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Ombre del passato 2
Post n°1078 pubblicato il 09 Novembre 2015 da lascrivana
Pur in evidente imbarazzo, Giusy sfoderò un sorriso forzato e tirato. Con una vocina tremula e che non riconobbe come propria, si rivolse al medico mostrando una sicurezza che non possedeva. -Immagino sappia già chi sono visto che mi stava aspettando e comunque, a scanso di equivoci, mi presento. Giusy Benniti, molto piacere- cinguettò allungando la mano. Da perfetto gentiluomo, il dottor Martin l'afferrò esibendosi in un galante baciamano. Un atteggiamento che non era certo previsto nel proprio lavoro ma la giovane, con quell'aria spaesata e dalla voce tremante, l'avevano affascinato. Squadrandola da capo a piedi, non poté fare a meno d'immaginare l'esile figura celata dal pesante cappotto di lana. Gli occhi, dello stesso colore dei suoi ma leggermente a mandorla, sembravano voler ricambiare quello sguardo intenso. Scostandosi leggermente di lato, l'invitò ad accomodarsi nell'ampio studio. Ancora scossa da quell'accoglienza inusuale e sin troppo calorosa, Giusy mosse comunque qualche passo in avanti. Senza rendersene conto, la sua fantasia iniziò a galoppare a ritmo sfrenato. In quei pochi metri, ebbe il modo di favoleggiare su una fantomatica storia d'amore con quel medico bello come un dio e troppo vero per essere reale. Fu la stessa voce di Martin, calda e leggermente roca, a riportarla coi piedi per terra. -Posso sapere a cosa sta pensando, Giusy?- Cercando d'evitare quello sguardo che sembrava leggerle nel pensiero, la giovane rivolse tutta la propria attenzione verso l'arredamento dello studio. I pochi mobili in legno massiccio, i colorati tappeti persiani, il divano rivestito in un tessuto color ocra intenso. Senza tralasciare la poltrona in cuoio scuro che sembrava troneggiare su tutto, quasi a voler invitare i pazienti ad accomodarcisi sopra. Le luci, soffuse e discrete, completavano un insieme dall'aspetto caldo e rilassante. Il medico lasciò che la ragazza vagasse con lo sguardo. I suoi pazienti, entrando, dovevano trovarsi immediatamente a proprio agio, era fondamentale. Qualche giorno prima, la telefonata di Ponti l'aveva colto di sorpresa. L'editore gli era parso alquanto agitato e nervoso, ma si conoscevano dai tempi del liceo, non avrebbe mai potuto negarsi. “Martin, ho un problema” aveva esordito senza troppi preamboli. In breve, gli aveva parlato di Giusy e della sua prerogativa a gonfiare le notizie, travisarle. Con estrema pazienza, era stato ad ascoltarlo senza interromperlo, sapeva bene quanto odiasse che gli altri lo facessero. Alla fine, Ponti l'aveva pregato di mettere la propria maestria a sua disposizione. -Me lo devi, Martin- King aveva avvertito un peso allo stomaco, per alcuni istanti era stato incapace di proferir parola. -Martin, ci sei?- aveva quasi gridato Ponti. -Sempre con quella maledetta storia, vero? Comunque mandala pure, vedrò cosa posso fare- aveva risposto sbrigativo. Conosceva la giornalista di fama ma, salvo fugaci apparizioni televisive, non l'aveva mai incontrata di persona. Ed ora eccola li. Tremante, insicura e maledettamente attraente. Per la prima volta in vita sua si trovò in una condizione di stallo, cos'avrebbe dovuto fare?
-Accomodati pure in poltrona, posso darti del tu, vero?- Dalla sua voce, non trapelò nemmeno un accenno delle preoccupazioni che lo stavano angustiando. Giusy sembrò temporeggiare ma, dopo essersi tolta il cappotto, prese posto sulla poltrona e lo fissò diritto negli occhi. -Prima di cominciare, voglio che sappia che ero e sono contraria a questi incontri. Non li ho voluti io, li ritengo inutili e avvilenti per la mia professione. Per fortuna sono a carico del giornale, almeno quello. E si, puoi darmi del tu- disse tutto d'un fiato. Martin sorrise. Sarebbe stato più difficile del previsto, ma amava le sfide impossibili. Dopo essersi accomodato dietro la scrivania, il dottor King prese penna e block notes e si sistemò meglio sulla poltroncina. -Prima d'iniziare la terapia vera e propria, devo rivolgerti alcune domande, sei pronta?- Giusy sorrise ironica ma, nonostante ce la mettesse tutta, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi magnetici. -Dimmi pure, sono tutta tua- esclamò a voce un po' troppo alta. Avrebbe dovuto essere una battuta, ma il luccichio nelle iridi di Martin la convinse d'aver scelto le parole sbagliate. -Bene, Giusy. Da quanto tempo vedi le “cose”?- |
Inviato da: tanmik
il 19/10/2024 alle 06:58
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il 19/10/2024 alle 06:57
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il 01/10/2024 alle 07:31
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