SELF PUBLISHING, UNA BELLA OPPORTUNITA’ PER CHI SCRIVE

La decisione di pubblicare un nuovo romanzo, dopo poco più di 18 anni dall’uscita dalla mia ultima raccolta di racconti LA SCELTA edita con EDIZIONI TRACCE di Pescara e di 21 anni dalla prima L’ULTIMA NOTTE edita con TOMMASO MAROTTA EDITORE e ristampata a novembre 2017 con Amazon, nasce principalmente dall’esigenza, che credo colga chiunque scriva, di dare un senso ai tanti racconti e romanzi conservati da anni nel fatidico “cassetto”. Esigenza soffocata dal pensiero di dover ricorrere a un eap (editore a pagamento) per consentire alla mia modestissima arte di farsi conoscere per poi essere apprezzata o stroncata.

Alla fine, su suggerimento di alcuni amici scrittori cui feci leggere e piacque SEGNATURE RERUM, anziché ricominciare la trafila di inviare a varie case editrici il manoscritto nella speranza che qualcuna poi mi rispondesse per dirmi che non era interessata oppure mi chiedesse per la pubblicazione il contributo spese in migliaia di euro, decisi di servirmi anch’io del self publishing messo a disposizione su diverse piattaforme online per auto-pubblicarmi, nel mio caso mi sono servito di Amazon Kindle.

So benissimo che in molti considerano questo strumento un ripiego per scrittori falliti o un mezzo per appagare a ogni costo la propria vanità. Personalmente lo ritengo invece una grossa opportunità messa a disposizione dalla rete per chiunque scriva di farsi conoscere.

Del resto non è un caso se oggi diverse case editrici di grosso calibro hanno degli incaricati la cui funzione è quella di sondare periodicamente la rete per visionare se tra i tanti scrittori che bazzicano il web vi sia qualcuno che meriti di essere sottratto al mondo virtuale ed essere lanciato nel panorama dell’editoria reale.

Ovviamente pubblicare un libro a costo zero solo per indurre chi ci conosce ad acquistarlo per leggerci, per quanto possa essere simpatico, è riduttivo se non ridicolo. Per quanto mi riguarda penso che nel momento in cui si ha l’ardire di pubblicare un libro, anche se solo con l’ausilio del self publishing, ogni autore dovrebbe interessarsi di curare anche l’aspetto promozionale in modo da incuriosire anche gli sconosciuti a leggerlo: un conto è infatti il parere di un amico o di un parente il quale, per quanto possa essere imparziale, alla fine, seppure il racconto non gli fosse piaciuto, cercherà sempre di addolcire la pillola definendolo “carino”; altro conto è invece il giudizio di un lettore ignoto il quale, imbattutosi in rete nella pubblicità del libro e incuriosito dalla trama, decidendo di spendere dei soldi per leggerti, se lo troverà al di sotto delle aspettative palesategli dal promo, ti stroncherà pubblicamente in rete senza “se” e senza “ma”.

Ovviamente un conto è una critica negativa in virtù del genere del romanzo, e dunque vincolata ai gusti personale del lettore, per cui l’autore può fare ben poco; altro conto se invece essa evidenziasse in maniera ragionata la pessima qualità del libro; partendo da un’assoluta mancanza di cura nell’editing con conseguenti strafalcioni grammaticali e periodi sconclusionati che rendono il libro illeggibile. Così come di una scrittura lenta e ridondante, che alla lunga stanca il lettore inducendolo a riporre il libro nello scaffale o nella pattumiera, e di una trama priva di sostanza che non conduce a nulla. Sono aspetti questi che vanno presi in considerazione anche con il self publishing e curati al fine di offrire un prodotto, seppure artigianale, che comunque non difetti di qualità grafica ed editoriale rispetto ai volumi editi da una casa editrice professionale.

Così come non può escludersi una critica negativa fatta a prescindere per il solo gusto di stroncare l’autore. Magari a opera di chi, conoscendolo e non nutrendo simpatie verso la sua persona, celandosi dietro l’anonimato di un nikename o di una falsa identità, non voglia semplicemente divertirsi alle sue spalle disprezzandolo come artista, screditandolo perché nessuno lo legga.

