Creato da: ossimora il 20/10/2004
Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« Messaggio #657Messaggio #659 »

Post N° 658

Post n°658 pubblicato il 05 Ottobre 2006 da ossimora
 

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Ieri sera ho visto, Chiatti ;l'uomo che ha ucciso due bambini,qui in Umbria ,nei pressi di Foligno.

Ad ascoltare le sue dichiarazioni in aula ,al processo, una platea silenziosa ed attonita;spaventoso l'uomo.Calmissimo,maniacale;una calma malsana,lo sguardo perso dentro di sè .

Un seral killer certamente pericoloso. I genitori dei due bambini ascoltavano in silenzio agghiacciati.E' orribile sia quello che lui ha fatto ai due piccolini ,sia quello che la vita ha fatto a lui .Una pena enorme .

C'è chi strepita sull'indulto ;guadagnerebbe 3 anni dal 2023 al 2020,e non libero ,ovviamente ma in una struttura psichiatrica che è la più corretta per questo povero essere umano.

Sarebbe bello fare silenzio su avvenimenti così gravi ed io comincio ad avere la nausea profonda dei politici ululanti  appecorati, pieni delle certezza generate dalla loro ormai atavica inanità all'ascolto  e dalla loro informazione che fa vera pornografia con le tragedie più inconoscibili ed insondabili, rendendole oscene .

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>> Italia da buttare su XXI secolo?
Ricevuto in data 05/10/06 @ 22:15
Nella pagina della cultura del Corsera ho trovato un'intervento sull'ultimo libro di Ammaniti di ... (continua)
 
Commenti al Post:
lupopezzato
lupopezzato il 06/10/06 alle 00:44 via WEB
Posso? Io penso che se una società capisse che ogni condanna emessa da una giuria è anche una condanna verso la società ovvero la quantità di carcerati è anche il termometro sullo stato di salute della società, si comincerebbe a ragionare in termini diversi ovvero anzichè dire "preso il colpevole, il caso è chiuso" dovremmo dire "preso il colpevole, il caso è aperto". Nei confronti di una malavita così diffusa il problema non è il colpevole ma la causa. Tu stesso guardi il problema dell'infermità mentale partendo dalla coda ovvero come se ne prendessi atto quando questa finisce in carcere. La verità è che l'infermità mentale esiste a prescindere dal carcere ed a prescindere dal reato. La società italiana è malata e profondamente e la cosa che più mi fa male notare è l'assuefazione verso il male. Come se fosse un male incurabile. Siamo uno stato con tre mafie (mafia, camorra e 'ndrangheta) e non siamo stati ancora in grado di sconfiggerne una sola. C'è stata Tangentopoli e siamo stati capaci di dare addosso ai giudici. Abbiamo avuto un premier plurinquisito. Abbiamo depenalizzato reati come il falso in bilancio. Abbiamo assistito a truffe come quelle perpetrate dalla Parmalat e ci scandalizziamo se il ladro di biciclette esce grazie all'indulto e, invece, riteniamo normale che il grande corruttore di giudici non entri nemmeno in carcere. Entriamo nei bar e vediamo l'angolino buio dove qualcuno si buca il cervello e si gioca lo stipendio o il salario ai videopoker e nemmeno sappiamo che per disintossicarsi dovrà iscriversi ad un SERT così come un cocainomane. La gente non va a vedere il wrestling perchè dice che è tutta una finzione e poi va a vedere le partite di calcio e il ridicolo non è che era tutto un mondo sporco e truccato ma se è giusto che lo scudetto tolto alla Juve andasse all'Inter. Secondo me, in questo paese di venditori di pentole, la quantità e qualità di reati la dice lunga sul nostro attuale livello culturale e sociale. Siamo un paese malato.
(Rispondi)
 
