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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« Messaggio #806Messaggio #808 »

l’amore che non osa dire il suo nome

Post n°807 pubblicato il 06 Aprile 2007 da ossimora

 "Moralisti. / Il mio mondo che vi pare di catene / tutto è tessuto d'armo-nie profonde".

Sandro Penna

La vicenda del ragazzino sedicenne suicidatosi a Torino,pare perché stufo di sentirsi oppresso dalle battute dei compagni che irridevano la sua persona scherzando pesantemente sulle sue tendenze sessuali merita davvero una riflessione ,soprattutto oggi che un’altra notizia di cronaca omofoba campeggia sui giornali ;le scritte razziste alla libreria gay di Milano.immagine

Io annaspo e non riesco proprio a comprendere quale genere di persone siano coloro che trovano così assertivamente giusta la loro ferocia acefala. Sono dei nazisti .Non a caso non mancavano le svastiche alla libreria Babele.

Scopro certo l’acqua calda rilevando che l’omofobia è ancora presente e fortissima fra la gente ;gli ammiccamenti,i risolini fino a scivolare alle battute pesanti e alla violenza sono miserrime quotidianità.(non c’è nulla che faccia ridere di meno che le barzellettine o le boutade sullo “status” delle persone!). Non riesco proprio a comprenderle e mi fanno incazzare parecchio .Ho vissuto direttamente le storie individuali di persone che per arrivare ad affermare la loro essenza hanno subito vessazioni,nevrosi,vere e proprie soluzioni schizoidi ,non solo non è giusto ma è folle e demenziale.

E’ terribile questa cosa e pone parecchi dubbi sulla capacità di pensiero che c’è in giro.

 Quando ci sono i gay pride ,si trova sempre immaginequalcuno che dice anche :”si ,va bene ma non c’è bisogno di ostentare ,di fare delle carnevalate”,chi parla così non comprende a fondo la necessità anche  di ritrovarsi in gruppo ,di riconoscersi,di giocare e mascherarsi anche un po’ (perché no) proprio per cercare di esorcizzare le valanghe di isolate discriminazioni che il mondo omosessuale vive sulla propria pelle .

immagineL’isolamento,la solitudine spiega i suicidi ,l’inabissarsi nel dolore e nell’incapacità di essere ciò che si è. Finchè non si allargheranno diritti e soprattutto atteggiamenti nei confronti delle persone omosessuali non possiamo considerarci  persone civili.

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elioliquido
elioliquido il 07/04/07 alle 08:48 via WEB
Penso che il fatto del ragazzo suicida sia un caso "limite", dove non solo l'atteggiamento degli altri ha inciso, ma pure il suo proprio. Nel senso che il nostro riuscire a cavarcela, indipendentemente da chi e come siamo, non può dipendere da un'attenzione speciale del resto del mondo nei nostri confronti. Cosa che non riguarda solo il branco, ma anche la sopraffazione del singolo nei confronti del singolo. Per esempio nel rapporto di lavoro tra un superiore ed un subordinato. Questo detto tagliando corto (sennò ci vuole un discorso articolato e ciononostante incompleto). Ritengo molto probabile che realmente nei confronti di quel ragazzo non ci sia nessuno che ha individualmente una responsabilità oggettiva particolare. Per quello che riguarda il discorso in generale, ci sono dei modi di manifestare l'omosessualità che non mi piacciono. Razionalmente sono "tollerante", ma non posso forzare anche il resto. Il fatto eventuale che ciò sia a causa di un mio problema che sta a monte, pur ponendo la base per un'evoluzione del mio atteggiamento anche "istintivo", non toglie che questo sia, ed in questi termini. Anche una parte dell'omosessualità è causata da un problema che sta a monte, e dunque siamo pari. Penso che basti la mia accettazione (termine più corretto che tolleranza) razionale dell'essenza altrui per quello che è. Il resto dipende dal mio background personale, ma non solo da quello personale. Certe cose si hanno nel DNA, come il senso del branco. Il senso del branco esiste anche negli animali, ed è lì che è stato inizialmente osservato dall'uomo, prima che l'uomo lo riconoscesse anche in sé. Se esiste in natura, il branco ha sicuramente il suo perché, il suo buon perché. Cosa che non significa che sia un buon perché la non accettazione e le camere a gas contro gli omosessuali. Ma ci sono dei limiti nella capacità di elaborazione mentale dell'uomo, che non si possono superare solo col criticarli. Cioè l'uomo deve forse mantenere la sua tendenza al branco, che forse è indispensabile a certi aspetti del suo crescere e del suo vivere (e che non è detto che siano di immediata comprensione, né si possono giudicare da un punto di vista "tollerante"), e dovrebbe altresì riuscire a distinguere in quali casi il branco sia necessario ed in quali no. Evidentemente non è abbastanza evoluto, o dotato, per queste distinzioni. Conosco persone che pensano per "macro concetti" in blocchi monolitici, che sono protetti da una membrana contro la ridiscussione di una sola loro parte. E parlandoci, e contestando i responsi di quei "macro concetti" su temi specifici (compresa l'equazione di.co = omosessualità), ho avuto spesso come (non) risposta un silenzio temporaneo per mancanza di argomentazioni. Salvo poi tornare sul tema, successivamente, anche di alcuni giorni o mesi, negli stessi termini iniziali. Credo che, "contro" questi meccanismi, ci sia ben poco da fare, oltre a cercare argomenti convincenti che possano erodere un pochino alla volta la solidità di quei monoliti. Ma devono passare delle generazioni. Bisogna considerare, anche, che la solidità di quei monoliti consente all'uomo una certa stabilità psichica. Se potesse ridiscutersi ogni momento, a qualsiasi titolo, non riuscirebbe neppure a vivere. Avrebbe bisogno di ridiventare inconscio. Le scritte con lo spray sono opera di pochi. Come nel caso del fascismo e del nazismo, c'è un grosso branco pronto a seguirli se diventassero "legge", ma la maggior parte di quel grosso branco è ancora "recuperabile". Dipende da chi riuscirà ad attirarli dalla propria parte. E penso che contro le scritte con lo spray valgano solo le argomentazioni lucide, pacate, articolate.
 
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