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« anemoni e bucaneveMONI »

repartino

Post n°1892 pubblicato il 18 Marzo 2012 da ossimora
 
Tag: Di me

Nel repartino difficilmente qualcuno parla a voce alta .

Gli sguardi si posano distratti sui disegni dei bambini che cominciano ad essere sbiaditi dal tempo o sulle foto di qualche medico che si diletta di fotografia d'ambiente .

Al centro , prima di accedere alle stanzette asettiche per la chemio c'è persino un piccolo patio con un ulivo asfittichino al centro , forse voleva essere un segno di speranza ma non cresce e non schiatta. 

La struttura stessa è distaccata dal resto dell'ospedale , vi si accede traversando corridoi luminosi , c'è anche il bunker lì , forse è anche per quello che questi corridoi/ cordoni ombelicali sembrano fluttuare separati.

Se non fosse che è tutto artefatto sembrerebbe un posto di grande pace.

Gli infermieri  educati al sorriso , fanno la spola con valigette di siringoni sigillati e spesso tentano qualche battuta che probabilmente serve pure  a rischiarare qualche minuto nella vita di chi fatica tanto a soprav/vivere e certamente ha ridotti incontri sociali.

Ogni volta che ci metto piede mi convinco e ripeto a te che ...

"siamo fortunati ad avere tutto questo..."

"siamo fortunati che ci curano "

ed è proprio così , anche se a volte ne hai strapiene le scatole e vorresti rinchiuderti lontano inarrivabile , irraggiungibile , perchè si ci provano a  curare ma  forse provano di più a sperimentare .Chi protesta , contro la sperimentazione sugli animali , dovrebbe spulciare o cercare di comprendere certi protocolli di inutile accanimento  sugli uomini o sapere di farmaci che  "essendo di ultima generazione" non ancora completamente testati  ,producono effetti devastanti  dai quali nessuno ti aiuta ad uscire.

E poi  c'è la sofferenza fisica , quella mentale , gli effetti collaterali , i danni irreversibili , le lesioni  estetiche e questo mix infernale di  speranza flebile , sopratutto in chi ha piena e totale consapevolezza  ,fin troppo accorta ,mista a ineluttabilità ed a senso di spaesamento .

Senza considerare la violazione settimanale continua della tua riservatezza e della tua spigolosa dignità.

C'è chi si consola con la preghiera , fermandosi davanti a qualche immagine sacra , tu non ci pensi nemmeno e non provi neanche un pò invidia per  chi trova consolazione anzi debbo fermarti altrimenti hai sempre voglia di dire loro ..." ma che pregate , prima di chiedere guarigioni se credete in un essere superiore agente  prima dovreste incazzarvi perchè vi ha ammalato"-

 
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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 18/03/12 alle 21:43 via WEB
no, l'ideale sarebbe non doverci andare. Mi hai fatto ricordare gli ultimi 2 mesi di vita di mia nonna. quando entrava ed usciva dall'ospedale.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 18/03/12 alle 23:23 via WEB
due mesi sono relativamente accettabili.notte
(Rispondi)
 
angiolhgt
angiolhgt il 18/03/12 alle 22:36 via WEB
è un argomento che mi rattrista molto ma a cui penso spesso perchè appartiene a tutti, è il segno tangibile del rimosso, è la visione illusoria che questo non ci riguardi.Ma certe cose le percepisci solo quando gli anni ti dicono che il futuro è una minaccia, senza la speranza però sarebbe doppiamente triste e dolorosa la pena.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 18/03/12 alle 23:25 via WEB
Tu venissi a fare un giro al repartino sbatteresti ogni giorno con gente persino di venti anni pelata e color limone ,nei confronti della quale io mi sento male.Con sta storia purtroppo non c'entrano di molto nemmeno gli anni.
(Rispondi)
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 19/03/12 alle 04:14 via WEB
Non voglio passare di qui senza dire nulla: eppure mi pare che tutto quello che si potrebbe dire può suonate sbagliato o di troppo, quando, evidentemente, si va in quel reparto per un coinvolgimento diretto che sfiora o entra in mezzo, direttamente, alla sofferenza e alla paura
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 19/03/12 alle 09:14 via WEB
Grazie Ody ( mi fa un po' ridere chiamarti così anche se e' carino...) Si , il repartino e' particolarmente coinvolgente se sei emotivamente ed affettivamente coinvolta ma in particolare in valle capita ogni volta di incrociare persone che conosci , qualche compagna di scuola ,chi accompagna mariti, mogli ,figli . Per fortuna non c' e' l'oncologia pediatrica . Essendo parecchio ormai che seguo e conosco i percorsi perversi di queste malattie sono particolarmente sensibile alla presenza dei giovani , lo trovo insopportabile .
(Rispondi)
 