L’utilizzo del self publishing, oltre ai rischi i rischi sopraelencati, sicuramente ne contempla tanti altri che al momento mi sfuggono. Tuttavia, in base alla mia esperienza passata e presente, e dopo un confronto con scrittori che pubblicano con editori “veri” che li pagano per scrivere, viste le molte problematiche comuni, a partire proprio dalla promozione del libro, non avrei esitazioni a consigliare chi volesse pubblicare un libro mediante il selfpublihing a farlo senza pensarci su due volte. Magari abbinandovi un minimo di attività promozionale investendo un budget di poche decine di euro, affidandosi a un’agenzia specializzata, io ho scelto MARKAPPA, per far sì che il proprio lavoro venga adeguatamente pubblicizzato per essere conosciuto da chi non ti sa.

E se poi il libro a molti piacesse, sperare nella magia del passaparola, mai come oggi amplificata dal megafono dei social network, la quale ha portato alla luce tanti autori sconosciuti rendendoli famosi come Zafon!

Se si è avuto il coraggio di pubblicare, bisogna osare fino in fondo altrimenti che senso ha mettersi in viaggio?

IMANE FADIL: QUELLE CENE ELEGANTI PUZZANO DI ZOLFO

Dopo aver letto ieri mattina su Il FATTO QUOTIDIANO l’intervista alla modella marocchina Imane Fadil – la quale, raccontando delle famose “cene eleganti” ad Arcore cui partecipò nel 2011, a un certo punto, presumibilmente riferendosi a Berlusconi, dichiara testualmente, “Questo signore fa parte di una setta che invoca il demonio. Sì lo so che sto dicendo una cosa forte, ma è così. E non lo so solo io, lo sanno in tanti”; aggiungendo, “in quella casa accadevano oscenità continue. Una sorta di setta, fatta di sole donne, decine e decine di femmine complici”; concludendo che le prove di quanto asserisce le svelerà nel libro che sta completando – non ho potuto fare a meno di immaginarmi il clamore, l’indignazione, se non addirittura il putiferio che le sue parole avrebbero scatenato da parte del diretto interessato e di quanti, politicamente e non, gravitano intorno a lui.

Invece, che io sappia, nulla: l’intervista è passata in sordina come se non fosse stata mai rilasciata. Ciò stupisce per due motivi: 1) è appena uscito LORO 1, il primo capitolo del film di Paolo Sorrentino in cui si racconta di Berlusconi e delle “olgettine”, le ragazze che partecipavano alle “cene eleganti” ad Arcore nella speranza di fare strada nel mondo dello spettacolo; 2) il nostro è un paese sensibile agli argomenti pruriginosi, lo dimostra l’alto numero di copie venduta dai giornali di gossip e dal successo di pubblico dei reality show tipo Il Grande Fratello e L’Isola dei Famosi. Pertanto un argomento come quello inerente le dichiarazioni di Imane Fadil, per quanto surreali possano apparire, supponevo avrebbero provocato quanto meno  un minimo di rumore nell’ambiente.

È presumibile che il silenzio che ne è invece  scaturito sia da attribuirsi a una precisa strategia del diretto interessato, Berlusconi, al fine di non fare pubblicità gratuita a una donna disperata in cerca di notorietà, la quale punta sulla pubblicazione del proprio libro dove racconterebbe per esteso quello che per sommi capi ha dichiarato nell’intervista con il sostegno di prove documentali, le cui affermazioni sono talmente surreali che alimentano qualche dubbio sulla sua serenità mentale, come le fa notare nell’intervista lo stesso giornalista che ne ha raccolta la testimonianza.

Tuttavia le dichiarazioni di Imane Fadil riportano alla mente quelle con cui nel 2009 Veronica Lario, all’epoca ancora moglie del Silvio Berlusconi, commentò la presenza di Berlusconi alla festa di 18 anni di Noemi Letizia: “Quello che emerge dai giornali è ciarpame senza pudore. E tutto in nome del potere… figure vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo e la notorietà”.

