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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"
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Post n°2385 pubblicato il 24 Maggio 2024 da ossimora
Neige Sinno triste tigre NERI POZZA Non è una lettura facile da sostenere, anzi la definirei assai faticosa. Si tratta di un memoir che indaga nell'oscuro dell'animo umano ,spietatamente ma senza retorica nè pietismo . L'autrice francese e' vittima di abusi sessuali, subiti per lunghi anni da parte del patrigno , racconta di se' , delle sue lesioni incolmabili pur nella nuova vita che si costruisce trenta anni dopo . Racconta ciò che le è accaduto ma soprattutto racconta quello che sono stati su di lei, sulle sue relazioni con madre e fratelli e sugli effetti suscitati sugli altri quando ha trovato il coraggio e la determinazione di raccontare e denunciare , perchè denunciare è prendere davvero consapevolezza. Molte sono le domande che si pone, il patrigno è un uomo qualsiasi , normale si direbbe che sistematicamente la portava in luoghi appartati per avviarla a svariate pratiche erotiche. Neive si interroga sulla opportunità della sua scrittura e sulla qualità della stessa analizzando altre opere che parlano di pedofilia come Lolita di Nabokov ed anche Guy Hocquenghem e la cruda Toni Morrison, cercando similitudini ,spiegazioni, pensiero. Racconta di un editore che rifiuta il suo libro perchè non si tratta di fiction ma di realtà. In queste pagine l'autobiografia è soltanto un arma in più per affrontare l'impensabile ,un coltello per vivi sezionare il mondo , un tentativo di capire al di là della storia privata. Nel leggerlo ci si immedesima molto.
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