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Il donzelletto che vien dalla campagna: parte dodicesima.
Post n°649 pubblicato il 08 Luglio 2013 da lascrivana
Mi apparve di nuovo nel sogno la bella signora dai lunghi capelli biondi. Stavolta il suo sguardo era triste, mentre con gli occhi scorreva la spiaggia desolata. Immobile sopra un’alta rupe, con i capelli svolazzati dal vento e la veste che si gonfiava simile a una mongolfiera per poi sollevarsi a scoprire le belle gambe d’avorio dalla pelle liscia e vellutata. Con un gesto delicato della mano, dalle lunghe dita affusolate, scostò una ciocca di riccioli che gli era calata a velare il verde cupo dei suoi occhi. I suoi lineamenti, il suo portamento altero e i suoi gesti fini: tradivano la sua natura regale. -Eppure quella donna io l’ho già vista anche a Milano –; forse in una mostra artistica d’epoca a cui era solita recarmi. Grazie all’affettuosa presenza di Saro e alle attente cure di zia Assunta: mi ristabilii ben presto dalla brutta influenza; anche se mi sentivo ancora parecchio indebolita. Come ebbi modo di reggermi meglio in piedi: mi alzai di mattino presto per cercare di raggiungere il capanno dello sconosciuto. Rifeci lo stesso percorso di quel giorno; e quando arrivai in alto alla rupe, mi parve di rivestire ancora i panni di Sara. Il capanno c’era ancora... e il mio sguardo s’illuminò. Affrettai il passo in preda ad un’ansia e a un’eccitazione sconosciuta. Con mano tremante aprii la vecchia porta di tavola rossa e entrai nel capanno. Lo sguardo si pose subito sul letto ricoperto di tela grezza; lo stesso su cui avevo fatto l’amore con lo sconosciuto. Poi d'istinto mi avvicinai al quadro, e lo sguardo di Sara sembrava sorridermi grato. - Cosa mi sta succedendo? Non mi riconosco più-. Riguardai attentamente il ritratto; il sorriso della donna esprimeva tenerezza. Improvvisamente, nella mia mente, apparve un'altra immagine; -avevo visto lo stesso viso in una mostra artistica di un pittore sconosciuto a Milano-; alla presentazione di un amico del mio vecchio segretario. La donna rappresentava “ La donzelletta che vien dalla campagna”; l’immagine era estratta dalla poesia di Giacomo Leopardi. Come dimenticare quello sguardo… ricordo che anche allora rimasi impressionata dall’intensità di quegli occhi verdi che sembravano parlarmi. Ripensai a tutte le coincidenze che si erano susseguiti. Qualche mese dopo, Mario Biondi il mio ex segretario, riceveva in eredità un vecchio maniero adibito ad agriturismo; così decide di abbandonare il posto di lavoro che occupava da me per gestire a tempo pieno la nuova attività. Assumo Saro, e senza neanche farlo apposta e ormai dimentica del ritratto, do’ lo stesso appellativo di “donzelletto” ; e non solo, con la donna ha in comune anche il vero nome! Rapita da tutte queste mie fantasie, non mi accorsi di non essere più sola. Fu solo quando mi girai, in cerca di qualche altro dettaglio che mi richiamasse alla memoria più indizi, che notai la presenza dello sconosciuto dell’altro giorno. Se ne stava dritto dietro di me con le braccia incrociate e lo sguardo ridotto a una fessura; che fu' attraversato da un breve scintillio quando i suoi occhi si fissarono nei miei. Mi si avvicinò, come se attendesse il mio arrivo; e senza farmi domande mi avvolse in un caldo e appassionato abbraccio. Quando cercai di parlare, mi zittii portandomi un dito sulle labbra; per poi farlo scivolare delicatamente a disegnarne il perfetto contorno delle labbra. Con un gesto imperioso del dito mi schiuse la bocca e ne accarezzò l’interno del labbro inferiore per poi poggiarne con impeto la sua avida bocca. Mi strinsi più forte a lui per poter meglio aderire al suo corpo muscoloso; e mi venne spontaneo chiamarlo per nome “Tarasios”. Come l’ebbi pronunziato: s'irrigidì improvvisamente; e distaccandosi da me mi domandò con tono grave: -Chi sei? Io non ho mai detto a nessuno il mio nome vero! La gente del posto mi conosce con il nome di Paolo il pescatore... Chi ti ha detto come mi chiamo veramente?- La sua reazione mi lasciò ancor di più allibita; ora si che ero veramente confusa. Come facevo a dirgli che il suo nome lo avevo sentito dire dalla donna del ritratto in un sogno! Tutti quei misteri mi avevano sfinito. La testa mi girava vorticosamente e le gambe erano diventate molli; mentre la mia fronte era imperversata da un sudore freddo. Pallida in volto mi accasciai sul letto; sentivo che stavo per perdere nuovamente conoscenza: mentre brividi di freddo mi scuotevano il corpo. Preoccupato Tarasios, intervenne subito coprendomi con un plaid che tirò fuori da una cassapanca di tek posta al lato del letto. Mi poggiò una mano sulla fronte per sentire se scottavo; dai sintomi che avevo, sicuramente mi era risalita la febbre. Chiusi gli occhi e la donna del ritratto si mosse verso di me e s’infilò tra le coperte al posto mio. I capelli di Tarasios si scurirono nuovamente, e le sue dita giovani percossero tutto il mio corpo, trattenendosi più a lungo sulle parti intime. Di nuovo la confusione regnò nella mia testa: non capì più se quella sensazione febbricitante era dovuta al tocco delle sue mani o al mio malessere. Priva di sensi mi abbandonai nuovamente al delirio di quella sconosciuta passione. L@ur@ |
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