Lui ha interpretato così il senso e la sensazione ricevuta da quelle immagini ,definendole , “decadenza di un civiltà”.
Una massa oceanica che si spintona in preda ad una curiosità comprereccia per essercie partecipare al tribale rito collettivo e forse alla gara per assicurarsi qualche mirabilolante offerta speciale .
Ecco ,guardandole, debbo prima superare la claustrofobia che subito mi assale quindi reprimere il senso di nausea per la merce ed i suoi santuari ,profluvi di niente,allora mi risuonano le parole di qualcuno che disse :
”le civiltà ,anche nel passato hanno attraversato anni ed a volte secoli nella decadenza e nell’assenza di bellezza ,non c’è da stupirsi”.
Già ,il problema semmai è accorgersi di esserci dentro e fare i conti con la minuzie della propria personale tranche di vita terrestre cesallandosi tagli e ritagli di attezione lieve.
l'ho vista anche io quella galleria, ieri, e ho avuto lo stesso senso di claustrofobia e di angoscia. ho visto le fiumane di persone ammassate sulle scale, nelle corsie e mi sono domandata: cui prodest. bleah.
La fine della Storia, oggi, può essere elaborata senza una presenza fisica in quei luoghi, "tremende agorà" di inizio millennio? Quando penso a Pierpaolo (non solo a Pasolini) lo vedo sempre in mezzo a noi. Generosamente, soffrendo, forse sarebbe li per capire l'impazzimento di questa "umanità". Me lo chiedo.
Che impressione. Ormai, anzichè andare nei centri storici, in spiaggia o in campagna, per una "bella" passeggiata si va al centro commerciale. E' diventato un luogo di ritrovo come un tempo lo erano le piazze. E le nostre piazze, tranne a Roma forse, ormai sono abbandonate... Np
Il vero problema e' che l'ambiente in cui siamo immersi e' formativo, magari anche subdolamente... e poi un improvviso cambio di prospettiva che non sai bene come sia giunto ti rende conto di tutto un cedimento.
mah, io la galleria fotografica non l'ho vista, ma, nel caso, mi verrebbe da chiedermi: ma che ci vanno a fare, senza soldi da spendere? Nel mio viaggio in argentina, sono rimasta colpita dai grandi centri commerciali che hanno: veri ritrovi per l'inrtera famiglia la domenica all'ora di pranzo, dove, fra decine di proposte diverse puoi scegliere che mangiare, stare al fresco, e far giocare i bambini aggratis, avendoli sempre sott'occhio.. d'altra parte, è inutile stupirsi.. siamo la generazione del <ab>tre per due, che vogliamo di più?!?
1) appena letto il tuo posto, non posso che dirti GRAZIE. Grazie di cuore, Antonia.
2) i centri commerciali mi fanno venire le crisi di panico (e, normalmente non ne soffro)
3) purtroppo non posso ascoltare pasolini perchè in ufficio ho il pc muto, ma lo faccio SICURO stasera.
4) dopo aver letto l'ultimo commento, mi è venuta addosso una tristezza totale e anche un senso di nausea, soprattutto perchè a me, (sognatrice e idealista dell'ultima ora) mi sarebbe piaciuto, in quel posto, una mega piscina di acqua salata per bimbi con problemi e non, un teatrino, sempre per loro, ristorantini con cibo sano, e programmazione di vecchi film dimenticati...
Buona serata, e grazie di esserci sempre.
Roberta
Concordo con quello che dici sulla perdita della bellezza e dell'armonia, Roma ultimamete si è molto...imbruttita. i centri commerciali in periferia sono nati per dare una risposta ad una esigenza di venti anni fa. ricordo che quando frequentavo l'università al dipartimento di urbanistica si scervellavano per cercare di limitare "l'assalto" al centro del fine settimana. però ora si esagera! si parla di circa sessanta mega centri commerciali nati a ridosso del Raccordo Anulare. E quanta benzina si spreca per fare la spesa? Di questi mega centri poi, qualcuno è veramente brutto, corridoi con nfile sterminate di negozi e aria riciclata da potenti condizionatori. Sembrano cattedrali della scarsa cultura e del consumismo sfrenato! Ma (e ti provoco un po')chi ha permesso questo? chi è stato sindaco di Roma negli ultimi 18 anni?
Ciao!
provocami pure,va benissimo ;non ci ho nemmeno pensato al governo di Roma ,sono convinta che l'abbruttimento delle città ,sopratutto quelle grandi (la stragrande maggioranza)sia del tutto trasversale,così come questa melma dei non luoghi de consumismo.Pensandoci ,già in altre occasioni ,in zone diverse e diversamente amministrate (almeno come sigle politiche)mi è capitato di pensare che si curano assai di più i centri commerciali dei centri storici.
Non frequento i centri commerciali di Roma (peraltro non si tratta di "Roma", tanto e' vero che li chiamano spesso "outlet"). Comunque e' come per la tv: chi vuol cambiare canale o spegnerla lo fa, punto. Poi non e' che in citta' manchino le alternative, tutt'altro. Per il resto, liberta' di andarsi ad attruppare dove e come si vuole. Cosi' il centro storico resta piu' libero pe' noantri. Ciao, Anto :)
Sento risuonare l'acqua che cade nel mio sogno.
Le parole cadono come l'acqua io cado. Disegno
nei miei occhi la forma dei miei occhi, nuoto
nelle mie acque, mi dico i miei silenzi. Tutta
la notte attendo che il mio linguaggio riesca a
darmi forma. E penso al vento che viene a me,
perdura in me. Tutta la notte ho camminato sotto
la pioggia sconosciuta. Mi hanno dato un silenzio
pieno di forme di visioni (dici). E corri desolata
come l'unico uccello nel vento.
Alejandra Pizarnik · La figlia dell'insonnia
Mi associo a quello che hai scritto prof. Pier... mi sono anche affacciata al tuo blog, pensi, che la scuola possa offrire strumenti idonei anche ad un individuo "speciale"? o devo solo aver paura e temere, per quello che circola in rete e che si legge sui giornali?
Buona serata
Condivido in pieno. Personalmente le "folle oceaniche" mi spaventano un poco. Tendo a sfuggirle, se posso...
La decadenza la sperimento ogni giorno, anche nelle piccole cose della vita, nei rapporti con gli altri (non con tutti, per fortuna), nel lavoro... nel linguaggio più o meno sottile che sia...
Personalmente non vedo molta percezione di questa decadenza. Però penso che bisogna cadere, per risorgere... E' la speranza che è rimasta nel mio Vaso di Pandora.
Ed intanto cerco, come dici tu, di ritagliarmi, di strappare, di pretendere, quando lo devo fare, attimi di attenzione...
è quello che ho pensato domenica scorsa...decadenza è il termine che meglio rappresenta in effetti le mie sensazioni.
mi piace molto il tuo blog,tornerò a visitarlo spesso.
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