ITALIA, ADDIO MONDIALE: NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE

buffon-partita-italia-svezia

Sarei un ipocrita se dicessi che mi ha fatto piacere l’eliminazione della nazionale di calcio dai mondiali del 2018. Seppure fossi convinto, come tanti altri milioni di italiani, dell’inadeguatezza di Ventura nel ruolo di Ct – come allenatore non ha un palmares particolarmente brillante che ne giustificasse la scelta da parte dei vertici federali – confidavo che avrebbe almeno selezionato i giocatori tenendo conto delle indicazioni del campionato, convocando in nazionale i giocatori più in forma del momento. Purtroppo così non è stato, come ha confermato l’ira di De Rossi lunedì sera in panchina contro la Svezia quando, al collaboratore di Ventura che gli chiedeva di riscaldarsi per entrare in campo a metà della ripresa contro la Svezia, rispose “Ma che cazzo entro a fare?… Dovemo vincere non pareggià“.

Ecco, credo che quest’episodio sintetizzi il motivo per cui da lunedì il paese è nello sconforto.

All’indomani degli europei 2016 – dove l’Italia di Conte si fermò ai quarti battuta dalla Germania ai rigori; ma dopo aver sconfitto agli ottavi per 2 a 0 i campioni uscenti della Spagna, praticando un calcio brillante e efficace – per motivi economici si decise di affidare la guida dell’Italia calcistica a un allenatore che non avesse né il carisma né il palmares di Conte. Ma che, proprio in virtù di tali  limiti, si poteva ingaggiare a basso costo rispetto al predecessore, (Conte percepiva 1,6 milioni netti all’anno, Ventura “solo” 1,3 milioni all’anno senza bonus se si fosse qualificato per Russia 2018).

Non avendo però Ventura la forte personalità di Conte, sui giocatori, in particolare sui cosiddetti senatori, sembra che il Ct non abbia mai esercitato un influsso imperativo come si conviene a chi comanda. Se a ciò aggiungiamo le sue continue variazioni di schema di gioco nelle partite, amichevoli e ufficiali, giocate dalla sua nazionale, seppure risulta essere il primo Ct per media punti nelle qualificazioni mondiali, è altrettanto vero che la sua nazionale non ha mai divertito. Addirittura ha sofferto contro avversari modesti quali si presumeva fossero Albania, Israele, Macedonia, Liechtenstein e Svezia.

È vero, come affermava Ventura subito dopo la fine della fase a gironi in cui l’Italia s’era classificata seconda andando allo spareggio con la Svezia, che il secondo posto dietro la Spagna era nei programmi essendo gli iberici in questo momento superiori a noi. Ma la sconfitta di Madrid per 3 a 0, nella partita decisiva per l’assegnazione del primo posto nel girone e per la qualificazione diretta ai mondiali, delineò un quadro critico in fase di gioco e una pochezza di idee, già manifestatesi nelle precedenti sfide contro avversari di cui avremmo dovuto fare macelli e che invece soffrimmo più del dovuto, che immaginarsi di andare in Spagna e giocarsela alla pari con i padroni di casa fu un azzardo se non presunzione.

Dopo la debacle spagnola, tali limiti si manifestarono ulteriormente giocando con Israele e Albania contro cui vincemmo, ma stentando, per 1 a 0. Quindi con la Macedonia con cui pareggiammo 1 a 1, per giunta in casa.

L’eliminazione nel doppio pareggio contro la Svezia – 0 a 1 a Stoccolma, autogol di De Rossi;  0 a 0 a Milano – ha evidenziato tutti i limiti della squadra di Ventura e dunque quelli mentali, ovviamente in termini calcistici, del mister. La convocazione di Jorginho per lo spareggio di Milano con la Svezia, ultima spiaggia per staccare il biglietto a Russia 2018,  dopo averlo “snobbato” per ben due anni, malgrado l’ottimo rendimento del giocatore nel Napoli dimostrasse che era uno dei centrocampisti italiani più forti, sa non solo di beffa per il giocatore che, in possesso del doppio passaporto italiano e brasiliano, avrebbe anche potuto accettare la convocazione nella nazionale verde-oro e partecipare ai mondiali, ma ha il sapore di un disperato mea culpa da parte di Ventura per non averlo convocato prima.

La mancata qualificazione al mondiale non rappresenta solo una mortificazione a livello d’immagine per il calcio italiano e per il paese intero. Secondo uno stima, l’estromissione dal mondiale costerà complessivamente al paese circa 100 milioni di euro. Visto l’ammontare, forse non esagera chi la definisce “dramma sociale”, vedi Buffon subito dopo il pareggio di Milano con la Svezia.

Tuttavia con i tanti problemi che affliggono il paese, a partire dalla disoccupazione, giovanile e non, pensare che occorre la nazionale di calcio per risollevare, seppure per un attimo, gli animi depressi di una nazione perennemente sull’orlo del fallimento, sta a significare che il paese è già caduto nel baratro da diverso tempo. O comunque che noi italiani manchiamo di senso della misura. Non a caso  Churchill affermò: “Gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

A proposito di questa dichiarazione poco lusinguiera dell’illustre statista inglese, potremmo dedurre che l’eliminazione dell’Italia non avrà certo fatto piacere alla politica, almeno a quella che è in malafede, in quanto, non potendo più confidare sul fatto che l’attenzione dell’opinione pubblica nei prossimi mesi sarà distratta dalla partecipazione della nazionale ai mondiali, sa che ora i cittadini guarderanno a lei con particolare attenzione. Soprattutto in vista delle elezioni.

E, in perfetta sintonia con i comportamenti dei politici italiani quando vengono accusati d’essere responsabili di un problema che affligge il paese, il Presidente della FIGC  Tavecchio ha esonerato Ventura ma non si è dimesso. Dando così ad intendere che il problema fosse esclusivamente l’allenatore e non anche chi lo mise in panchina, ossia egli stesso.

Dispiace che l’Italia non vada ai mondiali. Ma se ciò può servire a far sì che l’attenzione dei cittadini si concentri finalmente più sulle gesta di chi ha il compito di risolvere i problemi del paese anziché crearli, e non su quelle di chi scalcia per 90 minuti un pallone nel tentativo di infilarlo nella rete avversaria, che questa sconfitta sia la benvenuta.

Non tutto il male vien per nuocere!

 

ITALIA, ADDIO MONDIALE: NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCEREultima modifica: 2017-11-16T12:49:38+01:00da kayfakayfa
  1. Nazionale in linea col resto del Paese. Triste, lapidario, ma veritiero il mio commento. Naturalmente è una mia opinione. Paese che ha paura di fare delle riforme serie e giuste, Paese che si fa prendere in giro da tutti già solo per il discorso dei troppi immigrati, regolari o meno che essi siano, Paese che parla e si balocca con la favola ormai ventennale della legge elettorale. Paese che gioca in difesa, e anche male. Abbiamo meritato l’ estromissione.