Per quanto riguarda il coinvolgimento di presunte sette sataniche in fatti di cronaca, non è questa la prima volta che se ne sente parlare: un accostamento fu fatto durante l’inchiesta per i delitti del mostro di Firenze, oppure  per la morte a Palma di Maiorca dell’imprenditore toscano Massimiliano Rossi. Così come di un coinvolgimento di sette sataniche si è sussurrato riguardo la misteriosa morte di Davi Rossi, ufficialmente suicidatosi, responsabile delle comunicazioni del Monte dei Paschi di Siena il 6 marzo 2013.

Del coinvolgimento di sette sataniche in tanti altri fatti di cronaca si viene a conoscenza se si ha la pazienza di “navigare” nel mare virtuale di internet digitando nel motore di ricerca SETTE SATANICHE COINVOLTE IN FATTI DI CRONACA.

Ma tutte le vicende che ne derivano sono tragici fatti di sangue. Quelle che invece riguardano il racconto di Imale Fadil sono banali festini, o “cene eleganti”, con probabile finale a sorpresa…

SIGNATURE RERUM: RECENSIONE DI CLARA CECCHI

sibilla

Di seguito la recensione della scrittrice/poetessa fiorentina Clara Cecchi al mio nuovo romanzo SEGNATURE RERUM.

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Rispetto a L’ultima Notte, che mi aveva colpita per i toni appassionati e romantici di un amore che dura oltre la vita, ho trovato Signature Rerum molto diverso, sia per argomento sia perché decisamente più crudo nei toni e nelle immagini.

È sempre scritto molto bene, con l’abituale stile scorrevole e diretto, la trama attira e viene voglia di leggerla d’un fiato, ma a un tratto la storia d’amore si trasforma in un incubo e dal paradiso sembra di precipitare all’inferno.

Un ribaltamento assolutamente inaspettato che cambia il genere del romanzo con un colpo di scena e motiva le scene di sesso piuttosto crude e minuziose, alcune parecchio insistite su particolari che sul momento mi hanno un po’ disturbata e lasciata perplessa, ma che finiscono poi per rivelare il loro perché nell’economia della storia.

Interessante l’accento alle signature rerum, materia esoterica sempre cara all’autore magari da approfondire in seguito in un altro scritto, molto bella ed efficace la descrizione dei luoghi della Sibilla, ci si ritrova trasportati a Cuma con la sola forza dell’immaginazione.

Il romanzo si presenta ben strutturato e il personaggio di Riccardo delineato con cura in tutte le sue sfumature e nelle reazioni che la vicenda gli provoca, dall’amore, alla delusione, alla rabbia fino anche alla paura. Così come pure gli altri protagonisti. Anche il personaggio della ragazza amica/sacerdotessa, malgrado appaia solo tre volte, si inserisce a dovere nel tessuto simbolico del racconto.

Suscita reazioni di forte emozione il finale a sorpresa, dove tutto si ricollega come per la chiusura di un cerchio.

In definitiva, che possa piacere o no il genere, certo si tratta di un romanzo decisamente coinvolgente.

Clara Cecchi

GIOVANI E BULLISMO, LA FAMIGLIA DOVE E’?

Tre studenti tutti minorenni dell'Itc 'Carrara' di Lucca sono iscritti nel registro degli indagati dopo un atto di bullismo e di prepotenza nei confronti del loro professore di italiano e storia, un docente di 64 anni, ripreso mentre veniva minacciato e insultato in classe da uno di loro. Il video è diventato virale nella Rete. Nell'individuare i tre indagati, polizia postale e Digos hanno proceduto d'ufficio e oggi il preside della scuola ha anche presentato formalmente una denuncia, 18 aprile 2018. ANSA/YOUTUBE ++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY ++

Mentre gli interessi degli italiani sono divisi, in minima parte, tra formazione del nuovo governo e situazione economica del paese e, in massima parte, tra Isola dei Famosi, Grande Fratello e chi vincerà il campionato di calcio, le cronache quotidiane registrano, questa volta a Lucca, l’ennesimo episodio di bullismo da parte di un alunno nei confronti del proprio professore, aggredito verbalmente e strattonato perché si era permesso di mettergli insufficiente al compito. Il video dell’episodio, come ormai da prassi consolidata, ripreso con il telefonino da alcuni compagni di classe, è stato subito messo in rete diventando virale.

