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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« Cosca5 in condotta »

noir

Post n°1674 pubblicato il 28 Febbraio 2010 da ossimora
 

Terminata la lettura di questo romanzo di Sacha Naspini ,preceduta da un’aura cupa ma anche dalla recensione entusiasta di un'amica  , attrattiva non trascurabile.

 Tredici capitoli ,che filano rapidi in un crescere di attonita sorpresa,Sacha/Bastiano  racconta in prima persona altrettante tappe della sua esistenza truce, della sua fredda vicenda esistenziale ,dura da far tremare i polsi ,senza mai indulgere nel minimo sentimento.
È un Candido fra  le strade marce e terribili  della condizione umana più estrema e degradante, assillato da  una miseria  esasperante che spinge ad atti di cannibalismo ,a suo agio coi cani randagi affamati e digrignanti come lui ,coi cinghiali ed i silenzi del bosco.

Le  due guerre mondiali  sono lo sfondo effettivo  ma la fiaba nera raccontata è senza tempo.La scrittura  è sofisticata, secca ed essenziale  .

Il  protagonista  non  sa stare con i suoi simili,nemmeno con la sua "bimba bella". Si destreggia nei boschi più pericolosi e inaccesibili con grande coraggio ma Bastiano è alterato mentalmente da una continua insicurezza che fa degenerare in momenti di ferocia inenarrabile/iperbolica  i pochi rapporti umani che ha nell’arco di tutta la  sua vita. Non ha alcun punto di riferimento né guide nè affetti , è cresciuto in una botola scavata nel terreno in mezzo ad un  bosco ed anche  quando ne esce, Bastiano porta sempre dentro di sé una voragine  estesa e profonda.

Mi è venuta voglia di leggere anche gli altri romanzi di questo giovane scrittore emergente .

 

 
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