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Parole nomadi

Post n°1383 pubblicato il 27 Gennaio 2009 da ossimora
 

La presenza di un corpo non muoverà mai desiderio quanto la sua assenza.

 E assenza qui non significa che quel corpo non c'è, ma che non si ha mai la sensazione di possederlo anche quando lo si avvinghia. È del vuoto che ci si innamora, non del pieno, e perciò amore è trascendenza, e non simbiotico rapporto duale.

 Per questo il linguaggio dei mistici, che hanno sempre a che fare con il Grande Assente, sembra rubato al linguaggio degli amanti. Se il corpo nella sua pienezza e nella sua specificità sessuale non erotizza perché non lascia spazio alla creazione dell'altro, amore si dà solo là dove c'è costruzione, proiezione, invenzione.

Nessuno ama l'altro, ma ognuno ama ciò che ha creato con la materia dell'altro.

Siamo irriducibilmente racchiusi nella nostra solitudine, e se trascendenza si dà, questa percorre lo spazio che c'è tra la natura e la sua trasfigurazione. Ciò che si ama è dunque la nostra creazione, non la natura, ma l'artificio.

Umberto Galimberti · Parole nomadi

...Anche queste parole si sono fatte nomadi, non più mete dell’intenzione o dell’azione umana, ma doni del paesaggio che ha reso l’uomo viandante senza una meta, perché è il paesaggio stesso la meta.”

 
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