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Post n°800 pubblicato il 13 Febbraio 2014 da lascrivana
Dopo quell’episodio a casa di Serena, il nostro legame di amicizia, iniziò a dissolversi; non ebbe bisogno di conferme per capire che il segreto che le nascondevo, aveva a che fare con il sentimento che nutrivo nei confronti di Paolo. Non m’invitò più a casa sua; e, io non ebbi nemmeno il coraggio d’insistere; mi vergognavo come una ladra solo per essermi innamorata di suo cognato: nonostante non fosse successo nulla tra di noi. Molto probabilmente si sentiva in dovere di proteggere il fidanzamento della sorella. Fu un brutto periodo per me quello; oltre a non avere più l’occasione per rivedere Paolo, avevo perso anche la mia migliore amica. Passarono diversi mesi da quel famoso pomeriggio a casa di Serena, prima che Paolo decidesse di farsi vivo. Mi venne a prendere all’uscita di scuola una piovosa mattina d’ottobre. Me lo ritrovai davanti, con le mani infilate nelle tasche dei jeans; e con le ciocche dei capelli, grondanti di pioggia, sulla fronte. L’emozione mi paralizzò le gambe, mentre il cuore mi batteva all’impazzata; il mio turbamento era così evidente, da costringere Paolo ad affrettare il passo verso di me per sorreggermi. Una volta vicino, si tolse la giacca, per coprire le nostre teste dal solenne scrosciare della pioggia. Ci avviammo alla macchina con passo veloce per evitare d’inzupparci. Paolo, dopo avermi aperto lo sportello e fatto accomodare al sedile davanti, si girò e si mise al posto di guida. Una volta al riparo da occhi indiscreti e dalla pioggia, finalmente riuscii a spiccicar parola: -Che ci fai qui Paolo?- - Avevo una voglia matta di vederti Giada…- Deglutisco a fatica prima di rispondere con un fil di fiato –non possiamo… lo sai … - -Ti prego Giada … questi mesi senza vederti sono stati una vera tortura; mi sei entrata nel sangue! E da quel pomeriggio non ho fatto altro che sognare quest’incontro! - A quelle parole un brivido mi scorse lungo la schiena; pervasa da un’eccitazione incontenibile, mi girai dalla parte del finestrino fingendo di sbalordirmi per la pioggia che cadeva a catinelle; avevo una gran voglia di buttargli le braccia al collo: e quello non era proprio il luogo adatto per lasciarsi andare. Paolo, come se mi avesse letto nel pensiero, mise in moto la macchina, portandomi via da li, il più in fretta possibile. Rapita da quell’estasi che mi faceva fremere impaziente, non gli chiesi nemmeno la destinazione –tanto in quel momento lo avrei seguito persino all’inferno. Attraversammo un vicolo scuro, per poi parcheggiare davanti ad una serie di abitazioni grigie e bisunte. Paolo scese dalla macchina, e girò dal mio lato per aiutarmi a scendere; mi condusse verso un vecchio portone tenendomi per mano. Lo seguì come in trance, su per una vecchia scala in cemento con la ringhiera di ferro. Perle di pioggia mi scorrevano lungo la fronte, appannandomi la vista; mentre a fatica cercavo di stare dietro ai suoi passi lesti e febbrili. Arrivati davanti all’uscio dell’appartamento, mi spinse delicatamente con le spalle alla porta, appoggiando una mano allo stipite e bloccando ogni mio movimento, con il suo corpo premuto contro il mio. I nostri visi erano vicinissimi, tanto da sentire il suo respiro che mi solleticava il collo; mentre con la mano libera trafugava nella tasca in cerca della chiave da inserire nella toppa. Iniziò a baciarmi con foga solo all'interno dell'appartamento. Mi abbandonai con ardore a quella passione repressa da troppo tempo;e ormai priva da ogni inibizione, lasciai che le sue mani ansiose seguissero il percorso del mio piacere. -Già… mi sarebbe piaciuto che le cose fossero andate realmente in questo modo! E invece no; si trattava di un altro dei miei sogni ad occhi aperti. Venne si a trovarmi a scuola, ma solo per chiedermi se volevo posare ancora per lui: e questa volta senza veli -. -Mi spiace Paolo… non sono quel tipo di donna- -Ma cosa vai a pensare Giada; non si tratta di vendere il tuo corpo! Solo di mettere in risalto la tua bellezza. E poi, hai una carica sensuale, veramente come poche-. Mi confidò di aver venduto il mio ritratto a un ricco offerente, che tra l’altro gli aveva richiesto ancora altri quadri raffigurante lo stesso soggetto. Che stupido; non gli era nemmeno passato per la testa che tutto quello che aveva impresso sulla tela, aveva a che fare con l’amore che nutrivo per lui. No … non era solo il mio corpo a non essere in vendita; bensì i miei sentimenti. A quanto pare, non era venuto a cercarmi per dirmi che aveva scoperto di amarmi e che gli mancavo; bensì per soddisfare un suo interesse economico, e magari anche artistico. Lo salutai senza dargli altre spiegazioni; fingendo di non sentire le sue implorazioni mentre mi supplicava di ripensarci. Non ero ancora pronta per denudarmi davanti a suoi occhi senza che ogni muscolo ne rivelasse la passione e il desiderio che nutrivo per lui. Paolo era consapevole dei miei sentimenti; e il suo ego bramava a imprimere su tela ogni febbricitante sensazione che la sua vicinanza mi risvegliava. Se avesse deciso di tenere i quadri solo per lui; forse avrei potuto capire; così no! Non potevo fare a meno di sentirmi usata. Massimo, per tutto il tempo che parlai con Paolo, se n’era stato in disparte: discreto e silenzioso. Quando vide che mi stavo recando nella sua direzione, mi venne incontro afferrandomi per mano. Mi girai per dare un’ultima occhiata verso Paolo; i nostri occhi s’incrociarono … e per un attimo mi sembrò di cogliere nel suo sguardo una punta di gelosia nei confronti di Massimo: sicuramente al suo ego faceva male che rivolgessi altrove i miei sentimenti.
Ciò, che non avrebbe mai saputo è, che quel giorno lui mi aveva ridotto il cuore a brandelli, e che Massimo era solo il mio migliore amico. Un amico che per troppo tempo aveva raccolto le mie confidenze e le mie delusioni, tanto da capire che era arrivato il momento di agire. Evidentemente, nemmeno a lui era sfuggita l’espressione infastidita di Paolo per la sua presenza; così decise di rincarare la dose: stringendomi in un abbraccio e coinvolgendomi in un bacio appassionato. Disperata lo assecondai nel suo gioco. Poi, distaccandomi dalle sue labbra, appoggiai la testa sulle sue forti spalle, sciogliendomi in un pianto liberatorio; mentre tra le lacrime, guardavo la figura di Paolo che piano scompariva tra la folla. Fine |
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Un abbraccio...
Buona notte, Laura :-)))