non servono più.
Se riusciamo a organizzare la nostra vita quali individui appartenenti ad una collettività, a vederci inseriti in un contesto nel quale prevale il gruppo sul singolo, se riusciamo a comprendere che solo col contributo di tutti si riesce a vivere una vita reale e felice,il progetto può avere successo.
Ognuno di noi ha delle potenzialità diverse e meravigliose, quasi sempre, però, represse e perdute nello svolgimento di un lavoro che non ha nessuna attinenza con esse.
Da qui l'infelicità e la frustrazione, quella sensazione di insoddisfazione alla quale non si riesce a dare un nome e, altro non è che l'inconsapevole consapevolezza di un talento inespresso.
Tutto ciò non accadrebbe più poiché, essendo il lavoro che cerca noi e non viceversa, potremmo scegliere l'occupazione che sentiamo più nostra, anche più di una e per il tempo che più ci aggrada.
Se per esempio, una persona sente il desiderio di svolgere un lavoro all'aria aperta e a contatto con la natura, non sarà costretta a fare il saldatore o il cameriere, potrà lavorare nei campi o in floricoltura.
Chiama costruire farà il muratore, chi ha una passione per la pasticceria produrrà dolci, chi ama panificare produrrà il pane,chi ha una passione tecnologica aggiusterà elaboratori o ne progetterà dei nuovi ancor più sofisticati, chi ha il pallino perla matematica o chi possiede una facilità innata per la scrittura le insegneranno ai bambini.
I medici prepareranno i nuovi dottori e li instraderanno verso le tecniche mediche e ogni scoperta scientifica sarà condivisa, chi non sarà in grado di lavorare o già anziano per farlo, avrà trattamenti uguali alle persone in attività.
Ognuno di noi ha dentro di sé delle passioni particolari, magari estranee alle passioni di altri ma è su questa diversità che si fonda questo nuovo sistema di convivenza.
Producendo beni e servizi in regime di comunità il costo della mano d'opera sarebbe pari a zero, i gravami fiscali non esisterebbero, in pratica, ogni bene prodotto non avrebbe costi, la meccanizzazione potrebbe sostituire l'uomo in ogni mansione possibile e a quest'ultimo resterebbe solo un ruolo di supervisore.
Ogni bene prodotto passerebbe direttamente dalle mani del produttore a quelle del consumatore, senza sprechi e senza guadagni personali, se non quelli di una vita finalmente serena.

 
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E lontano lontano nel mondo.4°

Post n°225 pubblicato il 22 Ottobre 2013 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Ma sapete immaginare l'ingente forza lavoro che sarebbe messa a disposizione della comunità?
Sarebbe raggiunta la piena occupazione, nessuno sarebbe senza lavoro, anzi ne avrebbe più d'uno ma solo di suo gradimento, nessuno sarebbe messo ai margini dalla società e da sé stesso.
Un antico slogan politico dei miei tempi recitava: Lavorare meno, lavorare tutti!, forse quella giusta aspirazione potrebbe essere realizzata proprio in questa maniera.
Un tempo per il lavoro che però trascorrerebbe serenamente e senza fatica, perché è risaputo che se una cosa piace non stanca, e del tempo libero per dedicarsi alla propria vita, per viverla e non sopravviverla, per conoscerla e per essere in sintonia con lei.
L'unico impegno a carico della persona sarebbe quello della certificazione della disponibilità giornaliera perché funzionale alla perfetta organizzazione delle risorse umane.
Ad esempio, settimanalmente io dovrei redigere un orario relativo alla mia partecipazione alla vita lavorativa comunitaria apportando il mio contributo.
Il lunedì, potrei accudire degli animali per mezza mattina, successivamente recarmi a lavorare in un forno, poi nel pomeriggio dedicare qualche ora per qualche ripetizione di italiano ai bambini, e successivamente dare un'occhiata a qualche computer problematico.
Fino a sabato potrei fare le stesse cose o molte altre diverse, nuove o quelle di cui ho dimestichezza, non importa perché, ciò che conta, è il contributo apportato, che poi sia io ad imparare una nozione nuova o ad insegnarla è soltanto un valore aggiunto.
Il mio impegno mi darebbe diritto a partecipare ad una piccola parte di ciò che è stato prodotto dalla comunità; dai generi di prima necessità a quelli voluttuari, nessuno sarebbe escluso perché tutto diventerebbe di tutti, ottenuto con il contributo di tutti.
Provate a pensare, tanto per giocare un po', a ciò che vi piacerebbe fare e a come potrebbero essere organizzate le vostre giornate se viveste in questo mondo; io penso che il senso di insoddisfazione che vi faceva stare tanto male, sarebbe per voi solo il ricordo di un lontano incubo.
