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« MUTILAZIONIbobo »

Shalom

Post n°1117 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da ossimora
 

La storia di Oscar Schindler ,uomo “giusto”che salvò dalla fine certa 1200 ebrei dallo sterminio è diventata celebre soltanto dopo il film di Spielberg e si è fermata alla sua silente,produttiva ribellione salvifica.

 

Oggi leggo qui ,invece,della sua vita successiva;l’ esistenza nella Germania anno zero , post bellica ,le sue bancarotte reiterate ,l’alcolismo,la miseria ,i viaggi in Israele ,l’aiuto chiesto agli  Schindlerjuden, coloro che lui ha salvato e che non l’hanno mai abbandonato senza però riuscire ad aiutarlo davvero;c’è quasi la sensazione che la Germania stessa l’abbia espulso in qualche modo.

 O che lui si sia cristallizzato.

L’antisemitismo in Europa è questione atavicamente radicata serpeggiante in stereotipi e gag idiote e riemerge di tanto in tanto ;nelle inquietanti svastiche in luoghi nei quali vengono compiuti gesti  di stampo razzista ,nei cimiteri ebraici profanati, fino ai veri e propri gesti di discriminazione miranti a riprodurre ghetti più o meno virtuali.

In questi giorni La fiera del libro di Torino ha invitato Israele come nazione ospite ed è stata bersaglio di proteste che in un mix malsano hanno  mescolato la sacrosanta protesta contro le scellerate politiche dei governi israeliani con la cultura e la scrittura dei suoi intellettuali.

Quando si va a censurare chi scrive bisogna sempre tremare.

Qui gli appelli di solidarietà agli scrittori contro questa protesta assurda.

 E’ di oggi ,fresca fresca  , la scoperta di una lista di professori  ed intellettuali ebrei,che campeggiava in un blog ,(già oscurato) in questo esempio di lucidità ,erano mescolati   nomi e cognomi  a slogan e teorie antisemite.

Fa bene la comunità ebraica italiana  a vigilare ed a denunciare ;credo che dovrebbe controllare bene  anche le liste che verranno presentate per le prossime elezioni .

 
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ossimora
ossimora il 08/02/08 alle 22:14 via WEB
E ora è rottura. L'Assemblea rabbinica italiana dopo la modifica alla preghiera per gli ebrei del venerdì santo ritiene necessaria una «pausa di riflessione nel dialogo» con i cattolici. Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni (Ansa) E rileva che la modifica decisa da Papa Ratzinger costituisce «una sconfitta dei presupposti stessi del dialogo». L'Assemblea lo afferma in una nota firmata dal presidente, rabbino Giuseppe Laras. DI SEGNI: MARCIA INDIETRO DI 43 ANNI - Del resto fin da martedì non erano mancate le critiche alla decisione papale. «Una marcia indietro di 43 anni che impone una pausa di riflessione nel dialogo ebraico-cristiano». Anche a mente fredda e con migliore documentazione, non cambia, anzi si aggrava, il giudizio del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni sul nuovo testo della preghiera del Venerdì santo, annunciata da Papa Ratzinger, che riguarda gli Ebrei. «Della preghiera - spiega ancora - è grave la sostanza e grave anche la formula con cui è stata presentata. Vorrei precisare che non è vero che è stata tolta la frase che urta la sensibilità del popolo ebraico. In questa nuova formulazione è tutto che urta questa sensibilita». Di Segni rivela che il nuovo testo non «è un fulmine a cielo sereno». «Nei mesi scorsi - dice - avevamo fatto presente le nostre perplessità e ci avevano dato ampie assicurazione. Invece ora ci troviamo davanti al peggio». Il rabbino spiega poi il modo in cui il nuovo testo sia peggiorato: «nella liturgia di un tempo nel recitare la preghiera del venerdì santo si ci si doveva inginocchiare e pregare in silenzio. Questi due atti non valevano giunti al "pro perfidis judeis". Pio XII invece ripristinò sia il silenzio sia la necessità di inginocchiarsi. Com'è noto Giovanni XXIII nel 1959 tolse il "pro perfidis judeis", ma lasciò intatto tutto il resto. Nel 1970 la preghiera fu completamente cambiata da Paolo VI e si diceva: il popolo ebraico sia fedele alla sua Alleanza». «Rispetto a questa evoluzione, papa Ratzinger - osserva ancora il rabbino capo di Roma - ha riportato indietro le lancette di 43 anni rispetto al 2008». Tra le cause di questo «inciampo», Di Segni indica il problema «dell'immagine del popolo ebraico per la Chiesa. La domanda è sempre la stessa: cosa ci stanno a fare gli ebrei su questa terra?». «Se questo è il presupposto del dialogo, è intollerabile. Evidentemente - aggiunge ancora Di Segni che è in contatto con il rabbinato di Israele - la chiesa ha problemi di riscoprire i fondamenti della sua ortodossia».
 
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