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Post n°1398 pubblicato il 19 Maggio 2017 da lascrivana
Correva l’anno 2000 quando io e mia madre ci trasferimmo da Arcadia a Bethany, rimanendo sempre nella contea dell’Oklahoma. Mia madre la scelse poiché rispetto ad Arcadia era più grande e dispersiva; di conseguenza i pettegolezzi avrebbero avuto più difficoltà a divulgarsi. Solo che mia madre aveva dimenticato di farsi i conti con il mio precedente passato; anche se non penso sia stata una casualità esserci trasferiti nella cittadina che aveva accolto i miei natali nell’altra vita. In ogni caso, le promisi che avrei taciuto in merito alla mia reincarnazione, lasciando al destino la responsabilità di decidere per me. Nonostante i cambiamenti avvenuti nella cittadina di Bethany, non ebbi mai difficoltà a muovermi con familiarità in quel luogo a me tanto caro, e tanto triste. Qualche vecchio conoscente sopravviveva ancora, ma non riconoscendomi: non mi salutava e non si fermava a scambiare due chiacchiere con me come in passato. Io non ero più Olivia Gonzales, la loro vecchia amica e vicina di casa; bensì Abigail Browm, una sconosciuta che veniva da Arcadia. Il mio primo pensiero appena messo piede nella città, fu quello di cercare il mio assassino; ma non avrei saputo da dove iniziare le ricerche, poiché ad avermi investito, è stato un pirata della strada; uno sconosciuto probabilmente ubriaco, che ha messo fine alla mia vita proprio alla vigilia dell’intervento chirurgico di un glaucoma acuto agli occhi di mio figlio. Chissà se poi alla fine lo avevano operato lo stesso; l’intervento era urgente, poiché il glaucoma rischiava di fargli perdere la vista. Grazie all’aiuto di un mio coetaneo, Samuel Dickson, facemmo delle ricerche su mio figlio Nick, senza però riuscire a scoprire nulla. In cambio, invece, potei avere notizie di cugini e nipoti. Andai persino a trovarli, senza però rivelare la mia identità; mi avvicinai con la scusa di avere qualche informazione, ma poi sparì senza dire nulla. Non avevo nessuna intenzione d’infrangere la promessa fatta a mia madre; nemmeno con Samuel, che nel corso degli anni si rivelò un amico straordinario e presente. Più volte ebbi modo di pensare che fosse presente in lui l’anima del nonno, ricordando la sua ultima promessa di non abbandonarmi mai. Quest’idea influì molto sui sentimenti che provavo per Samuel; mi prendevo cura di lui come se fosse un fratello, lo proteggevo e coccolavo. Con il passare degli anni per Samuel le cose cambiarono, divenne più esigente nei miei confronti, e non si accontentava di sole carezze, mi chiedeva sempre di più. Così un giorno, pur di non perderlo, decisi di accontentarlo. La mia prima volta, non fu di certo quell’idillio che descrivevano le mie amiche, lo vissi in una maniera totalmente distaccata; con il solo desiderio che finisse presto. E poi, il pensiero del nonno, rendeva ancora più squallido e nauseante il rapporto intimo con Samuel; tant’è vero che alla fine, ogni tanto vomitavo pure. Parlando con persone che credevano alla reincarnazione, ma non ricordavano nulla della vita precedente, mi resi conto di quanto fossero fortunati. Invidiavo persino i cattolici, che credevano che dopo la morte, la nostra anima vagasse felice in paradiso, o bruciasse all’inferno; sempre giudicato secondo come si fosse comportato nel corso dell’esistenza terrena. Io, questa mia vita non so come definirla; è come se non mi fossi mai spostata dal mio vecchio corpo. Tutto questo mi fa sentire inadeguata in qualsiasi circostanza. In questa vita non sono stata bambina, non sono stata adolescente, e nemmeno ragazza. Adulta sin dalla nascita, ebbi quella razionalità che mi ha impedito di godere degli errori naturali della giovane età. Sono cresciuta con un solo desiderio, vendicarmi di chi per leggerezza, ha messo fine ai miei giorni. Imputo a lui la colpa di questa mia condizione mentale, che m’impedisce di vivere serenamente questa vita.
Laura
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Inviato da: tanmik
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