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La fede e le Vegane.

Post n°349 pubblicato il 09 Maggio 2018 da lontano.lontano
 
Foto di lontano.lontano

Cominciamo con la definizione di “Veganismo”, che traggo dall'enciclopedia di internetMovimento animalista che propone l'adozione di uno stile di vita proprio di una società basata idealmente su risorse non provenienti dal mondo animale.
Questa però, a mio parere, è una definizione parziale e limitata, e ve ne potrete accorgere se avrete l'occasione di disquisire con delle “vegane”.
Voglio precisare che non ho parlato con la totalità delle signore che praticano questa fede, motivo per il quale quando mi riferisco ad esse, intendo quelle che ho avuto modo di ascoltare, pur essendo convinto che, siano la copia fedele di quelle che potreste voi stessi incontrare.
E parlo dell'universo femminile perché è quello più agguerrito ed intransigente, nonché quello che conosco meglio.
Per loro, l'essere vegane non è un semplice fatto alimentare né semplicisticamente uno stile di vita ma, ed io concordo con loro, una questione di etica morale.
A questo punto, occorre precisare cosa si intenda con questi due termini.
La morale è l’insieme dei principi generali che guidano il nostro comportamento e le nostre relazioni; l’etica è la pratica, la modalità della loro applicazione.
Ciò che invece, non condivido è che si esprimano in maniera fideistica.
La fede, infatti, la intendo come un modo di non pensare che non ammette ragione; chi crede fermamente in qualcosa o in qualcuno, non può in nessuna maniera, mettere in discussione il proprio pensiero in relazione a tutto ciò.
La fede non accetta il ragionamento ed arriva persino a negare l'evidenza dei fatti, trova motivazioni irrazionali ed irragionevoli volte a dimostrare una teoria conforme soltanto al proprio credo.
Non approvo la poca pacatezza e l'aggressività che mettono in campo per difendere la loro tesi, ed il fatto di non riuscire a realizzare che, l'altrui ragionamento, non ha lo scopo di far loro cambiare idea ma soltanto quello di riuscire a comprendere e/o farsi comprendere.
Questo atteggiamento bellicoso è il chiaro sintomo della paura, paura di ascoltare riflessioni che potrebbero aprire anche una sola piccola fenditura nel loro granitico non ragionamento.
Io sono dell'opinione che la fede, ogni tipo di fede, abbia una valenza psicologica. 
Se credere in qualcosa porta benefici a qualsiasi livello non deve essere assolutamente abbandonata, anzi va ulteriormente amplificata. 
Se una persona trova forza anche in una cosa non del tutto vera, poco male, l'importante è che non voglia imporla a chi sente ancora l'esigenza di avere un proprio pensiero.
Ciò che mi sento di consigliare alle “Vegane” è di parlare di etica e di sensibilità e non di salute o medicina.
Le invito, pertanto, a non sforzarsi per dimostrare che non cibarsi di carne consente di vivere in maniera sana e longeva perché, oltre che ad essere statisticamente non provato, sarebbe pure un argomento controproducente.
Se una persona, infatti, per amore degli animali non se ne ciba, lo deve fare, anche a scapito della propria integrità fisica e non solo per favorirla.
Chi ha la fortuna di stare bene non lo deve al fatto di vivere “vegano”, così come chi non gode della stessa sorte, non lo può imputare al fatto di essere carnivoro.
Per intenderci, dovrebbero agire come gli antichi cristiani che si facevano dilaniare dalle belve pur di non rinnegare il loro credo.
Io amo gli animali, anche se non tutti, (voglio vedere chi ama le zanzare o le mosche), non mangerei mai un agnello e preferirei che tutti agissero come me ma non posso convincere nessuno a non arrivare a questo, che reputo “crimine” con argomenti che vadano oltre la loro umana sensibilità.
Penso che ognuno di noi debba far riferimento alla propria sensibilità, sempre, ogni nostro agire non dovrebbe esser condizionato da mode o da pensieri di altrui cervelli ma dalle sensazioni che partono dal proprio raggiungendo il cuore e viceversa, in un percorso che li veda coinvolti entrambi senza che uno debba forzatamente escludere l'altro.

 
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