Come il più complicato dei meccanismi funziona perché funziona ogni singolo ingranaggio, così in una società come quella che propongo, anche il più piccolo contributo è vitale per il benessere comune.
Se riflettiamo sullo stato del nostro martoriato territorio, paesi da mettere in sicurezza sotto il profilo idrogeologico, altri da ricostruire perché devastati da ogni tipo di calamità, persone che, decine di anni dopo i disastri avvenuti, vivono ancora nei prefabbricati della Protezione Civile, avremo il quadro dell'immenso lavoro che ci sarebbe da fare e che invece diventa impossibile eseguire per mancanza dei fondi necessari.
Tutto questo potrebbe essere sanato a costo zero, e i tempi brevissimi perché sarebbe sufficiente spostare sul posto, anche solo una piccola parte della grande forza lavoro a disposizione.
Potrei andare avanti con gli esempi, e non finirei più, vi invito solo a ragionare sul fatto che, tenendo per buona la percentuale di disoccupazione al 12%, esistono 12 persone ogni 100 che sprecano le loro energie e le loro potenzialità nella disperazione.
Con la piena occupazione, si renderebbe disponibile un'immensa forza lavoro ma ancor di più si gratificherebbe l'individuo restituendogli la dignità e quel sorriso che solo la stabilità economica può garantire.
Il mondo vivibile che ho in mente, e di conseguenza il benessere dell'individuo, si basa sull'ottimizzazione delle risorse e l'azzeramento dello spreco.
Sempre per giocare un po', ragioniamo su fatti inequivocabili; oggi chi produce, deve per forza guadagnare per avere le possibilità economiche per vivere e continuare a produrre.
A conti fatti, detratte le spese, le tasse e tutte le voci passive, quanto è il suo ricavo?
Per essere ancora più comprensibile userò questo esempio.
La mia terra è mare e montagna, l'entroterra è ricco di boschi e sottobosco stupendo, potenzialmente adatto per l'allevamento di mucche da latte, una risorsa non utilizzata su larga scala perché giustamente, ritenuta non economicamente redditizia.
E dico giustamente proprio perché, come accennavo prima, i guadagni non coprono le spese e i ricavi conseguentemente non esistono.
Se ottimizzassimo questa risorsa adeguando le stalle, se consentissimo alle genti locali di lavorarci in maniera massiccia organizzando e ottimizzando il lavoro rendendolo vivibile, se rendessimo gratuiti tutti i consumi dei lavoratori e quelli relativi alla produzione, se non ci fosse più nulla da pagare, perché ampiamente pagato col proprio lavoro, io penso che la comunità potrebbe disporre di una risorsa di vitale importanza.
Se chi produce il latte deve avere dei soldi per pagare un affitto, le tasse o più semplicemente per acquistare il pane, un macchinario o un computer è chiaro che, anche lavorando 24 ore al giorno non potrebbe riuscirci, basterebbe invece non incassare nulla per il latte prodotto ma non spendere nulla per i prodotti che necessitano.
A prima vista sembra che non cambi nulla; si incassa del denaro per poi usarlo per ogni necessità ma, voi sapete quanto viene pagato all'allevatore un litro di latte?
Immaginate un po' quanti litri di latte deve vendere il produttore per acquistare un televisore nuovo e, già che ci siete, pensate un po'alla differenza tra il litro di latte pagato a chi lo produce e quanto lo pagate voi al supermercato.
Vi pare poco azzerare i costi finali perché si azzerano tutti i costi iniziali?
Non è più logico occupare le persone, fornire latte alla comunità piuttosto che importarlo a costi assurdi e avere disoccupati che essendo tali non possono manco acquistarlo?
E'indispensabile, come pensiamo sia, una filiera produttiva?
L'esempio che ho usato per la mia regione, è valido per ogni territorio e per ogni prodotto che nello stesso si può produrre, che sia grano, riso o frigoriferi, non cambia nulla.
Cambierebbe poco anche per scambi oltre i confini, infatti si potrebbero ottenere le materie prime che necessitano scambiandole con i prodotti finiti.
A proposito di questo ci tengo a precisare che; quando si parla di materie prime si pensa o si allude sempre al petrolio.
Sento economisti in malafede asserire che, se l'Italia ripudiasse l'Euro e tornasse alla moneta sovrana, sarebbe una catastrofe, soprattutto perle importazioni petrolifere ed energetiche.
Niente di più falso, una delle tante menzogne rifilate al popolo affinché, chi trae benefici dall'attuale situazione, continui tranquillamente a farlo.
Ma lasciamo perdere.........
Dicevo che è un'affermazione falsa perché, come accennato di sfuggita all'inizio, del petrolio, dei gas, del metano ecc. non ci sarebbe più bisogno, non esisterebbero più nella nostra economia, verrebbero definitivamente sostituiti nel tempo più breve possibile.