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 06/10/06 alle 01:06 via WEB
Altroché se puoi. No, non guardo il problema partendo dalla coda, ma circoscritto all'ambito dei reati. L'infermità mentale non è sempre reato. Si potrebbe invece dire che il reato è sempre infermità mentale, anche se questo neppure è vero, perché il reato è tale in quanto deviazione dall'ambito della legalità (una convenzione) e non dall'ambito della salute. Per cui ci sono reati che non sono mancanza di salute, ma semplicemente dovuti ad una visione diversa del diritto, della libertà, del cosa è giusto. Cose che non si può pretendere che siano univoche ed universalmente accettate in una sola formulazione. Per il resto la questione la vedo un po' con realismo. Non ho una concezione assolutista della salubrità, di cosa essa sia. Il bene, il giusto, sono dei postulati, secondo me, e non delle condizioni esistenti a priori. La salute intesa come star bene è altro, ma c'è gente che è in perfetta salute anche commettendo reati "importanti". Ed è anche da questa costatazione che ritengo che il bene ed il giusto siano dei postulati, proprio "filosoficamente" parlando. Considerato questo, bisogna rendersi conto che non esiste nessuno, a nessun livello, che possa prendersi la briga di riportare una massa (di persone) all'ovile. La stessa entità che dovrebbe vigilare e gestire è quella che ha da essere vigilata e gestita. Considerato che il "male" non può essere debellato mai definitivamente, perché si rigenera, e perché è un postulato (al pari del bene), e prima di essere postulato se la gioca alla pari con ciò che successivamente sarà definito il bene, ritengo che bisogna un poco "surfare" sui fatti e sulla realtà. Quando si vorrebbe un mondo migliore ma si è molto ma molto lontani dall'ottenerlo, forse un mondo migliore è molto più vicino se capiamo che dobbiamo cambiare le condizioni prefissate. Se accettiamo un compromesso, in pratica. Non con il significato di una perdita, ma con quello di un'acquisizione. Ovvero senza rinnegare nulla, ma aggiungendo comprensione ulteriore. Ciao.
(Rispondi)
 
 
 
lupopezzato
lupopezzato il 06/10/06 alle 15:45 via WEB
Ciao, vorrei restare con i piedi per terra. Sono un pacifista ma non mi identifico in parole stupide come "pace". La comprendo come parola solo se abbinata ai sensi. Unico caso di pace vera ovvero immobilismo totale ed incosciente ovvero morte. Gli anticorpi, i virus, i batteri, i globuli bianchi e rossi c’insegnano che la parola "guerra" è insita nella vita. Perfino lo spermatozoo che mi traguardò alla vita dovette vincere la sua olimpiade. Gli altri morirono. Quella è la corsa più cattiva che la natura abbia potuto inventare. Si corre per sopravvivere: uno vince e gli altri muoiono, amen. Perciò lungi da me discorsi filosofici o altro. Oltretutto non ne sono all’altezza. La mia cultura è a pelo d’erba. Per me "pacifismo" significa dialogo, sempre, in tutti i casi, fino a stremarsi, fino a morirne ma dialogando e mai combattendo. Per me una società civile si dota di "leggi" e sono esse a rappresentare il confine della mia libertà sociale ed a farmi rendere conto di quanto spazio ho invece a disposizione della mia libertà individuale. Inoltre si dota di "codici" e sono quelli i postulati del "male" e del "bene" con i quali vengono punite le infrazioni alle leggi. Tutto il resto è vita ovvero la libertà che ci è permessa dal sistema perchè non danneggia il sistema stesso. Ciao.
(Rispondi)
 
 
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 06/10/06 alle 18:07 via WEB
Beh, la mia filosofia era tra virgolette, nel senso che bene e male sono dei postulati (secondo me), ad un livello più "alto", ma questo non significa che si stia a ridiscuterli ogni cinque minuti. E comunque nell'ambito di certe discussioni non si può fare a meno di tenere in considerazione certi presupposti. Comunque, mi pare che partiamo da posizioni che non sono molto distanti. Ciao
(Rispondi)
 
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