Chi si indigna o, addirittura, inorridisce, per quest’ennesimo atto di insubordinazione e di violenza da parte di un minore nei confronti di un insegnante ha tutte le ragioni di questo mondo per farlo. Ma oltre ad attribuire, probabilmente con ragione, le colpe di tale atteggiamento all’assenza della famiglia nell’educazione del proprio rampollo, bene farebbe a farsi un giro in rete dove proliferano video di personaggi famosi che senza alcun pudore si fanno riprendere seduti sul water a inveire contro un avversario politico – Sgarbi docet – o a irridere i propri parenti per aver parato parato un tiro dell’attaccante della loro squadra del cuore che, se fosse entrato in rete, probabilmente avrebbe cambiato le sorte del campionato – Donnarumma docet. Per non parlare di Buffon che ne dice di cotte e di crude contro l’arbitro reo di aver decretato un rigore dubbio contro la Juventus a pochi secondi dalla fine dell’ottavo di finale contro il Real Madrid , determinandone l’estromissione dalla Champions League. Per non parlare di quei genitori che vanno a scuola a menare gli insegnanti o i dirigenti scolastici perché hanno avuto l’ardire di alzare la voce o di mettere un brutto voto al loro pargolo anziché tirare le orecchie all’infante per lo scarso rendimento come avveniva un tempo.

L’autorità va rispettata a prescindere, sia che si tratti di un arbitro che di un insegnante. Se poi un campione della pedata si senta in diritto di mettere in dubbio l’onestà e la serietà del direttore di gara, ipotizzando che al posto del cuore abbia un cassonetto dell’immondizia, che messaggio sta lanciando ai propri tifosi, in particolare ai ragazzini, se non quello che l’autorità non solo può essere messa in discussione ma addirittura ridicolizzata e offesa pubblicamente?

E’ vero, la famiglia è la principale responsabile dell’educazione dei ragazzi. Ma vivendo in un’epoca in cui l’abbondanza di mezzi di comunicazione e l’esistenza dei social illudono tanti di poter essere protagonisti al pari dei propri beniamini attraverso la diffusione in rete delle loro “eroiche” gesta su facebook o instragram, tipo attaccare un professore o schernire un compagno solo perché timido o perché studioso, semplicemente perché lo stesso hanno visto fare in televisione da un campione dello sport, da un critico d’arte nonché onorevole della Repubblica (delle banane?…) o da un attore o da un cantante in declino che, per racimolare un po’ di notorietà, non si fanno scrupoli a partecipare a un reality e a litigare con tutti gli altri protagonisti per farsi notare e suscitare le simpatie del pubblico affinché li votino aiutandoli a vincere.

Pur essendo perfettamente consapevole che l’argomento è complesso e non può certo risolversi in una mera discussione di poche righe come è il caso di questo post, questo mio scritto vuole essere un ulteriore spunto di riflessione sulla società in cui viviamo.

Oggi, causa la crisi economica e le pressanti esigenze psicologiche indotte dal consumismo, le famiglia è sempre meno unita in quanto sempre più spesso entrambi i genitori lavorano per cui, avendo poco tempo da dedicare all’educazione dei propri figli, delegano la stessa ai nonni o a un estraneo i quali quasi sempre, per tenerli buoni, li piazzano davanti al televisore o al Pc senza preoccuparsi di cosa guardano. Con tutti i rischi che ne derivano!

NAVIGARE E’ TARDI, LA POESIA DI NIKO MUCCI

libro niko

Sabato 14 aprile presso l’Art Garage di Pozzuoli, nell’ambito della rassegna culturale ArtinGarage curata dal fotografo Gianni Biccari, s’è presentato NAVIGARE è TARDI, il secondo libro di poesie di Niko Mucci.

Come purtroppo quasi sempre accade quando si organizzano eventi del genere legati alla letteratura, soprattutto per la poesia, l’affluenza di pubblico ha lasciato a desiderare. Tuttavia da navigato uomo di spettacolo qual è, consapevole di come vanno le cose in questo mondo, Niko non se ne è fatto per niente un problema e con tranquillità e professionalità ha risposto alle domande che il sottoscritto gli ha pubblicamente posto, spiegando nel dettaglio ai pochi intimi presenti in sala la propria poetica; leggendo lui stesso alcune delle sue poesie, intervallandosi nella lettura con Federica Grimaldi e Laura Tramontano, le due splendide lettrici che lo accompagnavano.

