Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Il coro delle verginelle Di Sostiene Proudhon (del 06/09/2006 @ 13:27:47, in Media e Informazione, linkato 21 volte) «Sulla Rai mi domando se non stiamo troppo buoni: anziché occupare la tv pubblica ci siamo occupati di politica estera». E subito si scatenò la bufera su D’Alema. Da sinistra si leva un coro di critiche moraliste, da destra si denuncia “l’indecenza” della spartizione delle poltrone; Fini sentenzia che «il lupo perde il pelo ma non il vizio», e di risposte a tono ce ne sarebbero tante, come la biblica pagliuzza nell’occhio, perché da che pulpito scende la predica. Ci mancano solo le richieste di dimissioni. Che l’opposizione tiri acqua al suo mulino, con spudorata faccia di bronzo, è nell’ordine delle cose, e ce lo si poteva aspettare. Ma che a sinistra si sia deciso di affrontare l’argomento con piglio ipocrita – e proprio dalla blogosfera gli esempi più lampanti – non dico che sorprenda, ma ad ogni modo delude. Cos’ha fatto D’Alema, se non esorcizzare con affilate parole l’annosa questione della televisione pubblica? Far finta di indignarsi perché il Ministro degli Esteri scherza sulla lottizzazione della tv significa credere, per stupidità o ingenuità, che davvero la nomina dei vertici Rai possa essere insieme politica e imparziale/indipendente. O meglio, si da tal credito alla sinistra e non alla destra, e questo è retaggio della cultura della superiorità morale; allora fa bene D’Alema ad essere così diretto. Non si tratta banalmente di un “che siamo più fessi degli altri, noi?”, è il voler chiamare le cose con il loro nome, e mettere la gente di fronte ai fatti. La Rai è nata lottizzata, anzi è nata democristiana, la lottizzazione è una conquista civile relativamente recente. Ma noi non ci accontentiamo, il pluralismo non ci basta, vogliamo – giustamente – di più: informazione indipendente, programmi di qualità, un servizio pubblico che sia tale. Come fare? Non di certo auspicandosi che la politica smetta di curare i propri interessi solo perché “di sinistra”. L’unica proposta sul tavolo, al momento, è un disegno di legge promosso dalla “società civile” (50mila firme con le adesioni di Biagi, Luttazzi, Castellitto e tanti altri), che se non altro ha il merito di elaborare un’alternativa, con l’abolizione della Commissione Parlamentare di Vigilanza e la nomina del CdA ad opera di un Consiglio per le Comunicazioni formato da 10 “politici” (7 dal Parlamento e 3 dagli enti locali) e 11 esponenti della società (sindacati, università, informazione etc.). Il disegno di legge è stato presentato sia alla Camera che al Senato, e nonostante sia difficile che veda la luce, a confronto con l’ipocrisia delle verginelle che criticano il Governo (nel quale D’Alema semmai è stato il più onesto) è un campione di pragmatismo e real politik.
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