Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Parlando di “quote rosa” ,della loro opportunità e della loro efficacia ci si ritrova sempre a sentir dire che le suddette quote sono state un ghetto paragonabile ad una concessione ridicola e che le donne sono tanto brave e forti e potenti da non aver bisogno di riserve e facilitazioni tipo “quote Panda” . Questa è una facile semplificazione che non serve . C’è del vero ovviamente ,anzi è certamente vero che le donne sono più che spesso molto in gamba e capaci ma nell’obiettivo delle quote non c’era un riconoscimento di inferiorità ,anzi ,semmai la consapevolezza INNEGABILE e storica di essere in gamba ,di dover però faticare il triplo per arrivare a ricoprire posti di prestigio nel lavoro. Non si tratta di garantire oasi di protezione ma di creare parità di opportunità di genere. Il percorso delle quote è stato un tentativo . Fallimentare spesso , soprattutto perché in politica dove si sono tentate ... le hanno gestite …gli uomini ,usandole all’interno dei partiti e della formazione delle liste con potenti “paternage “ ,interessi personali o peggio…poi quando una donna (come nel caso di Emma Bonino )è stata proposta alla presidenza della repubblica non la si è presa neanche in considerazione. Una mia prof. d’università durante un esame, parlando di pari opportunità ,con un ragazzo perse un po’ le staffe e gli disse ( più o meno… )“Qui dentro l’università la stragrande maggioranza delle cattedre le hanno i maschi ,le poche donne che ce la fanno, hanno dovuto dimostrare il proprio valore facendosi il triplo del mazzo” Nel mondo accademico, ci sono ormai molte docenti donne, ma, in proporzione, a un numero limitato di loro sono dati i riconoscimenti e le opportunità che meritano: di conseguenza le figure che guidano gli organismi istituzionali degli atenei sono quasi sempre figure maschili. Questa differenziazione la sia vede in tutti gli ambiti professionali e lavorativi . Quello che un uomo fa con disinvoltura e in maniera del tutto normale per un donna spesso è un percorso ad ostacoli. I tempi del lavoro sono ancora quelli maschili, mancano quei servizi sociali necessari affinché le donne non siano più costrette a conciliare con fatica il lavoro produttivo e il lavoro di cura, sempre che quest ultimo spetti ancora soltanto a loro. La società dovrebbe cambiare alcune sue regole, come ad esempio gli orari degli asilo nido che devono essere più accessibili, o la baby sitter , che si dovrebbe scaricare dalle tasse,la maternità non è affatto tutelata come si dice sia . C’è stato un tempo in cui abbiamo creduto che le donne potessero far valere le loro capacità, ma le dinamiche di mercato, la società e la politica hanno operato in una direzione che tende a chiudere loro spazi e opportunità. Per invertire questa tendenza è necessario che il mondo cominci a camminare con due gambe, una maschile e una femminile, con le loro diversità, naturalmente, ma con pari diritti. Il tasso di disoccupazione il tasso d'impiego,lo scarto di remunerazione tra i due sessi e la rappresentanza in parlamento penalizzano fortissimamente le donne . Il nostro paese è al diciannovesimo posto nella lista dei paesi in cui le donne sono inserite in contesti professionali importanti. Siamo dopo i paesi dell'Africa. E’ vero il sistema delle quote non va bene . L’obiettivo deve essere quello di una democrazia paritaria al 50%, la presenza delle donne dovrebbe raggiungere la metà nei luoghi di rappresentanza, sia in politica sia nel lavoro. L’Italia dovrebbe seguire la strada inaugurata dalla Svezia, che per legge ha imposto la parità di genere anche nei consigli d’amministrazione delle società.Preoccuparsi e lavorare perchè questo sia davvero possibile ,fuori dalla retorica e dalla semplificazione è abbattere vecchie regole ,stereotipi ,ultimo fra i quali quello che le donne la parità di diritti ce l'hanno già.E' una palla.
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