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Fedora (Quattordicesimo Capitolo)
Post n°1231 pubblicato il 01 Agosto 2016 da contastorie1961
La baronessa spalancò la bocca ma Alan, più svelto, gliela tappò con la mano. -Se provi solo a urlare, giuro che ti ammazzo- le sussurrò a un palmo dal volto. -A chi cazzo hai dato quel maledetto portagioie...parla!- Fu a quel punto che don Sergio, inorridito da ciò che stava accadendo, cercò d'intervenire. -Lei è completamente pazzo, Pasini, la lasci andare immediatamente o chiamo la polizia!- urlò. Alan parve non averlo neppure udito. Rosso in viso, tolse la mano dalle labbra della donna e la portò alla gola, quindi iniziò a stringere.Quello che accadde successivamente, restò impresso a lungo nella mente dei protagonisti. Furioso, il prete si lanciò verso di lui e lo colpì con una violenta spallata. Colto di sorpresa, Alan fu costretto a mollare la presa e i due, avvinghiati, rotolarono sul pavimento. Poco distante, Fedora dovette tenere a freno il maggiordomo che, nel frattempo, aveva cercato di rialzarsi. Ansanti, i due terminarono la loro corsa contro un tavolinetto basso che, nell'urto, si rovesciò. Una mano, rapidissima, raccolse l'affilato tagliacarte che vi era posato sopra e lo conficcò nella schiena dell'altro. Fedora gridò, mentre la baronessa roteò gli occhi e si afflosciò al suolo, svenuta. Bruno, paralizzato dalla scena a cui aveva appena assistito, osservò la chiazza di sangue allargarsi sul pavimento. Sudato, e col fiato corto, Alan si rialzò e fissò il corpo immobile di don Sergio. -Io...io non volevo...cazzo!- -Lei è un pazzo assassino, ora chiamo la polizia!- disse il maggiordomo riuscendo finalmente ad alzarsi. Alan si voltò di scatto e gli puntò il tagliacarte alla gola. -Non credo proprio...Fedora!- Ancora sotto shock, la donna gli si fece accanto. -Cerca delle corde, dobbiamo legarli e imbavagliarli, presto!- le ordinò Alan. -L'hai...hai ucciso...non dovevi...io...io...- quindi si portò le mani al volto. -Cazzo, Fedora! In quella cassetta ci sono milioni e milioni di lire. Potremmo scappare all'estero e far perdere le nostre tracce, hai pensato a questo!?- ringhiò Alan, furibondo. Titubante, Fedora guardò dapprima il maggiordomo, quindi il corpo della baronessa stesa a terra. -Va bene, farò come dici ma, tua sorella?- disse infine. -Non esiste nessuna sorella, ma rimandiamo le spiegazioni a dopo e fai quello che ti ho detto!- Una decina di minuti più tardi, la nobildonna e Bruno giacevano sul divano, polsi e caviglie legati saldamente. Pur pallida come un lenzuolo, la baronessa si era ripresa e stava fissando inorridita don Sergio. -Bene, baronessa. Vi renderete conto che ormai non ho più nulla da perdere. Ditemi a chi avete dato il portagioie e me ne andrò per sempre- disse Alan in tono gentile. -Non fatelo, signora. Questo pazzo ci ucciderà ugualmente, siamo testimoni troppo scomodi!- intervenne con impeto il maggiordomo. Imbestialito, Alan lo afferrò per la giacca e gli puntò nuovamente il tagliacarte alla gola. -Se dici ancora una parola, ti mando a far compagnia al prete, chiaro!?- Cercando di mantenere un tono di voce suadente, Fedora si rivolse ancora alla baronessa. -Signora, ha la mia parola che Alan non le torcerà un capello, ma ci dica a chi ha dato il portagioie- La nobildonna fissò prima una e poi l’altro, quindi annuì. -L’ho regalato a Maria, l’edicolante- disse con un filo di voce. Fedora spalancò la bocca e guardò Alan che, incredulo, scosse la testa. -Incredibile. Quel maledetto portagioie è sempre stato a un passo, e noi…- non terminò la frase, limitandosi a fissare il corpo di don Sergio. -Dove si trova la sua abitazione?- chiese infine. Ottenuta l’informazione, si rivolse nuovamente a Fedora. -Assicurati che i nodi siano ben stretti, quindi stacca il telefono e andiamocene, presto!- |
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