 
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 19/03/12 alle 14:33 via WEB
Ciao Antonia. Sai, sono passata in silenzio ieri sera, senza apparire. A volte lo faccio come tutti, più o meno qui, forse. A volte si vorrebbe essere davvero "invisibili" - sia qui, che fuori, di qui. ci si vorrebbe chiamare fuori da certe realtà.. e penso sempre che il dolore è soggettivo, rigoroso e dignitoso, anche. Tu hai descritto molto bene il tuo stato d'animo. Sintetica asciutta, come sempre. Più che mai in un momento in cui è difficile condividere, scrivere, eppure ... In certi reparti, si perde la cognizione di tutto. Io lo so'. Lo so' bene, io li ho visti i bambini ... quei bambini. Ma mica è una gara di dolore. E' solo una testimonianza. E' un esserci in qualche modo a raccontare, qui. Io mi sento e ti sento tanto vicina. E credo che passi, al di là della virtualità. La fede, è dentro, o la si ha o no. Io ce l'ho. L'ho ritrovata. L'avevo perduta nel reparto di neuropsichiatria infantile, padiglione ford. Quando tutto è crollato, caduto, giù e giù e giù. E ancora più giù. Certi percorsi fanno parte della nostra vita, e a nulla serve (mia madre ha lo stesso pensiero circa la fede) e anche io dico a Dio, perchè? ma non dobbiamo mai perdere quella speranza, anche nei momenti (e soprattutto in quelli più bui). Cosa dire? cosa consigliare? non ho nulla da consigliare, solo che ti penso e ci sono. Siamo limitati dalla nostra stessa umanità, a volte.. vorremmo e vorremmmo accadimenti diversi.. spero tu mi abbia compresa.. io comprendo molto TE. E vorrei solo che un mio sorriso ti accompagnasse in quelle stanze. Come un uccellino che cinguetta e prova a dare il benvenuto a questa nuova primavera. Un abbraccio. VERO. Roby
(Rispondi)
 
 
 
ossimora
ossimora il 19/03/12 alle 15:47 via WEB
Ciao Roby , grazie , sai ormai direi quasi che "mi sono abituata" sia al repartino che all'idea della malattia .Diventa impossibile non farlo , il tempo in questo aiuta molto , poi a volte escono i moti di ribellione o le stanchezze o le malinconie improvvise. Certo ...tremende le gare di dolore , come quelle di chi deve convincerti per forza che lei/ lui è più sfortunato...no no , non serve a nulla . Si affrontano le cos e così come arrivano altro non si può fare .A proposito di bambini oncologici io sto leggendo il blog di una giornalista dell'Unità "Il regno di OP " si chiama (Oncologia pediatrica) dove lei è stata catapultata pochi mesi dopo la nascita di suo figlio ancora piccolissimo e sottoposto a chemio . H al'ottanta per cento di possibilità che ce la faccia e lotta strenuamente .Non sono masochista pe r niente ,mi piace come racconta e come fa ben arrivare non solo la sofferenza ma la meraviglia pe r...la quotidianità , il suo sogno diventa il ciondolare a Villa Ada col passeggino così ...semplicemente .La banalità del futile quotidiano che diventa preziosissima . (Lo trovi , se vuoi fra i blog dell'Unità on line)
(Rispondi)
 
ziryabb
ziryabb il 19/03/12 alle 17:27 via WEB
A proposito delle preghiere...
LUI non c'entra. In tutti i reparti c'è sempre un manifesto pubblicitario di qualche casa farmaceutica. E' quella lì l'immagine sacra a cui dobbiamo rivolgersi:"Quando la smettete di inventare sia la malattia sia la cura ovvero produrre medicinali per gente sana per riempire le vostre tasche?
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 19/03/12 alle 19:35 via WEB
Ti abbraccerei se ti avessi qui accanto.
(Rispondi)
 
 
angiolhgt
angiolhgt il 19/03/12 alle 20:12 via WEB
"Quando la smettete di inventare sia la malattia sia la cura ovvero produrre medicinali per gente sana per riempire le vostre tasche?" ma anche: Quando la smettete di inventare una cura senza avere una minima idea del rimedio alla malattia e solo per produrre medicinali e dare una speranza alla gente per riempire le vostre tasche?
(Rispondi)
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 21/03/12 alle 22:48 via WEB
In qualche modo si deve pur morire, è l'unica cosa sicura della nostra vita. C'è chi è fortunato e lo fa in fretta, c'è chi non lo è e passa in quei repartini. Essi dovrebbero farci pensare a come siamo fortunati a non essere ancora lì, dovrebbero insegnarci a diventare migliori, a farci apprezzare la nostra vita che non è ancora lì dentro, a non rovinarcela per stupidaggini, piccinerie e cattiverie. E' questo quello che quei repartini dovrebbero dirci: dovrebbero insegnarci a vivere e ad apprezzare la vita finché ne abbiamo ancora il tempo. Poi, a ognuno la sua sorte ma almeno con il ricordo di avere vissuto bene.
(Rispondi)
 
