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« Messaggio #538Messaggio #542 »

Post N° 539

Post n°539 pubblicato il 14 Giugno 2006 da ossimora
 
Tag: Letture

E' un articolo lungo,

è abbastanza fastidioso leggere cose molto lunghe nei blog;

si sa...

con facilità ti stufi prima e molli il colpo

Trattasi di  un pezzo tratto dalla Stampa  

sull'"idea ",che circola di Zapatero...

per le nostre contrade

 Mi ha colpito durante le mie 

 "spiluccicature" in rete  e

 spero che qualcun altro lo legga....

nella fase attendista ed interlocutoria che stiamo vivendo da noi ,il dibattito URGE...je pense

L'allergia italiana a Zapatero

 MADRID

di Barbara Spinelli



SE c’è un nome che in Italia quasi non puoi pronunciare, senza sentirti come appesantito da ridicolo cappotto, è il nome di Luis Rodríguez Zapatero. È una sorta di allergia radicale, accanita, che in nessun paese europeo ha l'accaldata intensità italiana e su cui vale dunque la pena meditare. Zapaterista è diventato epiteto insultante, che macchia il destinatario indelebilmente. Zapaterismo è sinonimo di stile politico ignobile: più ignobile ancora d'una dottrina, un'ortodossia. Nel pantheon dei personaggi negativi, il premier spagnolo figura accanto a tipi poco raccomandabili che non gli somigliano punto: Che Guevara, Castro. Deriva zapaterista è stereotipo che potrebbe benissimo comparire nel Dizionario dei Luoghi Comuni di Flaubert: evoca gli impaurenti cosacchi a San Pietro, ha osservato con appropriata ironia Mario Pirani (Repubblica, 13-3-06). Più che un'allergia è una passione, quella che s'abbatte sul successore di Aznar. Per questo urge indagarne l'interna molla, l'irrazionalità, la genealogia: non solo per capire meglio la Spagna, ma per capire un po' meglio noi stessi e la nostra idea della democrazia minacciata.

Tre eventi hanno indisposto un gran numero di politici e intellettuali italiani, dando corpo allo stereotipo che ci impacchetta e ci incarta: la vittoria elettorale del leader spagnolo, successiva all'attentato dell'11 marzo 2004; la decisione - subito dopo - di ritirare le truppe dall'Iraq; la determinazione con cui Madrid resiste a clero e Vaticano in materia di diritti civili. Zapatero è divenuto simbolo del cedimento al terrorismo, del Tutti a Casa in politica estera, dell'anticlericalismo dogmatico. Ma c'è qualcosa di più che muove a sdegno, e che lo trasforma in fiamma. Zapatero irrompe nella discussione sul futuro della sinistra scompigliando discorsi e modelli cui pigramente ci siamo abituati. D'un tratto non è più Blair a rappresentare il socialismo nuovo, non ideologico. Tutti parlano di lui, anche Ségolène Royal a Parigi, ma nel frattempo c'è un altro riformismo possibile, che non consiste semplicemente nell'adottare, su questioni ritenute centrali dell'economia, politiche di destra. Zapatero indica quest'altra via - una via molto europeista d'altronde - cominciando col dire che la discriminante centrale non è l'economia ma la reinvenzione della politica e della democrazia. Un libro uscito nel 2006 da Feltrinelli spiega bene quest'alternativa: Zapatero - Il Socialismo dei Cittadini (curato da Marco Calamai e Aldo Garzia) è documento prezioso.

