Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Letteralmente, significa “amore per i libri”. A me, in verità, piace poco questa definizione, così come mi piace poco la parola stessa: bibliofili sono spesso personaggi che amano il libro solo in quanto oggetto, ma non leggono, non si documentano. Potrebbero collezionare porcellane o libri nello stesso modo. Io preferisco definirmi “bibliografo”, nel senso che l’amore per i libri non dovrebbe mai essere disgiunto dalla passione per lo studio, la storia del libro, la ricostruzione delle note di possesso, dei proprietari, degli autori, etc. Quali elementi di conoscenza un seminario come questo può dare a chi lo frequenta? La storia dei libri è storia molto complessa. Richiede conoscenze nel campo dell’editoria, della tipografia, dell’arte, della miniatura, della letteratura, della paleografia, della biografia, della storia politica: e poi si deve sapere chi i libri li ha scritti, li ha stampati, li ha diffusi (spesso clandestinamente, rischiando talvolta anche la vita: pensiamo all’Inquisizione, all’Indice dei libri proibiti, alle persecuzioni politiche e razziali, etc.): ma occorre indagare anche su quanti li hanno occultati (il “Nome della rosa” docet), distrutti, incendiati sulle pubbliche piazze. La storia dei libri richiede insomma competenze molteplici: il seminario è un inizio, un contributo che ritengo utile per chi si avvicina a questo mondo complesso e affascinante. Come intendi impostare gli incontri? Nel corso del seminario parleranno degli specialisti, dei tecnici delle diverse discipline del libro. Io discuterò con i partecipanti di come si imposta (secondo me) una raccolta tematica e specializzata. La mia specializzazione, anche per via del mio lavoro universitario, è quella del settore della bibliografia giuridica antica. Come riesci a conciliare l'amore per il libro, in particolare per il libro antico e raro, con una vita attiva come la tua? Basta sapersi organizzare. Io giro per via della politica tutta l’Italia: in ogni città non mancano certo le librerie antiquarie o d’occasione, o le bancarelle o i mercati (sempre di più). Io li frequento, compatibilmente con i tempi della politica, sistematicamente. Poi, a casa, la sera, spesso sino a tarda note, come avrebbe detto un personaggio molto più importante di me, mi vesto in abiti curiali e, nella mia biblioteca, cerco di sistemare e studiare ciò che ho raccolto. Si può essere bibliofili anche se non si hanno a disposizione molti soldi? L’amore per i libri non ha gerarchie. Si possono raccogliere con la stessa passione i gialli Mondadori o la vecchia Bur (quella grigia, di una volta), a poco, ben poco costo, come gli incunaboli del ‘400, a costi altissimi. La bibliofilia, quella vera, non è tolemaica, ma drasticamente copernicana: cioè per ogni tasca. Ed è democratica per definizione: richiede un’aristocrazia della mente, non del reddito: e quella – si sa – il più delle volte non va d’accordo con i molti soldi.
Il libro è un oggetto da amare
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