E’ L’ORA DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO, SPERIAMO IN BENE…

E’ proprio vero, le vie del Signore sono infinite. Quando ormai nessuno più ci sperava nella possibilità che,  dopo quasi 90 giorni dalle elezioni, potesse prendere vita un governo politico targato Lega-M5S, soprattutto dopo i fatti drammatici di domenica sera – il no del Presidente Mattarella al professor Savona quale  titolare del dicastero dell’economia; il niet di Salvini alla sostituzione di quello di Savona con un altro nome; remissione del mandato del Premier incaricato, l’illustre sconosciuto professor Giuseppe Conte; la successiva minaccia di impeachment del Capo dello stato da parte di Di Maio; Salvini che si dice arrabbiato ma contrario all’impeachment e pronto ad andare a nuove elezioni; la convocazione per l’indomani al Quirinale di Carlo Cottarelli cui Mattarella ha intenzione di affidare il compito di formare un governo neutrale che guiderà il paese fin dopo l’estate se non avesse la fiducia del Parlamento, fino a febbraio 2019 se invece la fiducia l’avesse – ecco che ieri la matassa s’è improvvisamente sbrogliata e il governo M5S-Lega, alias del cambiamento, alias dei populisti, alias dei sovranisti, alias degli antieuropeisti, alias dei dilettanti, alias degli incompetenti, alias chi più ne ha più ne metta, presieduto dal professor Giuseppe Conte, oggi alle 16 giurerà al Quirinale.

Una svolta assolutamente inattesa ma che non può che far felici quei 17 milioni di italiani che il 4 marzo divisero i propri voti tra M5S (11 milioni) e Lega (6 milioni). Senza contare quelli che votarono Fi e FdI, consentendo alla coalizione di centrodestra di vincere le elezioni con oltre il 36% di preferenze. Ma tuttavia di non poter governare causa una legge elettorale, il rosatellum, di puro stampo proporzionale, senza premio di maggioranza, che favoriva le coalizioni. Secondo i maligni chi la partorì, l’allora capo gruppo alla Camera del Pd Ettore Rosato, lo fece con l’intento di favorire dopo il voto una possibile alleanza Pd-FI, dando per scontato che il Pd avesse preso più del 20 % e FI si sarebbe affermato primo partito della coalizione di centrodestra.

Purtroppo per chi aveva presupposto tale scenario, essendo le cose risoltesi in maniera totalmente diversa, con il Pd al 18% e FI secondo con il 13 %, dietro alla Lega al 17 %, il 5 marzo, a scrutini ancora in corso,  già iniziarono a prefigurarsi scenari di ingovernabilità che solo un’alleanza M5S-Lega o M5S-Pd avrebbero potuto evitare.

Visto che il Pd non ne volle sapere di attuare una collaborazione con i grillini, lo stesso dicasi per Salvini nei confronti di Renzi, M5S e Lega, veri vincitori delle elezioni, decisero di provare a dar vita a un governo giallo/verde. E quando sembrava ci fossero riusciti, la mannaia del Quirinale si abbatté sul nome di Savona, mandando tutto all’aria, scatenando un putiferio istituzionale.

Cosa sia improvvisamente successo tra lunedì e mercoledì sera perché  i tre protagonisti di questa surreale querelle -M5S, Lega e Quirinale – trovassero un accordo, garantendo al paese un governo politico, non è dato saperlo, e forse mai lo sapremo.

Di certo il governo che oggi pomeriggio giurerà al Quirinale e domani presenzierà ai festeggiamenti della Festa della Repubblica, non nasce sotto una buona stella. Le polemiche e le incognite che lo accompagnano sono tante. Soprattutto in virtù dell’evidente ingenuità politica di alcuni dei suoi protagonisti. Mi riferisco ai grillini e in particolare al vice Premier, nonché Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi di Maio il quale domenica sera evocava addirittura l’impeachment per Mattarella, dopo averlo tanto elogiato nei giorni addietro; per poi successivamente scusarsi con il Capo dello Stato, proponendo lo spostamento di Savona dal Mef al ministero per i rapporti con l’Europa. Prendendo in questo modo in contropiede Salvini già in campagna elettorale per sfruttare i sondaggi che danno la Lega in crescita esponenziale rispetto a FI e lo stesso M5S.

Se dovessimo dare ascolto alle tante cassandre che quotidianamente dai giornali e dagli schermi televisivi lanciano le loro nefaste profezie sul dove condurrà il paese il cosiddetto governo del cambiamento, meglio sarebbe se espatriassimo, come molte di loro dissero che avrebbero fatto se alle elezioni avesse vinto il M5S.  Ebbene, seppure il M5S è al governo, questi presaghi di sventura sono tuttora in patria, ben radicati sulle poltrone dei loro giornali o su quelle degli studi televisivi che li ospitano quasi ogni giorno.

Come giustamente qualcuno sostiene, un governo va giudicato per quello che fa, non per quello che potrebbe fare. Se dopo 25 anni di alternanza centrodestra-centrsinistra, la maggioranza degli italiani ha sentito la necessità di sfoltire gli scranni parlamentari dai soliti deretani per rinfoltirli con quelli nuovi di molti grillini e leghisti alla loro prima esperienza, un motivo dovrà pur esserci!?

Se prima il centrodestra a guida Berlusconi e poi il centrosinistra a guida Renzi avessero agito per il bene del paese e, soprattutto, dei cittadini, la stragrande maggioranza degli italiani  non li avrebbe rivotati anziché indirizzare il proprio voto altrove o non andando proprio a votare?

Possibile che le cassandre non riescano ad accettare tale palese verità? Possibile che non capiscano che così come gli elettori hanno bocciato il Pd e FI, se non li soddisfacesse, alle prossime elezione bocceranno anche l’attuale maggioranza parlamentare? Possibile che lor signori e signore non si capicitino che agli occhi della maggioranza degli elettori il male minore, al momento, sono proprio il M5S e la Lega?

Si chiedessero perché? Magari facendo un giro per le periferie o delle stazioni centrali, sempre più terre di nessuno, invase da immigrati clandestini, prostitute, spacciatori, criminali della peggiore specie  la cui presenza è sinonimo di insicurezza per gli abitanti di quelle zone. Oppure vadano nelle fabbriche a parlare con gli operai il cui salario rasenta la miseria; parlassero con i pensionati sempre più impoveriti; provassero a dialogre con i giovani in cerca di un lavoro, costretti a lavare i piatti, con tutto il rispetto per la categoria dei lavapiatti, per garantirsi un minimo di indipendenza economica. Parlassero con chi si è laureato con 110 e lode ed è costretto a espatriare per vedersi riconosciuto il proprio titolo anziché restare in Italia a lavorare in un call center per 6/700 eruo al mese!

Se il governo del cambiamento manterrà o meno le promesse scritte sul contratto di governo lo sapremo solo vedendolo all’opera.

Da questo lo giudicheremo, non certo dalle nefaste profezie di chi riconosceva in Renzi il salvatore della patria!

E’ L’ORA DEL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO, SPERIAMO IN BENE…ultima modifica: 2018-06-01T15:51:53+02:00da kayfakayfa