Il nuovo consiste nell'estendere i diritti e le libertà di individui o minoranze, accettando l'enorme varietà delle preferenze esistenziali in società rese insicure da disoccupazione, immigrazione, terrorismo. I soldi mancano per politiche sociali magnanime, agire sull'economia è divenuto tremendamente complicato a causa di vincoli e incompatibilità: meglio allora concentrarsi sulle riforme «a costo zero» - riforme civili più che economiche, dice Antonio Gutiérrez che oggi dirige la Commissione economica del Congresso dei deputati - che danno al cittadino la sensazione di essere ascoltato, rispettato anche quando la vita si fa per lui difficile. Zapatero ha fatto molto in questo campo: ha esteso i Pacs accettati da Aznar rendendo legali i matrimoni tra omosessuali, ha sveltito la legge sul divorzio, ha legalizzato 800 mila immigrati clandestini trasformandoli in cittadini con diritti e doveri fiscali, ha introdotto una legge sulla violenza contro le donne. A queste ha aperto uno spazio senza eguali in Occidente (il 50 per cento delle cariche governative). Ha anche fatto riforme che costano, come gli asili nidi e gli aiuti alle persone non autosufficienti per età o malattia (il cosiddetto quarto pilastro dello Stato sociale, essenziale in società che invecchiano, affiancato a educazione, salute, pensioni). Può darsi che le riforme siano state troppo frettolose: «Non si fa tempo a rispondere al contrattacco della destra e della Chiesa, che il governo già ha aperto un nuovo fronte riformatore», obietta Gutiérrez, che però sostiene Zapatero perché le sue sono pur sempre riforme volute da vaste maggioranze di spagnoli.

Precisamente questa novità indispettisce tanti politici e intellettuali italiani, anche a sinistra. Indispettisce lo spazio dato alla società civile e ai diritti, a scapito non solo della centralità dell'economia ma dei poteri partitici (Prodi stesso fu guardato con diffidenza da apparatchik e benpensanti di sinistra quando propose le primarie, fino al momento in cui le vinse alla grande). Indispettisce quella che per Zapatero è etica politica irrinunciabile: «Mantenere la parola data, fare quel che si dice e dire quel che si farà». Indispettisce, più ancora forse del ritiro dall'Iraq e della strategia latino-americana, l'autonomia dalla Chiesa. Resistere al Papa e alle Conferenze episcopali è inconcepibile, oggi in Italia. Tutti in Italia hanno bisogno di ottenere l'imprimatur da una forza esterna, tutti si sentono in qualche modo minorenni e illegittimi - non solo i Ds - e la Chiesa diventa tutore che non si osa contestare. Ogni riformista deve fare da noi concessioni sulla laicità: Zapatero problemi simili non ne ha. È alle correnti conciliari che egli s'appoggia, a teologi come Enrique Miret Magdalena che nel laico argomentare somiglia al nostro Enzo Bianchi. Solo che Miret Magdalena non è ingiuriato quando ricorda che lo Stato e l'Europa sono aconfessionali, e che fin dalla teologia cinquecentesca di Domingo De Soto o padre Molina «la legge civile è fatta per garantire la convivenza tra i cittadini, non per garantire la morale cattolica
». In Spagna è pietra di scandalo che il Papa parli di silenzio di Dio a Auschwitz, e appena nove giorni dopo lasci che lo stesso concetto («eclissi di Dio») sia applicato dal Vaticano a unioni di fatto o matrimoni omosessuali. Non da noi.

Indispettisce infine il rapporto di Zapatero con il passato franchista. Il premier inaugura una politica della memoria che prima era assente, e questo accade nel preciso momento in cui in Italia la memoria accende risse, e la resistenza è ridimensionata. Tutte queste mosse irritano perché scombinano tesi apparentemente dissacranti, ma che in fondo hanno generato nuovi allineamenti. Molto è cambiato da noi ma il conformismo delle élite sembra immutato: è antico, tenace, Jean-François Revel lo denunciava già nel '58, nel libro Pour l'Italie. Per conformismo più che per convinzione si plaude oggi al Papa, e a valori europei uniformi. Per conformismo si dice che la sinistra è buona solo se fa politica di destra, e si scorge in Blair l'unico vero modello. Per conformismo si sostiene che l'etica in politica è qualcosa d'incongruo e risibile: gradito solo a girotondini, attori comici e zapateristi. Qualche giorno fa, replicando a un articolo che sospettava Prodi di ritirarsi dall'Iraq senza coscienza morale, D'Alema ha detto parole che in Italia hanno la freschezza delle dichiarazioni inedite: «La coerenza fra gli impegni che si assumono con i cittadini e le cose che si fanno è a mio avviso un aspetto cruciale del rapporto fra etica e politica» (Corriere della Sera, 30-5-06). È proprio questa l'etica di Zapatero, chiamata da noi deriva e a Madrid mantenimento della parola data. Il conformismo italiano mescola cattolicesimo e economicismo marxista. Neppure s'accorge che le sinistre estreme sono oggi marginali in Spagna, grazie alla preminenza di diritti e laicità sulla classica questione sociale.