Nascendo come musicista, Niko attrubuisce la musicalità dei propri versi a questa sua peculiarità. Nonché riconosce di possedere una innata predisposizione alla rima, tra le principali caratteristiche dei suoi versi, che, in rapporto ai canoni della poesia moderna i quali aborrono sia la rima che la metrica, fanno di Niko un poeta controccorrente. Questa particolarità è ben rappresentata da un aneddoto: durante una turné teatrale l’attrice Isa Daniele ebbe modo di leggere alcune sue poesie. Dopo aver lette, affermò, ” a me e rime nun me piacion ma sti poesie so belle”.

Come per ATTORI A BABORDO, la sua prima raccolta di versi, anche per questo secondo volume Niko per il titolo ha preso spunto dal mare, in particolare dalla navigazione. Spiegandone il motivo, l’autore ammette d’essere da sempre affascinato dal mare, dalla sua maestosità; di sentirsi un navigatore alla scoperta di infiniti mondi; di associare la compagnia teatrale a una sorta di ciurma dove, una volta che ne entri a fare parte, sei costretto a confrontarti anche con persone verso le quali non nutri particolare simpatia ma ci devi comunque convivere. Così come accade a chiunque nella vita di tutti i giorni.

Artisticamente parlando, l’attività di poeta è l’ultima intrapresa da Niko. Come abbiamo gia detto egli nasce muscista e agli inizi degli anni settanta, all’epoca in cui viveva a Portici, fu chiamato da Enzo De Caro perché lo sostituisse per un anno ne La Smorfia accanto a Massimo Troisi e Lello Arena. Quando poi il trio ebbe modo di trasferisrsi a Roma egli preferì restare a Napoli per continuare a studiare e dedicarsi alla musica. E, nonostante il successo cui assurse poi La Smorfia, mai si è pentito della scelta fatta essendo in sintonia con il proprio io!

Marito dell’attrice napoletana Nunzia Schiano, di cui ammette senza imbarazzo la bravura recitatativa rispetto a sé, tornando a parlare dei propri versi, Niko ci tiene a far notare come la sua poetica tragga spunto non solo dalla quotidianità, che non considera affatto negativa bensì necesaria all’essere per la propria crescita interiore, ma anche dal sogno in quanto, non essendo il sogno soffocato dall’asfissiante realtà, probabilmente è proprio nella sfera onirica che possiamo trovare il meglio di ognuno di noi, ciò che davvero siamo.

Passando al piano personale, senza inibizioni Niko racconta dell’incidente automibilistico per cui stette in coma quasi quindici giorni e che lo costrinse a una degenza ospedaliera di tre mese durante i quali, guardando la parete di fronte al letto in cui era costretro, non finiva di chiedersi come sarebbe stata la sua vita una volta che sarebbe uscito da lì. Ricordando quell’episodio, Niko non esclude che il bisogno di pubblicare le poesie sia nato proprio a seguito di quell’evento.

Raccontando di sé non solo come artista ma prima di tutto come uomo, ammette di sentire la responsabilità di dover fare in vita qualcosa che lasci una scia positiva su cui chiunque incroci il cammino con il suo, possa proseguire speditamente verso qualcosa di buono e di bello.

Al di là della carezzevole armonia dei versi, delle poesie di Niko colpisce la loro incisiva semplicità, rafforzata da metafore e ossimori che traggono spunto dal vissuto quotidiano tipo “certi ricordi dondolano come denti pronti a cadere”; oppure “entro nei tuoi occhi come un giorno pieno di sole”. Con poche parole Niko riesce a sollecitare emotivamente l’animo del lettore, facendovi breccia nella mente e nel cuore, obbligandolo a compiere un esercizio a molti inviso: riflettere su se stesso e sul senso della vita.

Tutto questo con una venata punta di ironia che stempera il dramma esistenziale di cui molti sono inconsapevoli attori. Non certo Niko!

