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Post n°1114 pubblicato il 16 Gennaio 2016 da lascrivana
Ormai aveva perso la cognizione del tempo. A intervalli regolari, la porta si apriva e la persona, senza bisogno di parlare, gli iniettava la dose e lo masturbava. Terminata l'operazione, lo nutriva con dello yogurt oppure con della frutta, quindi se ne andava. Luke si trovò a maledire la propria forma fisica e la resistenza a quel trattamento. Con tutte le forze residue, aveva ordinato al proprio cervello di ignorare quelle carezze che, in un altro momento, lo avrebbero fatto impazzire, ma il suo sesso sembrava muto a quelle suppliche. Nel momento stesso che le mani sapienti arrivavano a sfiorarlo, lo sentiva inalberarsi e protendersi nell'oscurità come fosse una protuberanza estranea al corpo dolorante. Per quanto tempo avrebbe resistito a quel supplizio? Avrebbe potuto veramente morire per il troppo piacere? Non si fosse trovato a vivere una simile esperienza, si sarebbe messo a ridere anche al solo parlarne con gli amici. Ma non si trovava tra amici con cui riderci sopra, bensì con un pazzoide che aveva deciso di fargliela pagare. Pagare per cosa, poi? In uno dei pochi momenti di lucidità, alcune idee si erano fatte strada nella sua mente ottenebrata. La prima era che la persona che lo stava torturando era una donna. Il tocco vellutato, le dita lunghe e affusolate, tutto diceva che si trattava di una mano femminile. E la seconda era che quella donna rispondeva al nome di Marisol, perchè solo lei, nella propria perfidia, avrebbe potuto architettare una simile infamia. Ma era altresì vero che, vista la violenza con cui era stato colpito, qualcuno doveva averla aiutata. Così piccola e minuta, non sarebbe mai stata in grado di sferrare quei colpi. La porta si aprì, eccola, era tornata. -B...basta...- disse rassegnato. Come sempre, il fascio di luce della torcia lo accecò, costringendolo a girare il volto di lato. -B...basta, Marisol...ti...ti prego- ripeté con più enfasi. Vi fu un attimo d'esitazione ma poi, come non l'avesse nemmeno udito, la persona ripeté imperterrita il solito rituale. Portandosi sul fianco depose la torcia sopra il cavalletto e, dopo aver ben stretto il laccio emostatico, gli praticò la solita iniezione. La sonnolenza giunse immediata, ma non tanto da tramortirlo del tutto. -Oggi voglio farti un regalo, lo sai che giorno è oggi, vero?- Sempre quella voce metallica, quasi come parlasse attraverso un imbuto. “No che non lo so', maledizione!” avrebbe voluto ribattere. Ma dalle sue labbra, improvvisamente pesanti, uscì solo un mugolio. -Si, certo che lo sai, ma non affaticarti a rispondere, non è così importante- Gli stava parlando come solitamente si fa con un bimbo piccolo, desideroso di attenzioni e rassicurazioni. Come le volte precedenti, la mano scese verso il suo inguine e gli sfiorò il sesso con la punta delle dita. Luke chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, questa volta avrebbe resistito, si, questa volta ce l'avrebbe fatta. Trascorsero alcuni istanti durante i quali, mentre un senso d'euforia lo pervadeva, si disse quasi sicuro d'essere riuscito nel proprio intento. La mano si ritrasse di colpo, e gli parve quasi di sentire, oltre il fiato trattenuto, addirittura un'esclamazione di stizza. Ma, tutto questo, non durò tanto quanto il pensiero appena formulato. Nel fioco chiarore della torcia, vide il volto della persona chinarsi nuovamente verso il suo inguine. Un istante dopo, le labbra si chiusero attorno al suo sesso, e Luke cedette per l'ennesima volta.
Esasperata, Luciana picchiò i pugni contro il volante. Erano ormai più di due ore che stava vagando per la città, e di Luke nessuna traccia. Nei pochi locali aperti a quell'ora, aveva ricavato solo informazioni vaghe e insignificanti dalle persone con cui aveva parlato. Nessuno l'aveva visto in giro, ne da solo ne tanto meno in compagnia del famoso Gabriel. Non c'era altra soluzione se non quella di andare alla polizia e denunciarne la scomparsa anche se, probabilmente, le avrebbero riso in faccia. “Signora...” le avrebbe detto il poliziotto di turno. “...sono solo alcune ore da quando si è allontanato. Magari si trova tranquillo da qualche parte, non ci sono i presupposti per scatenare una caccia all'uomo” E avrebbero avuto ragione, naturalmente. Ma l'ansia stava crescendo in modo esponenziale per cui, dopo aver fatto una rapida inversione, si diresse verso la questura.
Simon spinse il portone ed entrò nel palazzo. Doveva porre fine a quella follia, e l'unico modo per farlo era quello di far sparire quel poveraccio. Dopo le mazzate ricevute, e il trattamento che quella pervertita gli aveva riservato, doveva trovarsi in condizioni pietose, avrebbe posto solo fine alle sue sofferenze. Ormai erano nei guai sino al collo, di questo se ne rendeva perfettamente conto. Aggressione, sequestro di persona e sevizie, ce n'era abbastanza per farli marcire in galera per il resto della loro vita. Se avessero occultato il corpo, facendo ben attenzione a non lasciare tracce, nessuno sarebbe mai risalito a loro. Alla donna avrebbe pensato in seguito, con calma. Era stato un pazzo ad averle dato retta, ma quell'arpia l'aveva punto sul vivo, l'aveva sfidato apertamente ed egli, come un allocco, era caduto nella sua trappola. Danio e Laura |
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