In realtà Zapatero innova rispetto a Blair, anche se fa proprie molte sue accortezze economiche. Ha meditato la crisi della democrazia, della politica, e la sua terza via non è quella che aderisce al liberismo e al conservatorismo Usa rinunciando all'identità di sinistra. Come si evince nel libro di Calamai e Garzia, altri sono i riferimenti di Zapatero. Fra questi spicca Philip Pettit, lo studioso che ha teorizzato il repubblicanesimo e il socialismo dei cittadini (i suoi libri son pubblicati da Feltrinelli e dall'Università Bocconi). Nella parola socialdemocratico - dice Zapatero - è il democratico che prevale. Pettit propone un'idea di libertà né liberista né socialista: un'idea più esigente della libertà negativa (libertà dall'interferenza); e meno comunitarista della libertà positiva, che persegue fini collettivi o statali in nome di tutti.

Per il repubblicanesimo può non sussistere interferenza ma può esserci dominio, ed è questo dominio - la paura è una delle sue armi - che occorre controbilanciare con leggi che prevengano sul nascere interferenze sia reali sia potenziali, spingendo gli individui a partecipare alla politica e a contare sullo Stato. Fondamentale, in Pettit, è la vigilanza dei cittadini: «l'eterna vigilanza» nei confronti delle autorità, delle istituzioni, delle degenerazioni tiranniche. Per questo è indispensabile il pluralismo dell'informazione e il rifiuto dei monopoli televisivi, in Pettit come in Zapatero. In una delle prime mosse, quest'ultimo ha restituito al servizio pubblico piena autonomia dal potere politico (un po' come chiesto dall'Usigrai, sindacato dei giornalisti Rai, in una lettera a Prodi del 5 giugno).

Un'altra cosa dice Zapatero, che spiega i pregiudizi italiani nei suoi confronti: «Le persone che meglio sanno esercitare il potere sono quelle che non lo amano». Chi lo ama troppo non ritiene che il mondo vada cambiato per il meglio, usando come alibi i passati errori del socialismo: ciò di cui ha orrore è il rischio, e chi rischia mette sempre in gioco il proprio potere.

Si dice che in un'economia dissestata la sinistra ha pochi margini, per forza. Che il terrorismo restringe diritti e libertà, per forza. Che non esiste quindi vero scontro destra-sinistra. Zapatero con tutte le sue precipitazioni dimostra che non è vero, che niente avviene fatalmente, che la politica è l'arte di creare isole di libertà nel mare della necessità. Isole che permettono ai Giusti di Borges - autore che Zapatero cita spesso, di cui si dichiara «estimatore fino all'ossessione» - di esistere: l'uomo giusto è «chi preferisce che abbiano ragione gli altri», i Giusti «che si ignorano stanno salvando il mondo». Il conformismo che affligge l'Italia politica ha come fine la conservazione del potere, più che l'emergere del giusto. Anche accettare un mondo interamente dominato dalla necessità è conformismo. Un conformismo meno diffuso nella società, che i rischi li teme ma non li respinge.