BERLUSCONI, SHOW FARSESCO AL QUIRINALE

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Quanto è successo ieri al Quirinale, all’uscita della delegazione del centrodestra dalle consultazioni con il Presidente Mattarella, ha del surreale: mentre Matteo Salvini leggeva il comunicato concordato con gli alleati Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, l’ex cavaliere scandiva ironicamente con cenni del capo e con le dita i punti chiave elencati da Salvini. Non solo, ma, non appena il leader della Lega ha riposto il microfono, Berlusconi se ne impossessava, invitando i giornalisti presenti in sala a illustrare ai cittadini chi opera per la democrazia e chi no, riferendosi implicitamente al M5S.

Già il fatto che un pregiudicato per frode fiscale,decaduto da senatore e interdetto dai pubblici uffici per via della Legge Severino da lui stesso votata, ritenuto tra i mandanti delle stragi di mafia degli anni 90, salga al Quirinale e venga accolto in pompa magna per concordare con il Capo dello Stato le condizioni per la nascita di un’eventuale governo a molti commentatori nazionali e internazionali appare un paradosso tutto italiano.

Se a ciò aggiungiamo l’atteggiamento claunesco assunto da Berlusconi mentre Salvini conferiva ai giornalisti, si ha la sensazione che vi sia da parte di una “certo” mondo politico la volontà di alimentare nell’opinione pubblica un profondo malumore verso la politica, facendola passare per una farsa, se non addirittura una barzelletta.

Che Berlusconi non sia nuovo a show del genere non lo scopriamo oggi – perfino quando era Presidente del Consiglio regalava gag imbarazzanti -, ma che i suoi alleati, Salvini in testa, gli concedano tale libertà – seppure subito dopo lo “show” del leader forzista, in una nota la Lega si dissociava dalla sua affermazione sul M5S – mette in discussione anche la loro di serietà.

Se davvero con il voto del 4 marzo gli italiani hanno espresso la volontà di un cambiamento radicale, quanto è accaduto ieri al Quirinale è la conferma che tale volontà non è stata recepita da una parte del mondo politico.

Con buona pace per chi dovrà decidere a chi affidare il mandato esplorativo per la formazione del nuovo governo!

 

BERLUSCONI AL QUIRINALE, LA RETE INSORGE

Roma - Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Silvio Berlusconi, oggi 5 aprile 2018. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Da quando giovedì 5 aprile Silvio Berlusconi, accompagnato dai capigruppo di FI di Camera e Senato Maria Stella Gelmini e Anna Maria Bernini, è salito al Quirinale per le consultazioni, una buona fetta del mondo degli internauti italiani è insorto. Tra il serio e il faceto, in tanti hanno manifestato la propria indignazione perché Mattarella ha lasciato che al Colle salisse un pregiudicato, pluri indagato, pluri prescritto, pluri inquisito, decaduto dai pubblici uffici per via della legge Severino, il quale era davvero convinto, come votò compatta l’allora maggioranza in Parlamento, incluso l’attuale Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati,  che una minorenne marocchina frequentatrice delle sue feste eleganti fosse la nipote di Mubarak, (fa niente che Mubarak era egiziano…), sospettato di aver foraggiato per anni la mafia e di essere tra i mandanti delle stragi di mafia degli anni 90,(il fratello maggiore di Mattarella, Piersanti, fu ucciso dalla Mafia), utilizzatore finale di escort.

In più casi con amara ironia, in particolare sui social, in primis Facebook, il mondo della rete ha dato sfogo al proprio sdegno andando addirittura a riprendere un articolo del quotidiano spagnolo El Mundo il quale, commentando la presenza al Quirinale di Berlusconi all’epoca della formazione del Governo Renzi, intitolava in maniera eloquente UN CONDANNATO NEL QUIRINALE.

Che Berlusconi sia il padre/padrone di FI nessuno lo mette in discussione. Ma che lo stesso Berlusconi, a cui una sentenza della Cassazione del 1 agosto 2013 attribuisce “una naturale capacità a delinquere”, dopo aver frodato il fisco ed essere stata condannato in definitiva a quattro anni con l’estromissione dai pubblici uffici, decadendo da senatore, possa salire al Colle ed essere accolto in pompa magna è ovvio susciti perplessità ed un certo malumore in quei tanti cittadini che auspicano un rinnovamento in meglio della politica italiana.

