Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Ho metabolizzato un po’ pensieri e sensazioni del film Hungry Heart visto qualche giorno fa al cinema . Dopo i giudizi stroncatorii o esaltati da biennale ( quello dei vegani , quello delle femministe etc etc etc) ovvio che vederlo da me è sempre l’unica cosa possibile per farsene un'idea . Una New York non luogo , summa di tutte le bruttezze o non bellezze delle megalopoli , delle metropoli , grigia e dura , faticosa . Tutto ha inizio con una coppia che si incontra nel bagno angusto e malaulente di un ristorante cinese , in una gag a dir il vero piacevole . L’amore, il matrimonio , un figlio ; il tutto consumato in maniera leggera ma con un velato sottofondo di malinconia , la scelta di vita vegetariana/biologica e “purista” della madre che degenera in pericoloso eccesso . Entrambi premiati a Venezia per l’interpretazione , i due protagonisti mi son piaciuti , così come mi è piaciuta la naturalezza con la quale Saverio Costanzo ha condotto e fatto transitare la storia da una normalità seppur scarna e priva di sovrastrutture conformiste ad una sorta di trhiller/horror non privo di premonizioni ed esoterismi , di immagini inconsuete e di finale inaspettato. Leggerci grandi teorizzazioni e prese di posizione come molti hanno fatto mi sembra inutile ed inesistente , non a caso si tratta di una storia , tratta da un romanzo ( Il bambino indaco di Marco Franzoso ) e come storia va vista con buona pace di chi aspetta e sopratutto ricerca la polemica ovunque . Io l'ho visto volentieri , non mi sono annoiata e non ho affatto visto le figure femminili come terribilmente negative come qualcuno ha detto.
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