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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Scorre veloce e divertente , Juno ,il “piccolo” film premiato alla Festa del cinema di Roma ,tratto dalla scrittura di una ormai celebre bloggher americana . Particolarmente gradevole le sceneggiatura che segna lo scorrere dell’anno di gravidanza della protagonista ,attraverso una fotografia accattivante/decadente che si concentra in particolare sulla bellezza della natura ,connotando parecchio le stagioni soprattutto cromaticamente. Prima di vederlo non avevo voluto leggere nulla ,se n’è parlato tanto e volevo vederlo con alcun tipo di idea precostituita solo oggi ho letto ciò che ne ha scritto Giuliano Ferrara. Non è un film sull’aborto ,anche se l’iniziale scelta di Juno (che si chiama così in onore a Giunone…da un padre appassionato di mitologia greca) viene liquidata senza alcuna questione dialettica o argomentativa,così, non ci si pensa nemmeno , non la si nomina quasi l’ipotesi ma tutto scorre in modo lieve,senza isterismi ideologici. Ragazzina sedicenne ,svelta di lingua e decisamente molto ,molto matura(di anni per sicurezza di sé ed assenza di dubbio ne dimostra parecchi di più) , velocemente si attrezza per dare in adozione il figlio che porta in grembo e continua la sua vita da incubatrice . Juno propone una specie di ruota dei conventi contemporanea ,dove i bambini nati e non desiderati trovavano accoglienza,in questo caso attraverso coppie sterili che si rivolgono ai piccoli annunci,grazie ad una normativa sulle adozioni certamente molto più snella della nostra . Sono stata in silenzio a lungo ieri sera dopo averlo visto ;mi ha un po’ turbato ,spaesato,non posso negarlo,espressioni come “quando avrò sparato fuori il fagiolo “e sopratutto il parto ,dopo il quale Juno non vede il suo bambino, li ho sentiti come un pugno allo stomaco. Una cosa fortemente emotiva. Per me poco comprensibile;quasi surreale.
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