Le fonti energetiche alternative esistono e sono infinite, gli studi di Nikola Tesla lo dimostrano, il petrolio, invece, si esaurirà tra breve, se non ci fossero immensi interessi in ballo sarebbe normale continuare ad usarlo come fosse sciroppo di rose?
Tornando agli scambi esteri, si potrebbero scambiare materie prime che necessitano con altre in eccedenza o prodotti finiti, nulla di più semplice e razionale.
In questa maniera tutti disporrebbero di tutto e questo interscambio sarebbe veramente finalizzato alla pace, non come erroneamente si pensa sia attribuibile alla moneta unica, perché ogni Stato ha interesse che un altro prosperi proprio perché il benessere produce scambi di merci indispensabili e non di stenti e sofferenze.
Fin qui avete letto di un modo nuovo di vivere, non avete letto di tasse, non si parla di Equitalia e di Agenzie delle entrate, non vi dovete districare in parole volutamente incomprensibili quali spread, Fiscal compact o Tobin tax.
Non vi sentireste dire che “Ce lo chiede l'Europa” e gli unici tagli che si chiederebbero ai cittadini son quelli alla corda che fino ad oggi ha stretto il loro collo.
Con tutto ciò, non voglio magnificare questo stile di vita, il mio unico obiettivo è far comprendere alle persone che può esistere uno stile alternativo a quello finto che oggi stiamo vivendo.
Far comprendere che, così come tutti troverete delle ragioni per non
approvarlo, mille perplessità e mille “se” e mille “ma”faranno scaturire in voi ogni tipo di dubbio, nello stesso modo dovreste comportarvi nei confronti di tutto ciò che invece oggi vivete in prima persona, senza mai obiettare.
Criticate pure me per una follia su carta ma siate critici con follie ancora peggiori nei fatti.
Io sono lontano lontano, nel mondo, perché non lo accetto così com'è, mi devo adeguare, ma mi contrappongo ad esso con le armi che ho: Il pensiero e il sogno, l'equilibrio e la follia, la razionalità e l'utopia, mettendoci la faccia e non uniformandomi mai.
Fate un sforzo e staccatevi dal vostro corpo terreno, volate alti nel firmamento, e come fate quando vi sdraiate su un prato e, con i gomiti piegati, appoggiate la testa sulle mani guardate finché lo sguardo si perde; guardate la terra.
Lì, ci siamo tutti, anche voi che ora dall'alto osservate, e cercatevi, trovatevi tra milioni di individui che vanno spediti, che fanno un qualcosa per tirare avanti, che dormono, che ridono o piangono ma,non guardano mai in alto, dove ora voi siete.
Ora da lassù avete l'esatta dimensione di quello che siete, chiedetevi perché siete lì e cosa state effettivamente facendo.
Ma davvero siete lì per lo spread o perché dovete produrre?
Come una macchina dovete produrre?
Altrimenti la vostra esistenza non ha un significato, tanto da chiedervi, nel mezzo del cammino della vostra vita se vi siete persi per una selva oscura.
No, non vi siete persi, vi hanno fatto perdere nella selva oscura di una mentalità imposta, hanno fatto in modo che la selva fosse sempre più fitta e il sole della vera essenza della vita mai potesse filtrare.
Ora che vi vedete piccoli, piccoli, inesistenti ormai, forse, riderete di voi o forse piangerete per tutto quello che finora vi siete persi o per ciò che, volentieri, avreste voluto perdervi.
Da così lontano, da lassù, tutto assume una visione diversa, ciò che si credeva essenziale non ha più alcuna importanza, ciò che si credeva niente ora sembra essere tutto.
E'tutto il suono di un nome poco, troppo poco ripetuto, è tutto il viso che verso voi si volge ascoltandolo, è tutto quel niente che, solo, credevate avere tra le mani.
Ora da lassù, capite che, anche se per poco, siete lì per fare un qualcosa di diverso da quello che vi hanno fatto credere di dover fare, prima di dover ritornare dove ora voi siete.
Così non vedrete l'ora di tornare, per fare qualcosa per voi, per accettarvi come siete, per arrivare secondi, o anche ultimi nelle sfide che vi han sempre detto che dovevate vincere o stravincere.
Senza dover esser sempre i migliori in gare organizzate con regole dettate da chi, alla fine, sarà sempre il vero vincitore.
Da lassù, lontano, lontano avete capito che, probabilmente, là sotto, dove guardate, è tutto finto a causa di regole finte, dipenderà anche da voi far cadere il velo di menzogna e ripristinare la realtà.
Non perdete questa unica, grande, meravigliosa occasione.

 
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