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Vivere di ricordi.

Post n°189 pubblicato il 27 Gennaio 2010 da lontano.lontano
 

Vivere di ricordi ha assunta un’accezione negativa, se ci viene detto, ci sentiamo dei poveri illusi, nostalgici emarginati, sommersi da un’utopia polverosa di passato che mai si trasformerà in presente.
Invece i ricordi sono la vita stessa, si vive di ricordi proprio perché senza ricordi non si è vissuto.
I giorni trascorsi sono esistiti solo in funzione del ricordo, se non li identifichiamo con qualcosa, se non ne abbiamo memoria, li abbiamo vissuti veramente?
A volte mi faccio la domanda retorica:
“Ma dov’ero mentre vivevo i miei anni?”
Ero in vita, perché ancora defunto non sono, questo è certo ma, al di la delle conclusioni razionali, posso affermare di esserci stato veramente?
No, quei giorni, oggi, per me non sono esistiti, per cui neppure io in quei giorni sono esistito, scomparsi assieme in un buco nero senza ritorno.
Abbiamo la percezione della nostra esistenza solo guardando una foto datata, quando possiamo legare la vita di quel giorno ad un avvenimento preciso, ad un indelebile ricordo.
Un compleanno, un Natale e un dono ricevuto, il primo giorno di scuola, quello del servizio militare, quello del primo incontro, tutto ciò che ci abbia colpiti, solo con questi ricordi torniamo in vita, siamo consapevoli di esser stati presenti veramente e non solo a fronte di un ragionamento logico.
La vita non è solo razionalità, è sensazione, è emozione, è commozione, sono stati d’animo talora contrastanti, sono percezioni epidermiche, una fredda data senza queste, vivere non è.
I nostri giorni se ne vanno uno in fila all’altro, e ci sembrano pieni, ci sembrano logici nella loro illogica normalità ma li ricorderemo tra un mese, tra un anno, tra dieci?
Riusciamo a dar loro un significato così importante da poterli considerare vissuti domani?
Riusciamo a non regalarli alla fretta di arrivare a sera il più velocemente possibile, una sera che li farà morire nella notte che, per sua definizione, non è consapevolezza di vita?.
Si, viviamo di ricordi, o meglio, del ricordo di ciò che ci ha fatto provare un qualcosa di speciale di non normale, di non banale, per cui l’obiettivo da perseguire sarà per noi quello di avere un motivo di vita e non di sola sopravvivenza ogni momento.
Se ora ci troviamo a pensare che ciò non sia facile, è la constatazione di un fallimento, l’ammissione di vivere tanto per vivere, di un’esistenza che stiamo buttando nel dimenticatoio, nella non esistenza.
Dare importanza e significato alle nostre azioni, anche piccole, anche se racchiuse nell’abitudine, il segreto non segreto è tutto qui.
Una parola può esser solo una parola, per cui dimenticata, non lo sarà invece se diventerà conforto per chi l’ascolterà, non lo sarà per noi, se vedremo spuntare in futuro un sorriso da quel conforto regalato. 
Un sorriso non sarà soltanto un allargamento della bocca se riuscirà ad allargare il cuore di chi lo riceverà, ciò che ci sembra nulla, potrebbe diventare ragione di vita per qualcun altro e la consapevolezza di una vita vissuta per una qualche ragione per noi.

 
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