 
Fajr
Fajr il 22/03/12 alle 01:17 via WEB
Mi permetto, veuve_cliquot di non essere affatto d'accordo con questa tua descrizione della vita e della morte che si confrontano con la sofferenza altrui. La sofferenza di per sé non insegna proprio nulla e non ci fa per niente migliori. E' il nonsenso assoluto davanti al quale si può solo tacere. E lo dico da credente. Anzi, mi fa pure un po' impressione, ancor più della malattia e del dolore stesso, l'immagine di un qualcuno che passa per quelle stanze e corridoi e negli occhi abbia il sospiro represso di chi osa pensare: "Anche oggi lo scampata e da domani farò il bravo!"
(Rispondi)
 
 
 
Fajr
Fajr il 22/03/12 alle 01:18 via WEB
l'ho
(Rispondi)
 
 
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 22/03/12 alle 17:23 via WEB
Forse mi sono spiegata male: il confronto con chi vede la morte davanti a sé e sa che è molto vicina, dovrebbero portarci, non a pensare che per oggi l'ho scampata, ma a farci capire quali siano le ragioni profonde del vivere, farci capire che la vita è un dono da non sprecare in inutili diatribe, cattiverie, piccolezze. :))
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 22/03/12 alle 09:19 via WEB
Che in qualche modo si deve pur morire è luogo comune più diffuso di "non esiste più la mezza stagione", e ci mancherebbe che rimanessimo sempre noi che peraltro rispetto a buona parte del mondo siamo già transiti e spesso iperegocentrici, la mia riflessione /racconto sul reparto di oncologia non era certamente una riflessione sull'anelito filosofico all'immortalità improbabile . Io ci sono già lì , da tempo , momentaneamente non per me ma per mia madre .Il problema è la malattia stessa e la cura / le cure che vengono imposte :Io non mi sento nè fortunata nè sfortunata quando sono lì ; tanti sono i sentimenti in una gamma che va dalla rabbia ,all serena empatia, al senso di non senso.Concordo in pieno con Fajr che il dolore non insegna nulla ,il dolore , quello vero annienta ,indebolisce ,spaventa.
(Rispondi)
 
 
 
veuve_cliquot
veuve_cliquot il 22/03/12 alle 17:38 via WEB
E' senza dubbio un luogo comune ma assolutamente vero (per quel che riguarda le mezze stagioni invece la aplendida primavera di quest'anno, mi sembra confuti il detto). Concordo sul fatto che la sofferenza non ha senso, è una ineluttabilità legata alla nostra biologia. E quel che dobbiamo compiere nella nostra vita lo dobbiamo compiere prima che essa arrivi. Quando arriverà si potrà pregare o imbottirsi di morfina, ma non abbiamo molte altre alternative. Ma proprio vedere questo male che fa soffrire gli altri, spesso straziante in quanto colpisce chi amiamo, dovrebbe portarci a ripensare alla nostra vita, al proprio modo di agire, alle priorità che spesso ci diamo e che diventano futili davanti a certi eventi. La mia era una riflessione su se stessi, non sui malati dei reparti oncologici. Evidentemente sono uscita fuori tema! :))
(Rispondi)
 
ossimora
ossimora il 22/03/12 alle 17:46 via WEB
ciao ..."in qualche modo si deve pur morire " viene usato da chi si strafoga perchè non ha voglia ( o non riesce) a contenersi , da chi fuma e sa che il tabagismo è merda, da chi corre ai 300 per provare l'effetto che fa . Che si deve morire è certamente evento ineluttabile ,non l'espressione in questione. IO credo di non aver , nè aver mai avuto bisogno di pensare al dolore ed alla sofferenza per sentire la banalità delle cattiverie e le minuzie ,le sfuggo automaticamente e non perchè sono brava ma perchè sono così .,, tanto meno pe rassecondare fin troppo voracemente una perenne curiosa fame di vita.Semplicemente parlavamo di due cose assai diverse.
(Rispondi)
 
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