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Post n°1175 pubblicato il 22 Maggio 2016 da contastorie1961
Un mese dopo -Ok, per oggi può bastare- Sfinita, Virginia si sedette sulla panca e lasciò andare il deambulatore. -Stai facendo notevoli progressi, sono molto fiero di te- Il sorriso di Lucas era sincero oltre che molto affascinante. Il giovane fisioterapista, le poggiò le mani sulle spalle e le accarezzò i capelli. Anche lei sorrise, ma durò lo spazio di un attimo perché subito, un'ombra, le oscurò il volto. -Vorrei che anche Emanuele fosse qui, è solo merito suo se potrò tornare a camminare- Lucas annuì, quindi l'aggirò e le si inginocchiò davanti. -Lo so', quella tragedia ci ha segnati tutti, ma il professor Stewart non è stato da meno, così come la sua equipe- Annuendo a sua volta, Virginia non poté evitare che una lacrima le scendesse lungo la guancia. Già, Emanuele...e sua madre. -Riportami in camera, ti prego, sono esausta- Più tardi, nella solitudine della propria stanza, Virginia ripensò a quegli ultimi trenta giorni. Una volta trasportata in ospedale, Emanuele aveva subito effettuato tutti gli esami. -I parametri sono tutti a posto, inutile attendere oltre- le aveva detto la sera prima dell'intervento. Lei aveva annuito, quindi gli aveva chiesto di sua madre. -Ha detto che l'ospedale le mette ansia, ma che domani sarà presente- Virginia aveva scosso la testa. -Quale onore!- -Non essere troppo dura con lei, in fondo ti vuole bene. Per rassicurarla, l'ho invitata a cena questa sera. Cercherò di parlarle e farle capire quanto ancora hai bisogno di lei- furono le ultime parole che gli sentì pronunciare. Terminata la cena infatti, Emanuele si era apprestato a riportare sua madre in albergo. Lungo uno degli ampi viali della città americana, un ubriaco non aveva rispettato lo stop e aveva centrato in pieno la loro automobile. Per Emanuele non c'era stato nulla da fare, era morto sul colpo. Sua madre invece, nonostante le gravissime ferite riportate, era stata trasportata nello stesso ospedale in cui si trovava ora. Nonostante il prodigarsi dei medici, la diagnosi era stata devastante e inequivocabile: coma irreversibile. Tutte cose che il professor Stewart, collega e membro della squadra di Emanuele, aveva deciso di non rivelare a Virginia e procedere ugualmente con l'operazione. Solo in un secondo tempo, a distanza dall'intervento, ne era stata informata. Se per Emanuele aveva pianto lacrime amare, per sua madre non aveva provato nulla, che fosse diventata un mostro? -Coma irreversibile, questo significa che...- aveva chiesto a Stewart con un filo di voce. -Significa che non si risveglierà mai più, Virginia, mi spiace- aveva terminato per lei il medico. -Tuo padre ha già dato il consenso per l'espianto degli organi, sarà qui tra un paio di giorni- E così era andata. Staccata la spina, a sua madre erano stati espiantati cuore e reni. “Per la prima volta in vita sua, ha fatto del bene a qualcuno” Aveva esclamato Virginia una volta informata dal padre. Distrutto dal dolore, e incapace di qualsiasi reazione, quest'ultimo era rimasto in silenzio e aveva lasciato l'ospedale. Era ripartito il giorno dopo, senza nemmeno passare a salutarla. Per Virginia era stato un sollievo. Non l'aveva mai considerato come un padre, ma solo come colui che aveva contribuito a metterla al mondo, nulla più. Ora, a distanza di qualche giorno, si sentiva sola ma viva, anche se un cruccio continuava a roderle dentro. Sentiva il disperato bisogno di rivedere Agata. Era ancora convinta che non si fosse trattato di un frutto della sua immaginazione, Agata c'era, esisteva e voleva rivederla a tutti costi. Fu con quel pensiero che, stanca per gli esercizi, si addormentò e... Fuoco, fumo, caldo soffocante. Sospesa a mezz'aria, Virginia sembrava essere immune da tutto questo. La casa gli era famigliare, tuttavia non riusciva a collocarla al posto giusto. Aveva come la sensazione di esserci già stata, ne riconobbe le stanze, i mobili che bruciavano come tizzoni, così come i corpi...oh mio Dio...erano erano... Balzando sul letto, madida di sudore, Virginia ebbe la sensazione di non poter respirare. Nello stesso istante, la porta si aprì e il professore Stewart, accompagnato da Lucas, si precipitò al suo capezzale. Tra le mani teneva un giornale italiano, la Stampa di Torino. |
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