Nessuno nega che, sia nel bene che ne male, Berlusconi non sia stato uno dei principali protagonisti della nostra politica negli ultimi 25 anni. Tuttavia è altresì evidente che, pur essendo il capo politico del quarto partito italiano, considerata la sua condizione di condannato in definitiva e quant’altro sarebbe stato opportuno che qualcun altro capeggiasse la delegazione di FI per incontrare Mattarella.

All’indignazione della rete si aggiunge quella dell’associazione Scorta Civica, nata per manifestare solidarietà al Pm Nino Di Matteo, la quale sul ponte dell’autostrada Palermo-Trapan, all’altezza di Capaci dove morirono Falcone e la sua scorta, ha affisso uno striscione con su scritto “Presidente chi ha finanziato la mafia non può essere gradito al Quirinale“.

In un paese dove i partiti si dicono unanimemente disposti ad applicare la meritocrazia per selezionare la classe dirigente, vedere un condannato discutere con il Capo delle Stato le sorti del Paese è normale suscitasse la rabbia di quanti, pur avendo la fedina penale intonsa, sono costretti a lottare onestamente per poter sbarcare il lunario al fine di garantire un pezzo di pane a se stessi e ai propri familiari.

La politica dovrebbe fungere da esempio per i cittadini. Fino a quando tale principio verrà applicato in maniera distorta – nel senso che la politica anziché servire i cittadini dà l’impressione di servirisi di loro per favovire se stessa e i propri “amici” – è ovvio che sempre più persone si schieranno con i populisti. Loro almeno gli stipendi se li tagliano davvero e rinunciano a tutta una serie di privilegi in segno di rispetto verso quei milioni di italiani che vivono in condizioni di miseria o che la rasentano guadagnando uno stipendio di 1000 euro o una pensione da fame.

Che poi tutto ciò possa essere fumo negli occhi, lo dirà solo il tempo e un eventuale governo guidato da loro!

LETTERA APERTA A LUIGI DI MAIO

luigi di maio

Egregio Onorevole Luigi Di Maio,

chi Le scrive segue con simpatia e attenzione il M5S dal primo V-Day del 2007. E, non appena vi siete candidati, politicamente vi ha sempre sostenuto, dandovi la propria preferenza sia a livello locale che nazionale e facendo campagna elettorale per voi. Ricordo come fosse ieri l’incontro che ebbi una domenica di maggio del 2013 con il neoeletto deputato Roberto Fico, oggi Presidente della Camera, durante una manifestazione nel bosco di Capodimonte per evitare la chiusura della scuola elementare statale di Bellaria allo scopo di insediarvi un laboratorio di ceramica a pagamento. Durante quell’evento ebbi modo di scambiare quattro chiacchiere con l’onorevole Fico: esprimendogli le mie iniziali perplessità per il vostro rifiuto a sostenere un governo Bersani, e il successivo apprezzamento per quella decisione in quanto, diversamente, vi sareste politicamente bruciati, dando l’impressione ai milioni di elettori che vi avevano votato che, alla fine, anche voi eravate come gli “altri”.

Dalla risposta di Fico mi sembrò di capire che, poiché consideravate il Pd e il PDL un’architrave, dove entrambi i pilastri si sostengono tra di loro, eravate certi che, rifiutando il sostegno al Pd, non solo avreste messo in crisi il centrosinistra ma anche il PDL. La conferma che questa vostra presunta visione fosse esatta fu il voto con cui il Senato espulse Silvio Berlusconi, condannato per frode fiscale. Nessuno può, infatti, levarmi dalla mente l’idea che senza di voi Berlusconi si sarebbe salvato.

Egregio Onorevole Luigi di Maio,

sono passati giusto cinque anni dalla vostra prima presenza in parlamento; nel frattempo ci sono state le elezioni europee del 2014, dove foste clamorosamente doppiati dal Pd a guida Renzi grazie agli 80 euro di detassazione che il governo Renzi concesse a milioni di italiani, per poi riprenderseli con gli interessi, in un colpo solo, non appena, proprio in virtù di quegli 80 euro, molti superarono la soglia di reddito per cui li avevano percepiti. Una beffa senza se e senza ma!