Per questo Zapatero è figura significante. Lui stesso racconta come adottò l'etica della parola data. Fu quando, il giorno della vittoria, sentì gli spagnoli gridare: No nos falles!- Non ci deludere! Lì capì - dice - che «il potere è nelle mani di chi il potere non ce l'ha». Che chi governa deve sempre dire: «Il potere non mi cambierà». Che per far rinascere la politica, la partecipazione dei cittadini, la loro responsabilità, occorre estendere diritti e democrazia. Non a dispetto del terrorismo e dell'economia, ma proprio perché viviamo tempi di terrorismo e di difficoltà economica.

 
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 ... ed allora approfitto ancora dell'ospitalità per ricordare ancora con i "MONDIALI DI CALCIO" ... (continua)
 
Commenti al Post:
elly611
elly611 il 14/06/06 alle 00:31 via WEB
splendido, un bellissimo articolo e sopratutto un bellissimo ritratto di un leader inimitabile perchè ha dalla sua il coraggio di un ideale, cosa che nel nostro paese sembra essere un delitto....sei un idealista? non vali nulla! non sono le idee che fanno il governo del paese....sono i soldi, l'economia. Non si lavora cercando di trovare le risorse per realizzare un idea. Si lavora per fare i soldi e l'idea che si perseguirà una volta raggiunta la meta ....e solo come farne altri. I diritti sono diritti solamente quando vengono negati i propri, quelli personali....altrimenti deleghiamo ad altri. Che bell'ideale Zapatero! Notte Antonia
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pelino55
pelino55 il 14/06/06 alle 00:47 via WEB
indubbiamente un articolo che fa pensare: zapatero così distante dalla destra ma anche da una sinistra un po' economicista e politicista che noi conosciamo. Dubito che avrebbe vita facile da noi, non solo con il centro sinistra, ma anche con la sinistra più estrema. Il suo punto di vista è radicalmente diverso.
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merizeta21
merizeta21 il 14/06/06 alle 01:07 via WEB
grazie, Antò.
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ossimora
ossimora il 14/06/06 alle 01:27 via WEB
Mi sembra (e la cosa sarebbe da analizzare più a fondo) che i giornalisti come Brabara spinelli o altri ,la stessa Rossanda che vivono all'estero ,nel loro caso in Francia ,siano rimasti più capaci di analizzare tramite la loro esperienza anche la nostra ;qui io non riesco piùa tollerare la stampa ed il giornalismo troppo decisamente troppo poco "Europeo",di un provincialismo che dopo la cura S. è diventato ancora più noioso.Raramente si respirano e leggono analisi ad ampio respiro .
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ascaso1974
ascaso1974 il 14/06/06 alle 06:50 via WEB
Che Zapatero venga tanto attaccato, in Italia, non stupisce nemmeno poi molto. Attaccato da chi sta dall'altra parte, e riconosce in lui l'avversario, il rivale contro cui perdere di fronte alla gente, a prescindere da papi e cardinali; e da chi sta grosso modo dalla parte sua, perchè in lui vede quello che dovrebbe, ma non sa, essere...
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SandaliAlSole
