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Nati nella famiglia sbagliata : La minaccia.
Post n°987 pubblicato il 19 Aprile 2015 da lascrivana
Il tutto, accadde una gelida mattina di Gennaio. Come eravamo soliti fare, io e John ci eravamo dati appuntamento al piccolo bar nei pressi della scuola. Succo di frutta per me, e caffè rigorosamente amaro per lui, ormai era diventata una consuetudine. Stavamo parlando tranquillamente quando un uomo, con molta calma, si avvicinò al nostro tavolo. -Ciao John- disse senza nemmeno degnarmi di un'occhiata. Basso e tarchiato, indossava un cappotto dall'aspetto costoso, impreziosito da una stola di pelo che gli ricopriva per intero il collo taurino. Le dita, tozze e grassocce, erano adornate da anelli dal valore indiscusso. Senza domandare il permesso, scostò la sedia e si accomodò al nostro fianco. Io non dissi nulla, limitandomi a fissare il mio compagno in attesa di una sua reazione. Che avvenne, ma non come mi sarei aspettata. Chiaramente in imbarazzo, John si guardò attorno, quindi si alzò in piedi. -Buongiorno Carmine. In cosa posso esserle utile?- esclamò leggermente in affanno. L'uomo sorrise e, nel farlo, le rughe incresparono ancor di più quel volto che sembrava scolpito nella pietra. -Ti dovrei parlare John, ma in privato...- disse lanciandomi uno sguardo fugace. John mi guardò in un modo che non mi piacque per nulla. Ma avevo capito l'antifona. Alzandomi a mia volta, esibii il mio sorriso migliore. -Ti aspetto davanti a scuola John. Ma vedi di non tardare troppo, tra poco iniziano le lezioni- Quindi, prendendomi una piccola rivincita, ignorai l'altro uomo e mi avviai verso l'uscita a testa alta.
-Una femmina di carattere la tua donna- disse Carmine una volta che Agnese fu uscita dal locale. John fece per ribattere ma, l'altro, lo fermò con un gesto. -Ed è appunto di questa cosa che ti vorrei parlare, capisci a me- John s'irrigidì, e non solo per il tono del suo interlocutore. Carmine Campisi, capo indiscusso di una delle famiglie più influenti di New Orleans, non si muoveva per nulla. Solo in quel istante, alzando lo sguardo, John si accorse delle due guardie del corpo che, con discrezione, stavano controlland o il locale. -Tuo padre non sarebbe di certo felice di questa storia, lo sai vero picciriddo?- proseguì Carmine con un mezzo sorriso stampato sul volto. John si senti avvampare, tuttavia rimase in silenzio. Sapeva benissimo che Rosario, suo padre, intratteneva da sempre traffici più o meno illeciti con lui. Cose che aveva sempre rifiutato d'approfondire e che non gli interessavano. Diverse volte, periodicamente, aveva avuto discussioni in tal senso, facendo infuriare il padre più di quanto avesse voluto. -Cosa vorresti dire Carmine, non riesco a capire- disse trattenendo a stento l'irritazione. Prima di rispondere, l'uomo slacciò alcuni bottoni del cappotto. Nel farlo, la fondina ascellare spiccò nitida sul bianco candido della camicia. -Te lo spiego subito amico mio. Vedi, quella ragazzina, non è proprio gradita dalla famiglia, la mia e la tua, non so se mi spiego- John, pur con tutta la propria volontà, non seppe trattenersi. Appoggiando i pugni sul tavolino, si sporse in avanti. -E chi è che avrebbe deciso una cosa del genere? chiese in tono di sfida. Nonostante lo sovrastasse, Carmine non mosse un muscolo. -Io- disse semplicemente. -E penso che tu debba ascoltare i consigli delle persone più anziane, picciriddo. Potresti sbattere contro cose più grandi di te, e non sarebbe piacevole- Serrando ancor di più i pugni, John cercò disperatamente qualcosa con cui ribattere, ma non trovò nulla. -Sarebbe un peccato se le accadesse qualcosa, non credi? Quindi, ti consiglio di pensarci bene prima di prendere decisioni avventate- concluse Carmine alzandosi. Rimasto solo, John si lasciò cadere sulla sedia. Cosa avrebbe potuto fare? Danio
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