A quella apparente disfatta, alla quale molti vostri detrattori gioirono, sicuri che vi stavate malamente eclissando come una meteora, ma non io, seguirono i successi delle amministrative dove, assicurandovi la conquista di Roma, deste una bella “scotoliata” al sistema. Scotoliata che si ripeté quando il 4 dicembre del 2016 oltre 16 milioni di italiani dissero NO alla riforma costituzionale Boschi, determinando il declino politico di Renzi e c.

Oggi, dopo la vittoria alle elezioni del 4 marzo in cui il M5S è risultato il primo partito di maggioranza relativa, ma non può governare per via della pessima legge elettorale, il rosatellum – partorita dal Pd e varata dal governo Gentiloni a colpi di voti di fiducia che premia le coalizioni e dunque penalizza il M5S da sempre contrario agli inciuci – leggo e ascolto che il M5S si starebbe preparando a fare un’alleanza di governo con la Lega di Salvini. Quello stesso Salvini che fino a qualche tempo fa non si faceva scrupoli a dirne peste e corna dei napoletani e dei meridionali in generale.

Egregio Onorevole Luigi Di Maio,

con tutto il rispetto, l’idea che, pur di governare, il M5S possa allearsi con la Lega mi fa storcere il naso. Pur comprendendo che la politica è compromesso – concetto che dall’indomani del 4 marzo sento ripetere come un mantra da più parti -, da voi proprio una cosa del genere non me l’aspettavo e, se davvero si realizzasse, non riuscirei a digerirla. Pur convenendo che tra di voi e Salvini ci sarebbero alcuni punti programmatici in comune – reddito di cittadinanza, abolizione o modifica della legge Fornero, lotta all’immigrazione clandestina, all’evasione fiscale e alla corruzione, riduzione delle tasse -, mi dice come farete a spiegare la vostra scelta a quei milioni di italiani che per anni sono stati oggetto di offesa della Lega? Se a ciò aggiungessimo l’inchiesta giornalistica de L’Espresso  relativa ai presunti investimenti fatti dalla Lega attraverso una onlus per occultare i finanziamenti illeciti, voi paladini dell’onestà e della trasparenza, con che faccia vi presenterete al cospetto dell’elettorato per spiegare le ragioni delle vostre decisioni?

A questo, punto, se proprio devo turarmi il naso o prendere una compressa di malox per digerire l’indigeribile, preferisco che faceste un’alleanza con il Pd. Anche se mi rendo conto che la cosa risulterebbe quanto meno contraddittoria a quei tanti elettori di centrosinistra che, stanchi di Renzi e delle sue politiche che di sinistra non hanno praticamente nulla, hanno deciso di riporre in voi la loro fiducia.

Egregio Onorevole Luigi Di Maio,

mi creda, a questo punto da elettore del M5S, preferirei vi poneste voi sull’Aventino, come attualmente sta facendo il Pd in attesa delle consultazioni, per starvene all’opposizione e agire in maniera responsabile: con i numeri che avete, soprattutto alla Camera, potreste incidere decisivamente sulle scelte del prossimo governo e sul varo dell’ennesima legge elettorale, evitando che sia anch’essa una truffa alla democrazia come le due precedenti. Così facendo non escludo che alle prossime elezioni non possiate prendere più del 40%, con un premio di maggioranza tale che vi garantisca la maggioranza dei seggi in Parlamento, dando vita a un governo tutto vostro in cui le scelte dipendano solo da voi.

Egregio Onorevole Luigi Di Maio,

se davvero volete dare una svolta a questo paese, penso che dovreste avere il coraggio di porvi all’opposizione e lavorare da lì. Nel momento in cui faceste un’alleanza o scendereste a patti con gli altri partiti, la vostra forza trainante verso l’elettorato si azzererebbe di brutto, minando il vostro consenso perché, stia certo, molti elettori che oggi vi sostengono proprio in virtù della vostra intransigenza a non fare patti con il sistema, nel momento in cui dovreste mischiarvi ad esso, non ve la perdonerebbero.

Egregio Onorevole Luigi di Maio,

un’alleanza con il Pd, seppure soffrendo, la potrei anche accettare. Una con la Lega di di Salvini proprio no.

A quel punto, alle prossime elezioni, mi sa che anch’io farò parte del partito degli astenuti!

Distinti saluti.