SandaliAlSole il 14/06/06 alle 07:01 via WEB
Sai antonia, ieri elena ha trascorso la sua giornata a casa di una amica di scuola figlia di un italiano e di una spagnola. a sera, quando sono andata a riprenderla, ci siamo fermati a chiacchierare come spesso accade. E si è discusso del fatto che le due bambine figlie di questa coppia hanno al momento la doppia nazionalità e potranno scegliere a 18 anni quali conservare. "tu cosa sceglieresti", ha chiesto alessandra a sua madre. Lei, sorridendo, ha risposto: " dipende da come sarà cambiata l'Italia tra dieci anni. E dipende da come la Spagna sarà riuscita a continuare sulla strada nuova che ha scelto". Ne abbiamo parlato, tanto, proprio di queste idee espresse in questo articolo. Del concetto di partecipazione, diritti e democrazia. Della necessità di un non-conformismo non d'occasione. Grazie per aver proposto questo spunto. Miti
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champaosel
champaosel il 14/06/06 alle 08:24 via WEB
grazie per essere sempre così puntuale ed esauriiente. dieci cento mille zapatero!
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ossimora
ossimora il 14/06/06 alle 19:08 via WEB
...ma anche 10 100 1000 Champa...kiss
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ilprimocuggino
ilprimocuggino il 14/06/06 alle 09:49 via WEB
Credo che, purtroppo, di leader alla Zapatero non ne saranno eletti molti negli altri stati Europei. Purtroppo ci stiamo eccessivamente Americanizzando (passatemi il termine). D'altronde...un partito come Forza Italia da noi è il primo come voti ricevuti...
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nimriel
nimriel il 14/06/06 alle 10:14 via WEB
Pant, pant,pant. Finito. Ne valeva la pena. Grazie mille, anzi, muchas gracias!
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alexisdg10
alexisdg10 il 14/06/06 alle 10:41 via WEB
Mi hai preceduto perchè volevo postarlo anch'io. Inimitabile Zapatero. La ricetta giusta. Ultimamente faccio parecchio sù e giù fra Torino e Madrid per lavoro e la differenza si vede e si resprira. Condivido il tuo punto di vista su di un certo tipo di giornalismo: quello di casa nostro è davvero pesante, noioso, da bollettino parrocchiale. Non nego che il nostro problema sia anche quello di una certa sinistra: questo accade quando si aprono le porte ai moderati e ai cattolici. buona giornata!
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pelino55
pelino55 il 14/06/06 alle 18:59 via WEB
vedi alex, io penso che lo Zapa non andrebbe d'accordo neanche con la nostra sinistra non moderata e non cattolica, questo è uno dei punti, perchè anche la sinistra più radicale, diciamo così, ha un diverso impianto di analisi.
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ossimora
ossimora il 14/06/06 alle 19:05 via WEB
Il problema è peraltro capire bene quale sia questo "impianto d'analisi"
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alexisdg10
alexisdg10 il 14/06/06 alle 22:45 via WEB
già...io so qual'è il mio...ma non basta :(
(Rispondi)
 
marinaia.io
marinaia.io il 14/06/06 alle 10:47 via WEB
GRAZIE Antonia "dalla Notte Proficua"... magnifico Post che, peraltro, mi conforta in questa BlogoSfera in cui sull'argomento Zapatero mi è capitato di leggere cose ... soprattutto in certi blog (d numerati)... mi sento compensata quando poi vengo qui da Te! ...e poi per il prossimo Referendum ti rinvio ad un Blog in cui sono ospite...puoi scaricare se vuoi un volantino pdf... Buon Lavoro e Buon Tutto!
(Rispondi)
 
stoico_epicureo
stoico_epicureo il 14/06/06 alle 11:20 via WEB
Rimango affascinato dalle stimolanti tematiche che proponi. Nel mio piccolo sostengo che un uomo di stato debba necessariamente mantenere la parola data, e allo stesso tempo lo devono fare gli elettori quando trattano argomenti di etica con la loro coscienza. La sintesi estrema del ragionamento è che se è vero che la spagna è un paese cattolico l'anomalia di avere un Laico al governo non si deve tradurre nella critica del suo operato, ma nella ricerca dei motivi che spingono i cattolici spagnoli a venire a patti con i dogma del credo.
(Rispondi)
 
a_lucky_man
a_lucky_man il 14/06/06 alle 11:35 via WEB
Ecco, dopo questa lettura si capisce bene perchè tanti come noi vivono questa sorta di grande disagio a fare politica nel nostro paese, così che sonno anni ormai che votiamo contro e non "per". Comunque Zapatero nell'internazionale socialista è accolto come un vero leader (giustamete) anche se la stampa italiana neanche lo accenna. Infine grazie, tanto lo sai che chi passa di quì non si mette paura delle lunghe letture :-)
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ossimora
ossimora il 14/06/06 alle 19:07 via WEB
Già.Sopratutto chi si occupa di politica con l'attenzione rivolta a proprie idee di società e ad impianti ideali ,si trova ad annaspare in bieche diatribe da due soldi e non è affatto piacevole.
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stranieronellanotte
stranieronellanotte il 14/06/06 alle 16:14 via WEB
VORREI AVERE ZAPATERO COME PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO, LUI E NESSUN ALTRO. UNICO VERO UOMO DI SINISTRA CHE DICE LE COSE DI SINISTRA E PRINCIPALMENTE LE FA LE COSE DI SINISTRA.
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giancla56
giancla56 il 14/06/06 alle 19:34 via WEB
grazie. l'avevo frettolosamente ascoltato in rassegna stampa, ma un conto è ascoltare, altro leggere. molto interessante, e sempre più mi convinco della fondatezza del nostro slogan (sempre che si riesca ad inverarlo). ciao. :)
(Rispondi)
 
hidrogenium
hidrogenium il 15/06/06 alle 01:06 via WEB
E' fuori dubbio che la politica di Zapatero faccia paura sia alla destra ma anche e forse di più alla sinistra. La politica della destra è chiara, favorire i grossi capitalisti a danno dello Stato, lo Stato con le sue regole,le sue leggi è un ingombro al profitto, lo frena, quindi diamo alla maggioranza della gente dei contentini e noi facciamo ciò che ci pare... Per la sinistra è un rischio in quanto ha saputo andare alla radice dei problemi, lo Stato per funzionare meglio di cosa ha bisogno? Che la gente riconquisti fiducia in esso e per fare ciò Zapatero ha reso la Spagna ancora più laica favorendo i cittadini e avvicinandoli alle istituzioni, ha allontanato le paure dell'immigrato, del terrorismo, della recessione economica dove noi pianpiano stiamo scivolando... Purtroppo da noi la sinistra e nn quella radicale, deve fare sempre i conti con la fame di potere che il clero esercita in continuazione sulla classe politica, però scusami la prolissità, spero che anche da noi si riesca a realizzare qualcosa che si avvicini alla politica di zapatero.
(Rispondi)
 
 
ossimora
ossimora il 15/06/06 alle 01:09 via WEB
Non sei stato affatto prolisso,me lo auguro davvero che si possa andare un pò meglio...vedremo Notte
(Rispondi)
 
rana_nelluniverso
rana_nelluniverso il 15/06/06 alle 02:08 via WEB
In Italia il senso dello Stato è mediamente poco forte, e la passione per la politica è mediamente poco vivida. Così la politica non viene vista come meritevole di una missione personale. L'impianto dei partiti qui esistente forse non consentirebbe poi ad un Zapatero di arrivare ai vertici. Fuori dai partiti niente sponsorizzazioni, dentro ai partiti fa il bravo altrimenti non sarai mai candidato. Neanche ci arriva, a mettere in gioco il proprio potere, perché non arriva al potere. Non ci arriva già dentro un partito. Forse la poca pubblicità che riceve qui da noi è proprio dovuta a questo suo essere nuovo, che non piace a nessun partito, a nessun leader anche di partiti perdenti, che vedrebbero minata la loro personale leadership. Per concludere, inoltre, chi si mette contro la Chiesa qui ha poche probabilità di arrivare alla presidenza del consiglio.
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ossimora
ossimora il 15/06/06 alle 10:39 via WEB
E lo so che le cos evanno così ma è possibile mai che non si riesca ad andare oltre,mi capita di incontrare anch giovani leader ds ad sempio,pe r niente male ,confinati permanentemente (fino a quando non sono più giovani ed hanno perso i loro slanci)nelle retrovie.Anche la Spagna è un paese di tradizione cattolica.Noi evidentemente siamo peggio messi.Argggggggg
(Rispondi)
 
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